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Autore: Glance    02/10/2009    15 recensioni
Gli eventi entrano nella nostra vita prepotenti cambiandola alle volte in maniera sconvolgente. La guerra è uno di questi, dove la dimensione della realtà viene distorta dando a tutto una veste irreale come se si guardasse attraverso una lente. Si perde di vista il senso di tutto,si riesce a fare a meno di quello che prima era necessario con una sorta di fatalismo che da al tempo un ritmo nuovo inaspettatamente sconosciuto. Nessuno conosce il proprio futuro. Il destino, avidamente cela i suoi disegni e nel suo gioco di numeri interseca rette. A noi è concessa l’aspettativa di grandi cose migliori certamente di quelle che abbiamo. Alcuni dicono che nulla è scritto e siamo noi a determinare il futuro con le nostre azioni. Il tempo che passa non sa lenire le ferite che continuano a sanguinare anche se pudicamente si tenta di tenerle nascoste. Occhi attenti sanno scrutare il dolore che l’anima cerca di celare. Succede però che anche nel buio più profondo si accenda all’improvviso una luce e una mano si tenda in aiuto. Allora, che le parole sgorgano spontanee bagnandosi di lacrime che si credeva perdute per sempre nell’indurimento di un cuore a cui si era rinunciato perché il dolore era troppo grande da sopportare. Siamo l’ineluttabilità del tempo che passa e lascia dietro di se una scia di momenti , istanti che non sempre riusciamo a fotografare , ma che sono la parte più preziosa la dimensione che quasi mai assaporiamo perché il resto ci travolge con l’enormità dei suoi avvenimenti. Eppure gli attimi che fuggono non ci abbandonano mai salutandoci da lontano, passano tra un battito di ciglia e del nostro cuore. Giorno dopo giorno nella somma di istanti che fanno la vita. Un mondo minuscolo che da senso alla nostra esistenza. Fatto di piccole cose che condividiamo con chi incontriamo sul nostro cammino e a cui chiediamo aiuto per ricordare. In questa storia i personaggi sono tutti umani pur mantenendo i loro caratteri ad eccezioni dei loro poteri e sono presi in prestito dalla superlativa Stephenie Meyer a cui va ogni esclusiva e diritto. Siamo nel 1918 mentre in Europa imperversa la Prima Guerra Mondiale. Bella è invitata al fidanzamento della sua migliore amica non che vicina di casa e compagna di scuola: Alice Masen. Ci saranno tutti i personaggi Edward in primo piano ed anche quelli solo accennati nei libri o marginali che comunque ricopriranno dei ruoli diversi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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La neve aveva continuato a cadere copiosa per tutta la notte smettendo solo all’alba. Adesso tutto era tranquillo. Ero esausta, ma felice. Forse per la prima volta da mesi, mi sentivo nuovamente viva grazie a quel miracolo che dormiva sereno tra le braccia di zia Esme.
Avevo bisogno di riposare. Ripensai alla prima volta che con Edward ero andata a conoscere zia Esme e sedetti sulla poltrona che in quei mesi era stato il suo rifugio. Mi accoccolai e cercai di sentire la presenza di mio marito.
Chissà cosa avrebbe detto se mi avesse vista affrontare quella situazione con tanto sangue freddo.
Certamente ne sarebbe stato orgoglioso. Il sonno mi avvolse mentre nella mente cullavo il ricordo della sua immagine. Stranamente mi sentivo tranquilla. Avvertii una presenza accanto a me mentre con gentilezza provvedeva a coprirmi con uno scialle. Nel dormiveglia intuii si trattasse di Jacob.
Era un ragazzo estremamente gentile e rispettoso. Di poche parole, ma capace di comprendere i silenzi altrui più di chiunque altro. Qualche volta mi ero soffermata a constatare quanto fosse sensibile, ma allo stesso tempo pronto a prendere in mano situazioni difficili sapendo cosa fare.
Non so da quanto tempo dormivo, quando sentii la voce gentile di zio Carlisle chiamarmi.
- Bella…tutto bene?- Chiese lo zio. Piano cercai di liberarmi da quel torpore in cui ero caduta.
- Mi devo essere addormentata, ma…la zia e il piccolo…?- Lo vidi sorridere.
- Tranquilla cara, loro stanno benissimo. Dormono.- La sua espressione era un qualcosa che non era facile da descrivere a parole.- Volevo ringraziarti, se non fosse stato per te e Jacob non so se…, ma adesso è passata e non mi sembra vero.- Se si poteva dare un volto alla felicità sarebbe stato il suo.
- E’ bellissimo.- Dissi.- Tutti e due lo sono.- Lo osservai e aveva gli occhi lucidi.
- Hai ragione, sono ciò che di più bello un uomo possa desiderare.- Lo guardavo e anche se diverso per alcuni tratti era molto simile ad Edward.
-Ha smesso di nevicare Bella se vuoi puoi tornare a casa con Jacob. Penso io a loro adesso.
- Mi piacerebbe restare, ma credo sia opportuno che vada a cambiarmi. Vorrei anche vedere se sono arrivate notizie da Edward.- Un’ ombra si posò su tutta quella gioia.
- Ancora nulla, nessuna notizia?- Mi domandò. Scossi il capo sospirando triste.- Non disperare Bella, arriveranno al più presto, vedrai.- Mi aiutò ad alzarmi.
- Salutami la zia.- Dissi.
- Lo farò , stai tranquilla e vieni a trovarli quando vuoi tesoro, questa è casa tua.- Sorrisi e mi avviai.
Durante il tragitto stentavo a tenere gli occhi aperti.
Giunti a casa Jacob mi aiutò a scendere.
- Non siate in pena Bella, sono sicuro che avrete presto sue notizie. Volete che passi a prendervi domani?- Mi guardava dall’alto della sua statura. Era come un gigante buono.
- No grazie Jacob, mio padre manderà qualcuno. Starò con loro domani.- Lo vidi sorridere e fare un mezzo inchino.
- Bene, vi saluto. Andate a riposare non avete un bell’aspetto.- Sorrisi. Sicuramente aveva ragione.
Mi avviai. Entrando Emma mi accolse raccogliendo gli indumenti che le porgevo mentre la pregavo di prepararmi un bagno caldo. Posai lo sguardo sul ripiano della consolle: era vuoto.
Il mio cuore perse un battito: ancora nulla.
Il bagno servì a rilassarmi. Ero immersa nel silenzio e il suo viso era indelebilmente impresso nei miei occhi. Mi bastava chiuderli per vederlo in ogni più piccolo particolare.
Mi mancava da morire quel suo sorriso affascinante che sapeva illuminarmi l’anima. La sua assenza si insinuava in ogni parte di me sgretolandomi piano, piano.
Sentii le lacrime bruciare sul viso.
- Avete bisogno d’aiuto signora? - La voce di Emma giunse da dietro la porta chiusa come la mano tesa per chi sta annegando.
- No, grazie. Adesso esco.- Riluttante lasciai il calore dell’acqua.
- Ho preparato la cena. Volete mangiare qualcosa?- Era dalla mattina che non mangiavo, l’avevo dimenticato, ma ero troppo stanca.
- Solo del latte con qualche biscotto.- Emma non mi sembrò molto d’accordo, dal tono della voce.
- Bene signora ve lo porto in camera?- Non che sentissi veramente il bisogno di mangiare, ma risposi ugualmente di sì.
Mi asciugai e indossai la camicia da notte. Speravo di dormire e di poterlo sognare. Avevo bisogno di sentire la sua voce, le sue carezze.
Mi sdraiai nel letto e dal cassetto del comodino estrassi la scatola che conteneva le sue lettere. L’aprii e il profumo di lavanda mi avvolse.
Le presi in mano sciogliendo il nastro blu che le teneva legate insieme, ne cercavo una in particolare e quando la trovai sospirai piano leggendo quelle parole che ormai sapevo a memoria: “... prendi il mio amore perché lui sarà con te sempre in ogni momento l’unica certezza, lo lascio qui con il mio cuore.
Tu sarai ogni suo respiro, ogni suo battito e ti parlerà di me.
Ascoltalo nelle notti in cui la mia assenza velerà i tuoi occhi impigliando la tristezza tra le tue ciglia e questa stanza ti sembrerà fredda; nel nostro letto, dove adesso dormi, lascerò la mia impronta a scaldarti se da sola tremerai.
Quando alla fine ti sveglierai, il tempo sembrerà non essere mai passato e allora penserai di avere solo sognato perché io sarò accanto a te e ti dirò che ci sono sempre stato.
Il tempo passerà accompagnato dal soffio di queste parole sulle tue labbra che ti diranno che ti ho amata nel medesimo istante in cui ti ho guardata e riconosciuta.
Perdonami amore questo tempo fatto di dolore e attesa, ma tu non smettere di sperare che presto possa tornare da te, credilo possibile insieme a me...”
Facevo di tutto per credere che sarebbe stato così. Me lo ripetevo ogni giorno, ogni momento, anche se non serviva ad attenuare quella sofferenza data dalla sua assenza.
Mi addormentai circondata da quei fogli di carta segnati dai caratteri eleganti della sua calligrafia.
Quando mi svegliai il sole era già alto, il mio primo pensiero fu di chiedere ad Emma se fosse arrivata posta, ma lei fece cenno di no. Un altro giorno senza sue notizie. Ero sicura di non riuscire a reggere per molto, così sarei impazzita presto. Quel non sapere mi stava distruggendo.
Non ero ancora pronta quando giunse la macchina mandata da mio padre.
Era da tanto che non tornavo nella casa dei miei genitori. Entrare in quella che era stata la mia camera mi dava una strana sensazione. Davanti allo specchio, rividi passare le immagine della sera del ballo di fidanzamento di Alice, quando riluttante mi sottoponevo all’entusiasmo della mamma per quell’invito. E tra un sospiro spazientito e una esortazione a stare ferma, il risultato finale mi aveva lasciata senza parole. Potevo ancora vedere il mio abito adagiato sulla poltroncina ai piedi del letto.
Ripensai all’impressione che ebbi appena vidi la grande villa dei Masen e il mio respiro si bloccò al ricordo di quel nostro primo incontro e a come avevo frainteso il suo comportamento.
Quello era stato l’inizio della mia vita. Pochi mesi che mi sembravano anni. Passati in maniera talmente rapida da farmi credere alle volte di avere solo sognato.
Lo avevo avuto per così poco tempo! Ero consapevole che esistesse chi, in tutta la propria vita, non sarebbero mai stato amato come Edward mi amava.
La giornata passò quieta, ma percepivo l’impegno dei miei genitori nell’evitare di toccare l’argomento guerra ed Edward. Quel contegno da dover mantenere, quel dover dimostrare di essere forte, di farcela a non cedere alla disperazione mi impegnava più di quanto in realtà fossi capace di sopportare.
La giornata trascorse nel racconto delle ultime novità.
Mia madre non riusciva a credere che avessi realmente aiutato a fare venire al mondo il figlio di zia Esme.
- Non riesco a credere quanto tu sia cambiata Bella, in così poco tempo.- Potevo comprendere lo stupore della mamma del resto non lo comprendevo neanche io.
Continuai a conversare con mia madre del più e del meno, tutto fuorché di Edward.
Quando arrivò l’ora di salutarli, mio padre mi ricondusse a casa mia, mi accompagnò fino davanti alla porta e mi baciò sulla fronte prima di andare via.
- Stai bene bambina e non disperare, avrai sue notizie. So che oggi sei stata con noi ma il tuo cuore e la tua mente erano altrove.- Mi sentii arrossire.
- Scusami papà.- Sussurrai.
- Non c’è bisogno che ti scusi tesoro mio. Capisco non è facile, ma sono orgoglioso di come stai affrontando tutto.- Sospirai e sentii bruciare le lacrime in gola.
- Non so per quanto ancora papà. Sento che ogni giorno che passa senza sapere, le mie difese crollano sotto il peso dell’angoscia e della paura.- Mio padre prese le mie mani tra le sue.
- Lo so, ma possiamo solo aspettare e sperare per il meglio non ci sono altre strade. Sperare che tutto finisca al più presto.- Mi guardò negli occhi.- Sicura di voler restare da sola?- Ricambiai il suo sguardo facendo segno di si.
Entrando a casa Emma mi avvisò che Alice mi stava aspettando e che mi pregava di andare da lei.
- E’ successo qualcosa?- Domandai un po’ preoccupata.
- Che io sappia no, signora.- Rispose. Sospirai e mi apprestai a raggiungere Alice.
Quando arrivai da lei, era intenta a ricamare.
- Ciao, Bella.- La sua voce aveva riacquistato il tono di un tempo.
- Come stai?- le domandai andandole vicino.
- Ho saputo…del piccolo Thomas. Non ho parole Bella per dirti quanto sono orgogliosa di te, quanto lo siamo tutti. Sei stata fantastica. Billy lo ha raccontato alla mamma.- Distolse lo sguardo dal suo lavoro.- Oggi mentre andava a trovare la zia si è fermata qui. Ti ha cercata a casa tua, ma non ti ha trovata.- Sorrise.
- Ero andata a far visita ai miei.- Dissi piano.
- Sei incredibile signora Masen. Hai aiutato a far nascere un bambino nonché nostro cugino e ti comporti come se tu l’avessi sempre fatto.- Sentirle pronunciare quel cognome che ormai era anche il mio, come faceva Edward da quando eravamo sposati, fu come gettare del sale su di una ferita. Quelle parole bruciavano come fuoco.
- Bene.- Fece una pausa. Sicuramente aveva intuito la mia sofferenza e per alleggerire la tensione aggiunse :- Pensavo…tra qualche giorno è Natale mi piacerebbe poter festeggiare qui.- Mentre parlava continuava il suo lavoro di ricamo.- Pregherò lo zio di fare in modo che Jasper possa essere a casa, almeno per quella sera. Così potrà stare anche con Rosalie e la sua famiglia. E’ fuori discussione poter avere gli zii e il piccolo Thomas. - Sentii la sua mano scivolare sulla mia.- Sta bene Bella.- Disse interrompendo l’entusiasmo che aveva nella voce.- Lo so…lo sento, Edward sta bene.- La guardai tra le lacrime. - Lo credi davvero Alice?- Ricambiai la sua stretta.
- Ne sono certa cara. Jasper ha detto che se fosse successo qualcosa lo avremmo saputo. Quel tipo di notizie non perde tempo ad arrivare.- Un brivido mi percorse.
- Mi manca da morire.- Dissi mentre le lacrime scivolavano lungo il mio viso.
- Oh! Bella…alle volte mi sento così tremendamente a disagio per la mia felicità…- Non volevo che Alice in mia presenza si sentisse imbarazzata.
- Non devi Alice, tuo fratello non approverebbe che tu non assaporassi appieno questi istanti.- Cercai di rincuorarla.
- Sono in pena per lui e per te, ma anche immensamente felice e avrei voluto fosse tornato insieme a Jasper, le sue ferite guariranno prima o poi, non ha importanza quanto ci vorrà. Quello che conta è che per noi la guerra sia finita e avrei voluto questo anche per te e mio fratello.- Cercai di ricompormi per non farla agitare.
- Lo so tesoro.- Dissi piano.- Finirà anche per noi prima o poi.
La lasciai dopo un po’ dicendomi felice dell’idea di trascorrere da lei quel nostro primo Natale da sorelle.
I giorni passavano lenti e la mia occupazione preferita era quella di dedicarmi alle cure per zia Esme ed il piccolo Thomas.
Aveva superato la fase critica e cominciava ad acquistare peso.
Era piccolissimo, poteva stare in una mano. Tra quelle di suo padre sembrava perdersi.
Stare con loro mi faceva bene.
La zia non aveva ripreso del tutto le forze e lo zio aveva optato per una balia per il piccolo.
Ero andata a trovarli anche il giorno della vigilia per fare loro gli auguri. Mi dispiaceva che fossero da soli, ma capivo che a loro non sarebbe pesato, quello era il primo Natale che avrebbero trascorso tutti e tre insieme. Li salutai e presi tra le braccia Thomas. Era un fagottino caldo e morbido. Un bimbo tranquillo con la pelle liscia come la seta e le piccole guance tonde e colorate di rosa, segno che il latte della balia gli faceva bene.
Quella sera con mia sorpresa la zia Esme volle farmi un regalo.
- Bella, c’è una cosa che vorrei tu avessi, E’ qualcosa che custodisco gelosamente da anni. - Mi fece segno di avvicinarmi a lei.- Ti prego, cara, apri il cassetto del comò. Il primo. In fondo c’è una piccola scatola di raso bianco. Prendila e portamela, per favore.- Ubbidii. La vidi aprirla.- Questo, Bella, apparteneva ad Edward.- Mi porse il piccolo involucro.- E’ un sonaglino d’argento. Un Natale di tanti anni fa era appena un bimbetto, me lo regalò dicendomi che mi avrebbe aiutata ad avverare i miei desideri. Ora voglio lo abbia tu.- Rimasi senza parole e iniziai a piangere.
- Grazie, ma non devi privartene: lo ha dato a te.- Sorrise - Lo so, ma sa fare avverare i desideri, è giusto che lo abbia tu.- Mi accarezzò delicatamente e con dolcezza.
Quando arrivai a casa trovai mia madre ad aspettarmi.
- Tesoro, ti stavo aspettando. Tuo padre è uscito con tuo suocero non so per quale commissione e volevo farti un po’ di compagnia. Da Alice c’è un gran trambusto, sono arrivati i genitori di Jasper, è giusto che abbiano un po’ di tempo per stare da soli con il figlio. Credo rimarranno per un po’ ospiti a casa loro.- Sentivo mia madre parlare e annuivo di tanto in tanto.
Cominciai a pensare, dietro esortazione della mamma, a dedicarmi alla scelta di quello che avrei indossato, anche se non ne avevo nessuna voglia.
Quando ebbi finito di prepararmi congedai Emma, avrebbe raggiunto la sua famiglia. Indossai il cappotto e mi avviai verso casa di Alice.
Trovai tutti lì, la casa illuminata, la tavola apparecchiata. L’abete che risplendeva nel salone, il fuoco nel camino, i regali.
C’era calore, allegria, c’era amore. Inconsapevolmente mi ritrassi in un angolo quasi a voler evitare che tutta quella felicità mi sfiorasse. Non potevo gioire e non volevo che gli altri se ne accorgessero, ma una mano delicata afferrò la mia.
Elisabeth si era avvicinata senza che io me ne accorgessi. Non ci fu bisogno di parole. Fu comunque una bella festa e durante la serata Edward fu presente costantemente nei discorsi di tutti.
Fu difficile e la sua assenza divenne ancora più palpabile. Ci furono brindisi, abbracci, le battute di Emmet, i canti e l’apertura dei regali. Tutto era avvolto dalla magia unica della festa, tutto era perfetto tranne nel mio cuore dove l’assenza di lui gridava il suo nome.
Era tardi quando accompagnata dai mie tornai a casa.
Salutandoli Alice e Jasper mi fecero promettere che l’indomani sarei stata ospite da loro.
Sarebbe stata l’occasione per passare del tempo con Emmett e Rosalie.
Mi avviai lungo il vialetto ricoperto dalle neve dopo aver salutata mamma e papà. Dovevo ricordarmi di incaricare il giardiniere di spazzarla.
Sotto il portico trovai ad aspettarmi Jacob.
- Buonasera Bella.- Disse. La luce della lanterna lo illuminava.
- Buonasera Jacob!.- Risposi sorpresa.
- Come state. Avete avuto notizie di Edward?- Scossi il capo.
- Purtroppo no.- Rimase in silenzio.
- Sono venuto a salutarvi Bella parto e volevo augurarvi buon Natale. Ho finito il corso sapete?- Restai sorpresa.
- No, non lo sapevo.- Dissi.
- Sì. Vado anche io e spero di rendermi utile.- Ero senza parole. Mi dispiaceva non poter più contare su Jacob. La sua era una presenza rassicurante.
- Jacob, perché?- Ribattei affranta.
- Perché c’è bisogno di noi laggiù e in qualunque modo vada se ne potrò riportare a casa qualcuno vivo ne sarà valsa comunque la pena.- Riuscii solo a sospirare profondamente.
- Cerca di riportare anche te sano e salvo a casa.- Sorrise.
- Non temete Bella, noi abbiamo risorse infinite. La mia gente combatte da sempre, per difendersi.- Fece una pausa.- Volete che entri e vi aiuti ad accendere il fuoco?- Mi guardò aspettando una mia risposta.
- No, grazie Jacob, sei gentile, ma devo imparare a cavarmela da sola.- Sorrise.
- Bene, è così che dovete essere, determinata e coraggiosa e so che voi potete farcela. Vi ho visto all’opera.- Mi prese la mano e inchinandosi la sfiorò.
- Arrivederci, signora.- Disse.
- Arrivederci Jacob e stai attento. Auguri anche a te, buona fortuna e grazie per essere passato.- Sorrise.
- Dovere, Bella…vostro marito è un uomo fortunato.- Quasi sussurrò.- Spero possa tornare al più presto da voi.- Lo guardai.
- Lo spero anch’io.- Lo vidi scomparire nella notte mentre aveva ripreso a nevicare.
Entrai in casa. Era immersa nel silenzio e profumava dell’abete che anche se addobbato non riusciva a trasmettere lo stesso calore di quello di Alice. Passai nel salotto e rimasi ad osservarlo alla luce del camino che forse Emma aveva provveduto a lasciare acceso.
Era bello e imponente, ma solo come me. Quanto silenzio. A farmi compagnia solo lo scoppiettio del fuoco.
Sospirai stringendomi le braccia intorno.
- Dove sei...Edward?- Dissi piano chiudendo gli occhi come a volerlo riportare da me.
- Qui…accanto a te, amore mio...






Ancora grazie per preferire, seguire o soltanto leggere.
Un grazie sentito e speciale a chi ha recensito anche questa volta.


Recensione di darks [Contatta], del 30/09/2009 - 01:08PM sul capitolo 27: CAPITOLO XXVI - Firmata
Spero di averti emozionato ancora anche questa volta. Un bacio e fammi sapere come ti è sembrato questo nuovo capitolo.

Recensione di arte [Contatta], del 29/09/2009 - 06:08PM sul capitolo 27: CAPITOLO XXVI - Firmata
Grazie a te. Così mi vizi. Spero che la qualità di quello che scrivo non diminuisca. Mi dispiacerebbe deluderti. Un bacio.

Recensione di Vampire93 [Contatta], del 29/09/2009 - 02:39PM sul capitolo 27: CAPITOLO XXVI - Firmata
Sono contenta. Cosa ne dici di questo? Un Bacio.

Recensione di Luna Viola [Contatta], del 29/09/2009 - 11:12AM sul capitolo 27: CAPITOLO XXVI - Firmata
Ciao Viola grazie e benvenuta. Ti aspetto.
  
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