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Autore: Hotaru_Tomoe    30/09/2009    6 recensioni
Serie classica. Montgomery Scott ha appena evitato l'esplosione dei motori dell'Enterprise. Quali i suoi pensieri dopo aver portato a termine il suo compito?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Montgomery Scott, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: Star Trek e tutti i suoi personaggi appartengono alla Paramount e a chiunque altro ne detenga i diritti. La seguente fanfiction è liberamente ispirata al telefilm e scritta senza alcuno scopo di lucro.

Premessa: Come da titolo, un momento mancante all’interno dell’episodio 3x14 “Un pianeta ostile”, dedicato al mio personaggio preferito di sempre, Scotty. Egli chiama normalmente l’Enterprise “ragazza”, mentre i motori della stessa sono “i suoi bambini”.

Il dialogo iniziale è preso direttamente dall’episodio.

 

 

UN PIANETA OSTILE: MISSING MOMENT

 

“Signor Scott, lei ha portato a termine il suo incarico.”

“Potrebbe almeno ringraziarmi.”

In plancia, il vulcaniano inclinò leggermente la testa da un lato “Per quale ragione, signor Scott? Perchè voi umani avete bisogno di una spropositata manifestazione emotiva in una situazione del genere? Due uomini percorrono l’unica serie di azioni logicamente possibile, ...”

“Lasci perdere.” mormorò il capo ingegnere, divertito.

... e, nonostante questo, lei sente che è necessario qualcos’altro.” proseguì imperterrito il vulcaniano, ma Scotty non ascoltò veramente la fine della frase del signor Spock, mentre si girava sulla schiena e si lasciava andare ad un profondo sospiro di sollievo, in attesa che il suo cuore rallentasse i battiti.

Chiuse gli occhi, concedendosi qualche minuto prima di rimettersi al lavoro.

Solo lui e l’Enterprise.

Lì, in quell’angusto condotto, udiva soltanto il ronzio basso e costante del flusso magnetico poco oltre la sua testa, il suono lontano dei motori a curvatura che deceleravano e quella di qualche goccia di sudore che dal suo collo cadeva sul pavimento della conduttura. Alzò un braccio, fino a toccare la fredda paratia metallica. “Ce l’abbiamo fatta… ma questa volta ce la siamo vista brutta, vero, ragazza?”

Già, anche invertendo la polarità della sonda magnetica, se questa fosse entrata accidentalmente in contatto con l’antimateria, ci sarebbero stati dei memorabili fuochi d’artificio e lui sarebbe stato il primo a vederli. Prima di essere incenerito dall’esplosione, ovviamente.

Dunque c’erano pochissime probabilità che il piano del signor Spock funzionasse, eppure, in quegli interminabili minuti lì sdraiato a cercare di fermare l’inevitabile, non aveva avuto paura.

Certo, era addolorato per la perdita del giovane Watkins, era parecchio irritato nei confronti di Spock, che continuava a cantilenare il conto alla rovescia – come se lui non sapesse che avevano poco tempo – ed era decisamente furioso con quella dannata sonda magnetica che si era bloccata – e chi non aveva eseguito i dovuti controlli su quell’attrezzo stava per affrontare la sua ira.

Ma paura di morire?

No, non aveva provato nulla del genere, anche se, avrebbe detto il signor Spock, quello era il sentimento più logico che un umano potesse provare in quella situazione.

Tuttavia Scotty sentiva che la sua ragazza non gli avrebbe mai fatto del male.

Lui era orgoglioso della speciale intesa che aveva con la nave: la portava in palmo di mano, la manteneva sempre al massimo grado di efficienza, controllava e ricontrollava scrupolosamente ogni anomalia e lei, ne era certo, aveva voluto ricambiarlo.

Sempre a detta del signor Spock, quella era un’affermazione emotiva e profondamente irrazionale, priva di alcun fondamento scientifico: dato che l’Enterprise era una macchina e non una forma di vita biologica, era illogico credere di poter condividere con lei una qualsiasi forma di empatia.

Ma a Scotty non importava: lui aveva la certezza che le cose fossero andate così. Lasciò scorrere le dita sul condotto, in una breve carezza.

“Grazie.” sussurrò con un sorriso.

 

“Signor Scott – dopo qualche istante la voce preoccupata del tenente Leslie rimbombò nel tubo di Jeffries – sta bene, signore?”

“Alla grande, ragazzo, adesso arrivo.” gli urlò di rimando.

Raccolse i suoi attrezzi e strisciò verso l’uscita, dove l’attendevano molti componenti della squadra di ingegneria, veramente increduli nel vederlo riemergere senza un capello in disordine dopo un’operazione così rischiosa.

“Beh, cosa fate qui impalati? Sembrate i molluschi salini di Cygna XII! – sbottò il capo ingegnere – C’è un sacco di lavoro da fare: voglio che sia controllato ogni relè, ogni circuito, ogni dispositivo, ogni centimetro quadrato dei miei poveri bambini. Velocità 14.1... roba da matti! Per non parlare dei cristalli di dilitio, non voglio neanche pensare quanto si siano deteriorati.” E l’ingegnere dei miracoli si avviò a passo veloce verso la sala macchine.

 

 

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Ringrazio Arysquadro per la recensione su “Dimentica”: mi spiace se alla fine risulta un po’ confusa. Dato che Spock ha due anime, una vulcaniana ed una umana, volevo che nella storia ci fossero come due voci diverse.

Ringrazio anche Angelika_06 che ha messo “Dimentica” tra i preferiti e tutti coloro che l’hanno letta, spero vi piaccia anche questa.

   
 
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