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Autore: Emanuel    02/10/2009    0 recensioni
Ammetto che il titolo l'ho inventato in 5 minuti, ma mi pare lo stesso bello, no?
La storia è ambientata nel 2098, ma è narrata da un ragazzo dell'anno 2128.
Egli ne viene a conoscenza poco prima, e raggiunta la somma di 45 milioni di Ter, per viaggiare nel tempo, torna indietro fino al 2009, per narrare alle persone del tempo le vicende della donna che cambierà la storia dell'umanità, a suo rischo e pericolo, perchè facendolo infrangerà una legge dei viaggi nel tempo.
Questa è la storia del primo viaggio nel tempo mai realizzato.
Genere: Romantico, Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24 marzo 2024.
Hellen Wayton, futura viaggiatrice del tempo, era una professoressa di medicina e dottoressa, di 21 anni.
Si era appena laureata all'università e aveva già trovato un lavoro all'ospedale della sua città.
Com'era fatta? Beh, non so molto su di lei.
So di per certo che portava dei lunghi capelli castani chiaro, molto chiaro, alla luce del sole parevano addirittura biondi; aveva gli occhi blu, e un fisico piuttosto snello, non era però molto alta, anzi, era il suo difetto principale, era poco più alta di un metro e sessanta. Era senza dubbio una bella ragazza, ma aveva molti problemi.
Era povera, era nata in una famiglia con pochi soldi, talmente pochi da non potersi comprare una macchina volante, era una delle poche famiglie rimaste ancora con le macchine da terra, una di quelle antichissime macchine, una BMW.
Durante le situazioni difficili l'ansia la assaliva, non sapeva gestire le emozioni, e, durante un'operazione importante, spostò un nervo in un posto sbagliato, e svegliò l'operato. Il paziente morì di dolore pochi istanti dopo.
Dopo quella situazione Hellen non si riprese più, la gente del posto la guardava male, si era chiusa in casa, si sentiva una fallita.
Per carità, era brava, solamente si emozionava troppo. E da quel giorno smise di essere una dottoressa.
I giorni passavano ed Hellen continuava a rimanere chiusa in casa, ormai aveva paura della gente, era rimasta traumatizzata da ciò che era successo.
Un giorno però si svegliò di buonumore, e guardò fuori dalla finestra.
- Non posso rimanere così per sempre. Nella vita capita di fare degli errori! E anche se il mio è stato grave, devo riprendermi e rimediare a ciò che è successo... -
Hellen si diresse verso il bagno, prese le forbici, e tagliò i suoi lunghi capelli, fino a farli arrivare a malapena alle spalle; poi si legò i capelli in una piccola coda dietro, era irriconoscibile.
Infine prese le chiavi, il cellulare, il portafogli e uscì di casa.
Fortunatamente, come sperava lei, nessuno la riconobbe, si decise quindi a godersi l'aria fresca che non sentiva da tempo nei suoi polmoni, e a camminare tranquilla: nel suo profondo però, continuava a essere triste, a credere che non avrebbe combinato più niente nella vita.
In piazza notò qualcosa di strano: molta gente era riunita, quasi in cerchio, intorno a un palchetto.
C'erano poche persone sopra di esso, e dietro di loro un enorme cartellono con il logo della NASA.
- Cosa staranno facendo? -
Hellen si avvicinò curiosa, facendosi spazio tra la folla.
- Signore e signori! Siamo riusciti finalmente a raggiungere un traguardo a cui l'intera umanità ambiva da tempo! Siamo riusciti a creare la macchina del tempo! - disse una delle persone sul palco.
Tuttavia il pubblico non era molto sorpreso, si sapeva già da un po' di tempo, ma Hellen rimase sbalordita: lei non usciva di casa da pareccio tempo e non aveva sentito questa notizia, ormai in circolazione da più di due settimane.
- Manca solo l'ultima cosa da fare, gente! Provarla! Chi vuole entrare nella storia? Chi vuole essere stimato da tutti come il primo viaggiatore del tempo? -
Hellen guardò scettica l'uomo che stava parlando.
- Che sciocchezza. Non si offrirà mai nessuno per una cosa talmente pericolosa. - disse la ragazza fra sè e sè.
Hellen fece per andarsene, ma dopo pochi passi si bloccò e ripensò alle parole dell'uomo. - Però... -
La ragazza stava riflettendo. E se fosse stata la sua unica opportunità? L'unica opportunità per farsi perdonare dalla gente.
Era rischioso, è vero, ma qualcosa le diceva che non avrebbe avuto altre occasioni. Era un prendere o lasciare.
Si girò nuovamente verso il palchetto, fece qualche passo avanti, alzò la mano e urlò: - Io! - Improvvisamente tutte le persone si girarono verso di lei. Tutte.
Il signore sul palco rimase per un attimo sorpreso, ma poi sorrise. - Sul serio, bella signorina? -
- Sì. -
La voce di Hellen tremava. Sapeva già a cosa stava andando incontro. Tra il pubblico qualche persona cominciava a riconoscerla. - Ma quella non è quella dottoressa che ha fallito l'intervento? - mormoravano alcuni. Hellen subitò si rattristò sentendo queste parole, e pensava che la gente l'avrebbe insultata di nuovo. Ma accadde qualcosa che non aveva previsto!
Tutto il pubblico si mise a gridare, e si distinguevano solo poche frasi. - Vai Hellen! Fagli vedere chi sei! Sei l'orgoglio della nostra città! - Hellen arrossì e si guardò intorno.
Davvero le stavano dicendo quello? Non ce l'avevano con lei?
L'uomo, tutto contento, scese dal palco e diede un biglietto a Hellen.
- Si presenti qui alle 14.00. Le spiegheremo tutto. Ha un coraggio da vendere, signorina. Ne vada fiera! -
Dopodichè, l'uomo e i suoi colleghi se ne andarono, e nella piazza le varie persone, molte delle quali dopo aver fatto i complimenti a Hellen, si dileguarono.
Quando Hellen tornò a casa decise di non dire niente ai genitori.
- Hellen! Dov'eri stata? - disse sua madre, preoccupata.
- Da nessuna parte, ho fatto solo un giro, tranquilla. Ero stanca di stare in casa. -
- Hai tagliato i capelli perchè nessuno ti riconoscesse? -
- Già, e così è stato. Per fortuna. -
Era la prima volta che mentiva così spudoratamente a sua madre, ma non voleva che sapesse di questa sua futura impresa. Sicuramente non l'avrebbe lasciata partire, e la gente cosa avrebbe pensato di lei? Che fosse solo una bugiarda. E codarda. No. Ormai aveva deciso di partire e non poteva tirarsi indietro.
Erano le 10.20. Hellen guardò sua madre, un po' triste, pensando a cosa sarebbe accaduto dopo, se l'avrebbe rivista ancora.
- Sono un po' stanca, mamma, vado in camera, credo che più tardi mangerò un boccone fuori iniziate pure senza di me. -
- Come vuoi, tesoro. - La madre della ragazza si allontanò verso la cucina.
Hellen salì le scale che portavano alla sua camera, e si preparò uno zaino.
Dentro ci mise prima di tutto una cassetta del pronto intervento. Fu la prima cosa che pensò. Dopodichè aggiunse una bottiglietta d'acqua e il suo computer portatile.
Il tempo rimanente lo passò seduta per terra, appoggiata al muro, a pensare. E pensare. E pensare. Pensava a tutto ciò che sarebbe potuto succedere in caso di insuccesso del viaggio.
Erano più i contro che i pro che si accumulavano nella sua mente. Per un attimo pensò di non partire più, ma scrollando la testa si decise e, alle 13.20, uscì dalla finestra, si diresse verso la macchina silenziosamente e mise in moto, sempre assicurandosi che nessuno l'avesse notata.
Partì per la destinazione scritta sul biglietto consegnatogli dall'uomo della NASA, che era la sede di essa (futura sede della MTN).
Hellen arrivò a destinazione in circa mezz'ora.
Subito un uomo vestito in modo molto elegante la accolse a braccia aperte.
- Buongiorno! Tu devi essere Hellen Wayton, giusto? -
- Esattamente. - Rispose in tono gentile, Hellen.
- Prima di tutto devo chiederti una cosa. - Le disse, invitandola ad accomodarsi dentro. Era tutto gigantesco, macchinari strani, navicelle spaziali...
- Sei davvero sicura di volerlo fare? Sai che potrebbero esserci problemi irreparabili vero? - Hellen esitò per circa 30 secondi, ma poi rispose: - Lo so. -
- Bene - rispose l'uomo. - Allora mi presento. Io sono Charles Bolden. L'amministratore di questa società. Innanzitutto ti faccio i miei complimenti. Sei una ragazza coraggiosa. - - Grazie. - Si limitò a rispondere.
- Vieni, ti illustro ciò che dovrai fare. -
Charles si diresse verso un macchinario enorme. Dietro di esso c'era una grande vetrata, che si affacciava su uno strano veicolo rotondo, posto su una mono-rotaia.
- Quella è la macchina del tempo. - Aggiunse. - E' in grado di raggiungere i 300'000 chilometri orari in due secondi e tre decimi esatti. Non dovrai far molto. Dovrai solo sederti all'interno della vettura e partirai. Viaggerai più volte intorno alla Terra in senso antiorario, così da andare nel futuro. Già, abbiamo deciso di non mandarti nel passato, perchè potresti provocare paradossi temporali, come la non esistenza della macchina del tempo. Sarebbe un guaio. Invece nel futuro non c'è questo rischio. -
- Capisco. - Disse, con voce impaurita, Hellen.
- Se sei pronta, possiamo partire anche adesso. -
- S-sì.. -
- Comprendo il tuo nervosismo, ma stai tranquilla, andrà tutto bene, per ogni problema ci saremo qui noi che controlliamo tutto dal nostro computer. Non temere. - Queste parole non consolavano Hellen più di tanto.
- Va bene, sono pronta. -
- Non sappiamo in che tempo finirai, ma approssimativamente dovresti finire nel 2104... avanti di 80 anni. ma il carburante potrebbe finire prima. Non possiamo prevederlo. - Ok. Solo... -
Charles, che si stava già dirigendo verso il computer, si fermò e si girò. - Uh? -
- Non ho detto ai miei genitori di questo mio viaggio. Se qualcosa dovesse andare storto, potreste avvisarli voi? -
L'uomo sorrise.
- Lo ribadisco, sei coraggiosissima. Ok, se sei pronta vai pure all'interno dell'abitacolo... - Hellen uscì dalla stanza, e si diresse verso la mono-rotaia. Poi aprì la porta del piccolo veicolo e vi entrò dentro. Aveva molta paura. Non c'erano molti pulsanti. C'era un display con tre numeri, che indicavano rispettivamente giorno, mese e anno. Poi dei pulsanti di sos, un pulsante di stop di emergenza e un pulsante di accensione.
Dentro il veicolo c'era un altoparlante attraverso il quale Charles le comunicava la situazione.
- Non premere niente. Penseremo a tutto noi. Dovresti capitare nel 24 marzo 2104, in questo preciso punto. Buon viaggio. -
Hellen deglutì nervosamente.
Dall'altoparlante si sentiva la voce di Charles.
- Cinque... Quattro... Tre... Due... Uno... Partenza! -
Subito Hellen sentì un rumore assordante, i duecentocinquanta propulsori dell'abitacolo stavano emettendo potenti fiamme ossidanti, e quest'ultimo fece un'accelerazione improvvisa.
Hellen fissava il contachilometri.
- 100'000... 150'000... 240'000...... 300'000! -
La lancetta non si muoveva più.
Intorno all'abitacolo si fece tutto nero.
Ora il contatore della data stava mutando. Era arrivato al 29 dicembre 2057, e stava girando ancora velocemente.
Hellen fissava impaurita ciò che la circondava, e le scese una lacrima, nonostante tutto stesse andando per il verso giusto, finora.



Ecco che inizia la storia! Andrà tutto bene? Tutto per il verso giusto? E cosa succederà appena Hellen metterà piede fuori dall'abitacolo?
Appuntamento al prossimo capitolo: "Il primo giorno di lavoro di Excel"!
  
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