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Autore: Arwen88    09/10/2009    3 recensioni
Perché Kakashi ha deciso di aiutare Shikamaru e il resto del team dieci contro l'Akatsuki? Cos'è che spinge le sue azioni? Forse c'è un fardello sulle sue spalle di cui non può liberarsi. Cosa succede quando la morte non è più nemmeno una via di fuga?
La dama prese a danzare, la pelle diafana che brillava, le palpebre grevi semichiuse, l'abito d'ombra che si increspava fasciando il suo corpo, rilucendo alla luce dell'ultima alba. Le sue braccia si sollevarono mentre girava su se stessa. La danza solitaria proseguiva silenziosa al confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi.
Se la fan fiction è così dark non è colpa mia, è tutto a causa della canzone.
§§  Terza classificata e vincitrice del "Premio Originalità" e del "Premio miglior attinenza alla canzone" al Contest "Kakashi and Numbers" indetto da Bravesoul  §§
Genere: Dark, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Shikamaru Nara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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e la morte danzò
§§ Terza classificata e vincitrice del "Premio Originalità" e del "Premio miglior attinenza alla canzone" al Contest "Kakashi and Numbers" indetto da Bravesoul §§


Autore: Arwen88
Titolo: E la morte danzò
Rating: Giallo
Genere: Azione, Dark, Introspettivo
Avvertimenti: One-shot, What-if
Personaggi/Pairings: Kakashi Hatake, Gekko Hayate, Shikamaru Nara.
Titolo della canzone: My Snow White Queen
Introduzione: Perché Kakashi ha deciso di aiutare Shikamaru e il resto del team dieci contro l'Akatsuki? Cos'è che spinge le sue azioni? Forse c'è un fardello sulle sue spalle di cui non può liberarsi. Cosa succede quando la morte non è più nemmeno una via di fuga?
La dama prese a danzare, la pelle diafana che brillava, le palpebre grevi semichiuse, l'abito d'ombra che si increspava fasciando il suo corpo, rilucendo alla luce dell'ultima alba. Le sue braccia si sollevarono mentre girava su se stessa. La danza solitaria proseguiva silenziosa al confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi.
Se la fan fiction è così dark non è colpa mia, è tutto a causa della canzone.
Note dell'autore: Raramente scrivo storie così tristi, stavolta è stata tutta colpa della canzone "My Snow White Queen" degli Evanescence: ho sfruttato la parte del risveglio dal sogno e il non poter scappare, il non riuscire più a dormire ed infine tutto il ritornello.

I personaggi di Naruto non mi appartengono ma sono di proprietà di Masashi Kishimoto che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Naruto, appartengono solo a me. (Ho ripreso la frase dei disclaimer della Writers Arena per riadattarla ai miei scopi)



E la morte danzò


C'era buio, e freddo. Kakashi Hatake sentiva i propri piedi muoversi veloci nell'acqua gelida che gli lambiva le caviglie, tra le braccia stringeva lei, la sua regina bianca: i loro visi erano ad appena qualche centimetro l'uno dall'altro. Poteva osservare quel suo sorriso ambiguo, sarcastico, o forse solo triste, fin quasi ad esserne rapito. Lo sguardo dell'uomo salì negli occhi della dama: come al solito rimase scosso nel constatare che il colore di quelle iridi era nuovamente cambiato. Per un attimo, mentre lo sguardo scendeva nelle profondità dell'essenza della regina, si sentì vacillare. All'improvviso gli piombò addosso la consapevolezza che in quella danza lenta, silenziosa e fredda, lui non era un compagno ma uno strumento nelle sue mani: era lei a guidare i suoi passi. L'uomo storse il naso in un espressione nauseata, volse il viso di lato ma lo sguardo fu catturato nuovamente da loro: le ombre. Procedevano come una lunga, sterminata processione, alle spalle della Regina bianca. Lei continuava a sorridere ambigua facendolo danzare tra le sue braccia, potente, terribile, ignorando i mormorii e gli sguardi d'astio che le anime opache lanciavano all'uomo.
Ma, infondo, neanche lui gli prestava attenzione, totalmente concentrato sull'unica figura nitida tra la folla: il viso slavato di Gekko Hayate spiccava tra la moltitudine, le labbra sottili si muovevano appena, senza che le parole potessero essere udite, coperte dal mormorio dei morti.
Kakashi cercò di separarsi dalla donna spiccando una corsa verso l'uomo: voleva, doveva, finalmente scoprire cosa l'altro avesse da dirgli di così importante da non poter nemmeno andare a riposare in pace.
Solo dieci metri lo separavano da lui, sentì il proprio respiro accelerare mentre si avvicinava al limite tra i loro due mondi, il punto che lei gli impediva sempre di oltrepassare riconducendolo nella sua danza.


Kakashi aprì gli occhi alla luce, uscendo bruscamente dal sogno. Passò una mano sul viso facendola scivolare sulla fronte madida di sudore e poi fra i capelli argentati. Scalciò le coperte sbuffando.

Quell'incubo lo ossessionava sin dalla sua infanzia, più o meno da quando aveva rinvenuto il corpo esanime del padre. Era rimasto praticamente invariato nel tempo: la Regina bianca come la neve lo aveva accolto in quel lago di disperazione col sorriso ambiguo sulle labbra, là gli aveva ben presto insegnato i passi di quella triste danza. Mentre, con lo scorrere degli anni, il bambino era diventato un ragazzo e quindi un uomo, le ombre avevano preso ad aumentare. Scorrevano lente, dirette in qualche luogo sconosciuto a coloro che non facevano parte della processione... o forse ignoto persino a loro stesse. Erano i suoi nemici ed amici, divisi in vita ma uniti in quella fredda terra: mormoravano parole d'odio rivolgendogli sguardi cupi gli uni, donavano ameni sorrisi e piccoli cenni di saluto
gli altri
. Quando era più piccolo, si era svegliato più di una volta in lacrime dopo quelle visioni, ma col tempo era diventato più forte, o forse solo più cinico, ed ormai non riusciva più a sentire nemmeno i loro mormorii, erano diventati troppi: troppi nemici caduti, troppi amici persi.
Talvolta però le loro voci salivano d'intensità e le parole si distinguevano quasi: era per questo che lei aveva preso a cantare. Lo chiamava a sé, gli faceva sapere che lei era lì solo per lui e che presto o tardi le sarebbe appartenuto.
Ormai però non era solo la dama l'unica presenza fissa di quell'incubo: ora c'era anche Gekko.
Non sapeva perché proprio lui, in fondo nemmeno si conoscevano bene, anzi:
si poteva dire che le uniche occasioni in cui si fossero incontrati erano gli esami dei chunin ai quali aveva partecipato la squadra del copia ninja, e la sera in cui una kohai della squadra ANBU gliel'aveva presentato come il suo ragazzo.

Ma quel giorno, per la prima volta, Gekko non si era limitato a mormorare, stavolta aveva urlato tanto forte da farsi sentire e, probabilmente, era
stata proprio la sorpresa per quel grido a farlo svegliare.
Kakashi osservò il proprio riflesso nello specchio del bagno mormorare la parola udita poco prima: "Proteggili".
Ma chi doveva proteggere? E da cosa?



-Kakashi, hai sentito? Il team dieci sta andando a vendicare la morte di Asuma.-
Kakashi lasciò che le parole del collega scendessero in lui, prendendosi il tempo per comprenderle a fondo prima di replicare.

Asuma era un suo amico, capitanava il team dieci, aveva cresciuto i suoi tre sottoposti come fossero suoi figli ed era morto in battaglia proprio davanti agli occhi di quei ragazzi. Aveva combattuto egregiamente, ma contro i due membri dell'Akatsuki aveva infine trovato la morte per mano di Hidan, un ninja che avevano scoperto essere immortale.
E ora quei ragazzi volevano la loro vendetta.
Probabilmente li avrebbe capitanati Shikamaru, quel ragazzo dopotutto era un genio. Già, un genio: in quel Villaggio sembrava che ne fossero venuti alla luce parecchi in quella generazione, nella sua invece erano veramente in pochi ad essere considerati tali... Sì, forse solo lui.
Un improvvisa idea lo colpì e, dimenticandosi di rispondere al collega, corse per le strade di Konoha.
"Se ucciderà quegli uomini rischia di diventare come me, passando il resto della sua vita a vedere nel sonno i suoi nemici uccisi."
Arrivò alla porte del Villaggio in tempo per sentire la quinta Hokage protestare coi ragazzi dicendogli di non partire. Riuscì a farsi inserire nella loro squadra come capitano e partì con loro.




Kakashi stava nascosto dietro il tronco di un albero, il suo compito era di esaminare i movimenti dei nemici. Doveva osservarli tramite lo sharingan e per questo sperava che il momento dell'azione per lui arrivasse presto: quell'occhio gli rubava troppe energie.

I nemici giunsero, la battaglia ebbe inizio.


Shikamaru combatteva degnamente: i suoi movimenti, perfino i suoi errori, sembravano improvvisati, casuali.
Con un sorriso, il copia ninja vide lo schema armonioso del piano ideato dal "genio" dipanarsi chiudendo la trappola attorno ai nemici. L'uomo si sincerò di essere ben nascosto e di non perdere nemmeno una mossa del nemico. Anche se era faticoso.
Fu un attimo: il momento propizio giunse e Kakashi andò all'attacco, un colpo, un centro.
La sua mano, avvolta dal chidori, aveva trapassato il cuore di Kakuzu, il compagno di squadra dell'immortale Hidan. L'attacco della squadra stava per concentrarsi sull'ultimo rimasto quando, con un poderoso calcio, Kakuzu mandò il jonin a sbattere contro una roccia.
Fu così che, sconvolti, i ninja capirono che l'uomo non era morto.

La battaglia riprese, e Hidan si lanciò contro Kakashi in una finta che mascherava un potente attacco di tipo vento da parte del suo compagno. Gli occhi dell'uomo si sgranarono mentre, improvvisamente, sentì la morte avvicinarsi.


La dama prese a danzare, la pelle diafana che brillava, le palpebre grevi semichiuse, l'abito d'ombra che si increspava fasciando il suo corpo, rilucendo alla luce dell'ultima alba. Le sue braccia si sollevarono mentre girava su se stessa. La danza solitaria proseguiva silenziosa al confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi.


I ragazzi rimasero sconvolti da quell'attacco portato contro il maestro; il timore del peggio gravava pesante sulle loro menti, impedendogli di pensare. Il mostro con la proprietà del fulmine approfittò del loro sconcerto per attaccarli. Sarebbero morti.


I piedi scalzi della Regina si fermarono, le palpebre scoprirono iridi dorate ed il suo sguardo si posò sull'espressione seria del suo "compagno".



Kakashi Hatake era sopravvissuto.
Le menti dei chunin erano colme di questo pensiero mentre l'uomo utilizzava il suo chidori per contrastare l'attacco del nemico. Gli aveva fatto da scudo, proteggendoli.
Rimase fermo, le braccia alzate ed il respiro spezzato. Ormai aveva esaurito quasi tutte le proprie forze, sperava che la battaglia finisse presto.

La mente analitica di Shikamaru comprese presto che il loro nemico possedeva in tutto cinque cuori, ognuno dei quali capace di usare una proprietà del chakra diversa.
Seguirono comunque il piano. Shikamaru si allontanò con Hidan, mentre il resto della squadra rimaneva ferma per scontrarsi contro Kakazu.


Kakashi rilassò le braccia, spossato, distrutto, la vista gli si annebbiò mentre il dolore cresceva e nelle orecchie quel canto saliva d'intensità.
You belong to me
Dalle sue labbra aride soffiarono poche parole: -My snow White Queen...-
Perché lui lo sapeva: non c'era posto dove poter scappare da lei.
Per un attimo il suo sguardo si oscurò e là, davanti a sé, la vide: ritta in piedi gli tendeva una mano, le labbra rosse formavano poche parole.
You're just like me...

Kakashi cercò di urlare per uscire da quell'incubo, ma lei era ormai così vicina che ne poté vedere le pesanti palpebre vibrare mentre le labbra si tiravano malinconicamente, desolatamente, sorridendo.
Don't scream my love.



La realtà ripiombò duramente su di lui: sul campo di battaglia il copia ninja riprese a muoversi mentre la voce di Lei rimbombava ancora nei suoi timpani.
All I want is you...


Gli attacchi si susseguirono rapidi, incalzanti. La distrazione di un attimo gli costò un duro impatto contro il terreno. In quel momento l'unica cosa che l'uomo vide fu la figura del nemico sovrastarlo, mormorando poche parole: "Il tuo cuore è mio".


Candide braccia si sollevarono nell'invito di un abbraccio, il sorriso che si tirava.


Il respiro mancò nei polmoni di Kakuzu mentre, lontano nello spazio, Hidan cadeva nella trappola di Shikamaru uccidendo così un altro dei cuori del suo partner. Il corpo del membro dell'Akatsuki si abbatté riverso al suolo, polvere gialla si alzò attorno a lui. Kakashi si rimise seduto, cercando di togliersi di dosso i disgustosi tentacoli con cui l'altro lo aveva catturato poco prima. Ino arrivò con Choji alle sue spalle, la ragazza desiderava curarlo ma Kakashi, quasi senza ascoltarla, la interruppe: non era ancora finita. Non poteva esserlo.


La sua voce non aveva mai smesso di vibrare e risuonare, piccole onde si allargavano in perfetti cerchi attorno ai suoi candidi piedi ancora in movimento.


In lontananza, la nebbia si diradò e i tre ninja videro due dei cuori del nemico arrivare a passo di corsa, l'uno a fianco all'altro. Choji reagì immediatamente, espandendosi e frapponendosi tra loro ed i suoi compagni. Ignari del persistere del pericolo, i due giovani gioirono della difesa. Ma il giubilo durò poco, giusto finché i due cuori non riuscirono, con un rapido movimento coperto dal polverone, a rientrare nel corpo principale.
Il terrore fece sparire la loro espressione soddisfatta.
Kakuzu parlò rimettendosi in piedi, la voce parve affaticata, ma quando sollevò il viso tutti poterono rabbrividire del ghigno sul suo volto.


La voce limpida e profonda echeggiava sulle gelide acque, nel buio del confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Le anime opache camminavano rapide in lontananza, nessuno osava guardare verso la Morte, tutti cercavano di ritrarsi il più possibile.


I tentacoli di Kakuzu catturarono anche i due ragazzi, veloci, letali. Gli occhi di Ino si sgranarono per il terrore mentre capiva che l'intero gruppo era in trappola. Il nukenin urlò parole di morte, preparandosi a spazzarli via.
Ma l'attacco fu vano.
Una barriera di vento e acqua nascose all'uomo le sue prede.
Il team sette era arrivato.
Finalmente loro non dovevano più preoccuparsi.



Il silenzio regnava sul lago di disperazione.
Kakashi osservava stupito la schiena della sua dama: il vestito nero era scollato anche dietro e la stoffa si apriva ampiamente, mostrando buona parte delle bianca schiena della Regina. Lei guardava per una volta lontano da lui, il suo sguardo era fermo sulle ombre in processione "dall'altra parte".
Kakuzu rabbrividì cercando di distogliere lo sguardo, ma il suo corpo sembrava non rispondergli, magneticamente attirato dalla figura della dama scura.
Il viso pallido della donna era fisso verso di lui. Alzando appena lo sguardo, lui vide i suoi occhi. Grigi. Argentati. Vuoti. Sadici. E allora lo sguardo scivolò poco più giù, ma fu anche peggio: il suo sorriso era così spudoratamente... soddisfatto.
Era come se sulla parte inferiore del viso della dama si fosse aperto un solco, le labbra sottili erano piegate e tirate in un mostruoso, spietato, ghigno agghiacciante.
Ciò che voleva dire era lampante: "Lui appartiene a Me". Solo lei poteva decidere di lui.





-Come mai ci teneva tanto ad uccidere lei Kakuzu, lasciandomi Hidan?-
Shikamaru si lasciò cadere a sedere affianco a Kakashi che, deliberatamente, non distolse nemmeno gli occhi dal libro, rispondendogli piattamente: -La tua tecnica dell'ombra era la più idonea per combattere con quell'uomo.-
Il chunin trasse lentamente una sigaretta dal pacchetto e la accese. Aspirò una boccata di fumo per poi appoggiarsi coi gomiti sulle ginocchia, senza guardare il sensei al suo fianco: -Questo l'avevo già considerato anch'io sin dall'inizio... Ma c'era di sicuro qualche altro motivo che l'ha spinta ad insistere.-
Gli occhi dell'uomo si fermarono nella lettura: -Ho pensato che ancora tu non fossi pronto per incontrarla.-
Shikamaru si voltò verso di lui, dandogli tutta la sua attenzione: -Chi?-
Kakashi si alzò e, riponendo il libro nella tasca, rispose al ragazzo da sopra la spalla.
-La bianca Regina.-



Kakashi Hatake fu percorso da un brivido di freddo: l'aria gelida di quel luogo, unita all'acqua ghiacciata nella quale si muovevano i suoi piedi, gli faceva accapponare la pelle.
Forse lei se ne accorse, perché una breve risata sfuggì dalle sue labbra rosse, le iridi verdi brillarono per un momento, posandosi sul viso del compagno.
Il ninja girò il viso verso la folla: nessun ombra sostava più lì per lui. Gekko Hayate era andato, continuando il suo cammino. La danza continuò nel buio della terra della disperazione. Silenziosa, fredda, mortale.



§§§



Che dire, ho buttato giù questa storia parecchi mesi fa lasciandomi il tempo di ricontrollarla quando avessi accumulato un po' più di esperienza -almeno in grammatica!- ritrovandomi poi anche da poco ad ampliarla rispetto a com'era inizialmente. Ci ho faticato davvero sopra e questo ha fatto sì che finissi per tenerci particolarmente. Infine è stato veramente bellissimo per me riuscire a salire sul podio in uno "scontro" contro delle autrici del calibro delle mie avversarie. Indubbiamente ho ancora tanta tanta strada da fare, spero di migliorare sempre di più! Grazie a Bravesoul per essere stata veloce nei giudizi e presente durante tutto il contest, complimenti a tutte le altre partecipanti, vi consiglio di leggere anche le loro storie!
Ora il giudizio ricevuto e lo splendido bannerino.
Ah, avevo tempo fa chiesto il permesso a Brave per far partecipare la storia ad un altro contest su un forum esterno e visto il consenso l'ho pubblicata (per via del contest) anche laggiù, il forum in questione è La culla della vita e l'avevo postata in data 3/6/2009. Sebbene fosse una versione ridotta, perché avevo un limite di quattro pagine da dover rispettare, la storia è sempre la stessa e naturalmente è sempre mia.


Terza Classificata: Arwen 88 con E la morte danzò.
Grammatica: 9.5/10
Stile:8/10
Attinenza alla traccia: 10/10
Attinenza alla canzone:9.5/10
Trama: 8/10
Originalità:10/10
Gradimento personale:4.5/5
Tot: 59.5/65

Commento: S T U P E N D A. Posso picchiarti?! Grammatica quasi perfetta, tranne per qualche errorino marginale, Attinenza alla traccia perfetta. Attinenza alla canzone a dir poco azzeccatissima, il punteggio è stato abbassato di pochissimo per il fatto che io le avrei dato un interpretazione leggermente diversa, ma.. teste son teste. Non ha penalizzato per nulla, o quasi. Lo stile è la grande pecca. E’ molto leggero, forse anche troppo su certe parti. La fic si lascia leggere ma alcuni punti sono troppo leggeri. Punti in cui magari ci vorrebbe più incisività per far fermare lo sguardo e l’ attenzione del lettore. Altra pecca è la trama. Molto bella, azzeccata, ma ci sono troppi salti temporali ed azioni condensate, che, secondo me, potrebbero essere ampliate.
Cosa dire per originalità: NULLA. Perfetta, non avevo mai letto una cosa del genere, i miei complimenti.
Gradimento personale quasi al massimo, solo per lo stile ho penalizzato minimamente. Un piccolo appunt. Seconde me il dark ti viene da DIO, devi solo usarlo più spesso. E’ un genere in cui si incide molto sulla particolarità di certi avvenimenti, quindi stesso appunto fatto per lo stile, rendili più incisivi, soffermati di più.
Comunque devo dire che è la fic che più mi ha sorpresa.^^ Complimentoniii…



By lisiel at 2009-09-29


 
  
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