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Autore: theSwamp    08/10/2009    4 recensioni
Renesmee è cresciuta, e della bambina deliziosa che incantava chiunque è rimasto davvero poco, rimane solo una ragazza costretta a vivere una vita sul filo di due mondi totalmente diversi. E arriverà il momento in cui dovrà capire quale sia il vero significato dell'amore.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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31

Carissimi individui che ancora avete voglia di buttare un po’ di tempo a leggere la produzione piuttosto scrausa di una ritardataria cronica (due mesi…un sesto di anno, è un record personale anche per me, ma se vi può far sentire meglio, devo restituire tre libri alla biblioteca del mio orribile paesello da tipo due anni e mezzo. Sono una specie di succube dei fondi provinciali alla cultura, mea culpa), buonasera. Purtroppo causa: a)meravigliosa vacanza da un mese in Inghilterra, Paese notevolissimo, civilissimo, bellissimo, con dei rossi stupendi b) vacanza in Grecia per dieci giorni (consiglio a tutti di visitare Delfi, l’acropoli di Atene, i resti di Micene e il tempio di Poseidone a Capo Sounio, una volta nella vita) e infine c) depressione da inizio scuola e fine vacanze, con conseguente blocco della scrittrice scrausa (per quello che scrivo potrei anche darmi una mossa e non farmi tanti problemi), non ho più potuto aggiornare. E adesso, a causa del bisogno fisico di guardarmi “into the wild”, non posso nemmeno rispondere ai vostri bellissimi e come al solito gentilissimi commenti, perché se rispondo lo voglio fare per bene, evitando di liquidarvi con due righe, visto che tengo tantissimo alla vostra opinione. Il capitolo 32 è già pronto e lo metterò domani, e risponderò anche ai commenti vecchi (con allegate foto dei baldi giovani che mi ispirano quel figo di Benjamin ;) ok Ale? ). Bene, riprendiamo da dove li avevamo lasciati.

Un bacio a tutti, mi siete mancati J

Giuls

 

 

 

 

 

 

Mangiavo la mia chimichanga sulla macchina, i finestrini mezzo abbassati. Mi ero voluta fermare al messicano: mangiavo lentamente, perché le domande, e le spiegazioni, sarebbero venute fuori solo una volta che avessi finito. Jasper sembrava più preoccupato che sconvolto, e la vocazione al pragmatismo mi avrebbe sicuramente mi avrebbe aiutata ad evitare di pensare a certe altre cose.

Molto più importanti, e molto più dolorose. Per il momento mangiavo la mia chimichanga super imbottita cercando di non sporcare la macchina, e basta. Mi sforzavo di non fare caso a Jasper, che mi studiava senza alcun riguardo. Mi colse di sorpresa quando mi rivolse la parola. Eravamo fermi nel parcheggio semi vuoto di un piccolo centro commerciale, vedevo le macchine sfrecciare sulla statale lì accanto.

-E così…Benjamin, eh?-

Feci cenno di sì, lentamente.

-Non capisco- scosse la testa, lo sguardo più assente. Ragionava per conto suo e io non centravo molto. Stavo per finire la chimichanga.

-Nemmeno io, ma è così-. Mi strinsi nelle spalle, e capii che Jasper stava facendo qualcosa per farmi stare meglio. Non sentivo più il bisogno di mettermi a urlare, lo squarcio era sopportabile. Mi zio mi sorrise. Sicuramente la mia famiglia era atipica, ogni livello della parentela era sfasato dall’età, dai ruoli e dalle personalità. Ma era in momenti come quelli che capivo fino in fondo quanto loro fossero lì per me, ed ero sopraffatta dall’emozione.

-Sei innamorata?-. Non mi sembrava innervosito, come pensavo prima, ma solo parecchio stupito.

-Sì- Era molto facile ammetterlo con lui, perché sapevo che in ogni caso lo aveva già un po’ sentito.

-Mh-

Ci stava pensando su, era parecchio riflessivo. Nel frattempo finii la chimichanga con calma.

-Quindi, volevi che lo sapessi io, giusto?-

-Chiaro-

-Mh-

Altra pausa, un po’ più breve.

-Vuoi raccontarmi?- Era facile scambiarlo per la voce della mia coscienza: si mimetizzava con la tappezzeria dell’auto, acquattato e tranquillo, e la sua strana esortazione inespressa mi spingeva a parlare. Semplice e indolore, per niente subdolo se si considerava che ero io ad aver ricercato la situazione.

-Oggi ho fatto l’amore con Benjamin-

-Mh-. Un po’ lo spiazzai, ma non più del previsto. Dopotutto, aveva ragione lui: quelle non erano cose che si addicevano alla piccola Renesmee. Si guardò attorno evitando accuratamente il mio sguardo.

-E credo che in qualche modo noi ora siamo, come potrei spiegare…-

-Una coppia?-, disse giungendomi in aiuto, con un’espressione sospettosa e incredula dipinta sul volto.

-Non ne sono sicura ma credo di sì. Quando uno dei due ti propone di passare la vita con l’altro è una coppia?-. Non era sarcasmo, è che ero sinceramente bisognosa di conferme.

-Generalmente sì, credo. Se l’altro è d’accordo, ovviamente.-

-Bè, diciamo che è successo questo-

-Mh. Interessante-

Gli lasciai il suo tempo per pensarci su, e vidi che era abbastanza lucido, e ringraziai il cielo per la sua freddezza. Ormai non pioveva più da un pezzo, ma era rimasta una tale umidità che il vetro dell’auto si stava appannando per conto suo. Che schifo.

-Nessy, ti rendi conto che sei in una gran brutta situazione?-

 Il responso era arrivato anche prima del previsto.

-Lo so-. Tenni gli occhi bassi, come quando da bambina venivo rimproverata, e ammettevo di avere torto.

-E ci sono anche altre problematiche che dovremmo analizzare…-

-Che problematiche?-

-…tutti insieme-

Mi guardò con una certa durezza, con l’autorità che solo la responsabilità poteva conferirgli. Decisi di starmene un po’ zitta, per una buona volta. Dopotutto mi serviva un consiglio, era meglio lasciarlo parlare.

-Ma in ogni caso, credimi Ness: non penso che tu abbia sbagliato-

-Davvero?- Stupefacente.

-Ti capisco-. Riuscì anche a sorridermi, ne rimasi sorpresa. Era sicuramente il mio zio preferito. Mi ero divertita troppo quando mi aveva insegnato ad andare in moto. Si era divertito anche lui.

-E come fai, scusa?-

-L’amore è importante- si strinse nelle spalle –E se sei legato a una persona, non c’è ragione che tenga-. Mi guardò di sbieco –Non hai molta scelta, se ami veramente-.

Mi uscì una risatina nervosa, l’educazione sentimentale di Jasper sembrava un riassunto di appunti universitari degli anni sessanta. Ci rimase un po’ male.

-Cos’è, non ti fidi?-

-Ma no, certo che mi fido-

-E tutti ti direbbero queste stesse cose, se potessero-

-Perché non possono, giusto?-

-Torniamo a casa e parliamone-

Ero molto tranquilla, e non solo grazie alla sua capacità: naturalmente riusciva a farmi sentire più tranquilla, era molto rassicurante il suo approccio sicuro, pratico e riflessivo. O almeno lo era per me.

-Jazz, davvero tu non credi che io sia una…una stronza?- Non sapevo bene come classificarmi,  quel punto. Scoppiò a ridere.

-Forse un po’. Ma è l’amore, cosa ci vuoi fare-

-Jacob non reagirà così, vero?-

-No- Continuò ad essere molto tranquillo e molto pacato.

-Vorrei che lo facesse. Ma vorrei anche che mi prendesse a schiaffi-

-Comprensibile-, ci penso un po’ su, tamburellando le dita sul volante. – Se la passassi liscia non sarebbe giusto. Sei una persona molto onesta, Renesmee, quando ti ci metti.-

-E’ un complimento?-

-Prendila così-

Mi resi conto che avevo uno strano tono di voce: biascicavo velocemente parole che solo una piccola parte del mio cervello elaborava. Era una strana sensazione asfissiante, sentivo l’aria troppo pesante. Non mi sembrava che l’aria fosse così pesante, mentre ero con Benjamin. Forse Benjamin era così strabiliante da farmi respirare ossigeno puro. Era un ragionamento idiota ma l’aria che respiravo in quel momento mi sembrava troppo grezza per essere la stessa di un’ora prima.

-Cosa stai provando?-. interruppe i miei pensieri, mi voltai e notai che si era un po’ rabbuiato. Confondersi lo infastidiva terribilmente.

-Non so cosa, di preciso-, ammisi.

-A cosa pensavi?-, mi sembrava un po’ più curioso e un po’ meno scoraggiato: perlomeno, se non capiva era perché non capivo nemmeno io.

-A quanto è pesante l’aria-

-Non ci avevo mai fatto caso-

-Io ci ho fatto caso adesso. Prima mi sembrava più leggera-

-Prima quando?-

-Con Benjamin-

Era bello parlare. Jasper non era esattamente quella che si chiama “migliore amica”, ma taceva e ascoltava. E non giudicava. Non avevo paura se non venivo giudicata.

-E’ come respirare la prima volta-.

Rimasi un po’interdetta, la gente doveva piantarla subito di togliermi le parole di bocca. Era esattamente, precisamente, la sensazione che non riuscivo a cogliere.

-Come lo sai?- Sapevo che dovevo avere un’espressione poco intelligente, in quel momento. Sorrise e mi rivolse uno sguardo enigmatico.

-Conosco la situazione-

Ovviamente la conosceva, ma non mi era venuto in mente che quella cosa che legava Jasper a Alice potesse essere minimamente simile a quella provavamo io e Benjamin. Pensavo fosse unica.

-Non ci avevo pensato-. Rise, probabilmente della mia faccia sconvolta.

Pensavo che niente potesse essere così arrogante e sfrontato come ciò che avevo provato per Benjamin, pensavo fosse una creatura nuova, dalla forza fresca e vigorosa. Non riuscivo nemmeno a classificarla come “amore”, non mi sembrava potesse essere solo quello. Quella che provavo io, e che sentivo provava lui, era più una specie di ansia di possedere, un’angosciosa ricerca dell’altro, che non si spegneva mai. In qualsiasi momento, anche nel più profondamente appagante, c’era qualcosa di terribilmente ansioso nell’aria. Forse era la paura del tempo, paura che il tempo finisse, che non fosse abbastanza. Totalmente irragionevole per una creatura immortale, e allo stesso tempo affascinante oltre ogni limite.

-Nessy, posso farti una domanda?- Di nuovo interruppe i miei pensieri, ma non me ne preoccupai.

-Dimmi-

-Come lo dirai a Jacob?-

Fu come ricevere un pugno nello stomaco, mi ripiegai leggermente su me stessa. Ma me lo meritavo e, come aveva detto Jasper, se mi ci mettevo ero una persona giusta, fino a sfiorare il masochismo. Avevo sempre sentito addosso il peso delle responsabilità, per quanto io tentassi di disfarmene.

-Non ne ho idea- Mi mancava l’aria, mi mancava sempre di più. Le tonalità dei colori erano più scure, gli odori erano più spiacevoli. Ossigeno.

-Hai già scelto- Non era una domanda, ovviamente. Jasper mi permetteva di andare oltre tutte quelle cazzate che avrebbero dovuto spiegare la mia scelta. E poi, cosa avrei potuto dirgli, come avrei potuto giustificarmi? Se avessi trovato delle valide motivazioni, non mi sarei certamente sentita come mi sentivo. L’ultima traditrice. Un boia.

L’unico motivo concreto per cui avevo deciso di essere una traditrice era che quando ero con Benjamin nell’aria c’era molto più ossigeno.

-Non lo avevo previsto, Jazz-

-Lo so. Non è colpa di nessuno-

-Vorrei non aver bisogno di nessuno per vivere-

-Impossibile-

L’aria si era fatta irrespirabile. Dopo il primo respiro, i miei polmoni non riuscivano più a riadattarsi all’aria di sempre. Avevo bisogno di ossigeno puro.

-Ascoltami Nes. Torniamo a casa e parliamone, con tutti. E’ la cosa più ragionevole, ed è il momento che tu sappia…delle cose-

-Lo so-

-Sono cose importanti-

-Lo so-

Jasper avviò il motore e ci muovemmo, e io ero perfettamente certa che stessi per capire ogni cosa a fondo. Non era rimasto altro da scoprire, dentro e fuori di me. Era come essere esposti al vento. Ma non riuscivo a respirare, non ancora.

Avevo bisogno di ossigeno puro.

Stavamo solo tornando a casa, cercavo di rassicurarmi in silenzio, mentre Jasper guidava, a velocità piuttosto moderata. Probabilmente aveva capito che non morivo dalla voglia di tornare là. Non ci eravamo quasi più rivolti parola, l’unica cosa che gli chiesi fu se sapeva quando Jacob sarebbe tornato. Mi rispose che non ne aveva idea, e io ne fui felice, perché di colpo il mio appuntamento con la scelta mi sembrò più irreale di quanto era giusto che fosse. Cercai di concentrarmi sulle canzoni, ma era la compilation di Alice, ed erano tutte troppo incasinate e rumorose per riuscire a prendermi. Mia zia aveva dei gusti musicali particolari, dai suoni della natura ai Korn. E non era quello che mi serviva.

Cercavo di capire cosa dovessi dire, una volta che fossi arrivata. Speravo almeno di poter parlare di persona, senza che mio padre leggesse niente nella mia testa. Volevo parlare con i miei genitori, mi sembrava ovvio e giusto: ancora non sapevo come avrei fatto, ma un modo lo avrei trovato.

-Jasper, dimmi una cosa-

-Sì-

-Come pensi che reagiranno?-

-Edward e Bella?- Li chiamò con i loro nomi, nemmeno io con gli altri ero abituata a chiamarli “mamma” e “papà”, mi sembrava molto irreale. Feci cenno di sì, mio zio mi guardò distrattamente, perso nelle sue considerazioni.

-Ci sono altri fattori da considerare. Ma forse saranno comunque…delusi-

-Sono una stronza-

-Credo che sia anche per Jacob-, non sembrava che mi avesse ascoltata.

-Lo so. Ma non potevo fare altro, mi capisci?- Sentivo io stessa l’ansia profonda della mia voce: volevo solo essere rassicurata, avrei pagato oro pur di essere consolata. Anche solo a parole, in quel momento poco importava. Ero sempre stata troppo sensibile alle apparenze.

-Anche io lo so, ma non sono tuo padre. Credo che un padre cerchi sempre il meglio per i suoi figli-

-Benjamin è il meglio, sei libero di non credermi, ma le cose stanno così-, sbottai. Mi sentii improvvisamente offesa: nessuno poteva dire una parola contro di lui, non in mia presenza.

-Ci sono molti fattori da considerare-

I fattori. Al diavolo tutto il casino che poteva esserci dietro. Se anche fosse stato un assassino, a quel punto cosa sarebbe potuto cambiare? Benjamin mi aveva mostrato il meglio di sé, lo sapevo, ed era solo per me. Questo ormai non me lo sarei mai più potuto scordare.

 

  
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