Chapter 5
Love
only matters, when it comes to the end (pt2)
All
I want is that you love me
as I am
Quando
mi sveglio la luce che entra dalla finestra
non è più così tenue, e il letto getta
strane ombre contro la parete che ho di
fronte. Non avrei mai creduto di potermi addormentare, non in quelle
condizioni. Ma è successo.
Ed ho
dormito più sicura di quanto non abbia più
fatto da tanto tempo. Forse per quel braccio che avvolge la mia vita,
per quel
corpo che riscalda la mia schiena, per quel respiro che accarezza i
miei
capelli.
Non so
in quale momento della notte Ville mi abbia
abbracciato, se il suo sia stato un gesto volontario o meno. Non so
nemmeno se
sia giusto, ma so di certo come mi sento.
Protetta.
E tremendamente bene, come un pesce
restituito al mare, come se quei fiori recisi
nel vaso della mia camera avessero trovato di nuovo la
loro terra.
E so
anche che, se solo lo volessi, potrei mettervi
le mie radici in quella terra. Ma le parole di Ville mi hanno scosso la
notte
scorsa: senza volerlo, quasi senza accorgersene, ha colto il vero
nocciolo
della questione. La mia paura, la mia incapacità di
affidarmi completamente ad
una persona.
Adesso
che ho ascoltato la storia dalle sue labbra,
capisco a quanti errori l’orgoglio e la presunzione possano
portare, anche
quando si è convinti di fare del bene. Ma per quanto
desideri dimenticare
tutto, una parte di me, che si autodefinisce razionale, vuole
sotterrare
qualunque buon proposito.
Forse
chi non è stato amato non potrà mai essere in
grado di amare.
E’
un destino ben triste. Come si fa ad accettare
una cosa simile?
Cerco
di ricordare il dolore provato nel vedere
Ville baciare un’altra donna. Lo comparo alla
felicità e alla dolcezza di
baciarlo io stessa.
E mi
rendo conto, che per quanto possano far male,
per quanto possano essere numerosi, anche mille ricordi tristi non sono
nulla
di fronte ad un unico ricordo veramente felice.
Le sue
labbra, il caldo spirito che fluisce da un
cuore innamorato, di bocca in bocca, fino all’altro estremo
di un filo
invisibile. Quanto vorrei assaggiare di nuovo il sapore di quelle
labbra…
Senza
più pensare, mi giro lentamente nel suo
abbraccio, stando attenta a non svegliarlo. Mi fermo ad osservare il
profilo
del suo viso, le ciglia che sfiorano le gote rosee, la bocca
leggermente
socchiusa.
Mi
sento come una ladra, ma non riesco a resistere.
Un solo, piccolo bacio. Non se ne accorgerà nemmeno.
Tremando,
mi sporgo in avanti per toccare le sue
labbra. Il lieve contatto mi fa rabbrividire e perdo inevitabilmente
ogni
contatto con la realtà.
E’
solo una bocca, solo un respiro. Ma è la sua
bocca e il suo respiro, ed io non riesco a ricordare
nient’altro.
E poi
non sono più solo quelle labbra di marmo:
sono un braccio che mi avvolge più stretta, una mano che
accarezza piano la
pelle del mio viso, è il battito di due cuori che tornano a
battere con la
stessa accelerata e inquieta frequenza.
Non so
più cosa accade realmente: ogni volta che
sto insieme a lui riesco a perdere il filo, non riesco più a
discernere ciò che
è frutto della mia immaginazione da ciò che
è reale.
Quelle
labbra si muovono insieme alle mie, e come
le mie chiedono di più.
Mi
scosto, prima che sia troppo tardi.
Guardo
quegli occhi verdi foschi di desiderio e
aspettative, cerco di imporre a me stessa un po’ di giudizio,
di tornare a
pensare con la testa, di non abbandonarmi schiava dei sentimenti.
Ma,
per mia sfortuna o meno, ho perso il controllo
su qualunque parte del mio corpo.
Allaccio
il braccio al suo collo e mi spingo di
nuovo verso la sua bocca, baciandolo con più foga adesso,
come se fosse la mia
unica riserva d’aria.
Ville
mi stringe a sé, ricambia il mio bacio con
ardore, e il tempo e ricordi non sembrano avere più molto
senso.
Giusto?
Sbagliato? Non ero in grado di formulare
una risposta di qualche valore.
Dopo
minuti, o secoli, o anche istanti, è lui ad
interrompere il contatto, con un ultimo piccolo schiocco, lasciandomi
boccheggiante e perduta, riportandomi troppo bruscamente alla
realtà.
Rimane
a scrutare il mio volto confuso,
ripercorrendone con i polpastrelli ruvidi ogni piccolo tratto.
Pian
piano comprendo di essere stata troppo
impulsiva, di aver contraddetto ogni parola e pensiero in un singolo
istante.
“Una
volta hai detto” mormora piano, con la sua
voce bassa e roca “che non si possono risolvere tutti i
problemi con un bacio”
Mi
mordo le labbra, ricordando molto bene
l’occasione.
Deglutisco,
lasciando che le parole trovino da sole
la strada: “Forse mi sbagliavo. Forse in alcuni momenti
è più che abbastanza.
Forse l’unico modo”
Mi
lancia uno sguardo stupito e domanda insicuro:
“Lo pensi davvero?”
“Sì”
bisbiglio “Io non ho altro da dire. Hai paura?”
“Sì”
risponde sinceramente, dopo un attimo di
esitazione “E tu?”
“Sì”
Passa
più volte le dita sulle mie labbra, da un
angolo all’altro della bocca: “Sei sicura di quello
che stai facendo?”
Ancora,
evito di pensare, di inventare problemi
anche dove non esistono. Dico addio alla parte pseudo-razionale. Lascio
rispondere la mia anima.
“Sì”
ripeto, accennando un sorriso.
A
giudicare dalla sua espressione, non ho stupito
soltanto me stessa con la mia affermazione decisa.
“Forse
non ne sono capace. Forse sarò un completo
disastro. Ma questa volta ne sono consapevole. Questa volta voglio
fidarmi
davvero”
Ville
resta zitto, anche il suo sguardo è
indecifrabile.
“Ti
prego, dì qualcosa” lo supplico, cominciando ad
avere paura senza un motivo preciso.
I suoi
occhi sono i primi a sorridere, così
brillanti e luminosi come ancora non li avevo visti dal mio ritorno.
La sua
risposta non è fatta di lettere o fonemi. Le
sue labbra mi giurano in altro modo silenziose promesse.
“E’
abbastanza?” sussurra, scendendo dalla bocca al
collo.
“No”
Lo
sento sussultare tra le mie braccia e non posso
fare a meno di sorridere. Prendo il suo viso tra le mani, mi avvicino
al suo
orecchio.
“Voglio
fare l’amore con te”
Le
parole galleggiano nell’aria, alimentando il
desiderio.
“Vuoi
accontentarmi?”
Le sue
labbra si piegano in una smorfia divertita,
mentre scuote la testa e mi bacia la punta del naso: “Non ero
indeciso.
Soltanto meravigliato di come la vita ti possa stupire ad ogni
passo”
Ripercorre
con la bocca il profilo del mio viso, la
mandibola e poi il mio collo; le sue mani tornano lentamente a prendere
confidenza con il mio corpo, i miei sospiri si fanno ad ogni bacio
più
profondi.
Tutto
è nuovo e insieme famigliare. Il tocco freddo
delle sue dita ha l’effetto di fuoco sulla mia pelle, mi
riporta lentamente in
vita, come se ogni parte del mio corpo, così come il mio
cuore, avesse atteso
ibernato per tutto quel tempo.
I
nostri vestiti giacciono ormai abbandonati ai
piedi del letto. Non sento più freddo, avvolta nel suo
abbraccio.
“Io…”
sussurra alla fine di un lunghissimo bacio,
litigando con le parole “Io…da
allora…insomma non ho…”
“Nemmeno
io” lo sottraggo all’imbarazzo,
scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte, mentre mi sovrasta con
il suo
corpo “Sarà come un’altra prima
volta”
“La
nostra terza prima volta” mi fa notare, con un
sorriso divertito e amabile allo stesso tempo.
“Sì,
la nostra terza prima volta” confermo,
accogliendolo dentro di me.
E
avrei vissuto ogni volta come se fosse stata la
prima, perché ogni volta scoprivo che l’amore che
provavo era molto più forte e
più intenso di quanto ritenessi possibile.
“Ti amo”
bisbiglia ad un tratto, con il fiato corto, con quel suo accento
nordico.
Ancora
una volta utilizza la mia lingua madre, che
non mi è mai sembrata tanto dolce prima. Ancora una volta
riesce a strapparmi
qualche lacrima, ma di felicità.
“Minä
rakastan sinua” replico in un soffio,
nascondendo la testa nell’incavo del suo collo.
***
Per la
seconda volta in un giorno, mi sveglio in
quel letto. Forse un po’ più sfatto adesso.
Le mie
palpebre sono ancora chiuse, ma
dall’intensità della luce indovino che sia ormai
molto tardi, pomeriggio
inoltrato probabilmente.
Cerco
il braccio di Ville intorno alla mia vita, e
quando non lo trovo spalanco immediatamente gli occhi, terrorizzata. Ma
lui è
proprio accanto a me, la testa appoggiata contro il palmo della mano,
che mi
studia con un sorriso sornione.
“Buongiorno”
mi saluta, riavviandomi indietro i
capelli spettinati.
Inarco
le sopracciglia, perplessa: “Buongiorno?”
“Okay,
forse buonasera” si corregge, carezzandomi
distrattamente un braccio, non perdendo un secondo il contatto con i
miei
occhi.
Il mio
cuore sembra essere aumentato di qualche
taglia, temo che non ci sia più spazio nel mio petto. Ho
come la sensazione la
sensazione che sia diventato tutto più pesante e la
percezione è così forte che
non posso fare a meno di portare una mano poco al di sopra del seno,
sullo
sterno.
Mi
accorgo così che dal mio collo pende una
catenina e, alla fine di questa, un grande ciondolo d’argento.
“Ville…”
il suo nome è tutto ciò che riesco a
mormorare, sopraffatta dall’emozione.
“L’avevi
perso per strada” mi ricorda con fare
molto diplomatico, ma davanti al mio mezzo sorriso sistema la frase
“O meglio,
hai deciso di perderlo per strada. Io l’ho ritrovato. Vuoi
che me lo riprenda?”
“Certo
che no” ribatto prontamente, stringendo più
forte il pendente nel mio pugno, quasi per paura che possa dissolversi
nel
nulla.
Il mio
personalissimo heartagram. Il primo segno
del suo passaggio nella mia vita.
Lo
rigiro, controllando la scritta incisavi sopra.
To
my LoveMetalSister and sweet wildcat. Ville
E’
ancora lì, è tutto come prima. E’ tutto
come se
non fossi mai andata via.
Ma
è davvero così? D’un tratto la paura mi
attanaglia le viscere.
“E
adesso?” gli domando a bruciapelo, dando voce a
dubbi e timori “Adesso potrà tornare tutto come
allora?”
Ville
raccoglie i pensieri per qualche istante,
forse cercando le parole adatte.
“Non
ti so dire se sarà mai lo stesso. Forse sarà
ancora meglio. Possiamo solo crederci. Tu credi in questa realtà, Elisa?”
Accentua
con forza le ultime parole, per ricordarmi
che non è solo un sogno. Ma per me stare con lui
sarà sempre un sogno. Forse
però esistono anche i sogni senza fine. O possiamo crederci
insieme.
Annuisco
con decisione, incrociando le sue dita con
le mie.
Tuttavia
non è ancora tutto a posto, le leggo dal
suo sguardo, dal modo in cui la sua mano si stringe alla mia.
“Cosa?”
lo sprono a parlare, cercando i suoi occhi
ora sfuggenti.
“Mi
aspetteresti due mesi?” mi chiede a voce così
bassa che quasi stento ad udire la sua domanda.
“Due
mesi?” ripeto senza capire.
“Sì,
due mesi” mi spiega, riversando con fatica
ogni parola “Sarò negli Stati Uniti, abbiamo
accettato di partecipare ad un
progetto che ci terrà impegnati per i prossimi due
mesi”
Due
interi mesi?
Non so
se sono in grado di resistere tanto. Non
adesso.
“Fammi
venire con te!” esclamo di getto. Ormai non
ho più il controllo sul mio cervello, non sono mai stata
così impulsiva in
tutta la mia vita.
“Cosa?”
Cerco
di riparare in estremis: “Cioè, se è
una cosa
possibile. Altrimenti aspetterò naturalmente”
Scivola
sul letto, fino a raggiungere l’altezza del
mio volto: “Tutto è possibile. Dobbiamo solo
organizzarci. Ma tu puoi farlo?”
“E’
l’estate del diploma. Posso tutto” rispondo con
un sorrido a trentadue denti.
E
così ci ritroviamo a parlare dell’America e di un
tour chilometrico chiamato ‘Project Revolution’, al
quale, scopro,
parteciperanno anche i miei piccoli Chimici.
“La
mia teoria non era poi così malsana” mormora
Ville all’improvviso, giocherellando pensoso con il mio
heartagram.
“In
che senso?”
“La
teoria della fine e dei desideri. Si è avverato
tutto. Il desiderio che ho espresso quella notte è diventato
realtà. Sei
tornata da me. C’è solo una postilla da fare al
mio perfetto ragionamento
filosofico”
“Cioè?”
domando curiosa, affascinata come sempre
dalla sua mente contorta.
“Tutto
muore. Ma qualcosa rinasce.”
***
Un
tempo Nietzsche scrisse:
“Sebbene
delle due metà della
vita, quella della veglia e quella del sogno, la prima ci appaia senza
paragone
come la preferibile, la più importante e degna, quella
maggiormente meritevole
di essere vissuta, anzi la sola vissuta, io vorrei, però,
nonostante qualsiasi
sospetto di paradosso, sostenere proprio l’opposta
valutazione del sogno, in
rapporto a quel misterioso fondo della nostra essenza, del quale noi
siamo
apparenza”
E
così ho deciso di cedere al sogno, nonostante i
luoghi comuni, nonostante il pensiero del mondo, nonostante una parte
di me
continuerà a considerare la mia scelta irrazionale e
sconclusionata.
La mia
vita non è iniziata come una fiaba, ed io
non sono di certo una principessa.
Ma il
finale della mia storia posso scriverlo da
me.
The end
(Almeno
per adesso…)
Here
we are.
E
così si conclude anche la
seconda parte di questa storia. Lo so che vi ho fatto penare un sacco,
ma
almeno è finita bene questa, no? Hehe
In
ogni caso, come potete
intuire, questa non è ancora davvero la fine.
Lo
so, forse sarebbe anche
ora di lasciarli in pace questi due poveri personaggi… ma
proprio non riesco a
staccarmi.
Avevo
iniziato a scrivere la
terza parte, ma poi sono stata presa dentro ad un'altra storia (che
doveva
essere breve e invece mi ritrovo a pagina 225 e ancora lontana dalla
fine -.-‘’)
così non so bene quando mi rimetterò al lavoro.
Ogni
tanto scrivo qual cosina…quindi
non si sa mai. Potrebbe presentarsi presto un capitolo!
Ah,
potrei anche postare un
paio di one-shot che stanno nel mio computer da un po’!
Spero
che vi sia piaciuto il
finale. Considerando che è l’ultimo capitolo, mi
piacerebbe davvero sapere cosa
ne pensate ^_^ Anche un commento piccolo, piccolo e veloce veloce.
Colgo
l’occasione per
ringraziare tutti quelli che hanno letto e recensito nel corso della
storia. Grazie
Grazie.
Un
altro ringraziamento
particolare alle commentatrici dello scorso capitolo: sweetevil,
eupraxia e
maricapin *_* Siete dolcissime.
Un
abbraccio a tutti quanti.
See ya soon.
Moss aka FallenAngel