7
SETTEMBRE venerdì
Il
mattino dopo fu Chiara la prima ad
arrivare in ufficio, ma dal volto pallido e teso si vedeva bene che non
era in
perfetta forma.
II
capo chiamò per far preparare una
lettera. Si precipitò perché sapeva che era una
delle cose per le quali
preferiva ricorrere a lei perché era brava a scrivere.
Terminato egregiamente il
suo compito, si sentiva abbastanza rincuorata, ma il mondo le
crollò di nuovo
addosso quando Federica le chiese una fotocopia della lettera per
conservarla e
lei si rese conto di non averla fatta.
-
Aspetta, dove vai? – le gridò dietro
l’ amica nel vederla fiondarsi per cercare di recuperarla
alla Spedizione - Non
ti preoccupare, ne stampiamo una copia e pazienza se non
c’è la firma del capo!
Ma
Chiara era già corsa via.
-
Senti, - disse allora a Rossana - questa
ragazza non sta bene. Cosa ne dici se
le facciamo fare lo stesso le ferie che aveva in programma?
-
Sei scema? Con tutto quello che
abbiamo da fare?
-
Tanto, quando sta così, non è di
grande aiuto, finisce solo per far guai. E poi lo sai da che brutto
esaurimento
nervoso è uscita solo qualche tempo fa.
-
Ma il “pazzo” non la manderà mai in
ferie! – obiettò Rossana, riferendosi
al
capo.
-
Sì, se noi due gli assicuriamo di
riuscire a portare avanti il lavoro da sole.
La
collega restò un po’ pensierosa,
poi, siccome anche lei era convinta che ci fosse qualcosa di strano nel
comportamento di Chiara ed anche lei le voleva molto bene,
acconsentì.
Durante
lo spacco per la colazione,
mentre la loro amica mangiava solo un pacchetto di cracker, le
comunicarono la
loro decisione.
-
Ne siete sicure? Con tutto il lavoro
che c’è? - domandò,
attratta però
da una prospettiva che le avrebbe consentito
di evitare lo stress di quei giorni, non per sottrarsi al proprio
dovere, ma
perché si sentiva sull’orlo di un crollo nervoso.
-
Certo, ne siamo sicure, a patto che
tu non te ne stia chiusa in casa ma faccia qualcosa. Hai bisogno di
cambiare un
po’ aria -
le disse Rossana.
-
Dovrei andare a trovare Roberta a
Roma, lo avevamo deciso già da tanto.
-
Bene e già che ci sei, potresti anche
incaricarti di comprare il regalo per Dario visto che la cena
è per giovedì
prossimo…
-…e
come al solito tutti gli invitati
hanno scaricato l’incombenza su queste povere tre
sceme…- aggiunse Federica,
facendole sorridere.
-
Lo farò molto volentieri, ma voi dovete
aiutarmi a dire al carognone delle ferie: io non ne ho il
coraggio…
**
Massimo
aveva parecchi amici a Milano,
ma la sera precedente, sentendosi di pessimo umore, aveva preferito
andare a
cenare da solo per poi passare la serata in un cinema senza peraltro
interessarsi nemmeno un granché al film.
Quella
mattina invece si era recato con
grande ansia all’appuntamento con i formatori
perché aspettava di conoscere quel
tale Gabriele.
Quando
lo vide arrivare verso le nove, sentì
come un pugno nello stomaco: giovane, alto quasi quanto lui ma
più slanciato,
aveva un aspetto molto gradevole,
era
insomma un bel ragazzo.
Furono
presentati e nello stringergli
la mano non poté fare a meno di pensare che forse con quella
stessa mano aveva
accarezzato la donna il cui pensiero lo stava tormentando.
Però si controllò nel
migliore dei modi e lavorarono tutta la mattinata insieme. Tra le altre
cose
dovette anche riconoscere che era professionalmente preparato e molto
intelligente.
In poche ore riuscirono ad impostare gli interventi da tenere nel corso
degli
incontri programmati.
Alle
tre del pomeriggio decisero di
prendersi una meritata pausa e di
mangiare qualcosa.
Andarono
a colazione in un ristorante
lì vicino, già svuotato degli impiegati che lo
frequentavano di solito per via
dell’orario ormai tardo, per cui potettero parlare con calma
del più e del
meno. Ad un certo punto però Massimo non resistette
più alla sua ansia e tentò
un affondo.
-
Allora ti fa piacere o no di tornare
a Napoli per qualche tempo? – gli chiese.
-
Da una parte sì e da una parte no.
-
E quale è la parte che riguarda
Chiara Corradini, quella sì o quella no?
-
E tu cosa ne sai?
-
Nella nostra azienda manca del tutto
il rispetto della privacy. Me ne hanno parlato – gli
rivelò con un sorriso
accattivante per sollecitare le confidenze dell’altro.
-
Già, poi quando perdi la testa per
una ragazza non sempre riesci a mantenere il riserbo. Ed io per lei
l’ho proprio
persa. Tu la conosci?
-
Sì – rispose soltanto.
Gabriele
sospirò, scuotendo la testa.
-
Me ne sono innamorato non appena l’ho
vista. Purtroppo lei non ne ha voluto sapere di me e me l’ha
detto chiaro e
tondo che non le interessavo. Ci sono rimasto davvero male.
-
Quindi non avete avuto una relazione!?
Il
sollievo di Massimo era così palese che
il giovane formatore si insospettì e
lo
guardò accigliato.
-
Scusa, ma che te ne importa?- gli
chiese con freddezza.
A
questo punto sarebbe stato da stupidi
tirarsi indietro. Guardandolo diritto negli occhi, lo sguardo gelido e
le
labbra serrate, gli rispose:
-
Invece me ne importa e molto!
L’altro
sostenne il suo sguardo e
poiché era vero che nella loro azienda si sapeva sempre tutto di tutti, era
perfettamente a
conoscenza della fama di “predatore” di Massimo
Corona.
-
Lasciala stare, - gli intimò - Chiara
non è pane per i tuoi denti.
-
Davvero? E chi lo dice, un innamorato
respinto?
Oramai
si guardavano come due giovani
maschi in competizione per la stessa femmina e Gabriele, con un sorriso
sprezzante, promise:
-
Visto che devo venire a
Napoli, ho intenzione di ritornare alla
carica e può darsi che questa volta possa essere
più fortunato. Credimi, lei è
il tipo di ragazza che apprezza più le persone serie che non
i fanfaroni.
-
Staremo a vedere - gli rispose
Massimo con la voce gelida.
Comunque
preferirono troncare lì quella
discussione e se ne tornarono a lavoro.
Però
il clima di collaborazione
instauratosi la mattina era
oramai andato
perduto.
**
Più
tardi, mentre nella sala
d’attesa aspettava
l’aereo per Bologna,
Massimo pensava a quella strana combinazione che tra tutto il personale
in
servizio nella loro azienda, gli aveva messo di fronte proprio un
rivale. E
quale rivale! Non era certo un quarantenne pelato e con la pancetta
come Mario.
Gabriele faceva proprio paura! Ma paura di che? Non aveva deciso
proprio in
quei giorni di lasciare perdere la bella napoletanina? Nonostante tutto
però era
contento che tra lei ed il formatore non c’era stata alcuna
relazione perché ciò
dimostrava che non era una bugiarda ipocrita bensì una
ragazza abituata a non
vantarsi delle proprie conquiste.
Per
fortuna almeno stavolta aveva saputo
resistere all’istinto di aggredirla ma lo stesso si sentiva
in colpa. Anche se non
aveva fatto nulla, come al solito si era lasciato trasportare dal suo
caratteraccio
ed era partito a testa bassa senza saper controllare quella sua
maledetta furia
che lo portava sempre a sbagliare anche con le persone a cui voleva
bene. Davvero
Chiara non meritava un tipo come lui: impetuoso, iracondo,
superficiale. Forse era davvero un fanfarone,
come lo aveva giudicato Gabriele, mentre lei invece
era una brava ragazza riflessiva e dolcissima.
Allora perché non augurarsi che potesse trovare un uomo che
potesse renderla
felice?
Niente
da fare, non ci riusciva: il
solo pensiero di saperla con un altro gli faceva torcere lo stomaco
dalla
gelosia!