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Autore: LyliRose    04/10/2009    1 recensioni
Ale è una come tante, questo prima di incontrare un misterioso ragazzo dai profondi occhi ambrati che le cambierà la vita... Fan fiction in rigoroso stile Meyer che incorpora tutti i personaggi della saga senza stravolgere nulla, non posso dire nient'altro! :-)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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8.   Forks

<< Che c’è? Che hai fatto?>> chiese Jake.

Che avevo fatto?Non lo sapevo, mi ero appena svegliata madida di sudore e impaurita e non sapevo il perché, poi mi venne in mente il sogno…

<< Oh!!>> fece Jake.

Mi resi conto che mi aveva preso la mano per capire cosa stessi pensando, non mi piaceva essere un libro aperto, dovevo imparare a controllare quel potere come facevo una volta.

<< Non ti preoccupare per i succhiasangue italiani Nessie, vedrai che il mio branco e quello di Sam riusciranno  a risolvere tutto una volta tornati a Forks.

Già, Forks, fino alla sera prima non vedevo l’ora di tornare per organizzare il matrimonio, ora invece ne ero quasi impaurita, e se i volturi fossero stati lì ad aspettarci?

<< Magari!Sono parecchi anni che non combatto più con un vampiro coi cazzi e contro cazzi!>> disse Jacob leggendomi il pensiero attraverso quella maledetta mano.

Tolsi  immediatamente il contatto tra noi.

<< NO!Tu non combatterai contro nessun vampiro signorino!Non ho intenzione di perderti!>>

<< Tale quale a sua madre!>> disse.

Mi alzai per farmi una doccia, sotto l ‘acqua calda cominciai a pensare all’idea che Jake, il MIO Jake, combattesse con i volturi, mi venne un brivido e mi uscii un gemito.

<< Ci stai ancora pensando Nessie vero?>> Sobbalzai, era entrato anche lui in bagno, possibile che non l’avessi sentito? Faceva la barba tranquillamente.

<< Io.. beh sì!Ma tu come?>>

<< Non ho  bisogno del tuo potere per leggerti in testa! Ricordati che sono stato con te per ben 27 anni, ti ho cresciuta e…>>

<< No Jake, io l’ho cresciuta!>> Mia mamma era entrata in bagno, anche lei, dov’era la privacy in questa casa?

<< Ciao Tesoro! Mi disse porgendomi l’asciugamano, t ho portato un paio dei miei jeans per il viaggio e una mia felpa, la zia sta facendo le valigie e mi ha ordinato di dirti che questo è quello che metterai per il viaggio.>>

Bella famigliola pensai niente privacy e nessun diritto neppure sui vestiti da mettersi la mattina.

<< Come ti capisco!>> disse una voce proveniente dal corridoio << Pensa che io ho un secolo e mezzo e mia sorella ancora mi sceglie i vestiti come ad un bambino che deve fare la comunione! Abituati figlia mia>>.

La voce era di papà dedussi, probabilmente stava passando di lì e mi aveva “Sentita” lamentarmi.

Jake e mamma uscirono litigando, a lui non era andata molto a genio la sua irruzione in bagno mentre faceva la barba in slip.

<< OH Jake ti prego! Non molti anni fa ci fu un momento in cui avresti sognato di essere in slip di fronte a me!>> disse mamma ridacchiando.

Un ringhio feroce arrivò dal corridoio, papà era ancora lì.

<< Sì Bella ma sono passati vent’anni e se permetti sono cambiate molte cose!>> rispose Jake in imbarazzo.

Quella piccola scena di quotidianità mi fece tenerezza e per tutta la giornata dimenticai i timori dovuti al mio sogno.

Il viaggio non fu lungo, arrivammo all’aeroporto di Seattle in poche ore.

Di lì ci sarebbero venuti a prendere nonno Charlie e Seth Clearwater , ero curiosa di vedere i loro cambiamenti, soprattutto quelli del nonno che erano vent’anni che non vedevo più.

Mamma gli aveva raccontato tutto di me e di loro e col passare del tempo ci aveva fatto l’abitudine, gli dissero che per proteggermi mi avevano mandata in Italia e che ora ero tornata.

Arrivati all’aeroporto vedemmo un signore anziano ma dall’aspetto giovanile e un enorme ragazzone di due metri che ci aspettavano agli arrivi.

Erano loro, senza alcun dubbio!

Nonno Charlie ci vide e si sbracciò per farsi notare, gli andai incontro, e lo abbracciai.

<< Ciao Nonno! Quanto tempo!>>

Era sempre il Charlie di sempre, ruga più, ruga meno!

<< Caspita Nessie ero abituato alla bellezza sconvolgente di tua mamma ma alla tua proprio no! Sei fantastica!>>

Mamma e papà durante la nostra permanenza in Italia tornavano spesso a Forks per il Weekend per restare in contatto con Nonno Carlisle e per rassicurare tutti, anche Charlie e Sue, del mio stato di salute.

<< Grazie nonno!>> dissi.

 Mi voltai per salutare Seth, era un ragazzone moro e muscoloso, niente a che vedere col mio ultimo ricordo di lui, allora aveva le fattezze da bambino!

<< Ciao Seth>> dissi << Sono Nessie, ti ricordi di me?>>

<< Beh, direi di sì! Ciao bellezza!>>

All’improvviso sentii uno schiocco e vidi la testa di Seth spostarsi in avanti, dedussi che aveva ottenuto uno scappellotto a velocità non umana.

<< Non ci provare, nonostante l’assenza, ora che sono tornato, il capo sono io e lei è MIA!>>

La voce di Jake era poco più di un soffio, assomigliava molto ad un ringhio.

<< Ciao Capo!Ben tornato!Ahi!Mi hai fatto male però!>>

Mi stupii nel vedere con quale naturalezza Seth abbracciava la mia famiglia di vampiri, infondo erano nemici giurati no?

Presi la mano a Jake e chiesi dov’era Leah.

Lui si limitò ad indicare un punto fuori dalle enormi vetrate, probabilmente era là fuori, mamma aveva detto che non era mai stata molto socievole, neppure ora che era finalmente fidanzata.

Jake infatti mi aveva raccontato che aveva avuto l’imprinting pochi anni dopo la mia partenza per l’Italia, naturalmente lui era ancora un bambino all’epoca, ma ora doveva avere più o meno la mia età umana, cioè 21 anni.

<< Leah è un po’ troppo vecchia per lui e se ne rende conto, anche se dimostra vent’anni  ha passato i quaranta!E’ per questo che è acida con tutti, pensa che la vita sia stata ingiusta con lei!>>

Aveva detto Jake ridendo in quell’occasione.

Fu proprio allora che mi venne in mente l’idea del matrimonio, feci due conti, Jake  aveva 17 anni quando io nacqui, quindi 24 quando io fui trasformata in mortale, ora ne aveva 45… ed io …  ventotto, era proprio ora di sistemarsi sì!

Finiti gli abbracci ci dirigemmo alle macchine, Io, Mamma, papà e Jake salimmo in macchina col nonno, o almeno ci provammo, ma jake non riuscì ad entrare in macchina, neanche nel posto anteriore così sconsolato disse che avrebbe fatto una corsetta assieme a Leah e ci avrebbe aspettato a Forks.

Mi baciò e mi disse

<< Ciao piccola, non ti preoccupare tra poco saremo a casa>> così dicendo scomparve.

Papà quindi si mise davanti con nonno Charlie e fece tutto il viaggio con lo sguardo di chi è sotto tortura, nonno faceva sì e no i settanta, papà era abituato ad altre velocità alla guida.

Finalmente, dopo qualche ora di viaggio e dopo essere stati sorpassati quasi subito da Seth e gli altri che ci guardavano divertiti, arrivammo a Forks.

Nonno stette bene attento a non entrare in città, nessuno doveva vederci, il fatto che papà e mamma dopo vent’anni fossero rimasti come due diciassettenni avrebbe creato qualche timore.

Nella statale prese una stradina quasi invisibile che si dirigeva in mezzo al bosco, dopo pochi minuti scorgemmo la sagoma della grande casa bianca.

La sua vista fu come un flash Back a colori, mi resi subito conto che non era cambiata affatto durante la mia assenza, la grande casa emanava sempre quella sensazione di sicurezza.

Chissa se…

Tesi la mano verso il viso della mamma e posi la mia domanda

<< Certo che c’è ancora casa nostra sciocchina!Avrà bisogno di una spolverata ma per il resto è sempre tutto come una volta>>

Entrammo in casa, c’erano già tutti, tranne la persona che volevo vedere di più al mondo…Jake.

Avevo pensato a lui tutto il viaggio, gli ultimi giorni li avevo passati ogni secondo con il mio immenso lupo, ora non potevo più farne a meno e mi chiesi come avessi fatto quando ero ancora interamente umana.

Tutti gli avvenimenti repentini degli ultimi giorno non mi avevano dato il tempo di stare con lui come avrei veramente voluto. Mi riproposi di sbraciarlo fortissimo al suo ritorno.

Mentre guardavo Esme, Rose e Alice sistemare la grande casa il mio cellulare suonò.

Era Jake.

<< Ciao piccola, puoi chiedere ai tuoi se stasera possono organizzare una cena per la rimpatriata? Penso farà piacere  a tutti noi ritrovarci dopo tanto tempo.>> disse.

Sebbene la richiesta mi sembrasse strana accettai, ancor prima che finissi di dirlo zia Alice era al mio fianco e saltellava come una bambina eccitata all’idea di poter organizzare qualcosa.

Mi chiese il telefono e a malincuore glielo passai.

<< Quanti della vostra stirpe hai intenzione di invitare Cane?>>

Una pausa.

<< Benissimo!>>

Un’altra pausa.

<< Certo, certo!>>

<< Con chi credi di parlare con una novellina?>>

<< Non c’è problema, nessuno di noi ha problemi con la temperatura potemmo farlo fuori.>>

<< Mh, hai ragione, comunque non ti preoccupare, qualcosa m’invento. Ciao.>>

Mi ripassò il telefono.

<< Quando torni da me?>> chiesi a Jake.

<< Presto tesoro, prima di cena lo prometto, prima però devo fare delle commissioni e organizzare delle cose, non ti preoccupare mio padre smania per rivederti quindi saremo i primi ad arrivare stasera!>> disse.

Suo padre? O cazzo … non ero assolutamente presentabile e non sapevo che impressione avrei fatto a Billy, il mio… futuro suocero!

<< Tesoro? Sei ancora lì?>> chiese Jake.

<< Mmh? Ah, sì sono qui! Ti volevo dire che mi manchi già tanto lupetto mio!>>

<< Anche tu tesoro!>> rispose << Adesso però ti devo salutare, ho degli impegni con il … ehm … il branco ciao! Ti amo!>>

<< Anch’io! Ciao!>>

Chiusa la telefonata rientrai in casa e vidi zia Alice intenta a dare ordini ad ogni membro della casa, chissà se avrebbe potuto fare a meno di me? Avevo bisogno di una doccia e dovevo fare una cosa che ritanevo molto importante.

<< Vai pure Nessie!>> disse zia Alice che sicuramente aveva visto le mie intenzioni.

<< Dove vai cara?>> disse la mamma.

<< A fare una doccia e a riposare un po’, il viaggio mi ha stancato molto>> dissi. Era una mezza verità, ma per ora poteva andare … non avrei voluto rovinarle la sorpresa.

<< Ah certo vai pure!>> mi disse.

Uscendo pregai mentalmente papà di non rivelarle i miei piani, non ci fu bisogno che mi girassi a controllare, sapevo che da bravo gentiluomo non l’avrebbe mai fatto.

Finsi di salire la grande scalinata per farmi una doccia, in realtà saltai dalla finestra e cercai di dirigermi più silenziosamente possibile verso la mia meta, la doccia avrebbe dovuto aspettare e anche il riposo.

   
 
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