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Autore: Phoenix    31/05/2005    2 recensioni
Lo sapevo che l'avrei fatto! =.= E x la gioia dei fans di Baby Furia (perchè, esistono? O.o NDtutti), ecco il SEQUEL DI BABY FURIA!! ^0^ Non potevo finirla così, ma secondo voi?? ^^" Che dire.. Questa volta i nstr protagonisti si troveranno ad avere a che fare con cose + grandi di loro, per loro.. sensi di colpa, tristezza, sentimenti innati terribili e non.. e sprattutto, si troveranno a che fare con la vita e con tutto ciò che essa può portare.. di sbagliato e non..come un dannato e orribile avvenimento.. Ma a cosa porterà tutto ciò? E' stato tutto inutile? Buona lettura e commy pleasee! ^^ THX! PS negli ultimi chappy c'è anche del sovrannaturale.. beh non proprio però.. è + religioso.. va beh insomma! Leggete! ^^" Nn sono brava nei commenti iniziali! ^^"
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non so se ve ne possa fregare qualcosa, ma oggi voglio darvi un esempio di come la mia ispirazione abbia tempi assolutamente n

O Santissima Cleo, da quanto non aggiorno piùùù?? *__* Ok ok, adesso mi odierete tutti quanti, lo so ^^” E se doveste decidere di farlo, non vi do torto, perché qui si parla di un ritardo di mesi, nemmeno settimane ^^” Ma vi chiedo umilmente perdonoooo!! °__° Il secondo quadrimestre è risultato essere + difficile del previsto, e inoltre bisogna anche contare che da metà marzo in poi sono stata impegnata con la teoria della patente B e crisi di ispirazione paurose, dovute alla scuola, interrogazioni e casini vari ^^” Però adesso sono tornatala!! ^0^ Che bellooooo XDD Però mi sembra logico fare una cosa prima di cominciare… Visto che magari non vi ricordate, a causa di questo ritardo clamoroso, i capitoli precedenti… ve li andate a rileggere tuttiiii XDDD No scherzo V.V Vi faccio qui un piccolo riassuntino ^^ Va beh che sono sadica, ma non fino a questi punti… Peggio V.V

In ogni caso, se ricordate quello che è successo nei capitoli precedenti, potete risparmiarvelo ^_^

Mailiya e Yuriy, dopo essere usciti dalla casa della ragazza, si dirigono verso il monastero, consapevoli entrambi della terribile punizione che spetterà al secondo. Purtroppo le loro supposizioni vengono confermate da Sergey, il quale avvisa il compagno di squadra delle intenzioni di Borkov (che tra l’altro ho ancora dubbi su come si scriva sto nome O.o Ndme). Mailiya non può sopportare tutto questo così, durante la notte che segue, decide di cercare di salvare l’amico dalla punizione che gli sarebbe dovuta spettare la mattina seguente. Così deciso, cerca di convincere il monaco della sua colpevolezza per la finale mondiale persa, in modo da convincerlo a prendere e punire lei al posto di Yuriy. Riesce nel suo intento, e viene quindi portata nelle prigioni del monastero da due guardie.

Intanto suo fratello, Olivier, se ne torna in Francia dopo il breve soggiorno a Mosca per il campionato, senza degnare nemmeno di un saluto la sorella. I motivi del suo gesto non sono ancora chiari nemmeno a lui stesso, ma uno dei motivi principali di questa azione è la rabbia mista al rancore e alla paura di aver visto la sorella ancora con la squadra russa, dopo aver visto di quale pasta sembrano essere fatti quei ragazzi. Questa decisione porterà sia lui che la ragazza a soffrire, ma nessuno dei due sembra muovere il primo passo verso la riappacificazione.

Sempre in quella terribile notte, Yuriy si sveglia di soprassalto nel suo letto, sconvolto per un incubo e, quando vede che la ragazza non è più accanto a lui a dormire, si agita senza capire, in realtà, il motivo. La cerca per i corridoi del monastero, fino a che incontra Boris che gli indica la direzione presa da Mailiya, che poco prima aveva incontrato, passando per quello stesso corridoio: con enorme spavento, entrambi si accorgono troppo tardi che quel corridoio poteva solamente portare all’ufficio di Borkov.

Boris invita Yuriy a dormire nella sua stanza, come per cercare di calmare entrambi e successivamente, parlando con il rosso, viene a conoscenza di una promessa reciproca strinta con la sua compagna il giorno precedente, appena saputo della punizione: la promessa di non dividersi mai più, come già si promisero molto tempo indietro, in tenera età. Spaventati per il gesto inspiegabile di Mailiya insieme alla paura ancora più inspiegabile di Yuriy che lei potesse non mantenerla ancora una volta, riescono comunque ad addormentarsi.

La notte passa in fretta, e la mattina dopo Boris si sveglia molto più presto del solito; camminando poi per i corridoi, trova Mailiya a terra ricoperta di ferite: se solo si fosse svegliato come ogni giorno, per lei sarebbe stato troppo tardi, nelle sue condizioni.

Una volta portatala nella sua camera, gli altri ragazzi della squadra vengono svegliati all’improvviso da un urlo agghiacciante del loro capitano, che vede l’amica quasi sul punto di morte. Accorrono nella camera di Boris, dove Mailiya è stesa su un letto sottoposta alle cure di Mark, anche lui accorso non appena saputo dell’incidente, e il silenzio che cala è a dir poco inquietante.

Poche parole intercorrono tra Yuriy e Mailiya, ma dense di emozioni e significato. Yuriy non accetta il suo gesto, sebbene compiuto per salvare lui, la incolpa di non voler mantenere la loro promessa; ma tutto questo sembra non scoraggiare Mailiya come la consapevolezza che quel suo sacrificio sarebbe potuto andare a vuoto, visto che Borkov sembrava aver capito il suo piccolo piano e si ostinava a volere Yuriy per la sua punizione; ma soprattutto, niente la scoraggia fino a che il rosso ammette di non voler più vivere senza di lei. Presa da un attacco di agitazione per questa affermazione, la ragazza perde i sensi.

Yuriy, in preda alla rabbia più estrema, vuole vendicarsi al suo dittatore. Gli spara, ma sfortunatamente non riesce ad ucciderlo. Sia Mailiya che Borkov vengono quindi portati all’ospedale da due ambulanze.

Mentre Mailiya è in sala operatoria, il capitano viene interrogato dal Dott Ashinova per il suo strano e quasi psicopatico comportamento nei confronti di Borkov e cerca di farlo render conto di aver commesso un tentato omicidio; nonostante tutto, Yuriy rimane convinto della sua azione. Alla fine il primario, dopo aver visto le lacrime e la disperazione del ragazzo, decide di arrendersi e di diventare più umano, riuscendo in fondo a capire la ragione che aveva spinto il rosso ad un’azione così folle: Borkov non era famoso solo come presunto allenatore. Decide così di aiutarlo.

Dopo il breve interrogatorio subito, Yuri si avvia verso la sala d’aspetto della sala operatoria dove incontra i suoi amici, ma la notizia che gli giunge non è di certo delle migliori: Mailiya è in coma.

Il padre della ragazza e il fratello vengono subito avvisati: il secondo, alla stravolgente notizia, si fa cogliere da un terribile capogiro e sviene, ma non per questo rinuncia ad un ennesimo viaggio a Mosca per vedere la sorella. Il padre di Mailiya lascia invece notizia di un suo arrivo entro pochi giorni.

I ragazzi sembrano essere presi da un crollo psicologico; Yuriy è all’apparenza un essere senza vita: occhi spenti e sguardo assente, confuso e spaventato allo stesso tempo: la notizia che anche Olivier sarebbe presto arrivato non faceva che metterlo sempre più in agitazione e nervosismo, in quanto sapeva dell’odio che egli provava nei suoi confronti. I sensi di colpa non mancano, anche da parte di Boris, che è sempre più convinto che avrebbe potuto impedire l’accaduto. A differenza di Yuriy, però, mostra questo senso di colpa e tristezza sotto forma di rabbia e quasi isteria.

Dopo aver litigato con Sergey, esce dalla stanza d’ospedale dove tutti i ragazzi sono riuniti e nella quale è ospitata Mailiya per dirigersi verso il bagno, dove sarebbe stato un po’ da solo. Ma appena prima di uscire da quest’ultimo, il suo sguardo viene catturato da una strana figura dai capelli verdi, che sta in piedi proprio davanti alla porta della stanza dove giace Mailiya.

Incuriosito ma allo stesso tempo consapevole di chi sia, si avvicina in silenzio..

Fine ^^  Da notare come la mia capacità riassuntiva skazzo sia davvero incredibile =3..

E ora, buona lettura ^0^

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

 

UNREAL PANIC

 

 

Avvicinò tremando una mano alla porta bianca alla quale era accanto, ormai da diversi secondi. Cosa fare? Aprirla..? Oppure non aprirla? Stare lì a fissarla, per la paura di trovarvi cose per niente gradite ai suoi giovani occhi? Non lo sapeva.. Ma doveva decidersi!

Si voltò lentamente dalla parte opposta: vide, dietro di lui, che c’era un’altra camera.. una delle ultime due, in una delle quali poteva esserci sua sorella, stesa su un letto.. Forse, in fondo, sarebbe stato addirittura meglio sbagliare camera: se solo era svenuto alla tremenda notizia, non osava nemmeno immaginarsi come sarebbe stato vederla dal vero.. capire che quella notizia poteva essere davvero così concreta, nonostante la sua stranezza.

Purtroppo per lui, però, non avrebbe potuto commettere alcun errore. Guardò con sguardo fuggitivo l’interno della stanza dietro alla sua schiena: la porta era aperta, cosicché si potesse benissimo vedere il suo interno. Fece più attenzione e vide una donna sulla cinquantina quasi completamente coperta da un lenzuolo, con una flebo attaccata al braccio, mentre una donna molto più giovane, probabilmente la figlia, le stava accanto e le parlava con dolcezza. Esse erano le uniche persone presenti in quella camera.. le uniche.. e sua sorella non era lì.

Tornò di scatto, quasi come spaventato, come se qualcuno lo avesse chiamato, a fissare la porta davanti a sé.. Bianca pensò.. era tutto bianco all’interno di quel posto.. Così bianco e.. e vuoto.. si, quel colore dava l’impressione di un qualcosa di vuoto, senza anima.. Come le persone che vi stavano dentro. Aveva da sempre adorato il bianco, ma in quel momento lo stava odiando con tutto sé stesso.

Stava divagando con i pensieri, senza nemmeno accorgersene.. Stava ritto, davanti a quella porta, senza dire o fare niente.. senza avere il coraggio di afferrare quella maniglia giallastra e premere per aprire.. Senza guardare nient’altro che quello che gli stava dritto davanti agli occhi, come se gli fosse stato messo un paraocchi, che gli impediva di vedere ai lati.

Si passò una mano sulla fronte, per metà sotto il suo solito cappellino blu, e constatò che stava sudando, nonostante la temperatura piuttosto bassa che c’era nell’ospedale. Constatò che quello non era normale sudore.. caldo.. quello era freddo..

Fece un passo avanti: ormai solo pochi centimetri lo separavano da quella che sarebbe stata una terribile visione. Deglutì a forza, poggiando la solita mano tremante sulla maniglia in fronte a lui.. Fece per premere, ma sembrò mancargli la forza per farlo fino in fondo, nonostante in quel momento fosse sicuro di volerlo.. o forse no?

Ora il suo sguardo era fisso su quella maniglia.. Ora il suo cervello sembrava essersi spento, insieme a tutti i suoi sensi, tanto che non sentì nemmeno dei passi avvicinarsi a lui.

Era completamente isolato dal mondo, tutto quello che gli stava intorno in quegli stanti non contava, fino a che una mano sulla sua spalla sinistra lo fece sobbalzare, riportandolo bruscamente alla realtà.

Non si era nemmeno accorto che qualcuno si fosse avvicinato a lui.. non aveva sentito niente, non un minimo rumore, assorto com’era nella sua terribile paura.

Alzò lo sguardo, dritto davanti a lui, senza voltarsi, ma limitandosi ancora a fissare il candore di quella porta maledetta. La presa di quella mano era piuttosto forte, e stringeva la sua esile spalla con decisione e fermezza. Stette per girarsi, per vedere chi mai avesse potuto afferrarlo così forte, di scatto, quando il suo atto fu interrotto da una voce:

-Che fai? Speri che non aprendo ora quello che è successo si possa mai cancellare? Quel che è fatto è fatto.. Lei sta dentro, indipendentemente da quello che farai tu ora! Non puoi scappare..-xxx

Sobbalzò un’ennesima volta.. Quella voce.. gli era parso di averla già sentita da qualche parte, anche se esattamente non ricordava dove. Era una voce che aveva un qualcosa di ironico nel suo tono.. Sembrava aspra, ma allo stesso tempo molto profonda e scura..

Si girò lentamente, fino a che i suoi occhi non si spalancarono nel tutto nel vedere la persona che stava al suo fianco. Avrebbe dovuto immaginarselo che lui fosse stato lì, ma chissà come mai, la sua presenza riuscì a stupirlo molto e forse anche un po’ a spaventarlo. Non sarebbe mai stato pronto in realtà a trovarsi in un faccia a faccia con loro.. e anche con lui..

-Tu sei.. Boris..-OLIVIER

Il russo sogghignò tristemente, abbassando lo sguardo..

-Togli immediatamente quello sguardo spaurito dai tuoi occhi..-BORIS

Non poteva sopportare che lo guardasse in quella maniera, come se avesse avuto paura di lui.. come se fosse stata la cosa più spregevole e che mai avrebbe voluto vedere in quel mondo. Tutto quello non faceva altro che provocargli molta rabbia dentro.

Passati alcuni istanti, tornò a fissare il francesino negli occhi: inutile, quello sguardo perplesso e ora forse anche un po’ nervoso e irato non lo avrebbe mai abbandonato. Ce l’aveva forse con lui?? Si, probabilmente sì, come ce l’aveva sempre avuta con tutti loro.. Ora quell’odio stava aumentando, lui lo sapeva bene.. Quel piccolo ragazzino li stava odiando con tutto sé stesso, senza nemmeno sapere cosa c’era in fondo a quella situazione, come in fondo a tutti loro..

-Quanto ho sempre odiato le persone come te che giudicano senza prima conoscere!-BORIS

Non poté fare a meno di rendere evidente la sua rabbia per l’atteggiamento di Olivier. Era sempre stato molto sincero, e lo sarebbe stato anche in quel momento, anche se con una punta di astio in più per quel ragazzino.

Lo sentì e vide deglutire a forza: non stava facendo altro che spaventarlo, più di quello che era, ma non poteva non ammettere che la cosa gli faceva anche piacere.. Lui li stava odiando, odiando tutti, e in cambio di certo non avrebbe mai potuto dargli rose e fiori.

Improvvisamente il silenzio calò tra i due; l’espressione corrucciata di Olivier fece capire a Boris che stava esagerando, in tutto: nel suo comportamento, nel suo sguardo nervoso e disgustato.. e anche nella sua presa, che si stava facendo sempre più forte.

Lanciò un’occhiata alla sua mano, che ancora stava tenendo in una presa ormai letale la spalla del ragazzino in fronte a lui, prima di levarla con poca gentilezza. Lo vide sbilanciarsi un attimo, durante il quale il russo non tolse mai lo sguardo su di lui, e poi lo vide fremere, abbassando lo sguardo. Lo stava davvero impaurendo.. Ma forse, non era completamente il suo comportamento a terrorizzarlo, anzi: capì che quel piccoletto era spaventato a morte già di suo, per la terribile situazione, e quell’atteggiamento che stava avendo nei suoi confronti sarebbe stato la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. In fondo, forse stava agendo con troppa rabbia e nervosismo nei suoi confronti: Olivier non era altro che un povero ragazzino impaurito e indifeso, che non sapeva più che pensare..

Lo vide alzare le spalle lentamente, e allo stesso tempo abbassare lo sguardo, in evidente segno di paura. Stava cercando di nascondersi in sé stesso, stava cercando un’ipotetica via di fuga a quella situazione, ma senza successo.. Sapeva che non ci sarebbe mai stata nessun’uscita.. Non voleva guardare Boris negli occhi, perché si, lui gli faceva paura.. Quel suo sguardo lo faceva tremare.. E il solo pensiero che sua sorella potesse avere a che fare con certi elementi, non faceva che farlo star peggio. Ma come poteva trovarsi bene lei con certa gente?? Lei non era come loro..!

Un rumore lo risvegliò, ancora una volta. Alzò di poco lo sguardo, e vide che Boris, ormai infastidito da quel silenzio assurdo, aveva premuto la maniglia della porta che stava in fronte a lui.. essa, ora, poteva dirsi aperta: sarebbe bastato anche una sola folata di vento per aprirla.

Olivier la guardò, mentre ancora una volta le parole del russo gli fecero da sottofondo:

-Avanti, è ora di guardare in faccia la realtà! Non puoi scappare!Non puoi attendere oltre..-BORIS

Aveva ragione.. Non poteva attendere oltre, doveva darsi una mossa e affrontare la dura realtà, guardandola in faccia una volta per tutte.. ma non riusciva.. Perché??

-Dannazione, fatti forza!! Che persona sei??-BORIS

Olivier fremette, un po’ per il tono pieno di ira usato da Boris verso di lui, un po’ per il vero senso delle parole. Che persona era lui? Un codardo.. un povero bambino senza coraggio.. Era uno schifo, lo era da sempre stato! Sua sorella era sempre stata il suo appoggio, la persona che lo aveva sempre difeso e lo aveva da sempre aiutato ad essere qualcuno..! Lui, da solo, che persona poteva mai essere? Un bambino viziato ed egoista.. un bambino.. si, solo un bambino..

-Adesso basta..-BORIS

Con una frase detta tra i denti, Boris allungò una mano verso il centro della porta, dandole poi un colpo netto, che la fece sbattere contro il muro interno: quanto non sopportava il comportamento di quel francesino!

Fatto questo, gli diede uno spintone, cercando di essere il più leggero possibile, e lo mandò dentro la stanza, ripetendo ancora una volta a bassa la voce le stesse parole di poco prima:

-Affronta la realtà, ragazzino!-BORIS

Ormai era troppo tardi.. Ormai era fatta.. Olivier era dentro quella maledetta stanza, che sapeva quasi di morte.. Ora, non gli rimaneva che alzare lo sguardo.. Semplice no? Pochi comandi per il suo flebile cervello: alzare lo sguardo.. e guardare in avanti.. 

E lo fece, anche se con molta paura, molta più di prima. Le sue gambe tremavano, ogni parte del suo corpo fremeva. Boris gli si avvicinò ancora di più: ormai Olivier poteva sentire la sua inquietante presenza proprio dietro le sue spalle, che ora, a differenza di poco prima, riusciva a trasmettergli solo un grande imbarazzo.

Quella sensazione, nonostante tutto, non durò molto…

Non appena riuscì a mettere a fuoco quello che i suoi occhi si sentivano in obbligo di vedere, tutto cessò..

 

 

Entrò nel suo ufficio sbattendo la porta. Si sedette alla sua scrivania, per poi passarsi una mano tra i capelli sudaticci. Non era un’impresa facile quella che avrebbe dovuto compiere; tirare fuori dai guai quel ragazzino con prove così concrete non era da tutti i giorni, specialmente per un dottore. Certi compiti sarebbero dovuti spettare alla polizia, che di certo però non sarebbe riuscito a convincere per distruggere le prove e denunciare i pilastri portanti dell’organizzazione! Non si era mai sentita una cosa del genere! Alla polizia non importava nulla dei fatti personali, importava solo dell’oggettivo, come era giusto che fosse: la cassetta mostrava quel ragazzo con in mano una pistola dalla quale poi era partito un colpo diretto al monaco, ne più ne meno, e purtroppo era questo che importava alla legge.

Ma lui non se la sentiva di mettere nei guai Yuriy, in fondo lui non se lo meritava. Quel sentimento di protezione era alquanto strano, e mai prima di allora si era proposto per un compito del genere! Non sapeva perché, ma quel ragazzo gli aveva comunicato qualcosa di indescrivibile, a tal punto che non riusciva a frenare l’istinto di aiutarlo, come meglio poteva. Forse erano stati quegl’occhi supplichevoli e pieni di lacrime, forse la sua anima distrutta dal dolore.. O forse semplicemente la conoscenza di certi elementi della mafia. Probabilmente, in realtà, stava prendendo le difese di quel rosso anche per un secondo fine, ovvero mettere fine una volta per tutte ai terribili maltrattamenti che avvenivano in quel monastero, e dei quali più volte lui era stato testimone. Era consapevole che quella volta Borkov aveva raggiunto il limite..

Di certo non si sarebbe aspettato però di riuscire a mettere in galera dei criminali tanto astuti: se mai ci erano riuscite le forze dell’ordine, mai sarebbe riuscito lui! Un semplice dottore non sarebbe stato uno dei migliori detective o commissari! Era una questione troppo grande per lui. Quanto meno, però, avrebbe aiutato Yuriy a non essere una vittima di quanto era successo, sapendo bene chi, per primo, aveva la colpa di quel terribile incidente. Inutile, non si poteva spiegare: lui semplicemente non se la sentiva di abbandonarlo, e avrebbe fatto qualunque cosa per poterlo proteggere!

Pensò per qualche istante con le braccia conserte appoggiate alla sua scrivania, prima di afferrare la cornetta del telefono alla sua sinistra. Pochi secondi, poi una voce rispose all’altro capo. Poche, le parole del dottor Ashinova:

-fate venire immediatamente nel mio ufficio i cinque responsabili del reparto C. E’ urgente!-DOTTO ASHINOVA

Dopo di ché, riappese.

Ancora non aveva nulla in mente, ma qualcosa avrebbe trovato, a tutti i costi.

 

 

Tutti gli sguardi erano puntati su di lui, un piccolo essere spaventato e pietrificato. Chi lo guardava con curiosità, chi con sorpresa, nonostante si fosse aspettato, prima o poi, di trovarlo lì in quella stanza. Chi, da dietro, lo rimirava con sguardo serio e chi, seduto al lato di un letto, con un semplice ma allo stesso tempo terrorizzante sguardo assente.

Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato, ma mai si sarebbe immaginato di trovarselo davanti ai propri occhi così presto. A pensarci bene, era la prima volta che lo poteva vedere così da vicino; c’era proprio da dirlo: quel francesino aveva da sempre visibilmente evitato di avvicinarsi troppo a loro, specialmente a lui. A quanto pareva, gli doveva fare parecchio schifo come persona..

Il rosso sentì un fremito passargli lungo la schiena, mentre Olivier aveva ormai trovato il coraggio di avanzare verso quel letto. Aveva abbassato la testa, cercando in tal modo di riuscire ad alleggerire quegli sguardi già diventati troppo pesanti per lui. Avanzava, senza pensare a niente, in totale soggezione, mentre nessuno aveva ancora smesso di togliergli gli occhi di dosso, senza un particolare motivo. Probabilmente stavano solamente cercando di riuscire a conoscere meglio esteticamente la sua persona, che mai avevano avuto l’occasione di vedere veramente.

Dopo pochi passi, nel totale silenzio, arrivò davanti a quel letto. Non pianse, in un primo momento, non disse niente; il suo viso non lasciava trasparire nessuna emozione, se non un terribile imbarazzo e una vena ancora crescente di spavento e panico tenuti ben nascosti. Gli occhi bassi, fissi sulle lenzuola bianche, all’altezza del suo petto. Non voleva alzare lo sguardo, spostarlo altrove: vedere il volto di sua sorella e constatare che la realtà non la si poteva più definitivamente rinnegare, vedere gli occhi di quei ragazzi che da sempre aveva disprezzato e che di certo c’entravano molto con quello che era accaduto; vedere lui, quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio, proprio di fronte a lui. Aveva paura di guardarlo in quegli occhi, una paura che poteva definirsi folle. Non sapeva quello che stava facendo in quel momento con quegli occhi: se lo stesse scrutando con attenzione, se lo stesse odiando con tutta la sua anima, se lo stesso fulminando col suo sguardo glaciale.. Non lo sapeva, e probabilmente avrebbe preferito non saperlo.

Non seppe per quanto tempo rimase in quella posizione assente, a rimirare il bianco di quelle lenzuola; sapeva solamente che il silenzio non era cessato: tutti stavano aspettando una sua reazione, una sua parola.. un suo semplice sguardo, forse consapevoli dello stato in cui egli si trovava. Non avrebbero ceduto, avrebbero aspettato ancora, pur di sentire da lui, per primo, un qualcosa che potesse dir loro cosa veramente stesse provando.

Un tonfo li riportò alla realtà: Boris, spazientito da quel silenzio, si sedette sul letto libero affianco, con poca leggerezza, lasciandosi del tutto andare, con la sola intenzione di provocare più rumore possibile per far risvegliare quel piccolo fifone dal suo catalessi. Ce l’aveva ancora con lui? Non proprio.. Anzi, a pensarsi cominciava anche a pentirsi di averlo trattato così male pochi istanti prima.. Era solamente infastidito da tutta quella situazione, era terribilmente nervoso e agitato. La realtà era che stava veramente male, anche se non riusciva a darlo a vedere. Si sa, ognuno reagisce al dolore come è per lui naturale, in modo proprio… E lui, per tutta la sua vita, aveva sempre reagito al dolore con nervosismo e cinismo, a volte esagerati. Non piangeva quasi mai, se non nei casi disperati, ma subito dopo la freddezza si impossessava di lui, senza nemmeno farlo apposta. Lui non aveva mai cercato di crearsi una maschera di difesa contro quel dolore, e pochi avevano capito che quel modo di reagire era semplicemente suo.. era semplicemente naturale per lui. Alcuni, nel vedere le sue reazioni, pensavano che non fosse nemmeno capace di soffrire; certo, la realtà non era così, ma si sentiva sicuro che in quel momento quel ragazzino la stesse pensando come tutta quella gente ignorante.

Il rumore sordo provocato servì. Olivier, d’istinto, alzò lo sguardo improvvisamente, dritto davanti a sé.. E finalmente, anche se contro la sua volontà, lo vide veramente in volto. Prima o poi avrebbe dovuto affrontare quegl’occhi freddi e azzurri.. ma non così presto!

Quello sguardo vuoto che da parecchie ore ormai si era impadronito degli occhi di Yuriy sembrò una spada: lo trafisse con un brivido gelido, al quale lui non poté fare a meno di reagire indietreggiando di un passo. Ora, quegli occhi azzurro-lilla, erano fissi in quelli azzurri di Yuriy: lo spavento che si perdeva nel vuoto più assoluto, senza che quest’ultimo facesse nulla per impedirlo.

Aveva sempre sognato di poter un giorno avvicinare quel francesino, per potergli parlare.. per poter tranquillizzarlo. Ora gli era di fronte, ma la situazione non era esattamente come il rosso avrebbe tanto voluto che fosse. Lo vedeva bene ora: quel nasino piccolo così uguale a quello della sorella, il colore degli occhi così strano.. Si, in quegli occhi poteva ancora vedere lei, e non voleva fossero spaventati in quella maniera tanto assurda. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma la sua mente era totalmente spenta. Avrebbe voluto afferrargli una mano, sorridergli.. ma niente.. Avrebbe solamente voluto smetterla di spaventarlo, cercando di mutare il suo sguardo in un qualcosa di umano.. ma quel coma in cui era la compagna sembrava aver preso anche lui. Ora, stava anche cominciando a spaventarsi. Si, ora aveva ancora più paura di quanto avesse mai pensato di quel ragazzino; paura del suo giudizio, così importante per lui.. Paura del suo stesso sguardo terrorizzato, paura delle conseguenze che si sarebbero scaturite da quella lotta di sguardi.. Paura di ciò che lui potesse pensare. Dio, non voleva!! Perché non riusciva a reagire?! Ora si stavano trovando ad avere inconsapevolmente paura l’uno dell’altro…

Nessuno osò ancora fiatare: l’intera stanza era ora troppo tesa e incantata da quel gioco di sguardi così vuoto e allo stesso tempo così significativo.

Basta.. era tutto troppo pesante.. Così ingiusto.. dannatamente sbagliato, un unico grande errore.. Perché?

Lacrime, semplici lacrime amare, che tornavano a formarsi in due occhi azzurri  che mai avrebbero desiderato farlo ancora.. Lui stava solo piangendo.. Perché..? Per colpa di quel ragazzino.. La situazione stava precipitando.. e lui non voleva..

Pianse, sempre più forte, senza mai però distogliere lo sguardo, ancora fisso negli occhi di Olivier, senza mai asciugarsi una sola lacrima che bagnava il suo viso. Lo fissava, ma non perché volesse che lui lo vedesse piangere.. Lo fissava semplicemente perché.. non lo sapeva nemmeno lui.. Ma servì.. servì a vedere che quel ragazzino si irrigidì prima di botto, e poi si distese un poco, lentamente. Lo stava vedendo piangere: poteva dire che gli sembrava strano? Si, assolutamente.. Ma forse stava esagerando..

Non fece in tempo a distendere i nervi del tutto, per quel che sarebbe riuscito: Yuriy voltò il capo verso la sua sinistra, verso il volto di Mailiya. Lo scrutò alcuni istanti, come se volesse invitare il fratello a fare lo stesso, come se volesse che finalmente la guardasse.. e così fu..

Olivier altrettanto lentamente si voltò, ancora lievemente sconvolto dallo sguardo e dalle successive lacrime del russo in fronte a lui.

Quello strano shock non durò a lungo..

Ora era tutto così chiaro.. Era tutto reale, seriamente reale.. Era così un terribile incubo, che lo faceva sentire leggero, solo, in quella fredda stanza..

Gli occhi chiusi in un sonno pesante.. la pelle rovinata.. quella sua bocca che parecchie volte aveva visto in una smorfia di tristezza, ma anche di felicità quando lo abbracciava, ora era totalmente inespressiva..

Lei.. Dio, era solo lei.. solo sua sorella.. E quel rumore meccanico che andava così lento non era altro che il suo battito.. Un battito ormai divenuto artificiale.. una macchina in sé…

No.. non era sua sorella…

Il pianto ormai forte di Yuriy lo distrasse. Di scatto, si voltò con respiro ormai affannato verso di lui: lo vide chino sulle braccia conserte, il volto nascosto tra di esse. Si voltò ancora di scatto verso il resto della stanza: gli sguardi ancora fissi su di lui e sulla sorella. E poi ancora tornò d’improvviso a guardare lei, ansimando come mai in vita sua aveva fatto. Gli mancava il respiro, non riusciva a pronunciare alcun suono, i sensi sembravano voler mancare ancora, ma no.. non doveva!

Panico.. ormai era in panico.. Quella realtà non era la sua.. Quel mondo non era quello in cui era nato e vissuto fino a quel momento.. Non poteva essere altrimenti! Era una realtà fasulla, dalla quale presto si sarebbe svegliato!

Cominciò a piangere, coprendosi il volto con le mani, abbassando il capo allo stesso momento. Non si mosse: per qualche istante non poté fare altro che piangere, piangere maledicendo il mondo, sé stesso.. si, maledicendo sé stesso, ormai era sicuro di quello che diceva. Piangere, pregare che tutto fosse solo un brutto scherzo, che sua sorella in realtà stesse bene e lo stesse aspettando da qualche altra parte, per abbracciarlo e dirgli che non doveva preoccuparsi.. lei era lì con lui..!

Perché si ostinava a rinnegare ancora la realtà?? Era solo un bambino viziato, era vero!!

Si sentì afferrare ancora per un braccio: ormai conosceva la presa, una sola volta gli era bastata.. Ma questa volta non si lasciò condizionare.. Si liberò con uno strattone e uscì dalla stanza correndo, in preda al dolore.

Boris volse uno sguardo al resto dei suoi compagni, alzando poi le spalle quasi imbarazzato, per poi tornare a sedersi. Ora che avrebbero fatto? Come si sarebbero dovuti comportare con lui?

-Forse dovresti andare a cercarlo..-SERGEY

Boris alzò di scatto la testa verso il loro amico più anziano. Un istante, e poi scosse il capo:

-No.. no, non spetta a me..-BORIS

Ne era fermamente convinto. Sergey annuì, seguito da Ivan che in realtà non stava capendo molto della situazione.

Come se avesse ormai capito, Yuriy alzò il capo, asciugandosi le lacrime velocemente. Aveva capito quello che i suoi compagni intendevano: solo una era la persona cui spettava il compito di andare da quel francesino, tranquillizzarlo, fargli capire che in realtà poteva stare con loro.. con lui.. perché lui, nonostante tutto l’odio che egli provava nei suoi confronti, poteva quasi dirgli di.. si, di volerlo sentire più vicino a lui moralmente..

Si alzò, senza dire una parola, e a sguardo basso si avviò verso la porta. Non sapeva dove andare, ma di certo quel ragazzino non sarebbe mai e poi mai uscito al gelo, fuori da quell’ospedale. Si, in qualche modo poteva già dire di conoscerlo..

 

Si accasciò a terra, senza mai togliere le mani dal suo volto, ormai completamente bagnate di lacrime. La sua testa cominciava a far parecchio male, ma non ci badava molto: ora, la cosa più importante a cui dar ascolto, era la voce nella mente che gli diceva di non pensare, di non cercare ne di rinnegare ancora in alcun modo la realtà o di pensare alla visione di poco prima. Una voce che gli diceva solamente di piangere, sfogarsi.. di smettere di essere un bambino viziato, di crescere.. di farsi coraggio, di affrontare tutto faccia a faccia. Una voce che gli suggeriva anche di essere ottimista, nel pianto.. Cosa alquanto difficile, ma che occorreva per sopravvivere.

Non pensare ad altro.. a nient’altro.. e sentire il suo corpo sempre più leggero e freddo, a terra.. sul pavimento di uno squallido bagno.. Non provare nemmeno a chiedersi come era finito in quella situazione.. Perché fosse capitato proprio a lui..

Sentire.. sentire un qualcosa sulla sua spalla.. Qualcosa di estraneo, ma che fu capace di riconoscere solo poco dopo. Lentamente il pianto si calmò, sorpreso da un qualcosa di fisico. La sua mente ora doveva essere occupata da quella sorpresa.. e così fece, anche se molto, molto lentamente..

Allo stesso modo, alcuni istanti dopo il pianto lasciò istintivamente il posto a singhiozzi forti e spezzati, il capo si alzò sfuggendo dalla copertura delle mani e Olivier finalmente capì che quel qualcosa che lo aveva sorpreso non era altro che una mano, che lievemente lo afferrava e lo stringeva per una spalla.. Una mano ancora sconosciuta..

-Olivier.. io…-

Il ragazzino spalancò gli occhi, preso da una sorpresa ancora più grande, alla quale però ancora non sapeva come reagire.. Lui era lì, dietro a lui.. e il suo battito stava ricominciando improvvisamente ad accelerare.. sempre di più.. e più ancora.. Cosa voleva? Perché non se ne andava? Perché la sua presenza lo assillava come non mai? Perché era tutto così surreale..? Perché lui? Perché così tanta paura..?

-Vattene…-OLIVIER

 

 

  
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