Il locale era pieno di gente,
fuori, dentro, e noi stavamo proprio in mezzo a quel caos, storditi
dalla musica, inebriati dalle risate, dalla buona compagnia.
Mi correggo, non tutti di quella
compagnia.
Tutti tranne me, e la mia amica
che ogni tanto mi lanciava qualche sguardo complice, come se capisse la
situazione che cercavo di non farle notare sorridendole ogni volta.
Maria stava attaccata al
“suo amore” come non si era mai permessa con nessun
altro. Meno male che non le piaceva quel tipo di ragazze che mostrava
troppo esplicitamente il suo amore mi dissi ironicamente.
Mi girai appena in tempo per vedere una cosa che mi
rattristò veramente il cuore.
Ci stava guardando, anzi,
li stava guardando. E lei se n’era accorta. Lo
faceva apposta.
Non capivo cosa volesse ottenere
con quel comportamento.
Piacere? Piacere per il dolore
che lui provava?
Bastarda. La guardai con
disprezzo, mentre il mio sguardo volgeva alla ragazza che mi sedeva
accanto. L’altra amica costretta a far compagnia a
“Romeo e Giulietta”. Rosie.
Lo capivo da come mi guardava.
Era d’accordo con me.
Ma cosa potevamo fare?
Cosa,oltre a restare a guardare
la ragazza a cui tanto voglio bene mentre distrugge il sogno del suo
povero amato?
Mi giro e lo trovo di spalle,
che prima di tornare a camminare per la sua strada, rivolge lo sguardo
alla moto vicino alla sua gamba. La moto del suo migliore amico. Quello
che sta abbracciando teneramente la ragazza che tanto ama proprio
davanti a me ,che ancora non mi ha rivolto la parola. Che in confronto
suo è uno sgorbio stupido e antipatico. Se rigasse la sua
moto non credo che mi arrabbierei, forse non lo darei a vedere, ma mi
sentirei felicemente appagata da un gesto che da sempre trovo stupido
ed estremamente stronzo.
Oggi mi sento lugubremente
felice per le disgrazie altrui.
Maria continuava a
chiacchierare allegramente, ridendo come solo un’oca sapeva
fare.
Era ridotta veramente male per
fare una cosa simile.
Lo guardavo allontanarsi, ma
alla fine non riuscii a fermarmi, non ce la facevo a guardarlo mentre
se ne và, da solo, nell’oscurità di
questa serata uggiosa.
-Cavolo, devo un attimo chiamare
mia madre, mi ha chiesto di dirle dove mi deve venire a prendere. Che
le dico?- chiedo con noncuranza.
-Dille pure che può
venire qui, non credo che ci allontaneremo- risponde senza neanche
guardarmi Maria.
-Non riesco a sentire nulla
però..torno subito- e così mi allontano tenendomi
una mano sull’orecchio, per mettere in evidenza il volume
troppo alto della musica, mentre con l’altra compongo il
numero.
“Non ti
girare” continuo a ripetermi “non ti girare, o
sarà fin troppo evidente!”
Passo per la stessa via, cammino
per la stessa strada appena fatta da lui.
Non era lontano, lo potevo
raggiungere facilmente. Ma cosa gli avrei detto? Non avevo nulla in
mente, e non potevo presentarmi con niente, con una scusa qualunque.
Dovevo buttarmi, il resto lo
avrei inventato sul momento, anche se non ero mai stata brava a
escogitare qualcosa di almeno decente.
Soprattutto con un ragazzo, che
per di più non conoscevo per nulla!
Ma se non l’avessi
fatto, ero sicura, me ne sarei pentita per il resto della vita.
- Simone!- dissi, con poca voce,
ma lui non si girò. Ripresi fiato e coraggio, e mente lo
chiamavo ancora e ancora, cominciai a correre, cercando di raggiungerlo.
Lui si girò, e io mi
fermai a pochi metri di distanza.
Mi guardava, si aspettava
qualcosa, ma io non spiccicavo parola, arrossendo sempre
più, e sorridendo per l’agitazione.
-MI..mi dispiace- feci una pausa
espirando aria con il naso –è solo che..non
riuscivo a guardare senza far nulla. Cioè, non voglio che tu
soffra così- lui rimaneva guardarmi senza parlare, tanto che
dovetti spostare il mio sguardo altrove, ottimo soggetto furono le mie
scarpe, che continuavano a muoversi, ondeggiando sui talloni.
-E se vuoi rigare il motorino a
Simone sono d’accordo!- dissi infine.
Un sorriso stranamente stanco e
forzato si formò sulle sue labbra, e anche sulle mie, mentre
mi ero finalmente decisa a guardarlo.
-Grazie ma..ho deciso che per
adesso lo lascerò intatto. Poi si vedrà, ma non
ti preoccupare, se cambio idea ti chiamo-
Ridemmo entrambi, sottovoce,
come a non rompere l’atmosfera che si era creata.
-È solo che mi sembra
ingiusto che tu soffra così. Sai, all’inizio
pensavo che fosse solo una cottarella la tua, da come me
l’avevano descritta le altre, ma adesso capisco che..- mi
guardò perplesso, la rabbia si insinuò nei suoi
occhi così grandi, nocciola.
Non riuscivo neanche a
respirare. Cosa cavolo avevo detto? Era meglio se me ne stavo zitta!
Dovevo avere il terrore dipinto
in faccia, dato che Simone si limitò a sospirare e
mordicchiarsi il labbro, la mano chiusa in un pugno che sono sicura, mi
avrebbe colpito volentieri se non fossi stata una ragazza semplicemente
dispiaciuta.
-Se vuoi scusarmi, ho un
appuntamento e sono già in ritardo. Forse torno dopo, semmai
ci si vede là- detto questo si girò, pronto
già a ripartire.
Gli occhi stavano cominciando a
diventare umidi e le immagini offuscate. Possibile che non sapessi fare
altro che piangere? Perché ero così
maledettamente fragile?
-E con chi tonerai? Con la
solita ragazza di turno? Chi porterai questa volta? La biondina di
ieri? O la mora con cui ti piaceva tanto parlare?-
Non si girava, stava per
fermarsi, ma decise di continuare a camminare, passando con
facilità avanti a quel piccolo vacillamento. Allora
continuai, questa volta quasi urlando, dato che si allontanava molto
velocemente, e non sapevo se mi avrebbe sentita.
-Pensi di poterla ingelosire
così? Credi che vedendoti con ragazze molto più
belle di lei in tua compagnia si decida a lasciar perdere qualunque sua
“tattica”accentuai la parola
“tattica” con un tono di voce somigliava
all’isterico-Sei patetico!-
Mi guardò strano.
-E tu che ne sai? Che ne sai tu
di come sono io, di quello che voglio fare?- mi guardò
sfidandomi.
Stava per tornare indietro,
automaticamente arretrai, sapevo che non mi avrebbe fatto del male, ma
quel sorriso simpatico nascondeva una forza di gran lunga superiore
alla mia.
Questa volta non si
fermò. Continuò ad avvicinarsi. Io ero sul punto
di scoppiare a piangere come una cretina, questa era la mia unica
preoccupazione.
Si avvicinava. Sempre
più. Ancora un po’ e ci avrebbero separati solo
pochi centimetri.
-Bel cielo stanotte, non trovi?-
chiese facendo finta di essere interessato. Non si vedeva una stella.
La luna era coperta da delle nuvole che insistenti non volevano
lasciarla scorgere. Mi scappò una risata.
-Meravigliosa!- dissi ironica.
mi guardò con i suoi occhi nocciola, che piano piano
cedevano ad un sorriso.
-Non sto scherzando,
è veramente una bella nottata! E'
così..misterioso. Meravigliosamente misterioso- disse
immerso (questa volta seriamente) nel cielo nero, confondendosi tra le
nuvole, e un aereo, che passava di lì per caso.
-Mi ama!- dissi spontaneamente
indicandolo con il dito, come farebbe una bambina. Appena mi accorsi
dell'errore madornale che avevo fatto, tirai giù
il dito, ma prima che potesse sfiorare il mio fianco, Simone
alzò il suo, gridando -Mi pensa!-
Non potei non sorridere, le
lacrime che scendevano stupide bagnandomi il viso e il rossore apparso
sulle mie guance.
Lui si avvicinò, mi
prese il viso e mi sussurrò -E tu mi ami?- ma prima che
avessi potuto rispondere, o solo dare un senso alla frase, mi
baciò. Una bacio casto. Ma lento. Il mio primo bacio.
Sentivo le gambe molli sotto il
peso della testa, diventata pesante dopo lo scambio.
Mi guardò e mi
sorrise.
-Non dovresti tornare dalle
altre? Non ci vuole molto a telefonare alla propria madre!- disse
ridendo.
Cavolo! Era vero! Ma lui come
faceva a saperlo? Mi aveva sentita? Sapeva che sarei andata da lui? La
mia curiosità ed eccitazione in quel momento erano alle
stelle, ma la mia bocca non si era ancora ricollegata al cervello,
quindi dissi solo un -Sì, già. E' meglio che..che
vada- con una faccia confusa e addormentata, come se tutto d'un tratto
non capissi più nulla.
-Allora, ciao- disse lui, il
sorriso insistente sulle sue labbra perfette. Alzai lo sguardo e vidi i
suoi capelli. Ancora non li avevo notati, avevo altro per la testa, ma
erano cresciuti parecchio. Ed era da tanto che avrei voluto fare una
cosa...
-Che fai? Ehi, non sono mica un
cane!-disse stupito mentre affondavo la mano nei suoi morbidi capelli
ricci - E comunque ho intenzione di tagliarli!-
-No, sono così
belli..-dissi in un sussurro assorta nel mio piacevole sfogo.
Detto questo tolsi la mano, e mi
allontanai di un passo. Qualcuno mi stava chiamando. Sbuffai, mi
guardai indietro, era Rosie.
-Arrivo! Non..non riuscivo a
chiamarla! Ho dovuto chiamare tutti e mi ci è voluto un
po'!- urlai. Mi girai indietro, ma Simone non c'era più. Mi
guardai attorno, cercandolo.
-Sono qui!- sentii bisbigliare
da dietro un cassonetto. Mi sorrise e mi fece l'occhiolino. Risposi s e
me ne andai, correndo piano, per potermi godere appieno quel momento,
che a dir la verità, non vedevo l'ora finisse.
Già, volevo che ce ne
fossero altri mille, non me ne bastava uno solo, poteva essere anche
infinito per quanto mi riguarda.
Sarebbe andato tutto per il
meglio. Forse Maria l'avrebbe preso un po' per un tradimento, ma in
fondo, lei aveva scelto, giusto? Anch'io lo avevo fatto, senza alcun
rimpianto! Al diavolo tutto! Quello che avrebbero detto, lei e chiunque
altro!
Non mi importava nulla.
Tranne una cosa. Anzi, una
persona. Lui.
________________________________________________-
Hola!!
Che ne pensate?? Già il fatto che abbiate letto questa
storia mi riempie di felicità, ma il fatto che siate
arrivati fino in fondo lo fà ancora di più!!
Recsnite please!!
Questa la dedico a te, Noel!
Baci, Francesca.