Salve a tutte! Questo
capitolo è proprio inutile...non mi piace per niente, però ho perso alcuni
capitoli che avevo scritto... ( ... ) quindi nel frattempo
che li riscrivo ve lo lascio lo stesso prima di andare all'uni. a dopo! Baci a
tutte!
Capitolo 8
Ti
presento i miei
POV Robert
Finalmente
dopo tanto tempo, mi sentivo bene. Ma non superficialmente soddisfatto della
mia salute. Mi sentivo bene, in pace, come non mi sentivo da non so quanto. E
tutto grazie a lei. Che splendida notte. Non avevamo fatto altro che parlare.
Beh, dovevo ammettere che in realtà avevo parlato solo io, ma volevo sapere
tutto quello che potevo su di lei. Avevo avuto l’opportunità di stare una notte
solo con lei e non me la sarei lasciato scappare, non sapendo che si sarebbe
ripetuta di lì a poco. Quella sera avremmo replicato. Il solo pensiero mi
offuscava il cervello e sentivo il cuore battere più forte, il respiro
aumentare e diminuire in modo irregolare, perdendo il suo costante ritmo, fino
a dimenticare di respirare. L’avevo davvero bombardata di domande, ma
stranamente aveva risposto. Non esattamente di buon grado – ma aveva risposto.
Se fosse stato possibile credo che le sarebbe uscito il fumo dalle orecchie,
furiosa per il mio monopolio sulla conversazione, ma tanto era già stabilito
che avrebbe avuto la sua parte.
“Domani
toccherà a me fare le domande” aveva detto.
Si
sarebbe presa la sua rivincita e arricciai la bocca al pensiero di quello che
avrebbe potuto chiedere e quello che avrebbe voluto sapere. Forse era il caso
di fare ipotesi sulle domande che mi avrebbe fatto e prepararmi delle risposte.
Ma abbandonai presto quel pensiero. Non avevo la minima idea di cosa le potesse
passare per la testa; tolti i convenevoli – nascita, infanzia, hobby ecc…- c’erano
un miliardo di domande possibili e decisi che sarei stato semplicemente me
stesso. In fondo io l’avevo presa alla sprovvista con il mio interrogatorio e
con la sua semplicità, inconsapevole, non aveva fatto altro che attrarmi ancora
di più, perciò optai per la naturalezza, l’arma migliore per un qualsiasi
rapporto, di amicizia e d’amore.
I
ricordi di quella serata mi accompagnarono come un dolce sogno per il resto
della notte e non mi abbandonarono al mio risveglio.
Continuavo
a sognare ad occhi aperti e le immagini di quell’incontro scorrevano felici
sotto i miei occhi, finchè la mia euforia fu placata
da una cruda realtà. Era fidanzata. Quando mi sarei deciso a mettermelo in
testa?
Stranamente,
senza che glielo chiedessi esplicitamente, mi aveva raccontato la loro storia.
Fortunato lui. Michael Mandarino…o come diavolo si chiamava?!
Cercai
di ricordare la nostra conversazione parole per parola, e non fu affatto
difficile. Non sapevo se sentirmi sollevato o affranto dal fatto che fosse un attore.
Era un dettaglio ignoto. Un’arma a doppio taglio. Da un lato c’erano maggiori
possibilità che il lavoro li costringesse a vedersi poco, dall’altro questa
piccola sfumatura non faceva che aumentare le cose in comune. Chissà com’era.
Pensai
che se era un attore probabilmente doveva un certo fascino, ma mi accorsi della
mia osservazione stupida e cercai di pensare ad altro.
La
giornata passò più lenta del previsto.
Tentai
in tutti i modi di ingannare il tempo ma era inutile. Le lancette delle ore sembravano
irremovibili e persino quelle dei secondi sembravano terribilmente pesanti. Per
la prima volta mi resi conto che un minuto è davvero lungo. Sessanta secondi
sono un’eternità se ti metti a fissare l’orologio e io non avevo fatto altro
tutto il pomeriggio.
Cercavo
di distrarmi ma, tra il copione, la televisione e la radio, l’occhio continuava
a cadere su quelle odiose e lentissime lancette.
Infine
trovai qualcosa che mi avrebbe fatto dimenticare tutto: la musica. Avrei tanto
voluto suonare un po’ il piano ma la camera d’albergo ne era ovviamente
sprovvista e non volevo dare spettacolo nella sala comune, così presi la
chitarra, ma non feci in tempo a suonare due accordi che il telefonò squillò.
Dopo
una breve conversazione con Catherine tornai alla mia chitarra e mi abbandonai
alle note veloci, perdendomi nella melodia che le mie dita creavano scorrendo
sui fili della chitarra.
In
un batter d’occhio si fece sera e aprendo gli occhi notai che era tutto scuro.
Guardai allarmato l’orologio pregando che non fossero passate le otto. Ancora
le sette. Giusto il tempo per farmi una bella doccia ed arrivare in un aspetto
decente.
Presi
un taxi e in venti minuti fui di nuovo lì. In quel cortile, davanti la porta di
casa di quella ragazza che forse già amavo un po’. Bussai sperando mi
accogliesse come la sera precedente, ma le mie aspettativa furono tradite.
“Rob!”
esclamò la madre di Kristen del tutto sorpresa che fossi lì.
“Buonasera
signora Stewart” dissi gentilmente.
“Jules”
mi corresse.
“Giusto.
Jules” ripetei.
“Ma
che bella sorpresa!” esclamò.
Come
che bella sorpresa? Forse Kristen non aveva avvertito la madre dei nostri
programmi.
“Vieni
vieni, entra” disse invitandomi a seguirla in camera da pranzo.
“Guardate
chi c’è?” mi presentò entrando in sala.
Mi
trovai davanti a un tavolo imbandito per la cena.
Avevo
forse sbagliato a capire? Forse non era oggi il giorno delle prove? Forse avevo
sognato?
Un
uomo sulla quarantina che supposi dovesse essere il padre, era seduto a
capotavola e accanto a lei un ragazzo…
Il
cuore mi balzò in gola e mi irrigidì. Quello doveva essere Michael senza
dubbio.
Cercai
il suo sguardo per avere spiegazioni, ma non ce ne fu bisogno.
“Oh
mio dio!” esclamò, quasi urlando e battendosi la testa con la mano. “Rob
scusami! Mi sono totalmente dimenticata! Come cavolo ho fatto?! Dovevamo
vederci per provare!”. Balzò in piedi e venne verso di me.
“E’
che abbiamo avuto una visita inaspettata” spiegò indicando il ragazzo seduto al
posto accanto al suo.
Già.
Una visita inaspettata. E così, quel piccolo particolare che avevo cercato di
ignorare e di tralasciare il più possibile, si era presentato prima di quanto
mi aspettassi, facendomi piombare nell’affranto più totale.
“Rob
perché non resti a cena con noi?” disse Jules.
Come
rifiutare in modo gentile? Non me la sentivo proprio di stare lì, come il terzo
incomodo.
“Grazie
mille Jules, ma non si deve disturbare” cercai di essere il più gentile
possibile.
“Ma
non sei di alcun disturbo. E devo pur riparare la sbadataggine di mia figlia”
la ammonì.
Accidenti!
“Davvero, non importa” cercai di essere persuasivo.
Volevo
solo andare via da lì. Mi sentivo come una cavia da laboratorio maltrattata.
“Oh
che idiota!” disse Kristen rispondendo appunto all’ammonizione della madre.
“Non
vi ho nemmeno presentati!”.
Mi
spinse per le spalle e mi condusse accanto all’uomo a capotavola.
“Papà,
lui è Robert! Rob, mio padre, John”.
“Piacere
di conoscerti Rob”.
“Piacere
mio, signor Stewart” gli risposi stringendogli la mano e preparandomi al
supplizio successivo.
Sapevo
già chi era. Non c’era bisogno di presentarsi. Avrei tanto voluto evitare ed
andare subito via da lì, ma sarebbe stato troppo scortese, così mi voltai verso
quel ragazzo, pronto – anche se pronto è una parola grossa – a salutarlo, ma
Kristen mi interruppe.
“E
lui è Cameron!”
Cameron?
Ero più che sicuro che si chiamasse Michael.
“Mio
fratello” concluse la frase.
Ero
di stucco. Di marmo. Di pietra. Di un qualsiasi materiale immobile e rigido.
Improvvisamente
un senso di sollievo e gioia mi invase e riuscii a rilassare finalmente ogni
fibra del mio corpo. Il fratello!
“Ehm,
piacere! Io sono Robert, ma puoi chiamarmi Rob!” dissi pronto allungando una
mano e sfoderando un sorriso a 64 denti, manco dovessi far colpo sul quel
ragazzo.
“Non
mi avevi detto di avere un fratello” sussurrai indisposto a Kristen. Ero sicuro
di sapere molte cose su di lei dopo la prima sera, ma mi resi conto che mi
sbagliavo.
“Non
me l’hai chiesto” rispose a tono e continuò.
“Cameron
è stato via per un viaggetto con la ragazza, ma si sono lasciati ed eccolo qui!”
disse con estrema leggerezza scrollando le spalle.
“Oh
mi dispiace” dissi rivolgendomi a lui, ma scosse il capo e Kristen parlò di
nuovo per lui.
“Oh
non preoccuparti, fanno questo tutte le volte. Ormai è un’abitudine”.
“Grazie
mille per la privacy sorellina…”. La fulminò Cameron e lei ricambiò con una
linguaccia.
“Sai,
mi sarò anche lasciato con Rachel, ma ho ancora la lingua…non c’è bisogno che
mi fai da interlocutore”. Disse scocciato mentre Kristen alzò gli occhi al
cielo.
Mi
sentii un po’ a disagio e in colpa. In fondo l’argomento si era aperto per
colpa mia.
“Mi
dispiace” ripetei. “Non volevo creare problemi..” dissi sincero e a bassa voce
scrutando gli sguardi di tutti.
Pausa.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Un
interminabile silenzio.
Poi…
“MA
NON PREOCCUPARTI” la voce squillante di Cameron uscì fuori tutta insieme,
improvvisamente, come un urlo assordante durante una messa e mi fece sobbalzare
su me stesso.
“Non
farci caso”. Kristen si lasciò sfuggire un risolino. “In realtà apparteneva
alle scimmie e i miei l’hanno adottato..”.
“Simpatica,
come un sassolino nella scarpa..” rispose il fratello e poi si alzò da tavola e
venne verso di me.
“Comunque,
caro Rob! Posso chiamarti Rob vero?”. Stavo per confermare ma mi interruppe prima
che potessi rispondere.
“Perfetto!
Allora tu puoi chiamarmi Cam! Sento che saremo grandi
amici!” disse dandomi una pacca sulla spalla.
Non
riuscivo a rispondere a uno che subito qualcun altro mi interrompeva con
un’altra affermazione.
“Bene”
esclamò Jules. “Visto che le presentazioni sono state fatte…sei sicuro di non
voler restare per cena?” mi chiese.
A
quel punto avrei tanto voluto restare, ma dopo i due rifiuti precedenti sarebbe
stato sfrontato.
“Davvero
non è un problema! Cam mangia come un elefante e c’è
cibo a sufficienza per un esercito!” disse trionfante.
“Bè..”
indugiai.
“Insisto”.
“Si,
anche io!”. Mi sussurrò all’orecchio Kristen sporgendo verso di me. “E poi dopo
dobbiamo provare” cercò di essere più convincente.
Non
potei resisterle, e non volevo.
“Se
proprio insisti..” dissi sorridendole. Ricambiò e prendendomi la mano mi mise a
sedere dall’altra parte del tavolo. Un contatto semplice e minimo, ma
estremamente eccitante. Avrei voluto tenerla per mano per sempre.
“Allora
Rob” iniziò il padre di Kristen. “Cosa fai per vivere?”
“Papà!”
esclamò lei.
“Cosa?”
“Bè,
non solo è una domanda sfrontata, ma anche stupida. Rob è in Twilight con me”.
Disse acida. La adoravo.
“Oh
giusto. E come ti trovi?”
Ecco.
Iniziava l’interrogatorio.
“Bè,
ho conosciuto solo parte del cast per ora. Però mi sono trovato subito molto a
mio agio..”. sentivo gli occhi di Kristen puntati su di me, mentre dicevo
quella sottospecie di bugia. Doveva aver colto sicuramente il mio cambio di
comportamento e tutto si poteva dire, tranne che fossi stato a mio agio da
subito, almeno con lei.
“Vivi
qui a Los Angeles?”
“No.
Veramente abito a Londra. Ma immagino che debba trasferirmi qui per un po’..”
“Wow!
E ti manca casa tua?” chiese Cam.
“Londra
mi manca…ma non mi dispiace stare qui” ammisi lanciando un sorriso a Kristen.
“Hai
sempre voluto recitare?” si intromise Jules.
“Ehm,
veramente no. È una cosa nata un po’ per caso”.
“Racconta”
incitò Cameron.
Kristen
non parlava. Stava zitta e ascoltava interessata. Sapevo che stava aspettando il
suo momento per le domande. Se avesse lasciato fare a loro la parte iniziale,
avrebbe avuto più domande a disposizione.
“Bè,
ho fatto il modello per un po’..”.
La
sentii trattenere un risolino e tossire dopo aver bevuto. La guardai interdetto
e ricambiò lo sguardo.
“Mmm…scusa…continua” disse soffocando una risata.
“Dicevo…ho
lavorato un po’ come modello quando ero più piccolo. Poi ho iniziato a
interessarmi al teatro, ma cinema e tv non mi avevano mai sfiorato…” mi resi
conto delle mie parole e mi corressi. “In effetti mi hanno appena sfiorato”.
“La
nostra Kris ha già fatto una ventina di film” disse Jules fiera.
“Si
beh, sono stata facilitata dal vostro lavoro…” la liquidò lei.
“Io
sono sceneggiatrice e mio marito lavora come tecnico. Lei però è stata notata
ad una recita scolastica..”
“Si,
mi ha raccontato la sua tipica storia hollywoodiana!” la interruppi sorridendo.
“Già…nel
giro di qualche anno ha interpretato un maschiaccio, una ragazzina con problemi
respiratori, una ragazza violentata, una con un disturbo muscolare, una
teen-ager degli anni 80, una..”
“Mamma…”
la interruppe Kristen borbottando.
“Cosa?”
Mi
guardò un secondo, scosse la testa, corrugò la fronte e abbassò il viso
portandosi le mani ai capelli ovviamente intimidita da quelle attenzioni.
Aveva
davvero molta esperienza. Mi sentivo davvero un pivellino accanto a lei. chissà
se sarei stato all’altezza.
“Scusa
tesoro, è che siamo molto orgogliosi di te”. John troncò il discorso.
“In
realtà mi interessava” dissi subito e alzò lo sguardo per guardarmi.
“Cos’è
quella storia del disturbo muscolare?”. Finsi di non sapere nulla. Ma in realtà
mi ero già informato sulla sua filmografia. Avevo già deciso che avrei visto
tutti i suoi film non appena avessi avuto un po’ di tempo.
“Ehm…è
un film su cui abbiamo lavorato un paio d’anni…ma…non è ancora andato davvero
in porto…” disse un po’ dispiaciuta.
“E
tu Rob? Che parti hai fatto?” chiese Cameron.
Bene!
Come competere con lei?!
Semplice.
Non era una competizione.
“Bè
ho interpretato un mago che alla fine muore e un pittore spagnolo gay” dissi
cercando di metterla sullo scherzo.
Kristen
si riprese alla grande e scoppiò in una risata alquanto rumorosa.
“Scusami.
Non ho niente contro i gay…” cerco di giustificarsi.
“Mi
piacerebbe vedere qualche tuo film” le dissi cercando di riportare l’attenzione
su di lei.
Continuava
a ridere. “Adesso anche io!” disse tra una risata e un’altra.
“Dico
sul serio!”
cambiò
subito espressione. Mi guardò in cagnesco. “Certo, come no! Dopo dovrei
ucciderti”.
“Perché?”
“Bè…ero
un po’ un maschiaccio da piccola. Non che adesso sia molto meglio…” ironizzò
prendendosi gioco di se stessa.
“Andiamo!”
cercai di convincerla. “Non puoi essere così male!” dissi e poi la parole
uscirono da sole.
“Sono
sicuro che eri bellissima anche allora”.
Mi
gelai.
Cavolo!
L’avevo davvero detto ad alta voce?!
Il
suo viso scattò su e mi guardò dritto negli occhi per un istante interminabile finché
John ci salvò da quella situazione imbarazzante con una sonora risata.
“Mi
piace questo ragazzo!” disse ridendo. “Ha buon gusto!” aggiunse.
“Potresti
fargli vedere Into the wild” suggerì Cameron.
“No,
quel film lo conosco a memoria!” mi lascia sfuggire di nuovo.
Ma
allora ero proprio scemo!
Kristen
mi guardò di nuovo, sconcertata e inarcando le sopracciglia mi sorrise gentile.
“Potreste
vedere Speak!” esclamò Jules. “Così vedrai anche il
ragazzo di Kristen”.
Che
palle! Sempre in mezzo questo! Ma dovevo ammettere che ero alquanto curioso di
vedere che aspetto avesse.
“Io
invece penso che non vedremo proprio niente” disse lei rossa di imbarazzo.
“Perché?”
chiesi curioso.
“Perché
abbiamo poco tempo e tanto da fare”. Si alzò e prendendomi per il braccio mi
costrinse ad alzarmi da tavola e a seguirla.
“Era
tutto buonissimo Jules! Grazie!” riuscii a mormorare mentre mi spingeva di là.
“Noi
siamo in salotto!” urlò chiudendo le porte della stanza dietro di se.
“Prometti
che un giorno mi farai vedere i tuoi film?” chiesi speranzoso.
Mi
guardò in cagnesco.
“Forse…un
giorno…se avremo tempo…”
“D’accordo!
Mi accontento!” dissi sollevato dal suono delle parole “un giorno e avremo”
nella stessa frase.
Ci
sedemmo sul divano e presi il copione.
“Non
provarci nemmeno” disse togliendomelo da mano. La guardai sbigottito.
“Inutile
che fai il finto tonto” disse cogliendo il mio doppio gioco. “Stasera tocca a
me!”.