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Autore: DarkFeiry    08/10/2009    1 recensioni
Kaory stanca dei comportamenti di Ryo va in America e si trova una nuova identità...come farà Ryo a ritrovarla? FanFiction scritta un pò di tempo fa che ora ho deciso di pubblicare anche su questo sito...recensite please...spero che vi piaccia...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kaori ormai non sapeva cosa fare, era una settimana che andava avanti la storia del killer e di Ryo. Ogni notte Ryo si appostava sotto casa della sua cliente con lei, era diventato insopportabile. Rimaneva lì in silenzio ad attendere. Più volte Kaori gli aveva detto di andarsene ma lui aveva risposto sempre “non me ne andrò finchè non mi dirai chi sei, e mi farai vedere il tuo volto”.

Il maniaco non si era fatto vedere e non aveva più nessuna notizia su di lui. Kaori si trovava nel centro della città a guardare le vetrine per scegliere qualche regalo natalizio ma non aveva proprio la testa per scegliere i regali. Ad un certo punto si sentì chiamare, si girò e vide Marika che la salutava.

-ciao Kaori anche tu in giro per acquisti?-

-si ci provo-

Marika aveva visto la faccia pensierosa della sua amica, non poteva vederla così.

-ma cos’hai?-

-niente Marika, non preoccuparti-

-no, io mi preoccupo, non è da te stare così, tu sei sempre così solare.-

-be lo sembro, ma non lo sono-

-se vuoi possiamo andare a prenderci una cioccolata calda così possiamo parlare un po’-

Kaori accetto, parlare con Marika le avrebbe fatto bene, dopo Yuri era la seconda amica che aveva, solo perché non conosceva il segreto di Unicol

Si sedettero in un bar vicino ed ordinarono due cioccolate calde.

-dimmi cos’hai, sono qui per ascoltarti-

-ho un problema con il mio passato, non ho chiuso la partita con lui e ora è ritornato per farmi impazzire più di prima. E non so come fare per uscirne, ormai sono dentro fino al collo ed il bello è che è anche colpa mia perché mi sono fatta prendere dalla frenesia di giocare con lui….-

Kaori prese a raccontare a Marika della sua storia senza toccare il discorso di Unicol e raccontandogli la cosa in grandi linee.

-…ed ora non so più come uscirne-

-ho capito, bè un bel casino… l’unico consiglio che ti posso dare è quello di finire di giocare e affrontarlo per toglierti il pensiero il prima possibile.-

-lo so….ma ora non so come fare-

-non posso dirti come fare perché non conosco la storia precisamente, mi dispiace-

-il problema è il mio e devo risolvere la cosa da sola-

-se vuoi sfogarti sai dove trovarmi-

-lo so e per questo ti ringrazio, ora però devo andare perché ho un po’ di cose da sbrigare-

-ok ci vediamo-

Si dettero il solito bacetto sulla guancia e si diressero ognuna nella sua direzione. Per Kaori, parlare con Marika era un bene. Anche se non le aveva raccontato proprio tutto si sentiva più leggera, comunque doveva seguire il suo consiglio: chiudere la partita con il passato.

 

Ryo era chiuso nella sua camera e guardava il soffitto, non sapeva più che cosa gli stava succedendo. Non riusciva a spiegarsi perchè aveva iniziato a seguire Unicol, anche se lei si rifiutava di parlare con lui, Ryo non si arrendeva, le piaceva stare con lei in silenzio a vegliare su quella signora che l’aveva ingaggiata. Aveva qualcosa che lo attirava, nessuna donna da una anno e mezzo a quella parte lo attirava. Pensava solo a Kaori, anche adesso ci pensava ma pensava anche a Unicol. Non sapeva se dire che la desiderava, si era così ma non proprio. Aveva qualcosa di magnetico che lui non riusciva a spiegarsi, sembrava come se la conoscesse da anni. Si dava continuamente dello stupido perché si era intestardito su una cosa che non stava ne in cielo ne in terra. Voleva  trovare una spiegazione a tutto quello che gli stava succedendo. E l’avrebbe trovata. Aveva bisogno di prendere aria e anche qualcosa da bere. Doveva staccarsi per qualche giorno da Unicol solo per vedere cosa succedeva.

 

Omai erano tre sere che non si facevano vedere ne Ryo ne l’uomo, e a Kaori questa situazione non piaceva. Si sentiva agitata e nervosa e non amava sentirsi così. Voleva vedere Ryo per dirgli definitivamente di andarsene e voleva catturare l’uomo per prendere un nuovo incarico. Quel giorno era il 21 Dicembre e faceva freddo, Kaory gelava. Ad un certo punto sentì dei passi dietro di lei, strinse la pistola e si girò

-fermati o sparo!-

Ryo si fermò davanti a lei con le mani in alto

-hei! calmati sono solo io-

-ancora tu pensavo che non ti saresti fatto più vivo, visto che erano tre giorni che non venivi- disse Kaori abbassando la pistola e voltandosi di nuovo, dandogli le spalle.

Ryo non si era presentato lì per tre giorni per vedere la reazione che avrebbe provocato in lui il non vederla.

-diciamo che non sono venuto perché avevo da fare-

-e sta sera non avevi da fare?-

-no, mi sono liberato-

-peccato-

-ancora niente che riguarda il nostro uomo?-

-se mai è il mio uomo, comunque niente-

-dai che riusciamo a prenderlo-

-io riesco a prenderlo, precisiamo-

-e quanto sei permalosa-

-e tu parli troppo per i miei gusti-

-scusa non parlo più-

-era ora-

Ryo si posizionò di fianco a Kaori con la pistola fra le mai. Kaori la riconobbe subito, era la sua fidata amica, la sua Magnum quella che non l’aveva mai tradito e che gli ha salvato la vita un sacco di volte. Quella pistola aveva salvato la vita anche a lei. Kaory era rimasta a fissare la pistola e Ryo la guardava incuriosito.

-hei, non hai mai visto una pistola? Se non sbaglio ne hai una anche tu-

-no è che ero rimasta affascinata dalla tua pistola-

-veramente? Ti piace così tanto?-

-bè non è male, è una pistola a tamburo-

-la tua invece è automatica-

-si-

-questa pistola è la compagna della mia vita, la mia donna prediletta, colei che mi ha salvato la vita un milione di volte-

Kaori notò che l’espressione di Ryo era mutata, da spavalda era diventata seria e nostalgica.

-capisco-

-lo so non te ne frega niente ma a me piace precisarlo quando si parla di lei.-

-fai bene, se per te è così importante-

Restarono in silenzio per un po’. Forse si sentivano a disagio perché iniziavano a toccare discorsi un po’ privati. Il silenzio venne rotto da uno sparo a cui ne seguirono altri. Era il loro uomo, che voleva ucciderli. Ryo istintivamente si buttò su Kaori e caddero a terra. Restarono così finchè gli spari non cessarono e lo stridio delle ruote di una macchina in partenza furono lontani.

-ma che diavolo è stato- imprecò Ryo

-sicuramente è stato lui a sparare, voleva che ci distraessimo per colpirci-disse Kaori con la voce un po’ impaurita.

-hai ragione, comunque tu stai bene?-

-si sto bene, te?-

-anch’io sto bene-

Erano ancora nella posizione in cui si trovavano durante la sparatoria.

-forse è meglio che ti alzi, sai siamo in una posizione un po’… imbarazzante- disse Kaori

-scusami, mi alzo subito-

Si alzarono tutti e due. Si ricomposero e solo dopo Kaori si accorse che durante la caduta aveva perso gli occhiali e il cappello. Ryo la osservò, voleva riconoscerla, Kaori era illuminata da dei deboli raggi di un lampione. Quando Ryo riuscì a mettere a fuoco i suoi tratti rimase a bocca aperta, non poteva essere, non poteva essere lei, era una cosa inconcepibile. Kaori aveva capito che lui l’aveva riconosciuta, si abbassò e prese gli occhiali e il cappello.

-Ka…kao…ooo..ri-

-si-

-maa…nnno…n puoi essere tu-

-invece lo sono, non te lo aspettavi-

Ryo era rimasto senza parole, non riusciva ancora a crederci, la sua Kaori era Unicol, Unicol era la sua Kaori. Ora si spiegava un mucchio di cose come la somiglianza dei suoi gesti e il fatto che aveva l’impressione di conoscerla da sempre. Kaori non riusciva a sostenere la situazione, le veniva da piangere, non voleva farsi riconoscere, non voleva che lui sapesse la sua vera identità, non voleva che lui la giudicasse. Voleva scappare, andare lontano, correre via da lui. Non voleva guardare i suoi occhi stupiti e indagatori.

-Kaori perché non mi hai detto subito che eri tu?-

-cosa ti aspettavi che ti dicessi la mia vera identità dopo quello che mi hai fatto passare e dopo che me ne sono andata in quel modo- ormai Kaori non tratteneva più le lacrime

-non so cosa dire-

-è inutile non dire niente non serve a nulla, ora che sai la verità non voglio commenti-

Kaori non voleva essere ne dura e non voleva nemmeno essere debole, voleva fagli vedere che non era più la ragazzina che piangeva quando lui la umiliava o per qualsiasi altro motivo.

-ora che sai chi è veramente Unicol hai raggiunto il tuo scopo, puoi anche andartene da questa città e tornare a casa-

-no Kaori non tornerò a casa ora che ti ho trovato!-

-e cosa vuoi fare? Vuoi illudermi di nuovo per poi buttarmi via alla prima occasione-

-no-

Kaori non aveva voglia di parlare, l’aria era così pesante che poteva essere tagliata con un coltello, non aveva la forza di discutere e di parlare. Prese la sua roba e fece per andarsene. Ryo le prese un braccio e la bloccò.

-dove vai?-

-da qualunque parte che sia lontano da te-

Ryo guardò i suoi occhi pieni di lacrime in cui era visibile tutto il dolore che in quel momento era riaffiorato dal passato, tutto il dolore che lui, per la sua testardaggine le aveva fatto provare. Capì che quello non era il momento per parlare. La lasciò e Kaori iniziò a correre via da lui. Una volta entrata nella sua macchina fuggì via mentre piangeva. Ryo era rimasto lì, non riusciva ancora a credere a ciò che era successo, si sentiva un idiota.

 

Tornata a casa, Kaori si era buttata sul letto e aveva continuato a piangere per ore intere. Si sentiva stupida perché per giorni aveva fatto la parte della dura con Ryo ma quando aveva tolto la maschera era caduta anche la sua spavalderia. Si era messa a piangere come una fontana solo perché lui l’aveva riconosciuta, ma infondo cosa poteva fare? Rimanere impassibile davanti a l’uomo che amava, che non aveva mai dimenticato e che l’aveva indotta a scappare da tutto quello che aveva fatto e per il dolore che le aveva procurato. Sayuri l’aveva sentita piangere e si diresse verso la sua camera. Kaori non l’aveva sentita entrare e quando si sedette sul letto, trasalì.

-cosa ti è successo?-

-oh Sayuri-

Kaory si buttò tra le braccia della sorella. Sayuri l’abbracciò e le accarezzò i capelli

-raccontami tutto-

Kaory le raccontò tutto fra i singhiozzi.

-…lo so sono una stupida-

-no sei solo una donna innamorata-

-innamorata e cretina-

-dai non castigarti così, hai fatto solo quello che il tuo cuore ti ha indicato-

-perché però il mio cuore mi indica sempre le cose sbagliare?-

 

Ryo era arrivato in albergo a pezzi. Aveva ancora in mente gli occhi pieni di dolore di Kaori, immaginava che l’aveva fatta soffrire, ma non così tanto. Non sapeva come rimediare a ciò che aveva fatto. Però doveva parlarle, doveva farle capire quanto l’amava. Non poteva più nasconderglielo, lui l’amava e non poteva fare a meno di lei. Quando aveva scoperto la vera identità di Unicol, cioè Kaory, si era sentito l’uomo più felice del mondo perché l’aveva ritrovata, ma ora si sentiva il più stronzo del mondo. Non aveva la più pallida idea di come parlargli, se fosse andato a casa sua Sayuri lo avrebbe cacciato a calci nel sedere. Andare sotto casa della donna non era il caso, si sarebbero distratti di nuovo e sarebbero stati un bersaglio facile. Doveva solo aspettare. Ma aspettare cosa? Che le cose migliorassero? Non sarebbero migliorate senza fare qualcosa. Non sapeva più cosa fare. Era confuso, amareggiato e si sentiva terribilmente in colpa.

 

Kaori aveva cercato di evitare in tutti i modi i posti in cui Ryo andava e l’hotel di Yuri. Non faceva altro che pensare a Ryo. Sapeva che in questo modo si faceva del male da sola, ma era inevitabile pensare a lui. Cercava di distrarsi andando per negozi per fare i regali e mentre camminava per le strade affollate di New York, intravide un volto che conosceva bene, Ryo. Cercò di rifugiarsi dentro un negozio sperando di non essere vista. Mentre faceva finta di guardare gli scaffali, si sentì presa per la vita.

-non mi scappi- gli sussurrò Ryo all’orecchio

Kaori era rimasta immobile, intrappolata dall’abbraccio fermo di Ryo

-lasciami stare-

-no non posso farlo-

-ma lo vuoi capire che non ti voglio parlare, non voglio vederti, non voglio più avere niente a che fare con te-

-andiamo fuori da qui, non voglio che ci guardino-

-perché?hai paura che posso farti una scenata davanti alla gente-

-no, non è questo, voglio solo stare più tranquillo-

Mentre l’abbracciava, Ryo, trascinò Kaori fuori dal negozio e la portò in un vicolo non lontano dal luogo in cui si trovavano. Ryo prese Kaori e l’adagiò al muro intrappolandola fra le sue braccia.

-cosa significa?ti ho detto che non voglio vederti più-

-invece dobbiamo parlare-

-di cosa? vuoi parlare di tutte le donne che hai avuto mentre eri con me, oppure di quelle che hai avuto dopo che me ne sono andata?-

-niente di tutto questo-

-ah no? Allora di cosa, ma lo vuoi capire che mi hai fatto già soffrire abbastanza, perché vuoi ancora rovinarmi la vita-

Le lacrime avevano preso ad uscire dagli occhi di Kaori. Ryo aveva rivisto di nuovo tutto quel dolore che aveva visto la sera scorsa. Tolse le mani dal muro e lasciò Kaori libera dalla sua “prigione”. Kaori rimase immobile, non sapeva quello che fare se scappare o starlo a sentire.

-cosa aspetti, vai, sei libera, ti lascio…ma voglio rivederti almeno per l’ultima volta-

Kaori prese e se ne andò. Non sapeva cosa fare, era confusa. Quando le aveva detto che doveva parlarle il suo sguardi era sincero e quasi implorante. Stava cadendo nella più totale depressione.

  
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