Disclaimers: Star Trek e tutti i suoi personaggi appartengono alla Paramount e a chiunque altro ne detenga i diritti. La seguente fanfiction è liberamente ispirata al telefilm e scritta senza alcuno scopo di lucro.
Premessa: Come da titolo, un momento mancante all’interno dell’episodio 3x14 “Un pianeta ostile”, dedicato al mio personaggio preferito di sempre, Scotty. Egli chiama normalmente l’Enterprise “ragazza”, mentre i motori della stessa sono “i suoi bambini”.
Il dialogo iniziale è preso direttamente dall’episodio.
UN
PIANETA OSTILE: MISSING MOMENT
“Signor Scott, lei ha portato
a termine il suo incarico.”
“Potrebbe almeno
ringraziarmi.”
In plancia, il vulcaniano
inclinò leggermente la testa
da un lato “Per quale ragione, signor Scott?
Perchè voi umani avete bisogno di una spropositata
manifestazione emotiva
in una situazione del genere? Due uomini percorrono l’unica
serie di azioni
logicamente possibile, ...”
“Lasci
perdere.” mormorò il capo ingegnere, divertito.
“...
e,
nonostante questo, lei sente che è necessario
qualcos’altro.” proseguì imperterrito
il vulcaniano, ma Scotty non ascoltò veramente la fine della
frase del signor
Spock, mentre si girava sulla schiena e si lasciava andare ad un
profondo
sospiro di sollievo, in attesa che il suo cuore rallentasse i battiti.
Chiuse gli occhi,
concedendosi qualche minuto prima di rimettersi al lavoro.
Solo lui e l’Enterprise.
Lì, in
quell’angusto
condotto, udiva soltanto il ronzio basso e costante del flusso
magnetico poco
oltre la sua testa, il suono lontano dei motori a curvatura che
deceleravano e
quella di qualche goccia di sudore che dal suo collo cadeva sul pavimento
della
conduttura. Alzò un braccio, fino a toccare la fredda
paratia metallica. “Ce l’abbiamo
fatta… ma questa volta ce la siamo vista brutta, vero,
ragazza?”
Già, anche invertendo la
polarità della sonda magnetica, se questa fosse entrata
accidentalmente in
contatto con l’antimateria, ci sarebbero stati dei memorabili
fuochi d’artificio
e lui sarebbe stato il primo a vederli. Prima di essere incenerito
dall’esplosione,
ovviamente.
Dunque c’erano pochissime
probabilità che il piano del signor Spock funzionasse,
eppure, in quegli interminabili
minuti lì sdraiato a cercare di fermare
l’inevitabile, non aveva avuto paura.
Certo, era addolorato per
la perdita del giovane Watkins, era parecchio irritato nei confronti di
Spock,
che continuava a cantilenare il conto alla rovescia – come se
lui non sapesse
che avevano poco tempo – ed era decisamente furioso con
quella dannata sonda
magnetica che si era bloccata – e chi non aveva eseguito i
dovuti controlli su
quell’attrezzo stava per affrontare la sua ira.
Ma paura di morire?
No, non aveva provato nulla
del genere, anche se, avrebbe detto il signor Spock, quello era il
sentimento
più logico che un umano potesse provare in quella situazione.
Tuttavia Scotty sentiva che
la sua ragazza non gli avrebbe mai fatto del male.
Lui era orgoglioso della
speciale intesa che aveva con la nave: la portava in palmo di mano, la
manteneva sempre al massimo grado di efficienza, controllava e
ricontrollava
scrupolosamente ogni anomalia e lei, ne era certo, aveva voluto
ricambiarlo.
Sempre a detta del signor
Spock, quella era un’affermazione emotiva e profondamente
irrazionale, priva di
alcun fondamento scientifico: dato che l’Enterprise era una
macchina e non una
forma di vita biologica, era illogico credere di poter condividere con
lei una qualsiasi
forma di empatia.
Ma a Scotty non importava:
lui aveva la certezza che le cose fossero andate così.
Lasciò scorrere le dita
sul condotto, in una breve carezza.
“Grazie.”
sussurrò con un
sorriso.
“Signor Scott –
dopo
qualche istante la voce preoccupata del tenente Leslie
rimbombò nel tubo di
Jeffries – sta bene, signore?”
“Alla grande, ragazzo,
adesso arrivo.” gli urlò di rimando.
Raccolse i suoi attrezzi e
strisciò verso l’uscita, dove
l’attendevano molti componenti della squadra di
ingegneria, veramente increduli nel vederlo riemergere senza un capello
in
disordine dopo un’operazione così rischiosa.
“Beh, cosa fate qui
impalati? Sembrate i molluschi salini di Cygna XII! –
sbottò il capo ingegnere –
C’è un sacco di lavoro da fare: voglio che sia
controllato ogni relè, ogni
circuito, ogni dispositivo, ogni centimetro quadrato dei miei poveri
bambini. Velocità
14.1... roba da matti! Per non parlare dei cristalli di dilitio, non
voglio
neanche pensare quanto si siano deteriorati.” E
l’ingegnere dei miracoli si avviò
a passo veloce verso la sala macchine.
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Ringrazio Arysquadro per la recensione su “Dimentica”: mi spiace se alla fine risulta un po’ confusa. Dato che Spock ha due anime, una vulcaniana ed una umana, volevo che nella storia ci fossero come due voci diverse.
Ringrazio anche Angelika_06 che ha messo “Dimentica” tra i preferiti e tutti coloro che l’hanno letta, spero vi piaccia anche questa.