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Autore: Cassie chan    04/10/2009    12 recensioni
ATTENZIONE: non tiene conto degli eventi del settimo libro...!!Sono passati alcuni anni dalla fine della guerra, ed Hermione Jane Granger vive estromessa dal suo mondo, quello della magia, a causa di una condanna ricevuta tempo prima. Fidanzata delusa, disoccupata cronica, cinica perenne, Hermione ormai dispera dell'arrivo del principe azzurro. Ma quando arriva, non è facile riconoscerlo nelle fattezze affascinanti ma DECISAMENTE irritanti di Draco Lucius Malfoy, specie se babbano anche lui... ma la vita è decisamente strana e può anche capitare che ci si imbatta in una piccola fiaba, proprio quando si credeva di vivere in un incubo...:) PUBBLICAZIONE CAPITOLO 51 : 14 LUGLIO 2020
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Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Lavanda Brown, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE "HAVE A LITTLE FAIRY TALE" SAGA. ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 16 – Artemis and Selen

Capitolo 16 – Artemis and Selen

 

“Voldemort…” sussurro, piano, il labbro inferiore che trema senza sosta.

“Che cosa?”.

“Voldemort…” ripeto pazientemente, asciugandomi le lacrime che mi bagnano il viso e impegnando ogni fibra di me stessa nel tenere ferma e salda la mia voce. Prendo fiato e riprendo: “Scusami… è solo che ho avuto una visione di Voldemort, insomma… mi sono spaventata… Ginny, però, ha detto che è normale… passerà…”.

Nella mia enorme bugia, invento persino un sorriso di circostanza che vorrebbe rendere il mio volto una maschera di placida rassegnazione. Dentro, sento un enorme incendio che mi distrugge passo passo, ma cerco di metterlo a tacere.

Adesso, è necessario che faccia finta di niente.

Draco mi guarda, annuendo, avvicinandosi a me per aiutarmi ad alzarmi. La mano che si allunga verso il mio gomito, mi fa ritrarre terrorizzata verso il muro. Per favore, non sfiorarmi più… sorrido lievemente, puntellandomi sulle mani e alzandomi in piedi: “Tranquillo, ce la faccio…”.

Lui guarda stranito la mia manovra, evidentemente intuendo che c’è qualcosa che non va. La testa leggermente piegata di lato, mi osserva per qualche secondo, cercando di capire, ma dopo qualche secondo lascia perdere. Credo che etichetti la mia espressione sconvolta come una conseguenza della visione frottola che mi sono inventata. Quindi non si pone troppi problemi.

“Certo, Granger che, da quando vivi qui, ho bisogno di un elettrocardiogramma una volta all’ora…” borbotta lui, incrociando le braccia.

“Scusami…”. Questa è la mia voce?! Possibile che io invece di parlare, pigoli semplicemente, peggio di un pulcino in gabbia?? Calma, calma… devo cercare di calmarmi e di essere tranquilla. Il fatto che improvvisamente e inopportunamente io abbia scoperto di essere attratta fisicamente da Draco Malfoy, non significa che questo mi si sia stampato in faccia, come la lettera scarlatta del romanzo di Hawthorne. D’accordo, a me al momento sembra di essere investita di una colpa enorme, di essere diventata una donna indegna di continuare ad esistere e che davvero ho un segno incandescente che brucia sul mio viso… ma in realtà, io esteriormente sono uguale a prima, no? Insomma non è che Malfoy improvvisamente mi legge in testa, quindi posso perlomeno fingere che tutto sia come sempre. Quando poi tornerò sola, rifletterò bene sulle cose, ci macinerò su, troverò una soluzione, dopo innumerevoli percosse, testate al muro e una tentata lobotomia.

Ma adesso… io devo essere sempre la stessa…

“Intendevo…” dico, sollevando orgogliosamente la testa e fissando attentamente il suo naso, l’unica parte poco interessante del suo viso. Non ci posso pensare che trovo meravigliosi i suoi occhi e irresistibili le sue labbra!! Com’era? Com’era, accidenti!! Ah già… fuori io per lui sono sempre la stessa, fuori io per lui sono sempre la stessa… ok, ci sono… proseguo con voce ferma, fissando sempre l’appendice nasale: “Intendevo dire, scusami… per Serenity, capisco che, insomma, ho messo a rischio lei e… te…”, deglutisco rumorosamente prima di continuare: “… è stata un’imprudenza… ingiustificabile… e capirei se volessi licenziarmi, insomma io mi licenzierei per molto meno. Cioè se fossi te, io avrei licenziato me per molto meno… me, nel senso Hermione, quella che non prende la pozione e rischia di morire e di svelare la tua identità… quindi capisco se mi vuoi licenziare, anzi sai che c’è? Mi dimetto… si dirà così? Vabbè, prendila per buona… il party è passato, tutti siamo sani e vivi, nessuno è stato scoperto e io me ne torno alla mia vita, eh? Che ne pensi? Una bella idea… una bella idea corroborante…corroborante, come mi è uscito!”, mentre ridacchio scioccamente della scelta della mia ultima parola che non so che nesso abbia con il resto, mi sento incredibilmente stupida e mi rendo tremendamente conto di aver sproloquiato per tipo un’ora.

Draco mi guarda con gli occhi annacquati, evidentemente cercando di rimettere assieme i pezzi dell’assurda conversazione, e io mi stringo nelle spalle in imbarazzo; devo dire qualcosa, accidenti, questo silenzio non lo sopporto.

È come uno specchio che mi mostra per come sono; nervosa, agitata ed imbarazzata. Le parole sono sempre la calda coperta dietro cui nascondo me stessa. Apro la bocca, ma vengo subito interrotta da Draco che inizia a parlare al posto mio.
“Allora, Granger…ora ti dai una bella calmata…” inizia con tono di voce ovvio, passandosi una mano nei capelli pensosamente, poi torna a guardarmi, riprendendo: “… ti siedi, parli come una persona civile, come presupporrebbe che tu sia, e, se non è troppo fastidio, la smetti anche di fissarmi il naso…”.

Colpita nel vivo, arrossisco: “Io non ti stavo per niente fissando il naso! Ma che sei scemo?! Non sono mica feticista!”.

Lui sospira, alzando gli occhi al cielo: “Non sei feticista e io sono pazzo… anzi sono iper-orgoglioso del mio naso e penso che tutti me lo guardino, avidi… adesso ti siedi?!”.

Sospiro a mia volta e mi siedo per terra, subito imitata da lui, la schiena appoggiata alla ringhiera della terrazza. Stringo le ginocchia al petto, rabbrividendo, e guardo dritta davanti a me, cercando di non incontrare i suoi occhi. Ovviamente metto anche quanta più distanza possibile tra me e lui per impedirmi anche solo di sentire lievemente il calore del suo corpo. Lui ancora osserva le mie manovre, sento i suoi occhi su di me, ma non dice nulla. Siccome continua a non dire nulla, cosa che mi dà i nervi, penso bene di iniziare di nuovo io.

“Mi dispiace…” sussurro, il mento appoggiato sulle ginocchia “Quello che volevo dire, prima, era questo… non mi sarei mai perdonata, se per colpa mia, avessero scoperto di te… o di Serenity… mi dispiace molto…”.

Lo sento ridacchiare e me ne chiedo il motivo, ma non oso aprire bocca.

“Granger, lo sai che non è Serenity il problema…” sorride lui, guardando lontano “Serenity non ha colpa… io sono il problema… ma siccome non hai mai avuto lo spirito alla Bellatrix, i tuoi amici sono bietoloni insipidamente buoni… anche se mi avessero riconosciuto, per me i problemi vengono dai Mangiamorte… non dai tuoi amici…”, lo guardo di sottecchi mentre lui si distende meglio: “Certo, Potter, Lenticchia… la Piattola… e la Brown, santo cielo, la Brown… mi danno acidità di stomaco, ma un digestivo e tutto passa…”.

Sorrido leggermente, scuotendo il capo quasi incredula, poi mi azzardo a chiedere: “Hai parlato con Harry, quindi?”.

“Hai mai provato ad evitare Potter? È impossibile…” sospira lui, chiudendo gli occhi “E’ come le tasse… o come la morte… se decide di avere a che fare con te, trova il modo di arrivare…”, si volta nella mia direzione e mi fissa dritto negli occhi, mentre trattengo il fiato: “E… no… Granger… risparmiati la domanda su che cosa ci siamo detti, sono fatti miei e di Potty… ti basti sapere che siamo vivi entrambi…”.

Distolgo lo sguardo da lui, il viso in fiamme, e pensosamente non mi trattengo dal dire: “Un giorno lo capirò che diamine avete da dirvi tu e lui… non avete niente in comune, alla fine… e state sempre lì a bisbigliare come due vecchie comari…”.

Lo sento sorridere, piano, ed è ancora un’onda di tristezza mista a divertimento che vela la sua voce. Un’onda lunga che si propaga da lui e che, alla fine, ingloba anche me, lui che è tutto e io che sono niente. Un brivido lungo la schiena, mentre lui bisbiglia: “Al momento, per la prima volta nella vita, io e Potter una cosa in comune ce l’abbiamo… te…”.

Per un attimo, mi sembra quasi di non aver capito, lo guardo scioccamente sbattendo le ciglia. Subito dopo, è un carezzevole pensiero nella mia mente sentirmi il ponte tra due persone così diverse e che, nel bene e nel male, ora contano così tanto per me. Ricordo le parole di Seth sul potere misterioso che, per lui, io dovrei avere su Draco e per un attimo me ne sento quasi investita, indorata come una sacerdotessa su un altare di pietra inaccessibile e irraggiungibile. Mi sento superiore a Summer e a chiunque altro sia entrato anche solo per un istante nella vita di Draco Malfoy e Danny Ryan. Poi, mi rendo conto che è un’illusione, alquanto stupida, e mi affretto a tornare in me, ancora l’anelito oscuro della sopravvivenza di me stessa che mi fa desiderare e al contempo temere la fine di questa conversazione.

Respiro piano, cercando di darmi coraggio, per poi chiedere: “Quindi, è di me che avete parlato?”.

Lui sogghigna in un modo diverso, semplicemente diverso. Non è mai stato così, con me, perlomeno. L’eco di quel bacio lontano prende anche lui?  

“No, piccola presuntuosa…”.

“E scommetto che, anche se fosse, non me lo diresti, vero?”.

“Bingo!”.

“Quindi farti queste domande, alla fine, è inutile?!” borbotto, mettendo il broncio.

“Brava” sorride lui, guardandomi di sbieco “Alla fine l’hai capita…”.

“Bah… allora mi chiedo che ci sto a fare a parlare con te…” biascico, appoggiando la testa sulla mia mano.

“Non che io abbia un estremo bisogno di interloquire con te, Granger… ma credo che sia perché sono la sola persona sveglia alle due e mezzo del mattino? Potrebbe essere?” fa lui sarcastico, appoggiando le mani dietro di sé. Annuisco con il capo per non dargli troppa soddisfazione.

Un bisbiglio appena accennato.

“Perché sei sveglia?”. Abbasso il capo fissandomi i piedi, coperti da un paio di sciocche ciabatte rosa con la stampa di due cani abbracciati. Ridicole e penose, davvero. Mi avevano fatto tenerezza, però… le avevo viste mesi prima, quando stavo ancora con Dean. Occhieggiavano in una vetrina e le avevo comprate, senza riflettere; morbide e imbottite, quando le mettevo, mi facevano sentire a casa. Ed era stata l’unica cosa che avevo avuto il coraggio di portarmi dietro da casa mia. Casa mia… chissà se ci dovrò tornare, se accetto la proposta di Ginny…

Casa mia… già, ora è un posto come tanti altri… stranamente ora è questa casa mia, questa terrazza, questo cielo…

Basta questi pensieri, mi dico, scuotendo il capo. Ho deciso di andarmene, e basta. A stare qui, non ci sto capendo più niente di quella che sono. Improvvisamente in un poco più di un mese, sono talmente cambiata da credere che ci sia un'altra ad indossare la mia pelle e a muoversi nei miei pensieri. Spesso la vecchia Hermione la guarda dall’esterno, come se fosse uno strano fenomeno da baraccone, un cane equilibrista oppure un funambolo della peggiore specie, e fatica a riconoscersi in essa.

Io la guardo e mi chiedo chi sia.

Ama fare la cameriera.

Si prende cura con affetto di una bambina piccola.

Ha per amico un pazzo scatenato.

… ed è attratta quasi da svenire da Draco Malfoy…

Dio, nonostante la mia mente ancora mi scolpisce a caratteri di fuoco i ricordi di quella sera, tutto questo mi sembra sempre assurdo. Come se fossi posseduta da un’altra. Un’altra donna che smania per avere il giovane uomo che ha accanto, e che lo ricorda solo con desiderio.

Sebbene sono lontana da lui e lo guardo solo lo stretto indispensabile, io saprei disegnare su una tela il profilo dei suoi occhi e il loro colore preciso. Che non è né grigio né azzurro, ma una sfumatura intermedia, come il cielo di primavera che ancora non è pronto per diventare estate.

Le sue labbra sottili che sono sempre arricciate in una smorfia di fastidio elegante. Il biondo preciso dei suoi capelli, così chiaro da sembrare bianco, ma che poi si illumina d’argento alla luce della luna. La luna che sembra stargli così bene addosso nella sua luce… sorrido tristemente, saprei persino disegnare quel suo stramaledetto naso…

Non c’è dubbio che sto impazzendo, come non c’è dubbio che ogni secondo io mi perdo in questi pensieri. E non c’è dubbio che imbarcarsi in un amore tormentato e non corrisposto, non è una cosa che si addice ad una come me, specie ora che ho ventitre anni. Specie ora che le cose sono così confuse e strane, dopo la rottura con Dean.

Non c’è dubbio che questa…cosa… deve finire.

“Pensieri…” rispondo malinconica alla sua domanda sul perché sono sveglia.

“Pensieri? Non pensi abbastanza di giorno?” ghigna lui, guardandomi divertito.

Sorrido sarcastica, inarcando un sopracciglio: “Hai ragione… quasi… l’attività celebrale umana non puoi comprenderla, da bravo furetto che sei… quindi non mi stupisce che non comprendi il pensare notturno. Sei molto legato al tramontare del sole… come tutte le bestioline, vai in letargo…”.

“Mamma mia, Granger… sei divertentissima! Un vero animale da palcoscenico!” fa lui con voce sarcastica, portandosi melodrammaticamente le mani al petto “Effettivamente il tuo talento non va sprecato… dovrei metterti sul bancone e farti esibire… che ne pensi?”.

La sua risata echeggia nelle mie orecchie, una risata allegra. Mi spezza il cuore.

Adesso… o mai più…

Con tutta la forza che credo di possedere, volto il capo verso di lui. Vorrei fingere un sorriso, ma non ci riesco. Sfioro con gli occhi i suoi e avverto anche la sua allegria disperdersi nel vento, gli occhi che si velano di preoccupata curiosità al mio sguardo serio. Cerca di capire che sia successo, perché sia cambiata all’improvviso, io lo guardo e basta, stampandomi nella mente la sua immagine. Parte di me che vuole che ancora mi stringa, parte di me che sta per dirgli che fuggo da lui. E il cuore, in mezzo, che si spezza a metà…

Tiro su con il naso e sospiro, abbassando lo sguardo; lo rialzo indossando decisione e risolutezza, velandomi gli occhi di un sorriso. Le parole sfuggono dalle mie labbra, leggere e veloci, per fare meno male. Sfugge assieme a loro anche il suo nome.

Io non riesco più a dire Malfoy.

“Non mi avrai più né come fenomeno da circo né come cameriera… Harry mi ha offerto un lavoro e penso che accetterò, Draco...”.

“Che cosa hai detto?”.

Sbatto le palpebre un paio di volte, guardandolo. Il suo viso è così…strano… il suo sguardo si perde nel vuoto, mentre mi guarda. Di solito, i suoi occhi sono sempre presenti a stesso, ora sembra che sia stato trasportato via da qui, da questo momento, da questo luogo. Gli serra piano, in uno spasmo che non capisco. Sembra… dolore…

Perché? Diamine, perché sta soffrendo? Che cosa ho detto?

Al momento darei tutta la mia anima per leggere anche parte dei suoi pensieri.

Il viso contratto, l’aria triste, la mano serrata in un pugno poggiato sul pavimento sul quale ancora siamo seduti, la luna che lascia il suo viso in una penombra profonda. Oramai so leggere il suo sguardo, so leggere i suoi gesti e non sono così stupida da pensare che questa reazione sia per me, sia per la notizia che sto per andare via. Lo so e basta. Mi dispiace ma è così.

Non è vero.

Non è che mi dispiace… mi uccide dentro, come sapere che non ho argomenti di conversazione con lui, come sapere che per lui sono meno di niente… come volerlo quando lui invece non mi vuole.

Ma è così. Ed ogni secondo che scorre, è consapevolezza come veleno che avvolge i miei pensieri. Razionalità omicida della mia fantasia.

Quando non si trattiene, quando lascia uscire i suoi sentimenti… quando soffre…

È sempre per il passato, mai per il presente. Un passato avvolto ancora nelle tenebre e che io non conoscerò mai.

I suoi occhi si aprono piano, ricordandosi di me, saturandosi di mille immagini veloci come saette che scorrono le une sulle altre, riempiendosi di ricordi da cui sono esclusa. Li ricaccia indietro con un respiro profondo, e torna a guardarmi, la voce piena di affanno doloroso.

“Erano due anni che qualcuno non mi chiamava Draco…” sussurra, una mano nei capelli. Sotto il mio sguardo sconvolto, stringe forte i capelli biondi tra le dita, come a strapparli via, come a darsi un dolore che superi quello che ancora alberga nei suoi occhi.

Mi porto velocemente le mani alla bocca, scioccata da me stessa, nella mia gola brucia ancora il suo vero nome che, ora, mi sembra quasi di aver urlato alle stelle fino a pochi secondi fa. Oddio, il suo vero nome… come mi è saltato in mente? Potevo solo pensarlo… perché l’ho anche detto? Ogni freno inibitore di me stessa, ogni paletto che dovrebbe difendermi, si sgretola come niente.

Sc-scusami…” balbetto imbarazzata “L’ho fatto senza pensare… mi dispiace…”.

Lui non risponde nulla, resta con il viso basso, una mano sul petto, gli occhi ancora ostaggi di un tempo lontano.

Le lacrime che si formano nei miei occhi a quella vista, sono quanto di più doloroso sia mai esistito in me. E ormai quella maledetta consapevolezza mi fa desiderare solo di andare via. Andarmene via da quel potere che ho su di lui… non di rendere il suo sguardo leggero, come diceva Seth, ma di dargli sempre e solo sofferenza.

Fargli ricordare cose che gli fanno male.

Forse io e lui… siamo come la rana e lo scorpione… che, quando cercano di rinnegare la loro natura, che vorrebbe che si odino, finiscono solo per farsi del male a vicenda… e per morirne… evidentemente, per sempre, io e Draco Malfoy ci causeremo dolore a vicenda.

Non c’è spazio per altro.

Mi alzo velocemente, le palme sul pavimento, il desiderio di correre via che lo sento fino nelle ossa.

Un solo passo, prima che mi fermi. E dentro… oltre la mia mente, non so dove… nel cuoresapevo che mi avresti fermata la speranza si confonde con il saperlo. Speravo che mi fermasse, ma come sempre non osavo esprimerlo a me stessa.

Le sue dita si stringono come mille altre volte attorno al mio polso e mi costringono dolcemente a girarmi su me stessa, il vento che gela le lacrime che scorrono sul mio viso. Si è alzato in un secondo in piedi e mi ha afferrata per fermarmi.

Lo guardo piangendo, incapace anche solo per orgoglio di fermarmi. Ogni colpa del mondo la sento in me, la sento nelle mille caratteristiche che mi rendono come sono. L’essere così tremendamente sbagliata davanti a lui. Sbagliata sì… perché ogni cosa di me stona accanto a lui.

Donna, babbana, mezzosangue, povera, castana... Lui è il contrario di tutto questo.

La nebbia negli occhi è andata via, me ne accorgo subito. Ora sono di nuovo trasparenti come prima.

“Granger…” un sussurro, poi sospira e sorride: “Hermione…”.

Sgrano gli occhi e resto immobile, il suono del mio nome nelle orecchie che si ripete come una dolce canzone.

“Non mi dà fastidio…” prosegue, la mano che si stringe piano attorno al mio polso per poi scendere lungo la mia mano. La stringe e mi manca il fiato, rifuggo i suoi occhi.

“Non ci sono abituato… ma non mi dà fastidio…” la voce più serena per un secondo, poi si colma di tristezza: “Dopo la morte dei miei, pochi mi hanno chiamato così… anzi, forse… nessuno…con gli altri, poi… sono Danny… però io sono Draco, alla fine, dentro sono Draco, non Danny…”, lo sento sorridere piano: “Ogni tanto fa piacere ricordarmi che sono sempre me stesso… mi fa anche bene, credo… non è bello nascondersi per sempre dietro una persona che non si è… e che nemmeno esiste…”.

Sollevo gli occhi: “Ma… prima… sembravi… soffrire…”.

Sorride piano, lasciando la mia mano: “Sei disgustosamente buona, Hermione… ripeto… è solo che non ci sono abituato…”.

Apro la bocca per obiettare, lui nega con il capo: “Abitudine… o mancanza della stessa… basta così…”.

Mi asciugo le lacrime con la manica del pigiama, annuendo, oramai convinta che non potrò più chiedergli nulla, anche se sono certa che non era solo la mancanza dell’utilizzo del suo nome a dargli quella reazione, ma… altro…

“E non piangere, per piacere…” aggiunge, sedendosi daccapo “Cavolo, un’Auror che piange come una mocciosa…”.

Lo imito, sedendomi di nuovo, stringendo le ginocchia al petto. Ripercorro gli ultimi momenti nella mente e sorrido, le sue dita che ancora la mia mano riconosce sulla mia pelle, il calore che si irradia lungo il braccio.

“Da quando mi chiami per nome?” sorrido, guardandolo di lato.

“Credo da quando mi chiami tu per nome…”, la sua voce si tinge di malizia mentre aggiunge, avvicinandosi al mio viso: “O forse da quando ti ho baciato… non sono abituato a chiamare per cognome le donne che bacio…”.

Arrossisco violentemente, allontanandomi con il sedere per quanto sia possibile, urlando: “Se è questo il motivo, da questo momento in poi voglio essere chiamata signorina Hermione Jane Granger! Se non fosse che stavo per morire, t’avrei castrato! Come diamine ti è saltato in mente…??!”.

“Avanti, non fare come sempre la novizia in crisi mistica…” fa lui noncurante, le braccia incrociate dietro la nuca “Non è stata un’esperienza piacevole, te lo assicuro… ma era per Seth… se non stessi sanguinando come un agnello il giorno di Pasqua, figurati se ti avessi baciato…”.

“Potevi trovare un’altra scusa…” obietto.

“Con Seth…? Sì come no…” bercia rassegnato “Potevo anche fingere che mi fosse venuta una qualche malattia fulminante, e avanti tutta… solo, baciandoti, non si sarebbe avvicinato… nonostante tutto, è discreto… e comunque, in qualche logica perversa, gli farebbe anche piacere se stessi con te…”.

Arrossisco ancora al ricordo della conversazione che ho avuto con Seth questo pomeriggio e ringrazio il buio che mi avvolge: “Logica perversa e illogica…”.

“Ecco, appunto… e allora stattene tranquilla e ringrazia che nessuno si è accorto che stavi morendo dissanguata…” termina con espressione ovvia, gli occhi socchiusi.

Una domanda che non so fermare: “Non hai pensato a Summer? Se ti avesse visto?”.

Sussulta leggermente, colpito sicuramente dalla mia domanda diretta, e abbassa lo sguardo pensieroso. Sospira piano per poi dire in tono sofferto: “No… non ci ho pensato…”.

“Non è un’esperienza edificante essere traditi…”.

“Weasley ti ha tradito?” mi chiede a bruciapelo, guardandomi. Distolgo lo sguardo, interdetta. Come cavolo ha fatto a capirlo?

“Non c’entra adesso… non stavo parlando di me… ma io la parte dell’amante non la avrei fatta, nemmeno per salvarmi la vita… o per proteggere te e Serenity… spero che questo sia chiaro…

Lui resta in silenzio, non rispondendo più, mentre dico: “E anche se si tratta Summer, che non è la persona più adorabile del mondo nella mia modesta opinione, non l’avrei tollerato…”.

Lo sento sospirare piano, la sua voce decisa che raggiunge le mie orecchie, velata di malcelato fastidio: “Se Summer ci avesse visto, le avrei dato una spiegazione, probabilmente sarebbe stata una bugia, ma sarebbe stato affare mio… la parte dell’amante non l’avresti mai fatta… credo che esuli dai tuoi desideri come dalle mie ambizioni… quindi non ti parare dietro queste cose…”.

Mi avvolge un gelo che solo quello dell’inferno potrebbe essere minimamente somigliante: “Che significa, pararsi dietro a queste cose? Non mi sto nascondendo proprio dietro a niente…”, ed è già una bugia mentre la frase ancora non ha lasciato le mie labbra.

I suoi occhi ritornano bruscamente nei miei, senza allegria o ironia, freddi come il ghiaccio. Sembra il Malfoy di tanti anni fa… mi terrorizza… nello sguardo come di un serpente, leggo un rancore che come sempre passa attraverso me, ma di cui non sono l’originale destinatario. Come se la prendesse con Dio, con il destino o chissà con che cosa, e veicolasse tale odio tramite me.

Le labbra sottili, arricciate in tracce solo di sentimenti negativi, si aprono per dirmi: “Non rendere immorale una cosa che ti è piaciuta, Granger… rendere un bacio sbagliato non lo fa diventare improvvisamente disgustoso… se ti è piaciuto baciarmi, non usare Summer come schermo per farlo diventare una colpa. È tipico di te… di voi…”.

Prima del terrore di essere scoperta, prima che senta il segno della mia passione trafiggermi il viso rendendosi evidente, mi colpisce solo la rabbia. Ancora quel voi… lo odio… odio che per lui io sia solamente una dei rappresentanti dell’altra barricata. Di quegli ideali schieramenti in cui ha diviso la sua vita. Dove io sono sempre una dei suoi nemici.

Mentire se si è furibondi, è tremendamente facile.

“Penso sinceramente quello che ho detto, Malfoy…” sibilo gelida “E non sono qui a strapparmi i capelli perché tu mi baci ancora… ma puoi pensarla come vuoi, credo che non sarà né la prima né l’ultima volta in cui saremo ai due lati opposti di un’argomentazione…”, mi alzo in piedi e gli le spalle, calcolando già la distanza che mi separa dalla porta.

Nel mio ultimo sussurro, gli dico, non guardandolo in viso: “Ma questo voi… questo voi che ripeti sempre… come tu sei lieto di essere Draco, io sono lieta di essere Hermione. Me stessa con le mie idee e i miei pensieri... e sono davvero stanca che tu sconti su di me colpe altrui…”.

Lo sento distintamente trasalire e alzarsi in piedi, un passo solo a separarlo da me.

“Hermione…” sussurra, meraviglia e dolore nella voce “Aspetta…”. Mi fermo ad un passo da lui, ancora di spalle, trattenendo le lacrime che minacciano di scorrere subito sul mio viso. Incerto mentre mi chiede con un filo di voce: “Va via perché ti ho baciato, vero?”.

“No” dico solamente, dandogli ancora le spalle.

“E per che cosa?”.

“E’ una grande occasione per me…” replico asettica e fredda, cosciente solo del vento freddo che mi percuote il viso senza sosta, svuotata di tutto il resto.

“Guardami in faccia, maledizione!” sento distante come in un altro mondo la sua voce dire irata e in un rapido spostamento d’aria la sua mano giungere ad afferrarmi per il fianco, facendomi girare verso di lui. Lo guardo negli occhi, senza alcuna emozione, fredda come ghiaccio. È già come l’eco di una era passata il lieve incedere del mio cuore che accelera a sentire la pressione calda della sua mano sul mio fianco, il raso del pigiama che diventa tiepido. Ma già… io non sento più nulla… come se improvvisamente quel tumulto si fosse gelato su stesso, così come era nato. Sapevo che era tutto impossibile tra me e lui, sapevo tutto… ma credevo che almeno per lui, io ora fossi qualcosa di diverso da quel maledetto voi. Ed invece lui me lo vede ancora dannatamente stampato in fronte.

Non lo sopporto. Non credo di poterlo più sopportare.

La sua mano indugia sul mio fianco, lieve scorre sulla mia schiena, aprendosi e fermandosi su di essa. Mi sta solo trattenendo lì, non mi abbraccia, tra me e lui c’è ancora la distanza di tutto il suo braccio teso. Questa distanza fa male più di tutto il resto.

“Rispondimi…” mi chiede quasi implorante “Perché vai via?”.

Con decisione, sposto la sua mano dal mio fianco, la tengo stretta per un solo secondo per poi lasciarla andare. I suoi occhi si socchiudono appena, uno spasmo che gli prende qualcosa sul viso, lo fa contrarre in una smorfia dolorosa.

Mi complimento con me stessa per sapere resistere. Plaudo al mio raziocinio, al mio sangue freddo, alla mia intelligenza, alla mia forza di volontà. Come faccio sempre. Ma è la prima volta che non provo gioia per questo.

È la prima volta nella mia vita che il mio istinto fa più male del essere coerente.

I suoi occhi… dannazione, ai suoi occhi da angelo maledetto… resta lì, immobile a guardarmi, la mano che ha lasciato il mio fianco contratta in un pugno inutile e silenzioso.

La vecchia Hermione applaude soddisfatta. La nuova donna in me geme nel buio di quegli occhi. Ma credo che entrambe, nonostante tutto, vogliano solo andare via da qui… e, ad entrambe manca un battito, mentre di nuovo apro bocca.

La prima per orgoglio. La seconda per dolore.

L’ultima frase che chiude questa conversazione la pronuncio io, andando via.

Senza che stavolta lui mi fermi.

I passi mi riportano indietro alla porta della terrazza, la trovano e se la chiudono alle spalle. Lo lascio lì attonito, gli occhi spalancati come quelli di un cucciolo sorpreso sull’autostrada dai fari di un auto assassina.

Lo lascio, sicuramente con l’eco delle mie parole nella testa.

“Non hai risposte da chiedermi, Draco… ce l’hai tu la risposta al perché vado via. Ed è la risposta ad un’altra domanda…”.

Mi sono concessa solo un sospiro, per guardarlo un’ultima volta in viso.

Perché, nonostante tutto, lo trovo sempre così maledettamente bello da svenire. E questo non lo cambia nemmeno il fatto che la rana e lo scorpione non dovrebbero nemmeno guardarsi in viso, troppo a lungo.

Ma tu, Draco, sei troppo bello per non chiedere a qualsiasi luna di guardarti solo un’altra volta…

La mia voce crudele poi aveva finito il lavoro. Con lui. E con il mio cuore.

Dicendo solamente a lui che non avrebbe risposto: “Domandati perché dopo tutto quello che sta accadendo tra me e te, io sono sempre una di quei voi… e perché lo sarò per sempre…”.

 

 

Taddadà, ecco pronto il nuovo capitoletto!! Anche questo mi è costato na faticaccia che non avete idea: se per me risulta abbastanza facile calarmi nei pensieri e nelle sensazioni di Hermione, infatti non a caso la storia è in prima persona, quando si tratta di Draco, addio! Entro in crisi, davvero! Il mio Draco, poi, credo che sia una persona molto particolare, insomma per ogni cosa che accade si capisce bene che, nella sua testa, accade altro. Come in questo caso. Ricorda cose, persone. Ben presto i misteri inizieranno a svelarsi tranquilli!

Alcune piccole precisazioni!

Il titolo di questo chappy è, tradotto, Artemide e Selene.

Il motivo è semplice ma credo debba essere spiegato. Artemide è la dea greca della luna nuova, Selene di quella piena; le ho volutamente accostate perché, sotto la prima, la luna nuova, Hermione e Draco si sono baciati. Sotto quella piena, Hermione sembra dire addio a Draco stesso.

Sempre la luna diciamo che è coinvolta! J

Seconda cosa; in questo, come nel capitolo precedente, Hermione non ha scoperto di essere innamorata di Draco!

Hermione ha solamente capito che, a seguito di quel bacio, è attratta da Draco, lo trova un bel ragazzo e così via. Mettiamola così, in maniera abbastanza semplicistica, se Hermione non avesse la sua tempra morale e Draco le facesse una “proposta” di segno evidentemente solo fisico, lei ci starebbe, ecco!

Nella mia opinione, personale quindi anche discutibile, l’amore è una cosa ben più complessa e tra due persone che si odiano da tutta una vita, è difficile che sorga, specie poi all’improvviso. Ha bisogno di tempo, delle occasioni giuste, passa per il recupero della stima, per l’attrazione fisica certamente, per un certo grado di fiducia e complicità. Quindi Hermione non è assolutamente innamorata; anche perché pensateci bene, la vera Hermione, quella della Rowling, rivela qualcosa dei suoi sentimenti per Ron (bleah!) dopo molti anni. Se la mia deve restare come voglio assolutamente IC, è chiaro che anche lei seguirà le stesse tappe, per Draco, considerando poi che lo odiava, che lui nasconde evidentemente qualcosa e che la mia Hermione è rimasta scottata dalle esperienze con Ron e con Dean.

Era una precisazione che ho mancato fare l’altra volta, ma ci tenevo!

Capirete subito quando Hermione è innamorata, tranquilli!! J

Diciamo che, per come è lei, già scoprirsi attratta dal furetto, è qualcosa di aberrante. Quindi, penso che in questo, lei scelga di andare via. Per rifuggire ad un sentimento che insomma non tollera. Con questo, spero, di aver risposto a tutte le vostre domande. Purtroppo mi mancava davvero il tempo di rispondere uno per uno, quindi ho fatto questa premessa!!

Ringrazio ovviamente tutti coloro che recensiscono e i loro meravigliosi complimenti che mi riempiono d’orgoglio, quindi Rorothejoy, Baby_san, Nyappy, Seven, Nefene, Lights, FraFri95 (con la sua mitica mamma!).

Ringrazio anche coloro che hanno solo letto, messo la loro storia tra i preferiti e le seguite! Spero che un giorno portino HALFT nelle storie scelte! J

Un bacio a tutti!!

Cassie!!

 

 

 

 

   
 
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