PER
FAVORE,
NON LINCIATEMI! MI DISPIACE DI AVER FATTO PASSARE COSI’ TANTO
TEMPO, MA HO
AVUTO QUALCHE PROBLEMA. ORA PERO’ CREDO CHE
RIUSCIRO’ AD AGGIORNARE UN PO’ PIU’
FREQUENTEMENTE. VORREI RINGRAZIARE NATURALMENTE MAKIRI,
BUONA
LETTURA!
Capitolo
3
22
ottobre 1996
Speriamo bene…
Con un nuovo senso di sicurezza, Harry posò la sua lettera sulla solita sedia.
Ma ora che me ne faccio di queste? Si chiese il ragazzo guardando le pergamene che aveva in mano. Forse lui avrebbe potuto tenere le lettere dell’altro, e viceversa. Per ciò avrebbe dovuto lasciare anche le sue prime pagine di diario. A questo punto, il moro si vide costretto a scrivere altre due righe.
“P.S.: ho pensato di prendere la mia lettera e di dare a te tutto quello che ho scritto io. Che te ne pare di continuare con questo scambio?”
Risolto il problema, piegò la lettera dell’altro e se la mise in tasca, abbandonando ancora una volta quei fogli nella Stanza delle Necessità.
- Chissà se Hermione avrà già finito di leggere quel mattone…- disse tra sé e sé il ragazzo. Con un lieve sorriso sulle labbra, Harry s’incamminò verso l’uscita della scuola, per raggiungere gli amici ancora una volta.
♣♣♣♣♣
La scrittura era molto simile
a quella del figlio, ma una cosa la differenziava: Lucius da qualche
tempo a
questa parte scriveva con mano incerta, segno di un grande timore.
Naturalmente
non ci voleva un genio per capire per quale motivo fosse
così agitato; le sorti
della sua famiglia erano in mano a un figlio che nemmeno aveva finito
gli studi
di magia, e nonostante ciò si ritrovava il Signore Oscuro
col fiato sul collo.
Il biondo rilesse mille volte
quel breve messaggio; tutto quello che c’era scritto diceva
solamente di non
distrarsi e di focalizzarsi sull’obbiettivo,
perché la sua famiglia contava su
di lui, e non accettava fallimenti.
Un sorriso amaro si dipinse
sul volto del giovane Malfoy; gli veniva da ridere quando leggeva che
il padre
non voleva disastri: parla proprio lui, colui che ha messo in questo
casino lui
stesso e sua madre!
Con una smorfia il biondo si
alzò per andare a raggiungere i suoi amici al campo di
Quidditch. I suoi
compagni stavano facendo un paio di giri per il campo, vantandosi, chi
della
propria velocità, chi della sua magnifica abilità
di Cacciatore… la solita
solfa.
Draco si sedette a bordo
campo, restando a guardare senza grande interesse, finché
non arrivò una
petulante Pansy. Sinceramente non l’aveva mai sopportata
tanto, considerandola
pure abbastanza stupida; non l’aveva mai cacciata via dal
loro giro giusto
perché gli faceva pena quella ragazzina.
- Hey, Draco, perché sei qui
tutto solo? –
- Perché sì – rispose senza
emozione il ragazzo.
- Dai! Dimmi cosa c’è che non
va – insistette l’altra.
- Va tutto alla grande. Non
posso stare semplicemente a riflettere in pace? –
- Sì, certo. Mi ero solo
preoccupata per te –
Aspetta
che ci credo, oca.
- Grazie, ma ti ripeto che
sto bene –
- Perfetto. Perché io non sto
tanto bene. Sai, ho un grandissimo problema. Hai presente il ragazzo
moretto di
Corvonero che stava insieme alla migliore amica della cugina di
Millicent?
Ecco…-
- Scusa, Parkinson, ma ora ho
un impegno urgente, ci vediamo più tardi…-
La ragazza rimase a bocca
aperta a guardare il suo amico alzarsi, ripulirsi da qualche filo
d’erba e poi
dirigersi verso il cancello della scuola.
Merlino,
vorrei tanto che esistesse una maledizione
per togliere per sempre la lingua a quella sciocca!
Malfoy continuò
a camminare
in mezzo al prato, pensando a come mai avesse appresso una palla al
piede come
Parkinson: il ragazzo doveva aver ucciso un sacco di brava gente nella
sua vita
passata per aver beccato una tale sventura!
BUM!
Il serpeverde era finito
gambe all’aria perché si era appena scontrato con
un ragazzo.
- Ma che cavolo…? – disse a
denti stretti Draco, finché non mise a fuoco chi
lo aveva colpito.
- Sfregiato, lo sappiamo tutti che
sei un deficiente che sa non nemmeno
camminare, ma almeno cerca di non rompere le scatole agli altri
– disse con
disprezzo la serpe.
- Non è colpa mia, Malfoy, io
ero da 5 minuti buoni per fatti miei, sei tu che mi sei finito addosso!
Sei tu
quello che non sa camminare–
- Sei così patetico che mi
freghi pure le battute – e detto ciò si
alzò e se ne andò, riuscendo finalmente
a entrare nel castello.
Si erano scontrati poco prima
dell’imponente ingresso di Hogwarts; la cosa che
più dava fastidio a Draco era
che lui era cosciente di aver sbattuto contro la sua nemesi
perché aveva la
testa tra le nuvole.
Poco prima di svoltare a
sinistra della prima rampa di scale, si girò.
Sbottò a ridere vedendo Potter
cercare come un cretino gli occhiali che gli erano cascati; il moro
aveva lo
sguardo corrucciato e tentoni cercava le sue lenti tra
l’erba. Quanto poteva
essere demente quel grifondoro? Bastava usare un incantesimo Accio per poterli riavere.
Il biondo estrasse la propria
bacchetta, la puntò verso Harry, e... non seppe cosa fare.
Dai,
Draco. Che cosa stai aspettando? Uno scherzetto
semplice e divertente, tanto per dargli fastidio… eppure fa
una pena quello
scemo… cosa farebbe Papà?
Finalmente il ragazzo con
la
bacchetta in mano si decise ed enunciò:
- Wingardium Leviosa -
La serpe fece volteggiare le
lenti fino all’altezza degli occhi di Potter, per poi
lanciarglieli addosso. Il
grifondoro fece un grugnito infastidito, ma, con prontezza,
afferrò gli
occhiali e li inforcò. Quindi si guardò in giro,
in cerca di qualcuno che
poteva averlo aiutato; certo ora si ritrovava un graffietto sul naso,
ma aveva
comunque ricevuto un aiuto.
Draco intanto si era
appiattito contro il muro, sbirciando divertito l’espressione
spaesata
dell’altro ragazzo.
Un paio di ragazze del terzo
anno si stavano avvicinando all’ingresso, per cui il
serpeverde si dileguò
chiedendosi se avrebbe dovuto buttare piuttosto una secchiata
d’acqua addosso a
quella zucca vuota…
A quanto pare i suoi piedi
avevano una volontà propria, perché senza
volerlo, si stava dirigendo verso il
terzo piano, sede della Stanza delle Necessità.
- Non voglio. Non voglio
andarci. Eppure…- disse tra sé e sé il
giovane.
…
e se quel ragazzo avesse risposto alla mia lettera?
Ma no, che cavolata, sicuramente non è più
tornato là… e poi è meglio se vado a
leggere…
Si era già
girato per andare
in Biblioteca, quando un’oscura curiosità non lo
avvolse.
Draco,
in biblioteca.
Si ordinò (neanche fosse pazzo…!).
Riuscì ad arrivare fino alle
scale, però poi si bloccò ancora una volta; gli
prudevano le mani, aveva una
voglia matta di controllare la sua “posta”.
Senza distrarsi, si diresse a
passo svelto verso il terzo piano. Quando arrivò davanti
alla porta nascosta,
questa spuntò subito, tanta era la voglia di Draco di
entrare a curiosare.
Una volta varcato l’ingresso,
si guardò intorno, scorgendo la sedia su cui aveva poggiato
la volta scorsa la
sua lettera.
Lentamente, si avvicinò alla
sedia, accendendo qualche candela con un colpo di bacchetta. In quel
momento la
stanza polverosa aveva concesso al ragazzo tutto il silenzio possibile,
come a
volerlo aiutare nella sua riflessione.
Cosa c’è da riflettere,
cretino! Allunga quella cazzo di mano… ecco, ora parlo anche
da solo, un bel
segno, insomma. (N.d.A. Io parlo molto spesso da sola… mi
capisco come nessun
altro. E con questa affermazione penosa potete anche linciarmi XD)
Con un gesto fulmineo, il
serpeverde prese in mano la prima pergamena della piccola pila di
fogli. Quella
non era la sua scrittura! Eccitato, Draco la lesse tutto d’un
fiato; dovette
rileggere una seconda volta per poter capire cosa c’era
scritto, perché la
prima non aveva letto con attenzione.
Quel ragazzo gli stava dando
una possibilità! Aveva detto che doveva ancora decidere, ma
era come se avesse
già accettato.
- Devo rispondere…ma come? –
Draco si guardò intorno,
cercando da scrivere, ma non ottenne nulla.
- Mi tocca tornare in
camera…- e così fece per andarsene. Gli venne in
mente solo in quel momento ciò
che era scritto in fondo alla lettera.
“P.S.:
ho pensato di prendere la mia lettera e di dare
a te tutto quello che ho scritto io. Che te ne pare di continuare con
questo
scambio?”
Prese quindi tutte le
pergamene, uscì di corsa dalla stanza, dirigendosi verso i sotterranei.
Ci mise un po’ ad arrivare;
però quando fu davanti all’entrata della sua casa,
ci volle meno di un minuto
per raggiungere la sua stanza. Per fortuna tutti erano fuori a godersi
quegli
ultimi raggi di sole, per cui non dovette preoccuparsi di nessuno.
Buttò le pergamene sul letto
e tirò fuori da non si sa dove dei fogli con penna e
inchiostro. Nascose poi le
lettere in una cassettina, dove nascondeva le cose cui teneva di
più.
Quando tutto fu a posto,
Draco tirò le tende verde smeraldo del suo letto a
baldacchino, per evitare di
essere visto, casomai fosse entrato qualcuno.
Il ragazzo rifletté un secondo,
poi posò la punta della penna intrisa d’inchiostro
sulla pergamena.
“Non mi sto prendendo
gioco di te, sto solo cercando
qualcuno all’altezza dei miei sentimenti. E a quanto pare
l’unico disponibile
sei proprio tu. Devo essere sincero, non ho la minima idea di come
convincerti
che posso essere una persona affidabile. Forse l’unico modo
per fartelo capire
è parlare di me, non credi? Prima di dirti qualunque cosa,
vorrei accettare la
tua proposta di tenere ognuno le lettere dell’altro; comunque
non sono poi così
sicuro che tu non sia una ragazzina undicenne, perché
proponendomi di conservare
le tue lettere potrei benissimo farle girare tra
Sono orfano. In realtà ce l’ho i genitori, ma
è come
se non ci fossero. Forse mia madre, tra gli alti e i bassi,
è l’unica persona
che salverei; mentre mio padre è stato come un maestro di
vita, ma mai un
dispensatore di affetto. Mi è difficile parlarne
perché so che così mi sento
solo più fragile; però, forse è
l’unico modo di superare e accantonare per un
poco il vuoto che si è preoccupato di creare.
Perché, in fondo, questo vuoto
posso solo accantonarlo, poiché sono consapevole che non
riuscirò mai a
colmarlo. Lui è stato il mio faro, il mio mentore, il mio
maestro. Lui è stato
la rovina della mia insulsa vita. Lui è tutto,
fuorché un padre. A volte, lo
devo ammettere, ho sognato di essere orfano di padre, perché
almeno così avrei
avuto un’immagine positiva di lui, frutto
dell’ingenuità del bambino che sarei
stato. Sarei cresciuto pensando a mio padre come ad un uomo forte,
coraggioso,
nobile, che mi voleva bene, che, se fosse stato lì vicino a
me, mi avrebbe
sempre spronato a dare il meglio di me stesso. Però non si
può avere tutto
nella vita. Per cui ora mi ritrovo schiavo degli ideali di mio padre e
della
condizione della mia famiglia, senza poter avere voce in capitolo. Io
per lui
sono una forma di redenzione, ora. Per questo mi mostro forte agli
altri,
perché da una parte sono il frutto della sua educazione
ottusa e severa, e
dall’altra sono frustrato, perciò sfogo quello che
posso con gli altri.
Non ce la faccio più a scrivere.
Devo ammettere che mettere nero su bianco quello che
penso non è affatto male! Ora dimmi solo una cosa: come sono
i tuoi genitori?
Sarebbe un buon modo per far finta che i tuoi siano anche i miei
genitori.
A presto, piccolo(a) undicenne. E vedi di rispondere presto!”
Draco
posò la penna, si
massaggiò il polso, e, velocemente, posò la
lettera su quella fantastica sedia
impolverata della Stanza delle Necessità.
ADESSO SI PASSA AI
RINGRAZIAMENTI!
CEDRIC_DIGGORY_IS_MY_LOVE: MI
FA RIDERE TUTTA QUESTA TUA ECCITAZIONE PER IL
“DESTINO”
DEI DUE RAGAZZI… NON POSSO ANTICIPARTI NULLA (SORRY), MA
SPERO CHE TU POSSA
RIMANERNE CONTENTA ^_^.
BLACK
SMILE: SONO
SEMPRE GRADITI I
NUOVI LETTORI! VORREI SAPERE TANTO QUALE IDEA TI SEI FATTA SU
“CHI SCOPRIRA’
CHI”… VOGLIO VEDERE A CHI PENSI! IO HO
GIA’ IN MENTE CHI SARA’, PER CUI
GINNYPOTTER93: SONO CONTENTA
CHE TU NON
LO ABBIA TROVATO DISASTROSO… E’ UNA CARICA IN
PIU’ PER
LALIA:
GRAZIE MILLE PER I COMPLIMENTI! COMUNQUE PROPRIO ALLA FINE
DI QUESTO CAPITOLO HO CHIESTO DI FARMI SAPERE COME STRUTTURARE
JACKYE_CHAN: MI
FA PIACERE LEGGERE CHE NON TI SEI ANNOIATA. INOLTRE SPERO
TANTO DI NON ESSERE TROPPO PESANTE DAL PUNTO DI VISTA INTROSPETTIVO! UN
BACIO
ANCHE A TE!
INOLTRE
RINGRAZIO CHI HA
MESSO
AL PROSSIMO CAPITOLO,
GENTE!