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Autore: mamma Kellina    11/10/2009    12 recensioni
Spesso si ritiene di essere giunti ad un punto in cui le proprie scelte di vita non cambieranno più. Magari però proprio allora accade qualcosa che porta a modificare anche le convinzioni più radicate. E’ proprio ciò che avviene a Chiara ed a Massimo nel corso di una tarda estate che sembrava trascorrere come al solito e che invece li porterà a conoscersi, spingendoli a rivedere molte delle loro passate certezze. Ancora una storia ambientata a Napoli, ma questa volta ai nostri giorni. Ritengo che la forma letteraria che ho scelto – quella cioè del diario – vi consentirà di seguire da vicino i miei protagonisti ed i molti personaggi di contorno. Accompagnarli nella loro consueta attività quotidianità, tra il lavoro e il tempo libero, quasi come se fossero due normalissimi vostri amici, forse riuscirà a renderveli più veri. Naturalmente non lo sono, anzi, ogni riferimento a persone e cose esistenti è puramente casuale…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8 SETTEMBRE sabato

 

Benché in quel periodo avesse il viso un po’ sciupato, Chiara era sempre molto graziosa. Quella mattina indossava gli stessi jeans e la stessa maglietta che aveva messo il giorno di Ferragosto quando  era andata con Massimo al Museo Archeologico. Portava i capelli trattenuti da un cerchietto ed i riccioli neri le facevano una graziosa cornice intorno al volto dove spiccavano gli occhi scuri.

Quando entrò nello scompartimento del treno per Roma, due giovanotti  seduti in attesa che il convoglio partisse, le lanciarono subito un’occhiata e poi si affrettarono ad aiutarla a mettere la valigia sulla reticella. Uno di loro, quello più carino, le cedette anche il posto accanto al finestrino. La ragazza fu grata di tutte quelle gentilezze ma non desiderava dare corda e così, appena si fu seduta, infilò un paio di occhiali da sole e si immerse nella lettura di un libro. Per un po’ i due tentarono ancora una conversazione, poi si misero a parlare tra loro ed infine, quando il treno partì, uscirono addirittura dal vagone lasciandola sola.

Soltanto a questo punto Chiara sollevò lo sguardo e si chiese se per caso non fosse stata troppo scortese. Purtroppo non poteva farci niente, nello stato d’animo in cui era l’intero universo maschile avrebbe potuto anche ridursi ad un solo individuo: Massimo.

Non riusciva a fare a meno di pensare a lui, qualsiasi cosa facesse. Lo amava moltissimo. Più ci pensava e più lo trovava meraviglioso e si chiedeva come avrebbe fatto a rinunciarci per sempre. Era sicura che il suo aspetto fisico non fosse stato un fattore rilevante né tanto meno la sua posizione in azienda perché anche Gabriele era stato altrettanto piacente ed aveva una buona posizione economica. Nonostante ciò, per lui non aveva provato la minima attrazione. Rammentava gli sforzi che aveva dovuto fare per allontanarlo quando si era resa conto che le poche volte in cui erano usciti insieme fossero bastate a farlo innamorare. Altrettanto bene rammentava i commenti delle colleghe: “ma tu sei pazza, non lo vedi che è un bel ragazzo, ha intenzioni serie, ma come fa a non piacerti!”. Avevano ragione, Gabriele in teoria era tutto quanto una donna potesse desiderare eppure non era scattata in lei quell’identica malia che invece l’aveva imprigionata a Massimo sin dal primo momento.

- “Certo è una cosa strana l’amore – rifletteva tra di sé mentre guardava il paesaggio scorrere fuori dal finestrino - l’ho fatto soffrire, così come sto facendo soffrire ora Mario” – poi, ricordando il senso di fastidio che le avevano dato le profferte amorose dei due uomini, pensò ancora – “È crudele, lo so, ma non ci posso fare niente se per loro non sento nulla. Forse anche Massimo si comporterebbe così con me se gli dicessi che mi sono innamorata perdutamente di lui. L’amore è solo una maledetta ruota che gira all’impazzata, meglio farne a meno!

 

**

Quella mattina Massimo stava trafficando in garage con la sua moto quando  la madre gli portò il cordless dicendogli semplicemente: “ È Daniela”.

L’uomo rimase per un attimo interdetto, poi si pulì le mani con uno straccio e prendendo il telefono, rispose po’ titubante perché non riusciva ad immaginare in che stato d’animo potesse essere la sua ex ragazza.

- Stronzone! – gli fece invece questa tutta allegra – È mai possibile che me lo debba dire Sandra da Parigi che sei a Bologna da una settimana? Non potevi alzare il ditino e farmi una telefonata?

- Veramente mi pareva di ricordare che tu mi avessi mandato a quel paese – replicò, un po’ sollevato perché non si profilavano tempeste.

- È vero, ma sono disposta a perdonarti se mi porti a cena nel ristorante più elegante e costoso della città.

Al silenzio di lui aggiunse con un tono assai ironico:

 - Wow, che entusiasmo!

- No, scema, non è questo, volentieri ti porto a cena fuori, solo…

- Solo?

- Non mi va di andare in un posto troppo elegante. Sto già tutta la settimana incravattato e vestito come un pinguino, perlomeno il sabato sera vorrei stare in libertà. Ci verresti da Arturo?

- E va bene, lì si mangia bene. Vuol dire che  mi abbufferò come una maialina e rinuncerò all’eleganza. Ci vediamo alle nove sotto casa mia. Ciao – concluse rapida per non dargli il tempo di ripensarci.

In effetti Massimo era rimasto un po’ confuso. Che diamine, aveva fatto il tira e molla tutta la settimana decidendo che era meglio non vedersi con lei per poi capitolare in meno di cinque minuti. Adesso correva il rischio di dover ricominciare tutto da capo! Era stato uno stupido, ma cercò di giustificarsi ai suoi stessi occhi dicendosi che un sabato sera trascorso in solitudine o a casa davanti alla TV, non sarebbe stato il toccasana per il suo umore già così nero.

 

**

Alle nove era già sotto il palazzo della ragazza, appoggiato alla Toyota della sorella e l’aspettava fumando una sigaretta. Com’era nelle sue intenzioni, si era vestito in modo del tutto casual ma i capelli color miele apparivano  morbidi e lucenti e la barba, appena una spolverata sul viso, gli faceva risaltare ancora di più lo splendore degli occhi.

Mentre si avvicinava alla macchina, Daniela lo osservò da lontano e si disse  che  qualche corno poteva benissimo sopportarlo pur di tenersi un uomo così. Appena gli fu vicino, gli stampò un bacione sulla bocca che lui ricambiò con affetto.

- Sai, ti guardavo mentre ti avvicinavi e mi chiedevo perché non hai fatto la top model invece che l’infermiera. Sei così bella! - le disse, galante come sapeva  essere quando ci si metteva.

- Forse perché sono una sadica e preferisco infilare aghi e fare clisteri piuttosto che sfilare sulle passerelle. Ti consiglio di stare molto attento con me! – gli rispose lei scherzando, però  era stata contenta del complimento che aveva sentito sincero.

Massimo finse di rabbrividire all’ipotesi di un trattamento esclusivo, poi la portò da Arturo dove si mangiava davvero molto bene. Nel notare che lei gli faceva concorrenza nello spazzolarsi il cibo, pensò: “Finalmente, una che non spilluzzica come un uccellino.”

Parlarono del più e del meno, ma in realtà fu quasi sempre la ragazza a tenere la conversazione. Purtroppo Daniela era uno di quei tipi sempre in lotta con il mondo e con il prossimo, non le andava mai bene niente: i colleghi, il proprietario del suo appartamento, i pazienti, gli amici e persino quel povero cameriere che li stava servendo al tavolo che provvedeva a richiamare di continuo con tono autoritario. Non era facile del tutto rilassarsi insieme a lei, questo Massimo lo sapeva bene ed il suo pensiero andò a Chiara, invece così dolce e timida. Come l’aveva definita Dario? Ah sì! Un laghetto alpino…

- A cosa stai pensando? – gli chiese la ragazza insospettita dal suo sguardo assente.

- Niente, ti stavo ascoltando – si affrettò a risponderle.

- Davvero? E che stavo dicendo? – lo interrogò.

- Stavi parlando della tua collega che...

- Questo l’ho detto prima! Lo vedi che non mi stavi ascoltando? – lo rimbrottò con una vocetta acuta.

- Va bene, mi sono distratto un attimo! Vuoi farne una tragedia per caso? – protestò lui, irritato.

Come succedeva spesso tra loro, avrebbero potuto anche rovinarsi la serata per una cosa del genere perché Daniela non sopportava neanche un istante di perdere il controllo della situazione.

Questa volta però la donna sapeva che una mossa falsa avrebbe potuto compromettere tutta la sua operazione di recupero e così si affrettò a sorridergli e a cambiare argomento.

- Sai, ho incontrato Nando e Giorgia. Stanno già organizzando il prossimo viaggio in Australia a febbraio o a marzo. Mi hanno chiesto se ci andremo anche noi.

L’attenzione del giovane fu subito catturata da quella prospettiva.

- Spero tu abbia detto di sì, naturalmente – le disse.

- Che ne sapevo io se  tu eri disponibile!  Per quanto mi riguarda, dovrò fare i conti con le mie finanze.

- Questo non  è certo un problema. Se vorrai venire, ti aiuterò io per le spese.

Non ci teneva ai soldi e viaggiare con gli amici era il suo vero, unico hobby per cui volentieri aiutava chi tra loro non aveva la sua stessa disponibilità economica. Lo avrebbe fatto anche con la ragazza, pur non sentendosi in qualche modo vincolato ad instaurare di nuovo un rapporto amoroso per questo. Lei invece la prese come una promessa di riallacciare la loro relazione e ne fu contentissima tanto da diventare per tutto il resto della serata dolce come non lo era mai stata.

La riaccompagnò verso le undici ed erano già quasi arrivati sotto casa quando lei lo abbracciò mentre stava ancora guidando. Gli posò la testa sulla spalla e con una carezza abbastanza eloquente, lo invitò maliziosa:

- Che ne dici di salire da me? Sto morendo dalla voglia di fare l’amore…

Massimo pensò a quanto gli piaceva. Era stata sempre una persona disinibita nelle cose del sesso ed anche questo aveva contribuito a farlo legare non poco. Gli venne in mente però che negli ultimi tempi aveva sperimentato  quanto potesse essere ancora più seducente una donna all’apparenza fredda come il ghiaccio ma che diventava fiamma incandescente non appena la si toccava. Però, siccome era un uomo giovane e dai sani appetiti sessuali, non era certo il tipo da tirarsi indietro quando una bella ragazza gli faceva certe proposte. Così, scacciando quel ricordo inopportuno e posandole un bacio sulla fronte, le rispose:

- Incomincia a salire tu, io parcheggio la macchina e vengo.

 




Eh, eh, eh, (risatina sardonica e malignetta): visto che ormai questa storia più che ad un romanzo sta somigliando ad una soap, mi è venuta la tentazione di fare come nelle più classiche opere di questo genere: finire sul più bello ed il resto… alla prossima puntata! È  una regola questa che consente di mantenere viva l’attenzione ed assicurarsi che chi  segue continui a farlo, se non altro per la curiosità di sapere come va a finire. Ma in considerazione del fatto che le mie dolcissime lettrici e le ancora più dolci recesintrici ( a proposito, a SweetCerry che si è aggiunta un grazie di cuore) continuano sempre a seguirmi ed io non sono poi tanto sadica, ed onde evitare inoltre che le vostre belle parole di encomio si trasformino in parolacce, se volete sapere come è andata a finire la serata tra Massimo e Daniela, proseguite nella lettura…















Sabato, ore 23,30

 

Ci mise un po’ di tempo a trovare un posto per l’auto ma quando arrivò davanti all’uscio di casa si stupì di trovarlo soltanto accostato. Entrò nell’ingresso buio e si avvide della tenue luce che filtrava dalla camera da letto. Sorrise tra sé perché aveva intuito qualcosa ed infatti trovò Daniela già a letto, con il lenzuolo tirato fin quasi sotto il mento.

- Ehi, pazzerella – le sussurrò sedendosi accanto a lei – hai lasciato la porta aperta. E se invece di me fosse arrivato un maniaco?

La ragazza rise.

- Beh, se fosse stato un bel ragazzo mi avresti trovato a letto con lui – scherzò, ma poi, attirandoselo contro, gli sussurrò – Ma tu sei il più bel ragazzo che io conosca!

Cominciarono a baciarsi. Massimo sentiva l’eccitazione crescere sempre di più ma ad un tratto, tra un bacio ed una carezza, lei gli disse, suadente:

- Devo darti di nuovo le chiavi di casa così non sarò costretta a lasciare la porta aperta per farti entrare. D’altra parte se a dicembre torni a Bologna definitivamente verrai di nuovo a stare qui da me, non è vero?

Per un attimo il giovane rimase interdetto. Come faceva a dirle proprio in quel momento che non intendeva riallacciare una relazione più impegnativa?

Daniela intanto si era scostata il lenzuolo e, nuda, gli era apparsa in tutta la sua bellezza. Pur volendo, non avrebbe potuto parlare perché quella visione gli aveva seccato la gola. Era da tanto che non facevano all’amore e ritornare a sentire quel bel corpo longilineo così stretto al suo, lo infiammò. Si chinò su di lei e pian piano cominciò a sfiorarle con le labbra la pelle e a carezzarle il seno piccolo e sodo.

Doveva solo lasciarsi andare, non stare a sentire quella vocina interiore la quale gli diceva che non era onesto farle intendere che tra loro non era cambiato nulla. E poi forse davvero non  era cambiato niente anche se ora c’era Chiara.

Ad un tratto, come in un flash back, si ricordò di lei e del suo corpo, così diverso, minuto, morbido, femminile. Risentì il profumo della sua pelle,il sapore dei suoi baci e senza volere, all’improvviso, si ritrovò a desiderare una donna diversa da quella che stava stringendo tra le braccia.

Fu come una doccia fredda che spense la sua voglia perché in un attimo intuì che era lui ad essere cambiato. Non poteva  far finta di nulla.

Con dolcezza, per non ferirla, fermò le mani di Daniela che già si stavano avviando a slacciargli i pantaloni.

 - Aspetta - le sussurrò -  devo dirti una cosa.

- Proprio adesso? Dai, ti prego, ne parliamo dopo – lo invitò la ragazza e provò a trarlo di nuovo su di sé.

Però Massimo non cedette ed ancora una volta le scostò le mani che gli serravano la nuca.

- No, aspetta, è importante – insistette – si tratta di noi, del nostro rapporto. È cambiato qualcosa ed è giusto che tu lo sappia.

Due occhi verdi lo fulminarono con uno sguardo furente poi Daniela lo allontanò e se ne scappò nel bagno.

Lui rimase qualche istante incerto prima di infilarsi la felpa e tornarsene in salotto dove si accese una sigaretta in attesa dell’inevitabile battaglia.

 

**

Conosceva bene quella casa, ci aveva abitato per quasi due anni. Nel guardarsi intorno scoprì ancora i segni del suo passaggio: qualche libro che ora faceva da piedistallo ad una lampada un po’ vecchiotta, la rastrelliera con le sue pipe, la foto incorniciata che li ritraeva in gruppo il giorno del  compleanno di suo padre, la stessa che teneva ancora nel portafoglio, più per abitudine che per altro.

Si sentiva confuso e mortificato, ma il bisogno di chiarezza lo spingeva ad affrontare un discorso che era necessario fare. Era strano però che tutta questa onestà venisse fuori proprio mentre stava per fare all’amore con Daniela come se, sotto sotto, gli sembrasse quasi di tradire Chiara a far sesso con una donna che non fosse lei.

La ragazza riapparve. Aveva indossato una t-shirt che però le lasciava ancora le belle gambe scoperte. Stava fumando anche lei e gli si sedette accanto sul divano. Per un po’ stette zitta, dopo però sbottò:

 - È tutta colpa di quella puttana di Napoli, non è così?

Questa volta fu lui a lanciarle uno sguardo adirato perché quell’ insulto lo infastidiva molto.

- Non ti permettere di chiamarla così. Chiara è una brava ragazza e poi non c’entra niente! Te lo volevo dire da tanto.

- Dirmi cosa, se fino a poco più di un mese fa sembrava filare tutto alla perfezione?

- Non è vero, Daniela, questo lo sai bene anche tu, il nostro rapporto non funziona più da tanto tempo. Ci ho riflettuto sopra a lungo e non mi sembra giusto continuare così, soprattutto per te, in questo modo mi pare di sfruttarti soltanto. Tu sei stata sempre pronta a perdonare le mie scappatelle ma ora…

Lei non lo lasciò finire.

- Oh, non ti preoccupare, anch’io mi sono presa le mie belle distrazioni! – gli gettò in faccia con livore.

Vedendolo stupito, lo aggredì ancora di più, alzando la voce:

- Credevi forse che me la sarei messa sotto naftalina in attesa delle grazie di sua signoria? Sono giovane, caro mio, e tu non la meriti di certo la mia fedeltà!

Massimo non rispose, ma rimase un momento a riflettere. Ricordava ancora quello che aveva provato soltanto il giorno prima quando il solo pensiero che Gabriele e Chiara avessero potuto avere una relazione lo aveva fatto impazzire di gelosia. Come in un lampo intuì il perché non gli importasse niente degli amori di Daniela.

- Lo vedi? Questo non è amore. Non è possibile che le nostre reciproche infedeltà debbano lasciarci così indifferenti. Se soltanto ci amassimo un po’ dovrebbero farci sentire disperati ed invece… - le disse calmo.

- Ma di quale amore vai parlando!? Amore? Tu? Tu  sei capace di amare solo te stesso, figuriamoci una donna, anzi mi correggo, una soltanto ami: quella santa donna di tua madre!

Il giovane a questo punto era davvero infastidito anche perché  lei, come al solito, stava perdendo il controllo.

Si alzò per andarsene.

- Bravo, vattene via – gli urlò dietro la ragazza stizzita – e non farti vedere mai più! Ti odio!

Massimo, molto malinconico, le si rivolse con sincerità.

- Mi dispiace che sia dovuta finire così, credimi!

Per tutta risposta la sentì urlare:

- Vattene via, stronzo!

Nel dirlo gli aveva lanciato contro un vasetto che solo per un pelo riuscì a schivare e che si ruppe in mille pezzi alle sue spalle mentre lasciava quella casa per sempre.

 


   
 
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