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Autore: Sognatrice85    02/10/2009    3 recensioni
Ciao a tutti, come molti di voi sono rimasta affascinata dalla storia d'amore tra Edward e Bella...è da tempo che provo a scrivere questa song-fiction ed è molto complicato...è qualcosa di più grande di me, ma voglio condividerla con voi. Probabilmente non vi piacerà e non vi biasmo...ma sono pronta a tutto...nella vita bisogna sempre tentare. Ci sarà sempre una canzone ad accompagnare i vari capitoli che sono strutturati secondo i punti di vista dei protagonisti. La storia è ancora in costruzione, mi sono interrotta molte volte, perchè avevo difficoltà a scriverla... Mi auguro che possa interessarvi almeno un minimo. Ovviamente si sa, i personaggi sono di proprietà della Meyer, io ho provato a dare una mia versione di New Moon...e sottolineo che non sono una scrittrice, ma una dilettante. Mi emoziona scrivere, mi sento viva nel farlo, ma non mi definisco granchè... Beh ora vi lascio al capitolo...baci... Ps: se potete ascoltate questa canzone nella lettura del primo capitolo http://www.youtube.com/watch?v=AiRzE5GHF0w SOSPESA
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A casa Cullen

Salve a tutti,
mi anticipo con la pubblicazione perché domani non ci sarò, sarò fuori per un matrimonio…uff che noia >.<, non ho proprio voglia. Ultimamente mi sento parecchio spossata…
Ringrazio vivamente chi mi legge o chi mi commenta, sono sempre felicissima di leggere le vostre recensioni, grazie di cuore…
Scusate se non mi soffermo a ringraziarvi una per una, ma oggi proprio non mi riesce di essere lucida…perdonatemi. Spero mi leggiate e mi commentiate…
Bacio a tutti e buona lettura.

Ps: vi lascio il link della canzone http://www.youtube.com/watch?v=ngAT4KFYy5E

Bella

Ferma, immobile come una statua ero rimasta allibita da quella scena…le mie mani abbracciavano l’aria…perché quello era stato: una visione fatta d’aria…o forse no…
Eppure ero certa di aver accarezzato un volto marmoreo, freddo e l’adrenalina che mi aveva provocato, mi aveva fatto girare la testa. No, era lui…era Edward…e se ne stava fuori la mia finestra, ancora una volta. Chiusi gli occhi, continuando a piangere, mi poggiai con le mani al davanzale e gridai “Edwarddddddddddddddddddddd!!!!!!!!!” mi chinai su me stessa “Ti prego ritorna…ritorna da me” e la ferita si riaprì pulsando maledettamente contro il mio petto…

 

“Passerotto non andare via
nei tuoi occhi il sole muore giù
scusa se la colpa è un poco mia
se non so tenerti ancora qua.”

 

Infondo l’avevo sempre saputo, non potevo fare a meno di lui, era una droga per me e lui lo sapeva…ma perché era tornato così nella mia vita? Voleva sparire e che sparisse allora! Io non potevo più farmi così male…gettai per l’aria i cd riposti con cura sulla scrivania e mi fiondai sul letto a piangere…
Come avrei fatto a vederlo tutti i giorni al college? Come potevo resistere all’impulso di corrergli incontro e stringerlo tra le mie braccia talmente forte, da fargli capire che lo amavo e che non volevo dividerlo con nessuno…

 

“ma cosa è stato di un amore
che asciugava il mare
che voleva vivere
volare
che toglieva il fiato
ed è ferito ormai
non andar via
ti prego”

 

Cosa era stato del tempo trascorso insieme? Dei nostri sentimenti bisbigliati in silenzio tra un bacio e l’altro, nello spazio immenso della nostra radura? Avevo promesso, ci avevo provato, ma ogni tentativo era stato vano, come potevo credere di farcela a cancellare il primo e l’unico grande amore della mia vita? Edward era la mia ragione di vita…

 

“passerotto non andare via
senza i tuoi capricci che farò
ogni cosa basta che sia tua
con il cuore a pezzi cercherò
ma cosa S stato di quel tempo
che sfidava il vento
che faceva fremere
gridare
contro il cielo
non lasciarmi solo no...
non andar via
non andar via”

 

Ma dentro sapevo perfettamente che nulla sarebbe tornato come prima e che ora dovevo concentrarmi sul mio futuro. Dovevo darmi una possibilità, cogliendo al volo l’occasione di ritrovarmi accanto una persona che mi amava sul serio: Jake.
Ripensai a lui, mentre mi dondolavo accucciata sul letto…io gli volevo un gran bene, sarebbe diventato amore se non ci fosse stato un sentimento più forte a bloccarmi.
Lentamente ripresi possesso delle mie facoltà e mi alzai dal letto, mi accostai nuovamente alla finestra e ricacciai subito indietro le lacrime…

 

“senza te
morirei
senza te
scoppierei
senza te
brucerei
tutti i sogni miei
solo senza di te
che farei
senza te
senza te
senza te”

 

Sbuffai esausta…aveva ripreso a piovere, il tutto si omologava perfettamente al mio stato d’animo e odiavo ciò. Forse una giornata di sole mi avrebbe aiutata…
Ma non mi persi d’animo, io volevo affrontare Edward, ormai avevo deciso; doveva darmi spiegazioni, ne avevo il sacrosanto diritto. Ero stanca di giocare.
Afferrai l’impermeabile e corsi fuori…mi guardai intorno impaurita…da che parte dovevo andare?
Lo squillare del cellulare mi ridestò, sperai con tutto il cuore che non fosse Jake, ma quando vidi il nome sobbalzai “A-A-Alice” dissi tremando “Bella!” trillò con voce cristallina “Noi viviamo ad un’ora dal tuo appartamento. Prendi il pick up, percorri la prima strada a destra, va sempre dritto, non puoi sbagliarti. La nostra casa è infondo al bosco” “Gra-grazie, ma…” “Niente ma. Sono felice che tu abbia finalmente deciso a fare il primo passo. Fa presto! Sto cercando di non far capire ad Edward che ho visto te venire qua!” attaccò, lasciandomi imbambolata. Alice come sempre aveva visto tutto. Sorrisi e scossi la testa, montai sul pick up e facendo leva su tutto il coraggio in corpo, l’accessi e mi diressi verso casa sua…
La pioggia cadeva fitta, il bosco diveniva sempre più buio ed io faticavo a farmi spazio tra il selciato bagnato, quando ormai credevo di aver sbagliato strada, intravidi tra gli alberi una casa enorme. Il cuore mi balzò in gola e le mani cominciarono a tremare…tutti i discorsi che avevo pensato di fargli, scomparvero all’istante. Tutte le parole che conoscevo erano andate a farsi benedire. Cosa gli avrei detto?
Scesi dall’auto e mi incamminai verso la piccola rampa di scale che portava alla porta d’ingresso. Mi fermai ad osservare la struttura: imponente e bellissima come quella di Forks, sicuramente era stata Esme a progettarla. Sorrisi al ricordo di quella donna che mi aveva accolto in casa sua come una figlia. Quando riabbassai lo sguardo verso la porta, notai una figura poggiata allo stipite: aveva le braccia conserte, le gambe divaricate e leggermente incrociate, la testa bassa. Lo vidi sobbalzare, alzò gli occhi e incrociò i miei…spalancai le palpebre: Edward era lì, tutto bagnato e sembrava aspettasse qualcuno…
Ferma lo fissai, tolsi il cappuccio e lasciai che la pioggia mi inumidisse…non facemmo che guardarci…ed io sperai che tutto quello potesse presagire qualcosa di positivo. Il cuore batteva troppo forte, temevo potesse esplodermi nel petto da un momento all’altro…mossi i primi passi e uno alla volta salii gli scalini che mi portavano da lui…
Ora gli ero davanti, potevo sentire il suo respiro freddo su di me, non aveva modificato la sua postura, ma i suoi occhi erano immersi completamente nei miei, con un gesto velocissimo, ci ritrovammo abbracciati, non sapevo come, né perché, ma fu la cosa più naturale del mondo…e così ci ritrovammo fusi, come oro colato, in un solo corpo…rapida in me, si fece spazio la sensazione che il tempo non fosse, in realtà, mai trascorso…

 

“sabato pian piano se ne va
passerotto ma che senso ha
non ti ricordi
migravamo come due gabbiani
ci amavamo
e le tue mani
da tenere, da scaldare
passerotto no
non andar via
non andar via”

 

   
 
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