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Autore: mart    29/09/2009    1 recensioni
Quattordici individui, quattordici storie, quattordici soggetti diversi, ma allo stesso tempo uniti tra loro da un unico intreccio: il destino.
Ambientata in Francia alla fine dell'800, questa storia narra le vicende di quattordici persone tutte protagoniste di un bellissimo quadro: la vita!
[SasuHina NejiTenKanku NaruSaku accenni ShikaIno ShikaTem]
4^ classificata al contest "dal Pennello alla tastiera" indetto da hotaru, modificata e corretta per il contest "leggende dal passato" di Red Diablo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
La veranda



Un incrocio di sguardi. Il tocco leggero della sua mano. Il suo profumo troppo vicino per poter resistere alla tentazione.
Tenten arrossì impercettibilmente abbassando lo sguardo, mentre Kankuro chinato su di lei le sussurrava l’orario del loro prossimo incontro sfiorandole la mano posta sulla sedia. Il vestito azzurro ricadeva sul corpo della giovane come un’onda di velluto, il cappellino bianco faceva contrasto con i capelli castani raccolti in un’elegante pettinatura, mentre l’accenno ad un sorriso si dipingeva sulle labbra rosse.
Nessuno sembrava preoccuparsi della vicinanza dei due, neppure Neji Hyuga, nipote del famoso imprenditore Hiashi e marito della bellissima attrice inglese “TenTen”, come si faceva chiamare sul palcoscenico.
Erano molte le malelingue che circolavano per le strade di Parigi su questa coppia, eppure quasi nessuno sapeva con certezza se la bella attrice avesse o meno una relazione con il secondogenito del ministro, a parte ovviamente le altre quattro amiche presenti nella stanza: Sakura Haruno, infermiera di origini giapponesi, Temari no Sabaku, unica figlia del ministro francese, Ino Yamanaka ed Hinata Hyuga, muse ispiratrici per molti artisti dell’epoca. “ Alle nove nella mia stanza” bisbigliò il ragazzo nell’orecchio della giovane donna “Ti aspetto!” e con un’ultima occhiata, si diresse dalla sorella seduta ad un tavolo più in là.
Un guaito si librò nell’aria, seguito poi da una risata. Sakura, seduta dalla parte opposta della tavola imbandita, sentito il lamento di Akamaru l’aveva preso tra le braccia lasciando manifestare al cane la sua felicità, leccandole il volto.
“Akamaru!” un ragazzo in canotta bianca e un cappellino giallo, molto probabilmente uno degli amanti della canoa, si avvicinò alla fonte dell’uggiolio. “Non ti preoccupare, è in buone mani!” disse Sakura notando l’espressione preoccupata sul volto dell’Inuzuka, mentre il cucciolo tra le braccia della ragazza scodinzolava felice.
Scrutando la ragazza, Kiba, si avvicinò al tavolo e voltando la sedia si sedette strafottente su di essa a cavalcioni. Tutte le attenzioni dell’infermiera erano dirette al cagnolino tra le sue mani, non curandosi del padrone che incuriosito osservava la scena con il mento appoggiato allo schienale della sedia: dal bellissimo cappello decorato con i fiori più colorati fuoriuscivano alcune ciocche rosa ribelli, gli occhi verdi saettavano da un punto alle spalle di Kankuro al cane, mentre le labbra si arricciavano in un altro bacio.
Un'altra occhiata smeraldina colpì lo stesso punto di prima e voltandosi Kiba incontrò la maestosa e seducente figura di Sasuke Uchiha. Ricco, bello e intelligente. Kiba non si stupì dell’attrazione che Sakura manifestava nei confronti del giovane ereditiere, infondo quasi tutte le donne avevano un debole per l’Uchiha, tranne una: la donna che non avrebbe mai conquistato, irraggiungibile per un’artista squattrinato come lui.
Aveva ritratto quel viso d’angelo miliardi di volte, senza mai stancarsi di delineare sulla tela il contorno delle labbra carnose, riprodurre la pelle di porcellana o di sfumare sulle gote un leggero rossore, che appariva spesso quando lo sguardo di qualcuno sfiorava quello di madreperla. Aveva sempre pensato che non avrebbe mai trovato un viso interessante come quello di Hinata, ma fissando il volto dell’infermiera l’ispirazione lo raggiunse accelerando i battiti del suo cuore “Scusa, devo andare!” si alzò dalla sedia e allontanandosi urlò “Cura Akamaru!” lasciando alle sue spalle la confusione e la curiosità.


“Mademoiselle Hyuga!” una voce seducente la invitò a voltarsi e non appena incontrò lo sguardo penetrante dell’uomo di fronte a lei, le guance candide s’imporporarono “M-Monsieur Uchiha” balbettò dopo che le labbra del giovane si furono appoggiate sulla sua mano candida.
Sasuke Uchiha era uno degli scapoli più ambiti dello stato intero e oltre a possedere una grande bellezza, da poco aveva ereditato dal padre deceduto un patrimonio a dir poco esorbitante e mentre lui se ne stava su quella veranda cercando di abbindolare quella meravigliosa fonte di potere, suo fratello, Itachi Uchiha, era ricercato in quattro stati.
Lui e Hinata si erano conosciuti ad una delle tante feste che Hiashi aveva organizzato per raccattare informazioni sui suoi soci, ma Hinata non sospettava del fatto che il secondo fine di quelle feste sfarzose, piene degli eredi delle famiglie più importanti della Francia, fosse quella di combinare il suo matrimonio per assicurare la ricchezza della sua famiglia una volta per tutte.
Circolavano molte voci sulla strabiliante bellezza della giovane Hyuga, ma nessuna come scoprì Sasuke, descriveva l’assoluta perfezione che la figura della giovane irradiava. In qualche modo, ne rimase affascinato.
“ Mi è giunta voce che lunedì dovrete partire con Miss Yamanaka, quando avrò il piacere di rivederla?” chiese sicuro il giovane inarcando le labbra in un leggero sorriso.
“Vedo che anche voi siete uno dei pretendenti mandati da mio padre, pensavo che dopo tutti quei rifiuti se ne fosse stancato!” esclamò la ragazza stranamente sicura di sé.
“Non permetterei mai a qualcuno di impormi di fare qualcosa e devo confidarle, che ero molto curioso di conoscere la donna più affascinante di Parigi” a quelle parole il rossore si espanse su tutto il volto della giovane, che imbarazzata portò le mani sul viso in fiamme.
“M-mi sc-scusi…pe-pensavo che foste uno dei soliti bambocci mandati da mio padre” si giustificò la ragazza “non si preoccupi, non sono un bamboccio!” rispose l’uomo con un altro sorriso seducente “E datemi del tu, Mademoiselle”
“Questo vale anche per lei, monsieur” disse, mentre un sorriso illuminava il suo volto.
“Sas’ke!” un giovanotto biondo e con degli incredibili occhi azzurri si avvicinò ai due, portando per qualche attimo la sua attenzione sulla ragazza.
“Così adesso ti sei fissato con le modelle! Pensavo che avessi una passione sfrenata per le attrici. Dov’è finita Karin?” chiese ingenuamente il ragazzo, continuando ad osservare le sinuose curve della ragazza ricoperte dal leggero tessuto e passando una mano su un fianco della giovane.
“Naruto, non è il momento opportuno” disse gelido Sasuke, fulminando l’invadente mano con uno sguardo a dir poco glaciale.
“Beh, è meglio se vada. Spero di rivederla signorina, è stato un piacere conoscerla!” esclamò lanciando uno dei suoi magnifici sorrisi guardandola negli occhi, mentre un tenue rossore imporporava nuovamente le candide gote.
“È un suo amico?” chiese Hinata ricomponendosi “Purtroppo sì!” rispose sconsolato continuando ad osservare irritato il punto in cui il biondino si era ritirato, ma all’udire la risata argentina il suo sguardo si puntò sul viso della giovane. I denti bianchi allo scoperto, il rossore a imporporarle le guance e gli occhi argentei messi ancora più in evidenza dal contrasto con le lunghe ciglia.
A quella visione un sorriso increspò le labbra di Sasuke che, senza un motivo logico, si unì alla risata, scatenando la gelosia dell’infermiera che li osservava da lontano.


Quando sul viso di Neji Hyuga comparivano quelle rughe di profondo fastidio intorno agli occhi, voleva dire che qualcuno era in serio pericolo. In questo caso lo sguardo gelido era rivolto al conte Uchiha, rivale della sua famiglia da molti anni.
Quell’idiota di sua cugina si stava facendo abbindolare da quelle poche attenzioni che l’Uchiha le rivolgeva. Possibile che non sapesse della sua fama di dongiovanni?
Non bastava già il matrimonio e la fuga di Hanabi con quel pezzente di Konohamaru per rovinare la prestigiosa fama della famiglia, adesso ci si metteva persino Hinata.
Una terza ruga comparve non appena le mani di Naruto si posarono sui fianchi della cugina, costringendolo ad avvicinarsi non appena il biondino ebbe lasciato il gruppo.
“Madmoiselle Hinata” disse gelido guardandola negli occhi “è ora di ritirarsi!”
La tristezza aleggiò sul volto della giovane e Neji avrebbe giurato di aver visto uno scambio di sguardi tra i due, come i complici di un delitto gravissimo. Si voltò verso l’Uchiha gettando uno dei suoi sguardi intimidatori, ma l’espressione fredda dell’uomo non mutò.
Nascondevano qualcosa.


Ad un tavolo di distanza Temari portò alle labbra il bicchiere di vino per l’ennesima volta, mentre la voce squillante della modella russa appoggiata alla ringhiera le irrompeva fastidiosamente nelle orecchie. Doveva ammettere che era bella da togliere il fiato e se non fosse stato per il fatto che non voleva alimentare la sua vanità, l’avrebbe immortalata in quella posizione.
La mano perfetta fungeva da piedistallo mantenendo su di esso il viso della giovane donna, i suoi occhi parevano la fusione del mare e del cielo e sul naso dritto comparivano piccole lentiggini che rendevano ancora più aggraziato quel viso d’angelo dalle gote rosee.
Se non avesse potuto aprire bocca, sarebbe stata la donna perfetta. In quel momento stava narrando ai tre compagni di tavolata, dei pittori più eccentrici che aveva trovato nel corso della sua carriera. Shikamaru Nara, seduto davanti a lei, l’ascoltava seccato, ma Ino sembrava non accorgersene continuando a parlare ininterrottamente.
All’improvviso lo sguardo nocciola del consigliere si spostò dalla bellissima dea al viso di Temari. Lavorava per il padre della ragazza da due anni, eppure non si erano mai rivolti la parola: lui troppo impegnato con il lavoro, lei stanca della città.
Aveva saputo da suo fratello, che era venuto per seguire Gaara in una questione importante. Peccato che le donne non potessero sapere niente degli affari degli uomini della casa.
Meglio non pensarci e dedicarsi alla fotografia.
Gli occhi del consigliere continuavano a scrutarla attentamente, ma il contatto terminò quando l’attenzione dell’uomo fu attratta da due figure dietro alla giovane: Shino Aburame, il banchiere più famoso della città e Gaara no Sabaku, ultimo figlio ed erede del ministro francese.
“Scusi signorina, perché ha quello sguardo da pesce lesso?” chiese sussurrando un giovane uomo vicino a lei.
Lo riconobbe come Sai il giovane talento scoperto da pochi mesi: aveva corti capelli neri, un sorriso falso dipinto sul volto e la pelle era troppo bianca per le bellissime giornate che avevano popolato quei giorni, quindi molto probabilmente era giunto qui da poco.
Rimase ammutolita dalla sfacciataggine che quello sconosciuto aveva nei suoi confronti, come si permetteva? “Ma come…?”
“Ho capito! Il signor Nara non le è indifferente” disse sorridendo alla giovane donna bionda, che sorpresa aveva assunto un leggero colorito.
“La signorina Yamanaka non ha smesso di parlare un secondo. Spero che la sua testa stia bene, perché la mia sta scoppiando” bisbigliò lanciando una brave occhiata alla sagoma di Ino, mentre la risata di Temari si librò nell’aria, attirando l’attenzione della tavolata.
Ancora una volta lo sguardo nocciola la raggiunse, l’unica differenza era che sulle labbra del bel consigliere era dipinto un sorriso. Solo per lei.


“Monsieur Aburame, mia sorella è una donna dalle mille qualità: è nobile, bella, molto intelligente e…” elencò Gaara come se stesse ripetendo una lezione imparata a memoria. Il suo viso impassibile era rivolto verso la figura misteriosa del banchiere più famoso di Parigi: Shino Aburame. Doveva convincerlo a tutti i costi. Il ministro aveva deciso di giocare sporco cercando di corrompere i maggiori esponenti della città, compromettendo così tutta la famiglia e addossando al figlio il compito di occuparsi della faccenda.
“Lei è d’accordo su questo matrimonio?” disse l’altro interrompendo il figlio del ministro, abbassando la testa in modo che il cilindro coprisse una parte del viso.
“Certamente!” rispose il giovane dai capelli rossi. Gli occhi verdi, freddi come il ghiaccio si soffermarono per un attimo sulla schiena della sorella. Erano gli ordini di suo padre, non poteva trasgredire.
“Bene.” rispose l’altro “Spero di fare la sua conoscenza questa sera al ballo! Gradirei molto farvi visita la prossima settimana ed ora se non le dispiace gradire ritirarmi nelle mie stanze.”
“Arrivederci monsieur!” rispose freddo Gaara, inclinando leggermente il cappello “Arrivederci!”


La palla infuocata che s’immergeva nella Senna, trasformando l’acqua del fiume in oro e le matasse soffici di seta arancione, delineavano ormai l’arrivo della sera e quindi il ritiro degli ospiti nella propria stanza per la preparazione all’abitudinario ballo organizzato dalla padrona. Un lieve bussare portò lo sguardo color pece alla porta chiusa “Chi è?”
“Sono Sakura. Devo parlarti!” rispose una voce titubante dietro la porta.
“Entra!” rispose l’uomo lanciando un breve sguardo agli occhi verdi dell’infermiera, per poi riportarlo sul libro a cui si stava dedicando.
“Sasuke” sospirò la ragazza portando una mano alla bocca imbarazzata “Te ne sei andato!”
“Sakura, quello che c’è stato tra di noi è il passato” disse alzando lo sguardo dal libro “Ne abbiamo già parlato”
“P-perché non mi ami più?”chiese, mentre le prime lacrime si incastonavano tra le lunghe ciglia nere “Perché ho in mente un’altra donna, quindi tu non mi servi più”
Il tempo si fermò per un attimo e il silenzio regnò nella stanza carica di tensione “N-non p-posso fare niente per farti cambiare idea?” balbettò la ragazza togliendosi il cappello, mentre una cascata di capelli di un insolito rosa cascavano fluenti sulle spalle della ragazza.
“No”disse freddo riportando lo sguardo sulle pagine del volume “Non puoi fare niente!”
Un fruscio e un tonfo sordo catturarono la sua attenzione e il suo sguardo ritornò sulla ragazza nuda al centro della stanza “Neanche se mi concedessi a te?”
La luce infuocata che filtrava dalla finestra illuminava il corpo longilineo della donna, nascondendo il rossore ma non il luccichio di speranza che infiammava gli occhi smeraldini.
Rimasto stupito, continuò ad osservare la creatura che aveva davanti agli occhi e ad un tratto un'altra figura si contrappose a quella di Sakura: pelle liscia e candida, due occhi argentati e capelli lunghi del colore della notte. Il viso di un angelo.
Si alzò velocemente e prendendo i vestiti della ragazza, glieli porse “ Saresti utile solo se avessi un patrimonio smisurato. Il tuo corpo non mi serve, posso avere chi voglio” disse sfrontatamente uscendo dalla stanza senza voltarsi, mentre Sakura si raggomitolava su se stessa singhiozzante e piena di vergogna.


Entrò nella sua camera sbattendo la porta. Mille pensieri si accavallavano nella sua mente e non poteva fare altro che chiedersi che cosa avesse di sbagliato.
Si sedette sul letto e portandosi le mani al viso, iniziò di nuovo a piangere. Era inutile piangere, ma quel dolore che martellante le colpiva il cuore era insopportabile. Il pensiero di essere stata rifiutata e di averlo perso per sempre di certo non migliorava le cose.
Alzò il viso minuti dopo, asciugandosi gli occhi ormai rossi.
Per un attimo si guardò intorno e solo allora si accorse del quadro posizionato in un angolo della stanza. Raffigurava una ragazza: gli occhi verdi smeraldo fissi in un punto impreciso, le labbra socchiuse in un sorriso mettevano in mostra i denti bianchi e i lunghi capelli di un insolito rosa ricadevano fluenti sulle spalle della giovane vivacizzando il quadro.
Era bellissimo. Lei era bellissima.
Ma chi l’aveva dipinto?
La risposta le fu data da un biglietto sul comodino: “ Per il fiore più bello. Kiba”
Un sorriso si dipinse sulle labbra di Sakura e per un attimo il dolore al petto scomparve quasi del tutto. Sapeva che non sarebbe durato ancora per molto, ma quel leggero sollievo era l’unica cosa che per adesso le rimaneva.


"La felicità della vita è fatta di frazioni infinitesimali: di piccole elemosine,
presto dimenticate, di un bacio, di un sorriso, di uno sguardo gentile,
di un complimento fatto col cuore.

(S. T. Coleridge)


Ecco il primo capitolo, spero che vi piaccia e spero di conoscere al più presto la vostra opinione.
Baci a presto
  
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