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Autore: JulyAneko    09/10/2009    1 recensioni
Un caso, un avvocato. Una nuova conoscenza, un vecchio legame. Cosa succederà al nostro team se le sue acque verranno scosse non solo da nuovi atroci casi?!
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiedo davvero perdono per questo lungo periodo intercorso fra l'ultimo capitolo postato e questo di oggi ma i miei impegni mi hanno purtroppo allontanato dalla scrittura. Spero che il seguito di "Will Never Be a Mistake" vi piaccia.
Ho inserito nel framezzo della storia (anche nei capitoli precedenti) dei link a delle immagini che ho fatto personalmente con gli attori di Criminal Minds e alcune persone famose che vedevo appropriate per i personaggi creati da me. Per esempio April ha il volto di Josie Maran. Spero davvero vi possano piacere!
Mi scuso ancora per l'interruzione ed ora a voi il nuovo capitolo..

.

CM 012

"I cuori degli uomini hanno paura di realizzare i sogni più grandi perché pensano di non meritarlo o di non riuscire a raggiungerli" Paulo Coelho

Aprì lentamente le palpebre lasciando che i suoi occhi si abituassero alla leggera penombra della stanza. Aveva la testa pesa e sentiva un leggero fruscio abbracciarle le orecchie.
Mugugnò prima di cercare di tirarsi su e quindi sedersi sul letto sul quale prima era distesa. Sistemò i cuscini dietro la sua testa e finalmente accese la luce.
Ormai non sapeva quanto tempo era stata chiusa in quella stanza, in quell'ospedale. Aveva perso la cognizione dello scorrere lento dei minuti, delle ore, dei giorni.
Lanciò un'occhiata al suo piede ingessato prima che un sorriso triste contornasse le sue labbra.
Non avrebbe mai dimenticato cosa le era accaduto. Non lo avrebbe mai fatto. Non avrebbe potuto.
Sospirò cercando il proprio cellulare lasciato abbandonato sul comodino. Lo afferrò e constatò che era ormai tardo pomeriggio, l'orario delle visite sarebbe arrivato fra una manciata di minuti.
Passò il pollice sul display del telefono prima di riposarlo al suo posto e sospirare nuovamente.
Nessuna chiamata. Nessun messaggio.
Ricordava ancora esattamente le parole di Spencer, prima che la sua figura svanisse dietro le porte chiuse dell'ambulanza.
Ricordava la loro intonazione, così calda, così sussurrata.. come un mormorio lento che le era giunto ad accarezzarle il cuore e che l'aveva liberata da tutta la sofferenza di ciò che aveva passato.
Sarò lì.
Le ricordava, sì. Le ricordava esattamente.
Sospirò poggiando la testa ai cuscini sistemati dietro la sua schiena.
Beh, lui non era lì. O almeno, lei non l'aveva visto. Non lo aveva ancora visto.
Lui non era passato a trovarla.
Né prima, né dopo.
Scosse la testa dandosi della stupida.
Le pareva di essere una bambina alla prima cotta che si sentiva spersa se non vedeva il suo amore.
All'orario di visite, tutte le volte che sentiva le porte dell'ascensore aprirsi, fremeva nella speranza di veder entrare nella stanza lui. Il suo Spencer.
Si maledì mentalmente.
Sapeva che anche quel giorno sarebbe andato così. Avrebbe sussultato tutte le volte che le porte dell'ascensore si fossero aperte. Sì, lo avrebbe fatto. E lo avrebbe fatto inutilmente. Come tutte le altre volte.
Si stava maledicendo per l'ennesima volta quando sentì la porta della sua stanza aprirsi per mostrarle la figura di un uomo alto che le sorrideva.
Abbozzò un sorriso cercando di sembrare il più naturale possibile.
-Tom! Bello vederti, ma non dovevi partire ieri sera?-
-Sì, lo so..- incominciò l'uomo prendendo una sedia e posizionandola di fianco al letto di April -..ma mi sono fatto assegnare un altro caso qua.-
-Ehy.- sussurrò April inclinando un poco la testa -Non importava, davvero.. adesso sto bene.-
-Lo so ma dovrai restare qualche altro giorno in ospedale e così ho pensato di farti compagnia.-
-E' un mese che vivi qui, praticamente. Mi spiace..-
-No, sono felice di farlo.- si difese subito l'uomo -Tutto qua. Davvero.-
-Ok..- mormorò sulle labbra April sorridendo dolcemente.
Era veramente grata a Tom che, da quando aveva saputo del suo rapimento, si era fatto assegnare solamente casi riguardanti Washington così da poter restare nella città e poter andare a visitarla all'ospedale il più spesso possibile. Le faceva piacere avere qualcuno con cui passare il tempo dato che molto spesso il team non poteva andare da lei perché occupato in chissà quale caso, in chissà quale città. Spesso vedeva Penelope che però molte volte doveva fuggire al suo computer a Quantico per aiutare gli altri. E così April era davvero molto grata a Tom di essersi fermato con lei e di averla trattata non come fidanzata ma come amica. Questo era davvero l'importante per lei perché lo sapeva, in quel momento, non aveva proprio spazio nel suo cuore per un'altra persona che non fosse Spencer. Spencer Reid.

Aveva smesso di lavorare ormai da qualche minuto ma ancora continuava ad essere seduto alla sua scrivania e a fissare quella pratica che aveva finito di scrivere.
In quei giorni il lavoro era diventato tutto per lui, non faceva che concentrarsi a più non posso in tutti i nuovi casi che venivano sottoposti al team e a riempire e concludere pratiche di casi ormai vecchi. Si era tuffato nel lavoro per non pensare, per non pensare a lei.
Sospirò mentre le ultime parole che le aveva detto gli rimbombavano in testa.
Sarò lì.
Lui non c'era mai andato. O meglio, lui c'era andato ma i medici lo avevano tenuto lontano così come tutto il resto del team. Alla fine David aveva convinto tutti ad andare a dormire a casa così da poter essere più lucidi il giorno seguente per incontrare April. Allora lui se n'era andato a casa ed era tornato in ospedale la mattina successiva. Aveva deciso di prendere le scale anche se questo gli sarebbe costato quattro piani a piedi, ma quando finì l'ultima rampa e si ritrovò davanti alla stanza assegnata ad April.. beh, in quel momento tutti i suoi progetti e le sue speranze svanirono di colpo.
Sospirò ricordando la vista di April che abbracciava un uomo. Un altro uomo. E non un uomo qualunque. No. Quell'uomo era Tom, il suo ex ragazzo. L'aveva visto abbracciarla e stringerla a sé e in quel preciso istante ricordò di aver provato la sensazione di un pugno dritto allo stomaco. Poi Tom doveva essersi accorto della sua presenza perché gli aveva tirato una veloce occhiata prima di chiudere la porta della stanza e negargli, così, la vista di April. La sua April.
Sospirò sentendo nuovamente quella terribile sensazione allo stomaco.
Perché doveva andare tutto storto? Perché quando partiva in quarta per stare con quella ragazza, per confessarle i suoi sentimenti, c'era sempre qualcosa che andava storto?
Scosse la testa. Doveva convincersi nuovamente di esserle indifferente. Indifferente. In tutti i sensi.
Sì, non avrebbe più dovuto pensare a quella ragazza che gli riempiva il cuore con un solo sorriso. A quella ragazza che lo faceva stare bene con la sua sola presenza. Ad April. April Johnson.

-The al limone o alla pesca?- chiese Emily mostrando le due bottigliette.
-Un del bicchiere di vino?!- provò April mordendosi il labbro inferiore.
-No signorina! Siamo in ospedale, se se ne è dimenticata..-
-No, purtroppo non me ne sono dimenticata.- biascicò April -Alla pesca.-
-Ok.. ecco qui.- le disse porgendole la bottiglietta dal colore più scuro, per poi superare il letto nel quale era April e avvicinarsi alla finestra, sedendosi su un panchetto -Dai che tra pochi giorni potrai essere a casa!-
-Ah, non vedo l'ora!- si eccitò subito April -Casa dolce casa!-
Emily la guardò sorridere felice. Era bello poterla rivedere con le labbra tirate in un sorriso.
Ormai ricordava a memoria tutte le loro serate passate assieme in qualche bel locale a bere del buon vino. Ricordava ogni parola che si erano dette, ogni paura che si erano svelate senza però mai centrare il vero problema.
Ricordava di come April le parlasse di un sentimento che provava per qualcuno di cui, però, non era sicura di doversi innamorare. Ricordava di come i suoi occhi si accendessero ad ogni parola che le diceva. E ancora di più ricordava la sua espressione di quando lei le aveva detto che probabilmente era già innamorata di quell'uomo. Sì, di quell'uomo che Emily sapeva benissimo essere Spencer. Ma April non lo aveva mai confessato.
Sospirò ricordando tutto questo, ma ricordando anche di come lei gli aveva raccontato di un amore che non doveva provare. Di un amore che non era consentito. E ricordava esattamente come April le aveva dato la sua stessa identica risposta.
Probabilmente anche tu sei già innamorata di quell'uomo. L'unica cosa da fare, allora, è quella di lasciarsi andare.
Chissà se April aveva capito che lei stava parlando di quel capo che ben conoscevano, di quel capo che le faceva battere il cuore all'impazzata, di Aaron Hotchner.
-Emily..- mormorò April riportando l'amica alla realtà -..tutto bene?-
-Sì.- sorrise la mora portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Pensavo.. pensavo a quante cose ci siamo raccontate senza mai.. mai ammettere realmente quello che dicevamo.-
A quella frase April inclinò la testa come a pensare, continuando a guardare l'amica che aveva preso a sorseggiare il suo the freddo. -Non è mai venuto a trovarmi..- biascicò, allora.
Emily vide come i suoi occhi si fossero offuscati, come avessero acquistato una tristezza che prima nascondevano.
-Quando.. quando ci siamo lasciati la sera in cui sei stata portata qui..- incominciò Emily, senza capire -..ha detto che sarebbe tornato la mattina seguente.-
-Non è venuto quella mattina.. e non lo ha fatto per tutto questo tempo.-
Emily sospirò scuotendo la testa -Mi sembrava che le cose si fossero evolute fra voi..-
-Anch'io lo credevo..- mosse la testa in senso negativo, cercando di capire il comportamento di Spencer.. ma senza alcun risultato.
-Se vuoi posso provare a par..-
Non le fece finire la frase ma puntò il suo sguardo in quello della collega, dicendo un veloce ma perentorio -No.-
-Ok. Sì, è giusto così..- biascicò allora Emily -Ma vedrai che le cose si sistemeranno.-
-Sì..- sussurrò April sorridendo tristemente. Era davvero spossata da quella situazione. Il non riuscire a capire il comportamento di Spencer la innervosiva e abbatteva.
Scosse la testa facendo un respiro a pieni polmoni per cercare di ridarsi un tono. Non era quello il momento di pensarci. -E tu?- chiese allora, tornando ad osservare l'amica, -Pensi di lasciarti andare?-
A quella domanda Emily sbuffò sorridendo -E' più complicato di così.-
-Non è più o meno la stessa situazione? Dai un consiglio a me ma poi.. tu stessa non lo metti in pratica?-
-Beh.. voi non siete entrambi agenti dell'FBI, non dovete seguire lo stesso codice..-
-Emily.- la riprese la ragazza -E' follia non affrontare un sentimento.. non viverlo ma reprimerlo in se stessi.-
-Lo so..- bisbigliò.
Ci fu un attimo di silenzio, April prese un sorso di the alla pesca dalla sua bottiglietta e poi incominciò. Doveva aprirsi completamente se voleva far capire all'amica quello che intendeva.
-Quando ero prigioniera ed ho sentito la voce di Spencer..-
A quel nome Emily alzò la testa ad incontrare lo sguardo di April. Era la prima volta che lo diceva. Era la prima volta che lo diceva a lei. Era la prima volta che confessava tutto. Era la prima volta che lo ammetteva davanti a qualcuno, a lei.
-..beh, ho pensato che non avrei mai più rivisto il suo volto.. che non avrei mai più visto i suoi sorrisi impacciati.. che non avrei mai più baciato le sue labbra.. che non avrei mai più potuto dirgli quanto fosse diventato importante per me.. E l'unica cosa che continuava a passarmi per la testa era il fatto che l'avrei lasciato senza avergli fatto sapere tutto questo-
Emily non disse nulla ma continuò ad osservare l'amica con la sua stessa espressione negli occhi. Amore.


IMMAGINE

Derek si stiracchiò, allontanando un poco la sedia dalla scrivania. Guardò verso la postazione di Emily che era già andata via da un'oretta, per poi soffermarsi sulla figura di Spencer. Se ne stava immobile ad osservare il vuoto della sua scrivania mentre con le mani dava il tormento ad una povera penna.
Sospirò chiudendo il dossier che aveva davanti per poi riporlo in un cassetto. Si guardò attorno constatando che ormai erano rimasti in pochi nell'open-space. Nei propri uffici intravedeva Hotch e Rossi che concludevano il proprio lavoro per quel giorno.
Erano tornati in ufficio quel pomeriggio, un caso a Dallas li aveva trattenuti per ben tre giorni ma alla fine erano riusciti a trovare il loro s.i. senza causare altre vittime. Si erano rimessi subito al lavoro, Hotch aveva mandato a casa solo JJ perché una mamma non poteva stare per troppo tempo senza il suo bambino. Sicuramente Aaron parlava per esperienza personale, doveva mancargli molto il suo Jack.
Lentamente si alzò infilandosi la giacca per poi fare quei due passi che lo dividevano dalla scrivania di Reid. Lo guardò qualche secondo prima di poggiare il palmo delle mani sul tavolo bianco. Fu solo in quel momento che vide il collega destarsi dai propri pensieri.
-Allora..- iniziò sorridente -Io vado a prendere Alexis e poi passiamo a trovare April, vieni con noi?-
-Oh..- biascicò Spencer alzando le sopracciglia -No.. devo finire le pratiche..-
A quelle parole Derek spostò lo sguardo sulla pratica ormai chiusa sulla scrivania per poi tornare a guardare perplesso l'amico. -Sì, certo.- sbottò.
-Ho.. ho da fare..- provò ancora Spencer.
-Quando vorrai darmi una risposta migliore sai dove trovarmi.- esclamò allora Derek guardandolo dritto negli occhi, prima di allontanarsi dalla sua scrivania ed uscire da quegli uffici.
Spencer lo guardò andarsene mentre una strana sensazione di solitudine gli invadeva l'animo.
Diavolo, certo che sarebbe voluto andare con lui! Certo! Ma qualcosa lo tratteneva e lui sapeva esattamente di cosa si trattava: paura. Paura che tutto quello che aveva visto in April fosse stato solo un sogno passeggero.

Aveva aspettato quel giorno a gloria! Finalmente adesso sarebbe potuta uscire dall'ospedale per tornare a casa!
Finì di sistemare le ultime cose nella valigetta prima di prendere le stampelle e avvicinarsi al lavandino posizionato in un angolo della camera, appena prima dell'entrata per il bagno.
Stette in equilibrio sciacquandosi le mani per poi fermarsi a specchiarsi nel piccolo specchio proprio davanti a lei.
Si passò una mano sugli occhi per poi soffermarsi sulla guancia e così sulla cicatrice che partiva da un lato della fronte per scendere giù fin sotto l'orecchio. Sospirò cercando di sorridere alla sua figura riflessa. Non ci riuscì.
-Sei sempre bellissima.-
Non si girò nemmeno verso la voce che aveva sussurrato quella frase. Ormai aveva imparato a conoscerla.
-Il dottore ha detto che non andrà mai via del tutto.-
-E tu non lasciarla scappare.-
A quelle parole sorrise scuotendo la testa prima di girarsi verso quell'uomo che la stava osservando dal fondo della camera.
-Non si vede nemmeno.. e poi ti dà sicuramente un'aria più interessante.-
-Oh!- esclamò April riprendendo le stampelle e raggiungendo l'uomo -Questo non dovevi dirlo, Dave!-
David sorrise accarezzando il volto di April e sistemandole una ciocca di capelli sopra la cicatrice, prima di esclamare -E' meglio se andiamo, Hotch ci sta aspettando giù.-
-Davvero non è voluto salire?- chiese sorpresa la ragazza.
-L'ho convinto io.- disse David afferrando la valigetta di April -Sennò avrebbe sentito per l'ennesima volta il medico se andava tutto bene per poterti dimettere!-
A quella frase April rise di gusto raggiungendo l'ascensore. Quando si girò indietro una strana sensazione invase il suo stomaco. Lasciava quella stanza, lasciava quell'ospedale.. e di Spencer nemmeno l'ombra.

Chiuse il libro che stava leggendo con un movimento brusco. Ormai proprio non ricordava da quant'è che provava a leggere quel dannato libro!
-La montagna incantata..- bisbigliò leggendo il titolo scritto in caratteri grandi sopra la copertina bianca.
Sospirando si alzò dal divano dirigendosi verso il bagno. Aveva proprio bisogno di una svegliata.
Aprì l'acqua del rubinetto e vi passò le mani sotto per poi sciacquarsi il viso.
Si guardò allo specchio, le ciocche davanti dei suoi lunghi capelli gocciolavano di quell'acqua fresca che si era gettato sul volto. Poteva osservare ogni singola goccia che lasciava i suoi capelli per finire dritta sul marmo bianco del lavandino.
Eppure quell'acqua avrebbe dovuto rinvigorirlo, avrebbe dovuto cancellare tutti i suoi pensieri.
Beh, non lo aveva fatto.
Velocemente prese un asciugamano e se lo passò sul volto.
Così non andava.
Tornò in salotto tirando una fugace occhiata all'orologio. A quell'ora April doveva star uscendo dall'ospedale.
Lei se ne stava andando e lui non si era mai presentato al suo letto, non si era mai presentato nemmeno per sentire dalle sue labbra come stava.
Beh, quando gli altri parlavano di April e del fatto che si stesse rimettendo lui drizzava le orecchie per captare ogni singola parola ma continuando a far finta di nulla. Voleva sembrare normale, coerente, disteso.. anche se in realtà dentro si stava tormentando. Non vedere April lo faceva stare male, lo tormentava non poter essere al suo fianco ed assicurarsi di persona che stesse bene. Lo tormentava non poter essere parte del suo recupero.
Scosse la testa soffermandosi alla vetrinetta del mobile di salotto dove teneva i dvd. Velocemente l'aprì e prese uno dei tanti cofanetti simili che si trovava nel ripiano più in basso. Se lo passò un po' fra le mani prima di aprirlo e inserire il dvd nel suo lettore.
Si buttò sul divano accendendo il televisore e trovandosi in compagnia dei suoi cari amici Spock e Kirk. Sarebbero stati loro i suoi compagni di viaggio per quella sera.
Sorrise mentre passava il titolo. Star Trek. Aveva divorato l'intera serie, rifacimenti e quant'altro e ricordava a memoria migliaia di battute.
Sì, era sicuro che quella sarebbe stata la cura giusta per scordarsi momentaneamente di April. Di April e del fatto di non esserla andata a trovare. Di April e del fatto che stava tornando adesso a casa dopo un lungo periodo in ospedale. Di April e di quanto fosse meravigliosa quando gli sorrideva di nascosto a tutti. Di April e di quanto si sentisse scombussolato quando era in sua presenza.. e quando non lo era. Di April e di quanto volesse risentire il suo corpo stretto, abbracciato, avvinghiato, al suo. Di April e di quanto volesse risentire il dolce tocco delle sue labbra morbide. Di April e di quanto..
No.
Si posò l'indice sulle labbra, come a cercare di rivivere quel contatto che era ben impresso nella sua mente.
No.
Schiacciò l'indice come se così facendo riuscisse ad imprimere meglio quella dolce sensazione che aveva provato.
No.
Decisamente la terapia Star Trek non aveva funzionato.

-Aaron casa mia era da quella parte..- mormorò April appena vide che Hotch tirava dritto invece di girare verso la zona dov'era situato il suo appartamento.
-C'è stato un piccolo cambiamento.- disse l'uomo continuando a guidare con calma, ma aspettandosi il putiferio.
-Che cambiamento?!- chiese titubante April lanciando un'occhiata a David, che se ne stava seduto davanti nel posto del passeggero e faceva finta di nulla.
-Abbiamo deciso che per un po' verrai a stare da me.-
-Come?!- esclamò contrariata la ragazza -E poi abbiamo.. chi?-
-Beh..- biascicò Hotch -Noi.. no?- chiese tirando un'occhiata a Rossi.
-Per carità, non mi mettete in mezzo a queste cose!- esclamò subito David portando le mani davanti come a difendersi.
-No, eh! Ma tu potresti difendere una povera ragazza che non può scappare perché azzoppata!- ironizzò April scuotendo la testa per poi allungare una mano verso Aaron e sfiorargli una spalla -Dai.. in fondo non ho nulla.. posso starmene tranquillamente a casa..-
-Sì, a casa mia.- sorrise Aaron sotto gli occhiali scuri che portava.
-Ma non ho la mia roba..- provò ancora April mugugnando.
-Non ti devi preoccupare per questo.- incominciò Hotch accostando la macchina -Garcia è andata a prenderti dei vestiti a casa!- finì scendendo dall'auto.
-Beh.. io allora, fossi in te, mi preoccuperei!- borbottò David lanciando un'occhiata ilare ad April che lo guardò scendere dalla macchina per poi scambiare qualche parola con Hotch, fuori dall'auto, prima di aprirle la portiera per farla scendere. No, così non andava proprio. Voleva avere lei le redini della propria vita!

Alzò lo sguardo e si ritrovò ancora addosso quegli occhi verdi.
Sospirò girandosi, così da non dover rispondere a quello sguardo insistente.
Era entrata in quella piccola libreria per prendersi un momento tutto suo ma se sapeva di andare incontro a un abbordaggio fatto di sguardi, non sarebbe nemmeno passata da quella strada!
Il commesso la stava letteralmente mangiando con gli occhi e per quanto Emily potesse sentirsene onorata, non le piaceva affatto essere guardata a quel modo.
Borbottando afferrò il primo libro che si era ritrovata davanti. Senza nemmeno leggerne il titolo, lo aveva girato per immergersi nelle frasi posteriori della copertina.
Osservò quella carta bianca e lentamente iniziò a leggere quell'unica frase scritta di un carattere particolare.
-L'amore è una forza selvaggia.
Quando tentiamo di conquistarlo, ci distrugge.
Quando tentiamo di imprigionarlo, ci rende schiavi.
Quando tentiamo di capirlo, ci lascia smarriti e confusi.-
Sorrise.
L'autore di quella frase stava per caso vivendo la sua vita?
Girò il libro. "Zahir" di Paulo Coelho.
Sospirò pensando a come, infondo, una frase del genere potesse identificare molte persone.
Pensò a Jennifer e Will che tanto avevano faticato prima di rendere chiara e limpida la loro relazione.
Pensò a Spencer ed April, così intensamente uniti da un sentimento che erano incapaci di viverlo appieno.
Pensò a sé e ad Aaron, smarriti, confusi.. incapaci di lasciarsi andare, incapaci di parlarsi, incapaci di amarsi realmente.
Abbassò lo sguardo sul libro, incerta sul voler sapere di più o no, incerta sul voler andare avanti in quella lettura che le avrebbe aperto il cuore.
Voleva davvero andare avanti?
Sì, lo voleva. E lo voleva con tutta se stessa.

-Non sapevo cosa prendere.. c'erano un sacco di cose belle!- esclamò Penelope entrando nella stanza che Aaron aveva riservato ad April.
-Grazie.- sorrise la ragazza seduta sul letto con la gamba destra distesa.
-Allora, vediamo..- iniziò Garcia poggiando la valigia sulla scrivania sistemata appena sotto la finestra -..ho preso le cose più comode che ho trovato, suppongo tu debba stare parecchio a casa.-
-Ovviamente.. ho un mastino attaccato ai piedi!- borbottò April sospirando
-Non è da tutti.- si fermò allora la donna, soffermandosi a guardare il volto della ragazza davanti a sé.
-Cosa?-
-Avere qualcuno che si prende così cura di te.-
A quelle parole April sorrise dolcemente gettando una lunga occhiata fuori dalla finestra dove poteva intravedere Aaron e David chiacchierare.
-Era molto preoccupato per te.. Beh, tutti lo siamo stati.- disse Penelope incominciando a sistemare la roba della valigia dentro l'armadio a muro.
April continuò a guardare dalla finestra i due uomini. Sì, dovevano essersi presi tutti un grande spavento. Le venne da pensare se anche Spencer fosse stato preoccupato per lei.. e se magari lo era ancora. Probabilmente non l'avrebbe mai saputo.
-Ma comunque sia ora sei qua fra noi! E questa è la conclusione migliore che ci poteva essere!- sorrise, tirando fuori dalla valigia un bel vestito nero.
-E quello?- chiese April perplessa osservando quel vestito elegante un poco scollato.
-Questo dovevo portartelo.. è magnifico!-
-Comodo per stare in casa..-
-Ah, guastafeste!- ironizzò la donna ponendo l'abito nell'armadio -Vedrai che un'occasione per metterlo la troviamo!-
-Sì..- biascicò April -..magari col gesso alla caviglia!-
-No, quando te lo sarai tolto.-
-Quando me lo sarò tolto tornerò a casa..-
-Ah..- incominciò Penelope cauta -..credo che Hotch non la pensi proprio così.-
-Oh.. no..- mormorò April scuotendo la testa sospirando, ma ugualmente un sorrisetto dolce comparve sulle sue labbra.
Perché nonostante tutto lo sapeva, lo sapeva esattamente di essere fortunata ad avere una persona come Aaron accanto a sé.

 

  
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