Capitolo II
Il
giardino nel cuore della selva
Una sottile
brezza scompigliava i rami circostanti. Alessia aveva freddo, e
nonostante si
fosse cambiata e asciugata come meglio poteva, aveva
l’impressione che il suo
corpo si stesse lentamente congelando. Voleva accendere un fuoco, ma
non poteva
esporsi a un simile rischio.
D’un
tratto, qualcosa si mosse tra gli alberi. Alessia era sicura di aver
intravisto
una grossa figura strisciare da un tronco all’altro. Faceva
poco rumore, ma la
vista ormai abituata all’oscurità le permetteva
ugualmente di vederla, e le fu
chiaro fin da subito che non si trattava di una sagoma umana.
D’istinto,
estrasse dalla borsa una torcia, dei rametti secchi e un paio di pietre
focaie.
Non era ancora intenzionata a produrre un fuoco, decisa a temporeggiare
fino all’ultimo
momento. Dopo alcuni secondi, la misteriosa creatura fu completamente
celata
alla vista, poiché una nuvola aveva coperto la luna.
L’oscurità era pressoché totale.
Probabilmente
la bestia l’aveva vista, e Alessia immaginava che si stesse
ulteriormente
avvicinando col favore del buio. I suoi movimenti erano impercettibili,
ma
aguzzando le orecchie riusciva ad avvertire dei fiochi versi gutturali.
Adesso
era braccata anche da un animale selvaggio.
Hificles
iniziò a nitrire, spaventato. Scalpitava furiosamente, era
agitatissimo e
faceva l’impossibile per liberarsi. Alessia comprese che
oramai non aveva più
scelta: pur non accendendo il fuoco, i mercenari si sarebbero accorti
dei
nitriti del cavallo, che erano sempre più acuti.
Rapidamente
e con destrezza, gettò i rametti secchi a terra e
batté con forza tra loro le
pietre focaie diverse volte. Alla fine, furono prodotte delle scintille
che
appiccarono un piccolo fuoco. Immediatamente afferrò la
torcia e la appoggiò lì
sopra, e poco dopo le fiamme divamparono su di essa. Un ampio cono di
luce
invase il perimetro circostante, illuminandolo a giorno.
Si
guardò
intorno, senza scorgere nulla. Poi guardò in direzione di
Hificles, e a momenti
non stramazzò a terra per l’agghiacciante
sorpresa. Gigantesco al punto da
eclissare la luna, si stagliava l’enorme corpo di un
mostruoso orso nero. La
terrificante bestia emise un potente ruggito che mise in mostra le
possenti e
letali fauci, ma non potevano passare inosservati nemmeno i formidabili
artigli,
che sarebbero stati in grado di scheggiare e frantumare una spada.
Gli orsi
neri erano considerati le bestie più feroci di quella parte
della Lirosia, e
non a torto. Il primissimo impulso di Alessia fu naturalmente quello di
fuggire
a gambe levate, ma il raziocinio subito le ricordò che non
avrebbe fatto molta
strada senza il suo destriero. Con un impeto di audacia che sorprese
perfino sé
stessa, si frappose fra il mostro e Hificles brandendo la torcia e
agitandola
furiosamente. Con una mossa repentina, afferrò le briglie
del cavallo e,
nonostante fosse già in preda al panico, riuscì a
slegarle.
RECENSITE, MI RACC!