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Autore: CathyWutheringHeights    27/09/2009    0 recensioni
Questa è la storia ispirata a me stessa che rispecchia molto il mio carattere. E' una storia affascinante e travolgente che ruota intorno al personaggio di Cathy che sogna l'uomo perfetto come tutte le adolescenti. La sua vita non è però facile come sembra e non è detto che l'uomo perfetto esista davvero..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP.II
“Robert senti,a me non interessa  se hai problemi con il tuo capo e con la banca,ma sai benissimo che non puoi cavartela così facilmente….cosa???chiedi i soldi a me??due secondi fa li stavo chiedendo io a te,pensa un po’!!.....in tribunale???no io chiamo il mio avvocato!!!....ah,è così??bene,allora puoi andartene a quel paese!!”Sbam.
Ore 21.00.Cathy si era appena svegliata dopo aver dormito tre ore di seguito,e aveva sentito sua madre che parlava al telefono con Robert,il padre di Cathy.Stavano discutendo animatamente su una questione delicata ma di fondamentale importanza.Ma prima di parlarne,sarà meglio che vi racconti a grandi linee la vita di quest’uomo fino a quel momento,partendo da suo padre.
Il nonno di Cathy,morto quando lei aveva solo 5 anni,veniva da una famiglia senz’altro di umili origini e la sua ricchezza si era accumulata negli anni in parte grazie alla sua brillante ed entusiasmante partecipazione alla seconda guerra mondiale(dopo di che ebbe un lungo periodo di depressione causato dai suoi guai con la finanza da cui uscì con forza,ma ne parleremo in seguito),come soldato di uno degli eserciti più in voga in quegli anni,la “NewYork Federal Army”,che si preoccupava non solo di salvare gli Ebrei(a partire dai bambini e dalle donne,fino ai malati e agli anziani),ma anche di propagandare le idee anti-naziste in tutta America e anche in tutta Europa.Infatti molti dei suoi colleghi,compreso William(il nonno di Cathy,appunto),ebbero molti guai con la polizia tedesca e varie volte avevano rischiato di essere rinchiusi nei campi di concentramento,ma grazie alla loro forza e coraggio riuscivano sempre a scappare in tempo verso dei monti elevati,dove nessuno poteva raggiungerli,portandosi dietro con sé qualche bambino o malato ebreo.
Finita la guerra,William decise di ritirarsi dall’esercito perché per lui questa esperienza era stata terribile e atroce,e negli anni a venire non aveva mai smesso di ricordare i combattimenti,il sangue dei suoi connazionali sparso sui campi di battaglia,le ingiustizie afflitte a questa povera gente che non aveva fatto nulla di male per meritarsi una fine come quella.
Negli anni in cui lavorò come soldato,il suo animo estroverso,nobile,deciso,coraggioso,fiero e valoroso si trasformò radicalmente e divenne più scettico,pauroso,non più fiducioso e riservato.
Perciò,uscito dall’esercito,si mise a frequentare una delle più prestigiose università di medicina perché quello era ciò che desiderava fare:salvare più vite umane possibili,dato che non aveva potuto farlo in guerra(sì, aveva salvato degli Ebrei ma non più di quanto avrebbe saputo osare).Ma come ho già detto,la sua famiglia non era ricca,perciò dovette arrangiarsi in un modo o nell’altro per pagarsi gli studi,per mangiare e alloggiare all’università.Sfruttò i soldi che aveva guadagnato quando era nella”NewYork Federal Army” ma dato che dopo un certo periodo di tempo finirono,chiese aiuto al suo più caro amico,James,che aveva combattuto anche lui in guerra al suo fianco e che proveniva da una famiglia benestante.Adesso vi chiederete perché non poteva domandarli ai suoi genitori;dopotutto,stavano per morire entrambi di due malattie ben diverse fra di loro,ma ugualmente terribili(suo padre aveva un tumore al fegato e sua madre aveva il diabete),e perciò avrebbe ottenuto presto l’ereditarietà,dato che era figlio unico.Il problema era che suo padre(quindi il bisnonno di Cathy)aveva dei princìpi un po’ strani,ma che in una qualche maniera potevano anche essere considerati sani e buoni:secondo lui,NON si doveva mai chiedere in prestito del denaro,neanche alla propria famiglia perché questo avrebbe voluto dire che la persona che aveva bisogno di aiuto era debole ma soprattutto incapace di gestire i propri affari.Quando William aveva 16 anni,una volta suo padre gli disse:”Figlio mio,un giorno capirai cos’è il duro lavoro e quanto bisogna faticare per guadagnarsi un tozzo di pane.Ma ricordati una cosa:la vita è breve e,per quanto il mondo sia ingiusto,devi sempre tenere a bada alla tua reputazione,se non vuoi cadere in un profondo baratro.Una delle migliori qualità che l’uomo possa avere,è quella avere fede in Dio e di avere la volontà e la voglia di lavorare.Il lavoro,anche quello più faticoso, è la cosa più gratificante che ci sia.Cerca di lavorare e di impegnarti anche più del necessario se vuoi arricchirti,sia materialmente che spiritualmente.Non lamentarti,se puoi.Ciò che non devi mai fare è domandare aiuto perché altrimenti la gente penserà che non sei in grado di prenderti cura di te,ti reputerà una persona fragile e tutti cercheranno di approfittarsi della tua debolezza.e allora sarai rovinato.”
William era spaventato da quelle parole:era il primo discorso serio che gli fece suo padre,ma soprattutto non era ancora abbastanza maturo da capire certe cose.
Perciò non aveva mai osato chiedere dei prestiti alla sua famiglia e non aveva nemmeno detto di essere in grosse difficoltà economiche per paura che lo sgridassero e che gli voltassero le spalle.E così si rivolse al suo migliore amico perché non c’era altra via d’uscita,e pian piano cominciò ad accumulare molti debiti che lo portarono ad ubriacarsi,a rompere l’amicizia con James e al tentativo di suicidio.
Come accadde?Si trovava lungo la strada,aveva appena dato l’esame di anatomia dove non si dimostrò abbastanza bravo da meritarsi neanche la sufficienza minima:stava rischiando di perdere un anno di università e con i guai finanziari che aveva non poteva di certo permettersi di ripetere i corsi.A un certo punto si fermò davanti all’ingresso di un parco,dove non c’era nessuno perché il tempo era pessimo e tutti erano a casa davanti al camino magari a leggere un libro o a bere una tazza di cioccolata calda.Per terra vicino a una panchina di legno vide una bottiglia di vetro,vuota ,e la prese.”Blueberry Beer”era il nome stampato sull’etichetta attaccata alla bottiglia.Suonava bene.Con un colpo secco ruppe la bottiglia contro il bracciolo di ferro della panchina, e si frantumò in mille pezzi.Raccolse un coccio da terra,che doveva essere ben affilato per fare ciò che stava per compiere.Lo avvicinò al suo polso con esitazione perché non sapeva cosa sarebbe successo dopo.Forse qualcuno l’avrebbe trovato là disteso sul prato morente oppure nessuno se ne sarebbe neanche accorto della sua presenza dato che sembrava un fantasma.Prima di sfiorare il polso con la punta del coccio imbrattato di fango,pensò a suo padre e sua madre,e disse ad alta voce con lo sguardo rivolto al cielo,come se sperasse che i suoi genitori lo guardassero da lassù:”Ricordate che vi ho voluto bene.”E riabbassò il viso,che si concentrò sul coccio.Voleva farlo ma qualcosa gli suggerì che non era quella la direzione giusta.Ma cosa intendeva con “tutti”?I suoi genitori?Il suo migliore amico?I suoi professori e compagni universitari che non lo conoscevano neanche?Forse a questi ultimi non sarebbe importato un bel niente se William fosse morto.Tanto,un alunno e un compagno in più o di meno,che differenza faceva?Si chiese se era davvero ciò che voleva.Non era abbastanza lucido da capire cosa fosse giusto o sbagliato,ma non perché avesse bevuto,ma perché era arrabbiato.Anzi,era furioso con suo padre perché il discorso che gli fece quella volta era stato solo per puro egoismo.Pensava che a suo padre non gliene importasse niente di lui.Lui, che aveva combattuto in guerra per salvare delle vite e per guadagnarsi il pane.Ma l’aveva fatto per sé stesso o per suo padre?La risposta gli venne subito:si era arruolato nell’esercito solo per fare felice suo padre,perché potesse lodarlo.Non l’aveva fatto per sé stesso.
Questo si chiama egoismo.Fare una cosa soltanto per sentirsi dire:”Ma che bravo quel ragazzo!”è egoismo.Invece fare una cosa per sé stessi,per sentirsi soddisfatto, non è egoismo,come può sembrare,ma altruismo.
Finalmente aveva capito dove aveva sbagliato,e chiese scusa a suo padre,perché aveva ragione.
Buttò via il coccio,non si seppe neanche dove,poiché i suoi occhi guardavano da tutt’altra parte.Si mise in ginocchio con lo sguardo rivolto sempre verso l’alto con la pioggia che gli bagnava la faccia e urlò.Urlò con tutta la potenza che aveva nella voce,fino ad esaurirla.Dopo di chè,si sentì girare la testa come se avesse compiuto un enorme sforzo e cadde a terra come un ramoscello che non riesce più a resistere alla forza del vento ululante.
  
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