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Autore: Fiorels    06/10/2009    4 recensioni
“Beh, se ti può servire, diciamo che hai la mia approvazione” dissi infine, consapevole di aver praticamente assunto quel ragazzo col quale mi ero sentita subito a mio agio. Cosa che tuttavia non si poteva certo dire di lui. Sembrava davvero che lo mettessi in imbarazzo nonostante avesse affermato il contrario ma mi convinsi che doveva essere stato il nervosismo e che si sarebbe sciolto dopo esserci conosciuti meglio. Doveva essere così. Quale altro motivo poteva averlo spinto a comportarsi in quel modo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

Salve a tutte! Questo capitolo è proprio inutile...non mi piace per niente, però ho perso alcuni capitoli che avevo scritto... ( :wtf:... :sad:) quindi nel frattempo che li riscrivo ve lo lascio lo stesso prima di andare all'uni. a dopo! Baci a tutte!

 

Capitolo 8

 

Ti presento i miei

 

POV Robert

 

Finalmente dopo tanto tempo, mi sentivo bene. Ma non superficialmente soddisfatto della mia salute. Mi sentivo bene, in pace, come non mi sentivo da non so quanto. E tutto grazie a lei. Che splendida notte. Non avevamo fatto altro che parlare. Beh, dovevo ammettere che in realtà avevo parlato solo io, ma volevo sapere tutto quello che potevo su di lei. Avevo avuto l’opportunità di stare una notte solo con lei e non me la sarei lasciato scappare, non sapendo che si sarebbe ripetuta di lì a poco. Quella sera avremmo replicato. Il solo pensiero mi offuscava il cervello e sentivo il cuore battere più forte, il respiro aumentare e diminuire in modo irregolare, perdendo il suo costante ritmo, fino a dimenticare di respirare. L’avevo davvero bombardata di domande, ma stranamente aveva risposto. Non esattamente di buon grado – ma aveva risposto. Se fosse stato possibile credo che le sarebbe uscito il fumo dalle orecchie, furiosa per il mio monopolio sulla conversazione, ma tanto era già stabilito che avrebbe avuto la sua parte.

“Domani toccherà a me fare le domande” aveva detto.

Si sarebbe presa la sua rivincita e arricciai la bocca al pensiero di quello che avrebbe potuto chiedere e quello che avrebbe voluto sapere. Forse era il caso di fare ipotesi sulle domande che mi avrebbe fatto e prepararmi delle risposte. Ma abbandonai presto quel pensiero. Non avevo la minima idea di cosa le potesse passare per la testa; tolti i convenevoli – nascita, infanzia, hobby ecc…- c’erano un miliardo di domande possibili e decisi che sarei stato semplicemente me stesso. In fondo io l’avevo presa alla sprovvista con il mio interrogatorio e con la sua semplicità, inconsapevole, non aveva fatto altro che attrarmi ancora di più, perciò optai per la naturalezza, l’arma migliore per un qualsiasi rapporto, di amicizia e d’amore.

I ricordi di quella serata mi accompagnarono come un dolce sogno per il resto della notte e non mi abbandonarono al mio risveglio.

Continuavo a sognare ad occhi aperti e le immagini di quell’incontro scorrevano felici sotto i miei occhi, finchè la mia euforia fu placata da una cruda realtà. Era fidanzata. Quando mi sarei deciso a mettermelo in testa?

Stranamente, senza che glielo chiedessi esplicitamente, mi aveva raccontato la loro storia. Fortunato lui. Michael Mandarino…o come diavolo si chiamava?!

Cercai di ricordare la nostra conversazione parole per parola, e non fu affatto difficile. Non sapevo se sentirmi sollevato o affranto dal fatto che fosse un attore. Era un dettaglio ignoto. Un’arma a doppio taglio. Da un lato c’erano maggiori possibilità che il lavoro li costringesse a vedersi poco, dall’altro questa piccola sfumatura non faceva che aumentare le cose in comune. Chissà com’era.

Pensai che se era un attore probabilmente doveva un certo fascino, ma mi accorsi della mia osservazione stupida e cercai di pensare ad altro.

La giornata passò più lenta del previsto.

Tentai in tutti i modi di ingannare il tempo ma era inutile. Le lancette delle ore sembravano irremovibili e persino quelle dei secondi sembravano terribilmente pesanti. Per la prima volta mi resi conto che un minuto è davvero lungo. Sessanta secondi sono un’eternità se ti metti a fissare l’orologio e io non avevo fatto altro tutto il pomeriggio.

Cercavo di distrarmi ma, tra il copione, la televisione e la radio, l’occhio continuava a cadere su quelle odiose e lentissime lancette.

Infine trovai qualcosa che mi avrebbe fatto dimenticare tutto: la musica. Avrei tanto voluto suonare un po’ il piano ma la camera d’albergo ne era ovviamente sprovvista e non volevo dare spettacolo nella sala comune, così presi la chitarra, ma non feci in tempo a suonare due accordi che il telefonò squillò.

Dopo una breve conversazione con Catherine tornai alla mia chitarra e mi abbandonai alle note veloci, perdendomi nella melodia che le mie dita creavano scorrendo sui fili della chitarra.

In un batter d’occhio si fece sera e aprendo gli occhi notai che era tutto scuro. Guardai allarmato l’orologio pregando che non fossero passate le otto. Ancora le sette. Giusto il tempo per farmi una bella doccia ed arrivare in un aspetto decente.

Presi un taxi e in venti minuti fui di nuovo lì. In quel cortile, davanti la porta di casa di quella ragazza che forse già amavo un po’. Bussai sperando mi accogliesse come la sera precedente, ma le mie aspettativa furono tradite.

“Rob!” esclamò la madre di Kristen del tutto sorpresa che fossi lì.

“Buonasera signora Stewart” dissi gentilmente.

“Jules” mi corresse.

“Giusto. Jules” ripetei.

“Ma che bella sorpresa!” esclamò.

Come che bella sorpresa? Forse Kristen non aveva avvertito la madre dei nostri programmi.

“Vieni vieni, entra” disse invitandomi a seguirla in camera da pranzo.

“Guardate chi c’è?” mi presentò entrando in sala.

Mi trovai davanti a un tavolo imbandito per la cena.

Avevo forse sbagliato a capire? Forse non era oggi il giorno delle prove? Forse avevo sognato?

Un uomo sulla quarantina che supposi dovesse essere il padre, era seduto a capotavola e accanto a lei un ragazzo…

Il cuore mi balzò in gola e mi irrigidì. Quello doveva essere Michael senza dubbio.

Cercai il suo sguardo per avere spiegazioni, ma non ce ne fu bisogno.

“Oh mio dio!” esclamò, quasi urlando e battendosi la testa con la mano. “Rob scusami! Mi sono totalmente dimenticata! Come cavolo ho fatto?! Dovevamo vederci per provare!”. Balzò in piedi e venne verso di me.

“E’ che abbiamo avuto una visita inaspettata” spiegò indicando il ragazzo seduto al posto accanto al suo.

Già. Una visita inaspettata. E così, quel piccolo particolare che avevo cercato di ignorare e di tralasciare il più possibile, si era presentato prima di quanto mi aspettassi, facendomi piombare nell’affranto più totale.

“Rob perché non resti a cena con noi?” disse Jules.

Come rifiutare in modo gentile? Non me la sentivo proprio di stare lì, come il terzo incomodo.

“Grazie mille Jules, ma non si deve disturbare” cercai di essere il più gentile possibile.

“Ma non sei di alcun disturbo. E devo pur riparare la sbadataggine di mia figlia” la ammonì.

Accidenti! “Davvero, non importa” cercai di essere persuasivo.

Volevo solo andare via da lì. Mi sentivo come una cavia da laboratorio maltrattata.

“Oh che idiota!” disse Kristen rispondendo appunto all’ammonizione della madre.

“Non vi ho nemmeno presentati!”.

Mi spinse per le spalle e mi condusse accanto all’uomo a capotavola.

“Papà, lui è Robert! Rob, mio padre, John”.

“Piacere di conoscerti Rob”.

“Piacere mio, signor Stewart” gli risposi stringendogli la mano e preparandomi al supplizio successivo.

Sapevo già chi era. Non c’era bisogno di presentarsi. Avrei tanto voluto evitare ed andare subito via da lì, ma sarebbe stato troppo scortese, così mi voltai verso quel ragazzo, pronto – anche se pronto è una parola grossa – a salutarlo, ma Kristen mi interruppe.

“E lui è Cameron!”

Cameron? Ero più che sicuro che si chiamasse Michael.

“Mio fratello” concluse la frase.

Ero di stucco. Di marmo. Di pietra. Di un qualsiasi materiale immobile e rigido.

Improvvisamente un senso di sollievo e gioia mi invase e riuscii a rilassare finalmente ogni fibra del mio corpo. Il fratello!

“Ehm, piacere! Io sono Robert, ma puoi chiamarmi Rob!” dissi pronto allungando una mano e sfoderando un sorriso a 64 denti, manco dovessi far colpo sul quel ragazzo.

“Non mi avevi detto di avere un fratello” sussurrai indisposto a Kristen. Ero sicuro di sapere molte cose su di lei dopo la prima sera, ma mi resi conto che mi sbagliavo.

“Non me l’hai chiesto” rispose a tono e continuò.

“Cameron è stato via per un viaggetto con la ragazza, ma si sono lasciati ed eccolo qui!” disse con estrema leggerezza scrollando le spalle.

“Oh mi dispiace” dissi rivolgendomi a lui, ma scosse il capo e Kristen parlò di nuovo per lui.

“Oh non preoccuparti, fanno questo tutte le volte. Ormai è un’abitudine”.

“Grazie mille per la privacy sorellina…”. La fulminò Cameron e lei ricambiò con una linguaccia.

“Sai, mi sarò anche lasciato con Rachel, ma ho ancora la lingua…non c’è bisogno che mi fai da interlocutore”. Disse scocciato mentre Kristen alzò gli occhi al cielo.

Mi sentii un po’ a disagio e in colpa. In fondo l’argomento si era aperto per colpa mia.

“Mi dispiace” ripetei. “Non volevo creare problemi..” dissi sincero e a bassa voce scrutando gli sguardi di tutti.

Pausa.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Un interminabile silenzio.

Poi…

“MA NON PREOCCUPARTI” la voce squillante di Cameron uscì fuori tutta insieme, improvvisamente, come un urlo assordante durante una messa e mi fece sobbalzare su me stesso.

“Non farci caso”. Kristen si lasciò sfuggire un risolino. “In realtà apparteneva alle scimmie e i miei l’hanno adottato..”.

“Simpatica, come un sassolino nella scarpa..” rispose il fratello e poi si alzò da tavola e venne verso di me.

“Comunque, caro Rob! Posso chiamarti Rob vero?”. Stavo per confermare ma mi interruppe prima che potessi rispondere.

“Perfetto! Allora tu puoi chiamarmi Cam! Sento che saremo grandi amici!” disse dandomi una pacca sulla spalla.

Non riuscivo a rispondere a uno che subito qualcun altro mi interrompeva con un’altra affermazione.

“Bene” esclamò Jules. “Visto che le presentazioni sono state fatte…sei sicuro di non voler restare per cena?” mi chiese.

A quel punto avrei tanto voluto restare, ma dopo i due rifiuti precedenti sarebbe stato sfrontato.

“Davvero non è un problema! Cam mangia come un elefante e c’è cibo a sufficienza per un esercito!” disse trionfante.

“Bè..” indugiai.

“Insisto”.

“Si, anche io!”. Mi sussurrò all’orecchio Kristen sporgendo verso di me. “E poi dopo dobbiamo provare” cercò di essere più convincente.

Non potei resisterle, e non volevo.

“Se proprio insisti..” dissi sorridendole. Ricambiò e prendendomi la mano mi mise a sedere dall’altra parte del tavolo. Un contatto semplice e minimo, ma estremamente eccitante. Avrei voluto tenerla per mano per sempre.

“Allora Rob” iniziò il padre di Kristen. “Cosa fai per vivere?”

“Papà!” esclamò lei.

“Cosa?”

“Bè, non solo è una domanda sfrontata, ma anche stupida. Rob è in Twilight con me”. Disse acida. La adoravo.

“Oh giusto. E come ti trovi?”

Ecco. Iniziava l’interrogatorio.

“Bè, ho conosciuto solo parte del cast per ora. Però mi sono trovato subito molto a mio agio..”. sentivo gli occhi di Kristen puntati su di me, mentre dicevo quella sottospecie di bugia. Doveva aver colto sicuramente il mio cambio di comportamento e tutto si poteva dire, tranne che fossi stato a mio agio da subito, almeno con lei.

“Vivi qui a Los Angeles?”

“No. Veramente abito a Londra. Ma immagino che debba trasferirmi qui per un po’..”

“Wow! E ti manca casa tua?” chiese Cam.

“Londra mi manca…ma non mi dispiace stare qui” ammisi lanciando un sorriso a Kristen.

“Hai sempre voluto recitare?” si intromise Jules.

“Ehm, veramente no. È una cosa nata un po’ per caso”.

“Racconta” incitò Cameron.

Kristen non parlava. Stava zitta e ascoltava interessata. Sapevo che stava aspettando il suo momento per le domande. Se avesse lasciato fare a loro la parte iniziale, avrebbe avuto più domande a disposizione.

“Bè, ho fatto il modello per un po’..”.

La sentii trattenere un risolino e tossire dopo aver bevuto. La guardai interdetto e ricambiò lo sguardo.

Mmm…scusa…continua” disse soffocando una risata.

“Dicevo…ho lavorato un po’ come modello quando ero più piccolo. Poi ho iniziato a interessarmi al teatro, ma cinema e tv non mi avevano mai sfiorato…” mi resi conto delle mie parole e mi corressi. “In effetti mi hanno appena sfiorato”.

“La nostra Kris ha già fatto una ventina di film” disse Jules fiera.

“Si beh, sono stata facilitata dal vostro lavoro…” la liquidò lei.

“Io sono sceneggiatrice e mio marito lavora come tecnico. Lei però è stata notata ad una recita scolastica..”

“Si, mi ha raccontato la sua tipica storia hollywoodiana!” la interruppi sorridendo.

“Già…nel giro di qualche anno ha interpretato un maschiaccio, una ragazzina con problemi respiratori, una ragazza violentata, una con un disturbo muscolare, una teen-ager degli anni 80, una..”

“Mamma…” la interruppe Kristen borbottando.

“Cosa?”

Mi guardò un secondo, scosse la testa, corrugò la fronte e abbassò il viso portandosi le mani ai capelli ovviamente intimidita da quelle attenzioni.

Aveva davvero molta esperienza. Mi sentivo davvero un pivellino accanto a lei. chissà se sarei stato all’altezza.

“Scusa tesoro, è che siamo molto orgogliosi di te”. John troncò il discorso.

“In realtà mi interessava” dissi subito e alzò lo sguardo per guardarmi.

“Cos’è quella storia del disturbo muscolare?”. Finsi di non sapere nulla. Ma in realtà mi ero già informato sulla sua filmografia. Avevo già deciso che avrei visto tutti i suoi film non appena avessi avuto un po’ di tempo.

“Ehm…è un film su cui abbiamo lavorato un paio d’anni…ma…non è ancora andato davvero in porto…” disse un po’ dispiaciuta.

“E tu Rob? Che parti hai fatto?” chiese Cameron.

Bene! Come competere con lei?!

Semplice. Non era una competizione.

“Bè ho interpretato un mago che alla fine muore e un pittore spagnolo gay” dissi cercando di metterla sullo scherzo.

Kristen si riprese alla grande e scoppiò in una risata alquanto rumorosa.

“Scusami. Non ho niente contro i gay…” cerco di giustificarsi.

“Mi piacerebbe vedere qualche tuo film” le dissi cercando di riportare l’attenzione su di lei.

Continuava a ridere. “Adesso anche io!” disse tra una risata e un’altra.

“Dico sul serio!”

cambiò subito espressione. Mi guardò in cagnesco. “Certo, come no! Dopo dovrei ucciderti”.

“Perché?”

“Bè…ero un po’ un maschiaccio da piccola. Non che adesso sia molto meglio…” ironizzò prendendosi gioco di se stessa.

“Andiamo!” cercai di convincerla. “Non puoi essere così male!” dissi e poi la parole uscirono da sole.

“Sono sicuro che eri bellissima anche allora”.

Mi gelai.

Cavolo! L’avevo davvero detto ad alta voce?!

Il suo viso scattò su e mi guardò dritto negli occhi per un istante interminabile finché John ci salvò da quella situazione imbarazzante con una sonora risata.

“Mi piace questo ragazzo!” disse ridendo. “Ha buon gusto!” aggiunse.

“Potresti fargli vedere Into the wild” suggerì Cameron.

“No, quel film lo conosco a memoria!” mi lascia sfuggire di nuovo.

Ma allora ero proprio scemo!

Kristen mi guardò di nuovo, sconcertata e inarcando le sopracciglia mi sorrise gentile.

“Potreste vedere Speak!” esclamò Jules. “Così vedrai anche il ragazzo di Kristen”.

Che palle! Sempre in mezzo questo! Ma dovevo ammettere che ero alquanto curioso di vedere che aspetto avesse.

“Io invece penso che non vedremo proprio niente” disse lei rossa di imbarazzo.

“Perché?” chiesi curioso.

“Perché abbiamo poco tempo e tanto da fare”. Si alzò e prendendomi per il braccio mi costrinse ad alzarmi da tavola e a seguirla.

“Era tutto buonissimo Jules! Grazie!” riuscii a mormorare mentre mi spingeva di là.

“Noi siamo in salotto!” urlò chiudendo le porte della stanza dietro di se.

“Prometti che un giorno mi farai vedere i tuoi film?” chiesi speranzoso.

Mi guardò in cagnesco.

“Forse…un giorno…se avremo tempo…”

“D’accordo! Mi accontento!” dissi sollevato dal suono delle parole “un giorno e avremo” nella stessa frase.

Ci sedemmo sul divano e presi il copione.

“Non provarci nemmeno” disse togliendomelo da mano. La guardai sbigottito.

“Inutile che fai il finto tonto” disse cogliendo il mio doppio gioco. “Stasera tocca a me!”.

 

 

 

 

 

 

   
 
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