Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: Beliar    02/10/2009    3 recensioni
È sempre difficile comprendere i meccanismi della mente umana; è mutevole, sfuggente, incoerente persino nella stessa persona.
Per esempio, anche guardare qualcosa di un colore particolare può portarti a fare associazioni strambe ed arrivare a formulare pensieri privi di senso e inaspettati, senza poi più riuscire a tornare a monte della catena di collegamenti.
[Probabile OOC] [MattxMello]
Autrice: L i a r
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Une saison en enfer.

J'ai appelé les fléaux, pour m'étouffer avec le sable, avec le sang.
Le malheur a été mon dieu. Je me suis allongé dans la boue.
Je me suis séché à l'air du crime. Et j'ai joué de bons tours à la folie.

Ho chiamato i  flagelli per soffocarmi  con  la  sabbia, col sangue.
La sventura è stata il mio dio. Mi  sono  disteso nel fango.
Mi sono asciugato al vento del delitto. E ho giocato qualche brutto tiro alla follia.


[ Arthur Rimbaud ]







È sempre difficile comprendere i meccanismi della mente umana; è mutevole, sfuggente, incoerente persino nella stessa persona.
Per esempio, anche guardare qualcosa di un colore particolare può portarti a fare associazioni strambe ed arrivare a formulare pensieri privi di senso e inaspettati, senza poi più riuscire a tornare a monte della catena di collegamenti.
Okay, eccovi un esempio banale: ero affacciato alla finestra, nascosto in parte dalla tenda e in parte dai capelli, ed ecco che sul marciapiede passa una bimbetta con un nastro rosso nei capelli.
Rosso - sole - tramonto - letto - cuscino - Matt.
Non vi pare strano?
La psicologia mi ha sempre affascinato, da quando alla Wammy’s alla tenera età di otto anni ci accennarono l’argomento. “è fondamentale per comprendere l’uomo e, di conseguenza, è utile nel cercare di comprendere la mente deviata di un qualsivoglia criminale” Subito stuzzicò la mia curiosità e fu facile perdersi in trattati di famosi psicologi, psicoanalisti nella grande e fornita biblioteca dell’orfanotrofio.
Prima che il morbo della competizione mi appestasse – quindi prima dell’arrivo di Near – non avevo alcuna intenzione di succedere ad Elle, nonostante fossi considerato il numero uno: volevo fare lo psicologo.
Ero venuto a sapere che professionisti con un QI inferiore al mio guadagnavano milioni; io sarei stato uno dei più prestigiosi, sarei diventato ricco e avrei avuto una casa enorme, un cane e sarei vissuto col mio migliore amico.
Com’è semplice la mente di un bambino… Lo è fin troppo.
È fin troppo facile immaginare, ora, quel futuro: dopo una dura giornata di lavoro torno a casa, distrutto, e mi chiudo la porta alle spalle lasciando i problemi del mondo fuori.
Chiudo la porta e Matt è lì, che gioca con l’ultima console regalatagli da me. Perché Matt non deve lavorare se sono già io a farlo, può divertirsi e fare tutto ciò che vuole…a patto di farsi trovare a casa al mio ritorno.
Matt è mio. Mi accoglie con un sorriso e il suo sapore di nicotina. Lo abbraccio e…tutta la stanchezza scompare…
Sorrido: ero davvero convinto che sarebbe andata così, eppure…
Eppure mi sono lasciato mangiare dalla gelosia quando quel nano bianco arrivò da noi: non ero più il primo, sotto i riflettori, gli sguardi ammirati e intimiditi non erano più solo per me.
Pensavo che persino Matt si facesse distrarre dai suoi giochi per quello, quando era il mio migliore amico!
Ero ingenuo; ovviamente non ha avuto mai occhi che per me, ma quando me ne sono accorto era troppo tardi, la malattia troppo radicata per essere ignorata.
E così ho sprecato la mia vita cercando di raggiungere qualcosa che non avevo mai desiderato, e che non desidero tuttora.
Ma posso solo andare avanti, perché è quello che tutti si aspettano da me, perché Mello vuole vendetta, vuole battere Near e diventare il secondo Elle.
Guardo distrattamente il mio riflesso passando davanti lo specchio; è strano per me avere rimpianti e rivangare nel passato, ponendomi se e ma…
Dev’essere che la tensione comincia a farsi sentire, a pochi giorni dalla propria esecuzione.
Sorrido amaro individuando la figura sgraziatamente buttata sul divano del mio coinquilino e mi ci siedo vicino.
Lo abbraccio (ancora un comportamento strano, non cerco mai contatti fisici al di fuori del letto) e premo la fronte contro la sua scapola.
Lui rimane fermo per un po’, forse cercando di capire le mie intenzioni, poi inizia a carezzarmi i capelli; sento distintamente ogni polpastrello intrecciarsi alle ciocche bionde. Conosco le sue mani e la sua bocca e il suo volto e il suo corpo alla perfezione e nonostante tutto sento il bisogno pressante di guardarlo ancora e ancora, come se fosse una cosa nuova.
Capita così che guardando le sue labbra mi diviene impossibile non baciarle, e capita così che mi avvinghio a lui con un impeto che sfiora l’isteria, le mie mani lo pretendono con un desiderio che sfocia nella follia; la mia bocca ansima in un sussurro che vorrebbe diventare un urlo.
Basta!Voglio smetterla!Voglio tornare indietro!Volevo solo poter…
Matt mi prende delicatamente le spalle e mi allontana un po’, per prendere fiato e per guardarmi in volto.
“Cos’hai?”
Volevo solo poter rimanere così per tutto il tempo che potevo, volevo solo poter…
Sto tremando, sono senza forze e vorrei averne per stringere più forte, anche solo un po’…
“Niente.”  la voce non è secca e autoritaria come speravo, ma tremula e dimessa.
Volevo solo poter possedere ciò che amo e volevo solo…
Mi guarda, mi osserva e il suo sguardo si rabbuia, stringe la mia spalla forte, facendomi male – anche se lo percepisco appena, perso come sono nel suo sguardo.
“Mello. Io ti amo, capisci?!”
Distolgo lo sguardo socchiudendo gli occhi. Annuisco secco fissando una piega della sua maglietta, come se mi stessi rivolgendo a lei.
Rilassa il volto e mi spinge di nuovo verso il suo petto, mi stringe, sussurra, mi sfiora, mi culla.
Anch’io, dice il mio cervello, anch’io e sono sempre più stronzo perché non posso (o riesco) a dirlo.
Perché mi comporto così?! Stringo i denti per smettere di fremere, scosto il busto dal petto di Matt e lo guardo negli occhi, cercando di recuperare la mia espressione maliziosa consunta.
“Lo so.” Gli mormoro, correndo sulla sua guancia con le dita per poi scendere sul suo braccio, ma non lo inganno.
Abbozza un sorriso ma continua a fissarmi in modo apprensivo; torno a baciarlo con lentezza, adesso.
Non posso più tornare indietro ormai, mi ripeto. È così che deve andare, e l’ho scelto io e io soltanto.
L’amarezza di ciò che mi sono negato devo affogarla prima che possa sopraffarmi, altrimenti…
Altrimenti sarebbe troppo facile gettare la spugna ed immergermi completamente nel profumo della nicotina.
Volevo solo amarti così, così, piano, senza soffrire, senza morirne.
















Sclero dell'autrice: ho cercato di mettere on-line questa storia già ieri sera ma non so perche EFP non l'ha pubblicata.
O forse ho sbagliato io qualcosa visto che andavo di fretta, non so.
Comunque.
Questa shot è abbastanza schifosa e inutile, quindi me la dedico. E' una specie di sfogo e visto che fa cagare non posso dedicarla a nessun altro.
Ho comprato una raccolta di racconti e poesie di Rimbaud, ed ecco spiegata la citazione sopra, e il titolo della fic e del capitolo. Pensavo ci stessero bene ò___ò
N.B.:Mai più scrivere dal punto di vista di Mello.
See ya <3

L i a r
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Beliar