Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Anshiko    31/05/2005    5 recensioni
La protagonista è una ragazza come tante altre, a cui un incontro strano cambierà la vita... Ma siamo sicuri che non sarà lei a cambiare la vita a lui? Mia prima fic "seria" ^^'' Spero vi piaccia... Forse l'idea è un po' sfruttata, ma spero di riuscire a dargli quale tocco originale in più ^^
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che ore erano

 

 

Che ore erano? L’una. Non capisco… Perché se n’era andata? Di certo non poteva seguirlo, poi le stava anche un po' antipatico, ma… Non sembrava cattivo, anzi aveva visto in lui qualcosa… Era anche carino! Che andava a pensare… Si sentiva una miserabile, che parlava da sola, camminando sul lungo mare senza una meta… “Ma sì, me ne tornerò sulla panchina e dimenticherò tutto. Che me frega a me! Quello era un matto, ferito da un cacciatore di demoni, sì, ma dove siamo, a Buffy?!”

Un leggero vento iniziò a soffiare. Elie si fermò a guardare le onde del mare appoggiata alla ringhiera. Sospirò e mille pensieri iniziarono a passarle per la testa.

«Hei ciao!» si girò e vide due uomini sulla trentina che si avvicinarono. «Ecco ci mancavano due che ci provano…» pensò.

«Come mai sei da sola? Una ragazza carina come te non dovrebbe girare di notte per il molo. Potresti incontrare brutte persone. Se vuoi ti facciamo compagnia noi!» il più alto si appoggiò alla ringhiera vicino a lei, mentre l’altro la guardava. «Non sono sola, sto andando dal mio ragazzo, mi aspetta più giù» disse “Già, potrei incontrare brutte persone proprio come voi…” pensò subito dopo.

«Il tuo ragazzo non è intelligente, se io stessi con te non ti lascerei mai…» replicò il più basso. «Il mio amico ha ragione. Secondo me poi a te non piace manco tanto quello, vero?» l’altro le si avvicinò ancora di più.

«E invece ti sbagli. Sono solo andata a salutare un’amica e ora torno da lui che ce n’andiamo a casa. Se volete scusarmi…» salutò i due e iniziò a camminare, sperando che non la seguissero. Mancavano ancora tre ore e mezza prima che suo fratello venisse a prenderla, se poi si contavano le ore di ritardo che lui puntualmente aveva… Purtroppo i due uomini la seguirono e la raggiunsero, mettendosi al suo fianco, uno da una parte e l’altro dall’altra. «Per ogni evenienza ti accompagniamo noi. “Cazzo…” si disse tra sé «Non mi sembra il caso, il mio ragazzo è molto geloso e non vorrei che fraintendesse, sapete lui è cintura marrone di karatè e fra pochi mesi sarà cintura nera!» purtroppo il risultato che ottenne non fu quello sperato, gli uomini si misero a ridere e continuarono a seguirla.

«Sentite, non voglio che mi seguite. Smettetela e andatevene» aveva trovato il coraggio ed era riuscita a dirgli ciò che voleva.

«E se non volessimo? Scommetto che non c’è nessun ragazzo… Dai dicci quanto vuoi, sei così carina!» pronunciando queste parole il ragazzo più alto le si mise davanti e l’afferrò per il braccio bloccandola.

«No, non voglio niente! Lasciatemi!» le parole le uscirono con un tono più spaventato di quel che avrebbe voluto. Si stava rendendo conto che non sarebbe riuscita a fare molto da sola. A quell’ora di notte non c’era neanche un’anima a cui chiedere aiuto.

«Non avere paura, non vogliamo farti del male! Basta che non urli e vedrai che andremmo d’accordo» l’uomo le mise il braccio dietro al collo e la spinse contro di se, ma lei riuscì a scansarsi e iniziò a camminare. Non correva, camminava, dapprima senza sapere che fare, ma poi si accorse di dove stava andando. “La panchina? E perché? Certo, prima volevo andarci, ma ora con quei due… Aiuto… Qualcuno mi AIUTI!!!” dentro di sé quelle parole urlarono con tutta la forza che aveva in corpo, ma dalla sua bocca non uscì nessun suono. Intanto i due si erano fermati e si dissero qualcosa. Non erano italiani, Elie pensò ad albanesi o qualcosa del genere, ma avrebbero potuto essere anche italiani, a lei non importava, né nei casi normali né soprattutto ora.

«Dai fermati! Guarda che hai capito male, non vogliamo farti del male» si erano di nuovo portati al suo fianco, la seguivano di nuovo.

«La panchina!» arrivata si sedette, forse sarebbe stato meglio non farlo, ma non riusciva più a capire che stava facendo. Si rese conto dopo che aveva sbagliato. Anche gi uomini si sedettero e il più alto, il più impavido, le mise una mano sul ginocchio «Vedo che hai capito, finalmente ti sei fermata»

«No, l’ho fatto perché questa è la mia panchina, ANDATEVENE!» sperò di essere stata convincente ma si accorse che l’uomo stava ancora parlando. Aveva solo pensato di dirlo, ma non l’aveva fatto.

«Quanti anni hai?» gli chiese quello che sembrava più tranquillo. «Sedici» rispose piano. «Che bell’età, io facevo il matto a sedici anni» mentre il basso parlava calmo, l’altro la guardava e pian piano la sua mano saliva attraverso le gambe serrate. “Sto qui basso è più simpatico dell’altro… La sua mano. Sale! Che cazzo faccio? Io sono forte, ho sempre odiato quelle che alla tv si lamentavano di essere state violentate, in fondo era solo sesso! Pensavo che magari sarebbe stata una bella cosa se lui fosse stato carino… E ora che cazzo faccio?! Sono scema? Riprenditi stupida!” la fiamma di vita che prima si era spenta, dopo aver lasciato quel ragazzo nel bosco, improvvisamente si riaccese, più forte di prima. Lo sguardo che prima era rimasto basso si alzò «Senti, ti ho già detto che ho il ragazzo. Tieni a posto le mani o ti castro!» Elie si alzò di scatto e gli sputò in faccia tutta il suo rancore con innata violenza e quello alto, che non aveva apprezzato, le diede uno schiaffo. «No, fermati» disse l’uomo più gentile, ma non fece in tempo a bloccarlo che l’altro l’aveva già colpita di nuovo, tenendola per il braccio in modo che non potesse schivarlo, cosa che probabilmente non avrebbe fatto comunque.

«Sapete, non dovreste farlo qui in mezzo al molo, potrebbe passare qualcuno e fermarvi» al suono di quella voce Elie si voltò indietro e vide il ragazzo del bosco appoggiato alla ringhiera davanti alla panchina con le mani in tasca e la sigaretta in bocca, il fumo che saliva leggero gli faceva socchiudere gli occhi come un gangster della tv.

«Che cosa vuoi tu? Vattene se non vuoi problemi!»

«Problemi? Potrei dirvi la stessa cosa. Qui quelli che vogliono problemi siete voi» aspirò lentamente e fece dei piccoli cerchi con il fumo, cosa che fece infuriare l’uomo alto che scaraventò la ragazza sulla panchina e si diresse verso di lui.

«Non fategli male…» disse loro piano, notando la pozza di sangue che si era di nuovo formata ai piedi del ragazzo come nel bosco. Non lo dava a vedere, ma stava soffrendo, stava morendo.

Prima che l’uomo gli fosse abbastanza vicino si bloccò di scattò, sentendo qualcosa di strano alle mani, ma appena le guardò non vide nulla. Qualcosa o qualcuno gliele aveva mozzate. Si mise ad urlare agitando in aria le braccia gettando il sangue dappertutto. In pochi secondi sia lui che il suo amico erano spariti dalla strada.

«E' sempre una goduria vedere come scappano impauriti e doloranti. Come va? Io… non tanto bene…» dette queste parole il ragazzo cadde in ginocchio allargando la macchia di sangue.

Elie, che era rimasta a bocca aperta davanti alla visione del mozzamento delle mani e al suono delle parole del ragazzo si riprese e piano gli si avvicinò. Anche se un po' le faceva paura per quello che aveva fatto all’uomo, non poteva lasciarlo lì di nuovo, non dopo che l’aveva aiutata.

«Che devo fare? Dimmelo, hai detto che devi avere una parte della mia vita, vuol dire che morirò prima del tempo o cosa?» «Non c’è tempo, ti ho sentita quando hai chiesto aiuto e sono venuto a salvarti, ma spiegarti in cosa consiste il patto sarebbe troppo lungo, non mi pari neanche troppo intelligente da capire tutto subito al volo. Ah ah ahCoff Coff! Vedi, è tardi…» vedendolo sputare sangue per terra lo sollevò leggermente, ma lui si scostò e si sedette per terra. «Dai, ti aiuto io, appoggiati a me»

«Certo che non avrei mai pensato che mi sarei ridotto così, proprio io… Non doveva succedere, non a me…» portandosi la mano alla fronte iniziò a ridere.

«Non m’interessa, facciamolo e basta. Prima guarisciti e poi mi spiegherai cosa abbiamo combinato! Fallo ora!!!»

«Ma poi non potrai tornare indietro…» ribatté lui

«E' uguale, semmai dopo avrò l’occasione di poterti uccidere con le mie mani!»

il ragazzo smise di sogghignare e alzò lo sguardo serio, guardandola negli occhi disse «No, non potrai farlo» lasciandola senza parole.

Prese la mano destra di Elie e fece comparire dal nulla un pugnale, con il quale le incise il polso facendogli scappare un urlo di dolore ed il sangue iniziò a scorrere lungo la mano, al che lui avvicinò la mano al suo fianco lasciando che il sangue si mescolasse, fuori e dentro la ferita.

Una luce fulgente e improvvisa si scatenò abbagliando Elie, che fu scaraventata contro la panchina da una forza invisibile, perdendo i sensi.

 

  
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