Il
coraggio di amare
Scorta di caffé
La neve non aveva ancora smesso di
cadere sulle strade, i tetti, le macchine e su tutto ciò che faceva
parte dell’ambiente di Stars Hollow; forse, l’unica persona felice
di questo clima così poco estivo era il nuovo Spazzaneve, che da quando aveva ricevuto quell’incarico non faceva
altro che andare su e giù per la città, bussando ad ogni porta
per chiedere se c’era bisogno del suo efficientissimo aiuto. Al contrario
di quest’ultimo Lorelai Gilmore, in quel momento, non era particolarmente
felice di congelare dentro alla propria casa. La donna
indossava un maglione rosa confetto, ricamato con delle colorate paiettes, un
paio di pantajezz neri, un berretto fornito di pon pon
dello stesso colore di quest’ultimo e una pesante coperta di fustagno; ma
nemmeno tutta quell’imbottitura di vestiario era sufficiente a conferirle
una temperatura più gradevole, o per lo meno l’idea. Per rimediare
alla situazione, la donna infilò nello stereo uno dei cd che amava di più
di ogni altra cosa: se si fosse trovata nella
situazione di Spiderman e al posto di Kristen Dunst e dell’autobus ci
fossero stati sua madre e il cd dei Korn, la scelta non sarebbe stata
così ardua. L’album partì con la canzone “It’s
On!” e questa sembrò già procurarle una leggera sensazione
di calore, che però fu subito spezzata dal
suono del campanello. Speditamente Lorelai si alzò dal divano e si
diresse verso la porta d’ingresso, sperando che dall’altra parte si
trovasse l’unico che poteva salvarla da quell’atmosfera. Non appena
aprì la porta capì che le sue preghiere erano state ascoltate.
“Luke…sei il mio
eroe!”
“si
certo…”
“vieni…l’aggeggio
scassato sta di la ”
Lorelai fece entrare l’amico in
casa e, dopo aver richiuso la porta alle sue spalle lo portò nella
“sala operatoria”
“ma che
diavolo è questo rumore?”
“non è
rumore…si chiama musica!”
“se lo dici tu…è
questo l’impianto del riscaldamento?!”
“sì capo…è
questo!”
“bene..”
“se ti
servo sono in cucina…ok?”
“ah ah!”
Come ogni volta che aggiustava
qualcosa, Luke utilizzava meno parole del necessario, rendendo la comunicazione
quasi del tutto assente; era comprensibile che fosse impegnato nel suo lavoro e
che quindi non perdesse tempo con chiacchiere inutili, ma ciò faceva
ugualmente irritare, anche se leggermente, Lorelai,in quanto a lei piaceva parlare con Luke,
dopotutto era il suo migliore amico.
Dopo circa venti minuti, il lavoro al
riscaldamento era concluso e dopo poco tempo la casa stava già
cominciando ad avere una temperatura più confortevole. Luke andò
in salotto, dove in quel momento si trovava Lorelai, coperta fin sopra al mento
e intenta a fare zapping, cambiando continuamente
canale, senza prestare troppa attenzione a ciò che stavano trasmettendo
alla televisione; non appena vide l’amico in piedi davanti a lei, spense
l’apparecchio, porgendogli un sorriso in segno di gratitudine.
“sei un mago…potresti fare
concorrenza ad Herry Potter!”
“ci penserò su…comunque se hai altri problemi fammi sapere! Ci
vediamo!”
“Ehi…come mai tutta questa
fretta?”
“non ho fretta….”
“siamo di cattivo umore?!”
“nemmeno!”
Il sorriso che fino a poco fa
illuminava il viso di Lorelai, fece spazio ad un’aria quasi
investigativa, sapendo benissimo che il comportamento di Luke significava una
cosa sola: PROBLEMI IN VISTA. Lorelai si alzò dal divano e si
avvicinò al proprietario della sua tavola calda preferita, che non
appena la vide fare quel gesto si chiese che cosa avesse in mente.
“che
cosa stai facendo?”
“ti metto in uno stato di
soggezione così ti sentirai obbligato a rivelarmi i pensieri che
affliggono la tua mente!”
“non ho pensieri che affliggono
la mia mente…”
Quella che doveva essere una
conversazione, o
più probabilmente un
principio di litigio, venne interrotta dal suono del campanello.
“fermo li…non ti
muovere!”
Lorelai si allontanò dalla sua
postazione, facendo cadere la coperta sopra al divano,
visto che la temperatura all’interno dell’abitazione si stava
facendo sempre più confortevole.
“Sookie!”
“ciao Lorelai…scusami per il ritardo, ma Jackson era più
asfissiante del grillo parlante!”
“non ti preoccupare…ciao
Davey!”
Sookie, che in quel momento in indossava un lungo giubbotto blu notte, teneva in braccio il
piccolo Melville che con addosso il suo berrettino celeste e il cappottino
della stessa tinta di quest’ultimo, appariva ancora più tenero e
dolce del solito. Nell’altro braccio la donna teneva un
enorme borsa, in cui si trovavano tutti gli oggetti del bambino. Prima
di prendere in braccio il piccolo Davey, Lorelai si fece passare da Sookie la
borsa e l’appoggiò per terra, vicino alla porta d’ingresso.
“dì ciao alla
mamma…”
“Ciao amore…Lorelai, se ci
sono problemi basta che mi telefoni..”
“andrà tutto
bene…esci e divertiti, ne avete bisogno tutti e
due! A proposito Jackson dov’è?!”
“è rimasto in
macchina…ha detto che non se la sentiva di
salutarlo!”
“lo capisco…è dura
mandare il proprio figlio nell’esercito!”
“lo sai com’è
fatto…bè io vado. Ci vediamo domani mattina…passo verso le
nove ti va bene?!”
“perfetto…a domani!”
Dopo aver salutato l’amica,
Lorelai tornò nella stanza in cui si trovava Luke che, mentre stava
parlando con Sookie, trascorreva il tempo leggendo i titoli degli album che
facevano parte della sua collezione: Madonna, Red Hot Chili Peppers, U2, Macy
Gray, ecc…; ma non appena la vide rientrare con un pargoletto tra le
braccia, prima di riconoscerlo, restò per qualche attimo sconvolto,.
“non dirmi
che fai la baby-sitter?!”
“faccio un favore a
Sookie…ultimamente è stressata…e visto che tra un po’
apriremo il Dragon fly è meglio che sia al
pieno della sua forma!”
“e così trascorri la
serata con lui!?”
“sì…non è
divertente?!”
“AUGURI!”
Dopo aver fatto i suoi migliori
“auguri”, Luke raccolse da terra la sua cassetta degli attrezzi e
si diresse verso l’uscita; ma come era successo
pochi minuti fa, l’infallibile Gilmore si posizionò davanti a lui,
assumendo un espressione che era un misto tra l’imbronciato e il
ridicolo.
“ascolta…ti ho aggiustato
il riscaldamento ascoltando, per più della metà del tempo, la tua
“fantastica” musica…che c’è che non va?!”
“hai qualcosa…ma
non so cosa…”
“non ho niente…va tutto
alla grande, sono felice”
“ecco…adesso sono
strasicura che c’è qualcosa che non va!”
Dopo tutto il tempo che avevano passato
insieme parlando del più e del meno, Luke conosceva bene i modi di fare
di Lorelai, in particolare aveva imparato a gestire l’irritazione che la
sicurezza dell’amica creava in lui, soffocandola con un profondo respiro
accompagnato da una profonda rassegnazione. Dal canto
suo, Lorelai sapeva che in quei casi la forza era l’unica arma efficace,
soprattutto con tipi come Luke, che ogni volta che avevano un problema,
cercavano di risolverlo con il silenzio assoluto.
“bè…Jess…Jess
è tornato!”
“C…CHE COSA?!”
L’espressione di Lorelai, a quella improvvisa confessione, si fece a dir poco
stupefatta: gli occhi sembravano volerle uscire dalle orbite e la bocca era
spalancata come a voler invitare tutte le mosche del paese a voler soggiornarci
per qualche minuto. Fin dall’inizio Luke sapeva quale sarebbe stata la
sua reazione e la faccia da pesce lesso che aveva davanti in quel momento ne era una prova schiacciante. Jess se ne era
andato da parecchio tempo ormai e tutta Stars Hollow sembrava essersi abituata
a quell’assenza, o meglio, a quella non presenza; tutti tranne uno,
l’unica persona, esclusa Rory, ad essere riuscita ad avere un rapporto
che andasse ben al di là del semplice “ciao” o del sintetico
“non rompere”; l’unica persona che si era guadagnato la sua
fiducia senza comprarla con nessun tipo di inganno; l’unico parente che
si era dimostrato più fedele di un padre e, il più delle volte,
di una madre. Luke, nonostante non volesse darlo a vedere, si era affezionato a
quel ragazzo nonostante gli provocasse più danni che altro, ma che comunque era riuscito ad avere la sua fiducia; sotto quella
corazza da testardo senza un briciolo di cuore c’era un ragazzo dolce,
spaventato e coraggioso allo stesso tempo.
Lorelai continuava a fissare
l’amico, con il piccolo Davey tra le braccia, che in quel momento
sembrava quasi divertito dall’espressione che la donna aveva assunto
pochi secondi fa; ma proprio nel momento in cui Luke stava per dire qualcosa,
il campanello suonò per la terza volta in quel pomeriggio.
Lorelai, prima di aprire la porta
d’ingresso, lanciò un altro sguardo all’amico che, non
appena lo intravide, riuscì abilmente a sviare.
“J…Jason…cosa ci fai
qui?!”
“Ciao anche a te
amore…sbaglio o mi sono perso qualcosa?!”
Jasono indicò il piccolo che
Lorelai teneva tra le braccia, alzando visibilmente un sopracciglio, gesto che
faceva ogni qual volta si trovasse in una situazione che non lo aggradava
particolarmente.
“è il figlio di
Sookie…”
“esce con noi anche lui?!”
“no…se ascoltassi i
messaggi in segreteria sapresti che questa sera non
esco…”
“ho il telefono
scarico…”
“bè…Lorelai io
vado…”
Alla conversazione si
intromise Luke, che fino a quel momento era rimasto in salotto ad
aspettare che l’amica tornasse per raccontargli cosa gli aveva detto il
“prodigo” nipote; ma dopo aver sentito la voce maschile e,
soprattutto, dopo averla riconosciuta, l’irritazione che poco prima era
riuscito a controllare, in quel momento si fece preponderante.
Non appena Jason lo vide, il sangue
cominciò a ribollirgli nelle vene: perchè si trovava lì
con Lorelai?! E perché ogni volta che voleva
andare a trovare la sua fidanzata sbucava dal nulla?!
Tutte quelle domande preferì soffocarle assieme
alla sua rabbia, visto che con un tipo come Luke non voleva averci nulla a che
fare, soprattutto quando questo “che fare” si poteva tradurre con
il litigare.
“aspetta Luke…”
Ma Lorelai non fece in tempo a finire
la frase che Luke si era già diretto, con un aria
visibilmente furiosa, verso il suo furgoncino. Non appena Luke
uscì dal suo viale, la donna sentì una stretta allo stomaco;
aveva imparato a conoscere lo stato d’animo dell’amico ogni qual
volta il nipote tornava nella sua vita, soprattutto quando
il ritorno si faceva pressoché impossibile, come era accaduto questa
volta. Il fatto di non aver potuto parlargli la faceva sentire in colpa;
sicuramente Luke non sapeva come comportarsi in questo momento e sfogarsi un
po’ con lei lo avrebbe indubbiamente aiutato.
“allora non usciamo?!”
Al suono di quelle parole,
l’istinto omicida di Lorelai si fece a dir poco dominante dentro di lei;
dopotutto la reazione di Luke era stata causata proprio dal proprietario di
quella voce, perciò, se non si fosse presentato senza preavviso, ora
Luke le starebbe raccontando tutto quello che gli era successo. Era giusto,
però, fare quei determinati pensieri riguardo al proprio fidanzato?! La risposta venne da se, come venne
da se la risposta che Lorelai si stava prestando a dare a Jason.
“è meglio di
no…”
“centra il tuo amico…ho
forse rovinato qualcosa?!”
“era venuto ad aggiustarmi il
riscaldamento…e poi è un mio amico…o non posso avere amici
con l’apparato genitale maschile?!”
A quell’ultima battuta sarcastica
di Lorelai, Jason si innervosì leggermente;
avrebbe voluto rimanere con lei per risolvere la situazione, ma evidentemente
quello non era il momento migliore; così, dopo aver fatto fuoriuscire un
flebile “ti chiamo domani”, se ne andò, lasciando Lorelai
davanti alla porta, con il piccolo Davey che, in quel momento, sembrava avesse
percepito la strana atmosfera che si era creata nel giro di pochi minuti.
“bè Davey…siamo
rimasti io e te…che ne dici di darci all’alcool: latte per te,
caffé per me!”
Erano oramai le otto di sera e, dopo
una giornata trascorsa ad ascoltare tre corsi diversi, con l’aggiunta
della predica da parte di Doyle, l’editore dello “Yale
Newspaper”, Rory era a dir poco distrutta. Non appena mise il piede
dentro alla sua stanza, la prima cosa che fece fu
sdraiarsi sopra al proprio letto, tentando di scaldarsi un po’
infilandosi dentro a quelle soffici coperte che anche in quel momento
l’avrebbero protetta dal gelo che non aveva ancora terminato di dominare
il clima; ma non fece nemmeno in tempo a sfilarsi il giubbotto che
improvvisamente, nella stanza, fece irruzione una Paris più che sconvolta.
La ragazza indossava un paio di jeans chiari e un piumino color crema di cui si liberò velocemente, gettandolo sopra
alla scrivania.
“
“chi?”
“come chi?!...Janet…quella
strega mi ha appena detto che ho il sex appeal simile a quello di Joda; hai presente chi è
Joda?!...è quel piccolo omino verde che salta qua e la come una
cavalletta!”
“so chi è Joda…e
devo dire che lo trovo affascinante…”
“smettila!”
“no davvero…le orecchie a
punta mi fanno impazzire!”
“bè allora perché
non dici a Jess di farsi un’operazione!”
Nel sentire pronunciare quel nome, il
cuore di Rory mancò di un battito. La ragazza si mise seduta sul letto
con gli occhi spalancati con le parole che faticavano a voler uscire, come
se qualcuno si divertisse a trattenerle in gola, rendendole ancora più
difficile questo momento.
“c…che centra Jess?!”
“come che centra…non
pensare che non sappia che è qui; l’ho visto oggi girare per il campus. immaginavo ti stesse
cercando, così mi sono avvicinata e gli ho detto dov’era il nostro
appartamento!”
Dalla faccia che fece l’amica non
appena le diede quelle informazioni, Paris comprese che con molta
probabilità non sapesse nulla della presenza di Jess e che il modo in
cui lo aveva scoperto non fosse stato dei migliori.
Mentre Paris continuava a fissarla con
un’aria alquanto dubbiosa, Rory collegò il ragazzo che questa
mattina Janet aveva visto davanti alla porta del loro appartamento, con quello
che l’aveva lasciata da sola tempo fa. La stanza
cominciò a girarle senza interruzioni; non poteva essere tornato, era
impossibile. Ormai era uscito dalla sua vita senza farne
più ritorno, probabilmente Paris si era confusa con qualcun
altro.
Confusa?! Ma chi voleva prendere in
giro?! Paris conosceva Jess e aveva perfino fatto
finta che gli piacesse. Nel rimembrare quel particolare Rory, senza rendersene
conto, rivide quel giorno: era successo circa un anno fa, Paris si era fermata
a casa sua per studiare, ma poi, per svariate ragioni, restò anche a
mangiare; dopo poco si presentò anche Jess e per una scusa o per
l’altra rimase anche lui. Poi, però, arrivò Dean, che a
quei tempi era il suo fidanzato ufficiale e, non appena vide il
“rivale”, si scaldò visibilmente; a salvare la situazione ci
pensò proprio Paris, fingendo di essere innamorata di Jess.
Già Jess, quel
Jess; Jess Mariano era tornato.
“ehi…tutto bene?!...non dirmi che sono stata io a darti la notizia!?”
“ebbene
sì…”
Velocemente Rory si alzò dal
letto e, senza pensarci due volte, prese il cappotto e le chiavi della
macchina, con un espressione che definirla agitata
sarebbe stato un eufemismo.
“dove vai adesso?!”
“vado a
casa…ci vediamo domani!”
Paris non fece nemmeno in tempo a
risponderle, che Rory si era già precipitata fuori
dalla stanza, sbattendo la porta d’ingresso dietro alle sue
spalle. All’uscita di scena della giovane Gilmore assistette anche Tanna
che, al contrario di Paris, sembrava tutto fuorché allucinata.
“ehi Tanna…hai visto che
razzo?!”
“un razzo?!...in
casa?!”
“………ok…è
meglio lasciar perdere!”
Nella metà del tempo che
solitamente impiegava, Rory aveva già raggiunto
Star Hollow e, più precisamente, si trovava davanti alla propria
abitazione. Con la stessa velocità con cui parcheggiò la macchina
sul vialetto, entrò in casa, dirigendosi speditamente verso il cucina, cioè il luogo in cui si trovava
l’unica persona che in quel momento poteva capirla.
“Jess è qui…o meglio
è a Yale, anzi non lo so se è a Yale, oggi era a Yale; questa
mattina era a Yale e Janet lo ha visto, anche Paris lo ha visto e c’ha anche parlato! voleva
vedermi, anzi ha cercato di vedermi…perché?perché era a
Yale?!”
Tutte le parole la
ragazza le pronunciò con una velocità impressionante,
accompagnato da un’agitazione che si poteva leggere anche soltanto
guardandola negli occhi o toccandole le mani che in quel momento tremavano come
foglie. La madre, che in quel momento stava dando da mangiare a Davey, dopo
aver posato il cucchino sopra al tavolo, si
avvicinò alla figlia cingendole delicatamente le spalle, che sembravano
voler fare a gara con le mani, per verificare chi delle due parti del corpo
tremasse di più.
“calmati…ora devi solo calmarti!”
“non ci riesco…è…è
impossibile!”
“bè…prova…prova
a…pensare a Taylor in mutande!”
Non appena Lorelai diede quel
consiglio, la faccia di Rory si fece a dir poco disgustata e la situazione
peggiorò non appena le due, involontariamente, si immaginarono
la scena. Non appena, però, quell’immagine si materializzò
nelle loro menti, ad entrambe sfuggì una risata
leggermente soffocata, spezzando così quell’atmosfera talmente
tesa che si poteva a mala pena tagliare con un coltello.
“bè…non era uno dei
tuoi migliori consigli però ha
funzionato!”
“per la prima volta Taylor ci ha
fatto ridere in modo naturale e non sforzato!”
“già…ma non toglie il fatto che Jess sia tornato!...a proposito tu non
mi sembri per niente scioccata dalla notizia!”
“lo sapevo già…me lo ha detto Luke qualche ora fa; non te l’ho detto
perché pensavo fosse meglio farlo domani!”
“e cosa
ti ha detto Luke”
“solamente che era
tornato…stava per raccontarmi tutto…ma
è arrivato Jason!”
“non importa…tanto prima o poi lo scopriremo…o meglio Babette ci
dirà ogni cosa!”
“CONCORDO!”
“comunque…posso
sapere che ci fa qui questo ometto?!”
Visibilmente più rilassata di
quando era entrata, Rory si diresse verso il piccolo Melville,
che in quel momento si divertiva a giocare con un sonaglio tutto colorato,
emettendo a bervi intervalli degli acuti risolini. La bella tuta azzurra che
gli aveva messo Sookie prima di portarlo a casa Gilmore, ora era di un colore più
tendente al giallo, visto che gran parte della sua cena era finita lì.
“stasera sta
con noi…così Sookie potrà rilassarsi un
po’!”
“non dirmi
che ti sta tornando la voglia?!”
“la voglia?!”
“hai capito benissimo a cosa mi
sto riferendo!”
“perché
no...i bambini sono così carini…”
“…prima che tu possa
continuare con questo argomento…mi faccio una
bella tazza di caffé!”
“perché?a te non piacciono
i bambini?!”
“sì…a me piacciono
moltissimo i bambini!”
“e allora perché mi hai guardata male poco fa?!”
“non ti ho
guardata male!”
“si che
lo hai fatto…”
Mentre la
madre continuava, come suo solito, ad insistere sulla precedente espressione,
che naturalmente aveva avuto come scopo proprio il provocare quella determinata
reazione, Rory si avvicinò alla credenza che si trovava vicino al
lavandino, con l’intento di prendere il barattolo contenente il
caffé; ma ciò che si trovò davanti non fu certo ciò
che la ragazza si aspettava. All’interno del recipiente, infatti, oltre
a due o tre granelli marroncini sparsi qua e la sul fondo, non c’era
nulla. A quel “orribile” visione gli occhi di Rory si spalancarono,
azione che quel giorno si era ripetuta troppo spesso per i suoi gusti. Dopo
aver constatato che il vasetto era vuoto, la figlia spostò lo sguardo
verso la madre che in quel momento, conscia della prossima paternale, aveva
assunto una delle sue espressioni più angeliche.
“non ci posso
credere…ieri sera era pieno!”
“pieno…non
esagerare…”
“hai ragione….ERA
STRACOLMO!”
“HO CAPITO….tu mi hai guardata male perché ti ho confidato un mio
intimo desiderio così il caffé, percependo la mia tristezza, ha
deciso di prosciugarsi assieme al mio dolore. OH GRAZIE CAFFÈ…NON
LO DIMENTICHERÒ…RESTERAI SEMPRE NEL MIO CUORE!”
“messaggio ricevuto…andrò a comperarlo!”
Rory, dopo aver lanciato un sorriso
alla madre, prese in prestito il cappello azzurro munito di pon
pon di quest’ultima e, con un aria notevolmente più
rilassata di quando era arrivata a Stars Hollow, si diresse verso il
supermercato.
Mentre camminava
lentamente lungo la strada che la divideva dal “rifornimento di
caffeina”, la ragazza si accorse che era da un po’ che non si
concedeva una passeggiata solitaria nella sua cittadina natale e questo le
creò un velo di tristezza; com’erano cambiate le cose, com’erano
cambiate le persone e, soprattutto, com’era cambiata lei. Già, da
quando era andata al collage tutta la sua vita era
inevitabilmente cambiata: non vedeva più sua madre tutti i giorni; non
poteva più concedersi tutte le mattine un maffin da Luke; non poteva
più parlare ogni momento con Lane, visto che ora aveva creato il suo
tanto desiderato gruppo; non aveva più tante cose. In compenso
però ne aveva molte altre: come l’avere
un appartamento e studiare a Yale.
Se avesse messo i pro e i contro a
confronto, il divario sarebbe stato troppo evidente e ciò l’avrebbe
abbattuta ancora di più; dopotutto, però, prima di iscriversi al collage,
sapeva a cosa sarebbe andata incontro e, pur di realizzare il suo sogno,
avrebbe fatto questo ed altro.
Pensando a tutto ciò, Rory si
ritrovò davanti al supermercato; ma prima di entrare si assicurò
di essersi sfilata i guanti, per evitare una consueta figuraccia facendo cadere
tutte le monetine sopra al pavimento, evento che capitava ogni qual volta
tentava di pagare con i guanti abbinati alle mani congelate dal freddo.
Dopo aver salutato il commesso, Rory si
diresse verso lo scompartimento del caffé, la cura perfetta per chi si
trovava nella condizione di dover affrontare un inaspettato ritorno, soprattutto quando questo ritorno riguardava il proprio ex
ragazzo; ma, proprio nel reparto in cui si era diretta, si trovava il motivo
per cui era andata a comperare una buona scorta di caffeina.
Era lì, davanti a lei, lo stesso
di quando era partito, se non per qualche cambiamento
nell’aspetto fisico; il solito libro piegato all’interno del
taschino dei suoi pantaloni, il solito giubbotto di pelle nero, i soliti occhi
scuri, penetranti come il primo in giorno in cui li aveva incontrati. Come
aveva previsto, rivederlo aveva provocato un’insieme
di emozioni, talmente diverse tra di loro da creare un caos all’interno
del cuore della ragazza. Anche il cuore di Jess, che
dal giorno in cui era partito da Stars Hollow era tornato ad essere il
contenitore vuoto delle sue emozioni, aveva ricominciato a funzionare, dando
origine agli stessi sentimenti di tempo fa, se non più forti.
Entrambi i ragazzi erano immobili come
statue di cera, come se l’uno aspettasse la mossa dell’altro,mossa che fino ad ora sembrava voler tardare ad arrivare;
ma, inaspettatamente da quando ci si sarebbe aspettati, la persona che
riuscì a rompere il ghiaccio fu proprio il giovane Mariano.
“c…ciao”
“…ciao…”
Il tono di voce del
ragazzo era comprensibilmente insicura e titubante, visto che proprio
quella che in quel momento si trovava davanti a lui era l’unica ragazza
in grado di fargli battere il cuore, come nessun’altra. La voce di Rory,
invece, oltre ad essere visibilmente emozionata era anche leggermente arrabbiata,
reazione che, però, ad ogni sguardo del ragazzo sembrava volersi
suicidare, lasciando spazio solamente ai sentimenti positivi.
“sei di passaggio?!”
“non lo so…”
“ah…”
“io…io vado…ci
vediamo…”
“certo!”
Come era suo solito, Jess se ne andò
lasciando Rory in compagnia dei suoi dubbi e delle sue incertezze; inoltre,
come accadeva in maniera piuttosto sporadica, la conversazione non era stata
delle più lunghe, anche se però bisognava ammettere che l’eloquenza
non era certo una delle doti migliori di Jess, soprattutto quando tra lui e
Rory c’era qualcosa che non andava.
“penso che un pacco di caffé non
basti…meglio due!”
Dopo aver fatto una più che abbondante scorta
di caffeina, la ragazza si diresse verso la cassa, riorganizzando nella sua
mente quanto era appena successo.