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Autore: LadySissi14    12/10/2009    2 recensioni
Harry ha sedici anni e ha da poco perso il suo padrino. La disperazione lo porterà a fare una scelta dura che cambierà la sua vita. Il suo gesto costringerà i suoi amici più cari a momenti difficili, e quando Harry si ravvedrà forse non li troverà più ad aspettarlo.
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi di Harry Potter non mi appartengono, qualunque avv

I personaggi di Harry non mi appartengono e il loro uso non è a scopo di lucro.

 

Life

Capitolo due versione 2.0

 

La fuga

 

[…]Era una semplice busta con scritto sopra “Tanti auguri”, il cui contenuto sembrava mettere a dura prova la resistenza della busta.

Con crescente curiosità lo aprì, ciò che scivolò fuori lo lascio senza fiato come se qualcuno gli avesse appena tirato un pugno allo stomaco.

 

Si alzò di scatto come se la sedia fosse stata percorsa da una scarica di corrente elettrica, spaventando ulteriormente i Dursley che lo guardavano con gli occhi sbarrati. Rimase in piedi con il respiro affannato per un po’, improvvisamente una strana luce attraversò le iridi verdi di Harry, fu qualcosa di fulmineo di cui nessuno si accorse.

Senza dire una parola si voltò e tornò in camera sua.

 

***

 

Harry salì le scale di corsa ed entrò in camera sua sbattendo la porta, era furioso.

Rabbia e dolore scorrevano nelle sue vene come lava bollenta, la busta ancora stretta convulsamente nella sua mano.

< ”Perché Silente mi ha mandato questo?” > domandò Harry a se stesso.

<  “Perché? Non ero abbastanza il dolore di ogni istante della sua vita? Maledizione a lui!” >.

Sentiva in quel momento di detestare il preside.

Dovettero passare parecchi minuti prima che in lui tornasse un minimo di autocontrollo.

Si sedette sul letto e con mano tremante estrasse nuovamente il contenuto della busta, diverse fotografie scivolarono nelle sue mani.

Se gli avessero domandato in quel momento se una foto poteva uccidere, avrebbe risposto di sì.

In quelle immagini facce in movimento gli sorridevano felici, erano i ricordi del Natale passato a Grimmuald place.

Sirius che beveva allegramente, aveva il viso sereno, le tracce del periodo passato ad Azkaban non erano scomparse ma si erano decisamente attenuate.

 

Persino il pensiero di Voldemort in quel breve momento passato con i suoi amici l’anno prima sembrava quasi un brutto sogno.

 

In un’altra foto Harry e il suo padrino erano abbracciati, insieme a Lupin e a Thonks.

Una nuova stampa mostrava tutti i membri della famiglia Weasley che gioivano circondando il capofamiglia coperto di graffi e bende che stava seduto al centro.

Il povero signor Arthur poco prima di quel Natale fu attaccato da Voldemort, finì al San Mungo in gravi condizioni e dopo aver spaventato a morte tutti, si era lentamente ripreso.

 

Quelle immagini in movimento non facevano altro che ricordargli cosa aveva perso per sempre, tutto quello che aveva provato nel sentirsi insieme con una vera famiglia, un tempo passato che non sarebbe mai ritornato.

 

< Sono stato felice lì, se solo Sirius non fosse scivolato oltre quel maledettissimo velo! > Si accorse solo in quel momento che le lacrime gli bagnavo il viso.

Sirius non doveva essere lì maledizione, non doveva!” urlò Harry spaventando Edvige.

 “E’ stata tutta colpa mia, soltanto colpa mia” continuò tra i singhiozzi.

 

Passò così più di un ora fino a quando Harry gridò ad alta voce un...

“Basta piangere. E’ il momento di prendere il mano la mia vita” continuò parlando con se stesso e la sua civetta.

Continuando a fissare quel pezzo di carta si rese conto che quel magico momento non si sarebbe mai più ripetuto, la vita dell’ultimo dei Black si era spezzata per sempre, ed era inutile continuare a sperare che le cose fossero diverse dalla realtà.

Per l'ennesima volta aveva procurato dolore.

Per l'ennesima volta era solo colpa sua.

Rimise le foto nella busta inviatagli dal preside, non le avrebbe più guardate fino a quando non sarebbe stato capace di nascondere agli altri il suo dolore.

 

Aveva preso una decisione, Silente ne era indirettamente responsabile, quello che gli aveva mandato era servito per fare chiarezza dentro di lui.

Seduto sul suo letto al numero quattro di Privet Drive, Harry aveva appena preso una decisione difficile, ma era certo che sarebbe andato fino in fondo.

 

Aveva molte cose da organizzare se voleva sistemare tutto per procedere la notte stessa.

Con molta cura prese a riordinare le sue cose, mise sul letto quelle che riteneva di prima necessità e rispose le altre nel baule.

 

Era convinto di possedere meno roba, se ne rese conto proprio mentre passava a rassegna tutti i suoi averi, per lo più era roba di scuola: libri, piume, divise e accessori vari.

 

Sul letto alla fine non erano rimaste molte cose “necessarie” ma adesso doveva risolvere il problema di Edvige, la sua civetta bianca: un'amica fedele, oltre che il primo regalo di compleanno della sua vita.

Era indubbiamente uno splendido esemplare, proprio per questo se individuata era facilmente riconoscibile .

Non poteva di certo lasciarla ai Dursley perché era sicuro che l'avrebbero lasciata morire di fame, e non poteva nemmeno liberarla perché conoscendola lo avrebbe seguito comunque.

Un bel problema.

Decise di rimandare la decisione finale a quando gli fosse venuta in mente una soluzione migliore.

Prese un vecchio zaino notevolmente logoro, un regalo dei Dursley per il suo ottavo compleanno. Un sorriso ironico gli si dipinse sul volto a quel ricordo. Harry a quel tempo portava i suoi libri di scuola a mano perché non aveva uno zaino in cui metterli, così Petunia decise di dargliene uno di quelli che il suo amato figlioletto non usava più. Duddley non appena seppe che stava per andare a Harry lo ridusse volontariamente quasi a brandelli, inutile dire che i suoi zii fecero poi finta che era sempre stato così.

Abbandonando i bei ricordi d’infanzia prese e riempirlo: Il mantello dell’invisibilità era la prima cosa da portarsi dietro, un prezioso alleato in caso di pericolo.

Un paio di cambi completi erano necessari e non poteva mancare la sua fedele bacchetta, anche se doveva cercare di non usarla per non essere scoperto dal ministero.

Una parte del cibo della signora Weasley e dell’acqua che avrebbe preso più tardi in cucina. Se voleva viaggiare leggero non occorreva altro.

 

Rimase fermo qualche minuto a pensare sul da farsi, e dopo aver guardato nel baule finì per portare con se anche: il libro di Hermione, il boccino d'oro, l’album che gli aveva regalo Hagrid al termine del primo anno e la busta con le foto.

Avere con sé i regali era un modo sciocco per sentire vicino i suoi amici.

Avrebbe voluto portare con sé anche la sua Fierebolt cui teneva moltissimo, ma dovette rinunciarci.

Camminare per strada con una scopa sotto braccio attirava troppo l'attenzione, cosa che invece doveva assolutamente evitare.

 

Trasse infine un profondo respiro rimaneva ancora il problema della sua civetta.

Dopo averci a lungo riflettuto decise che la cosa migliore era portarla con sé.

Le avrebbe ordinato di volare sempre ad alta quota durante gran parte del giorno, e di riunirsi a lui solo la notte: poi se le cose non funzionavano l'avrebbe mandata a Ron.

 

Dopo aver ultimato i bagagli e aver deciso un piano d’azione per allontanarsi, si lasciò cadere sfinito sul letto.

Desiderava ardentemente riposare, aveva passato tutto il tempo a ordinare e organizzare.

Peccato però che il tempo stringesse e doveva fare ancora alcune cose.

Presto il sole calò portando con sé anche il momento della pasto serale, che se avesse potuto Harry avrebbe volentieri saltato.

 

Si sentiva teso e preoccupato, era durante la cena che aveva deciso di gettare le basi che gli sarebbero servite per potersi allontanare. I Dursley erano una parte fondamentale del piano che aveva deciso di seguire, se avesse fallito con loro, le cose si sarebbero complicate.

Fece un profondo respiro e si avviò verso il salotto, dove trovò quasi la stessa scena del pranzo.

 

Petunia era intenta a preparare il tavolo con una nuova tovaglia immacolata.

Vernon guardava la tv sputando giudizi su quanto fossero inferiori gli altri.

Duddley giocava con un videogioco comprato poche ore prima (quello regalatogli il giorno precedente, aveva chissà come deciso di saltare dalla finestra del primo piano).

 

Il fatto che lui fosse presente o assente era la stessa identica cosa, ma quella sera per Harry era fondamentale che le cose cambiassero, doveva attirare l'attenzione su di se e questo non gli piaceva per niente.

 

Doveva solo attendere l'occasione propizia, che dieci minuti dopo gli venne servita su un piatto d’argento.

 

Vermon guardava il telegiornale e l’ultima notizia doveva averlo particolarmente colpito perché si agitava e sbuffava dalla sua poltrona.

“Petunia hai sentito l’ultima notizia? Pare che si siano verificati strani casi di sparizioni in questi giorni. Sostengono che le persone in questione si volatilizzano senza lasciare traccia. La maggior parte sono barboni e senza tetto; ma sai che ti dico meglio così, quegli inietti servono solo a sporcare i marciapiedi” Sentenziò zio Vernon soddisfatto per aver espresso la sua opinione.

 

Harry che era teso di suo a sentire quelle parole percepì la voglia di fare a suo zio un incantesimo che si sarebbe ricordato a vita.

La voce di sua zia interruppe i suoi pensieri

 

“Secondo la signora Dorlett, la nostra dirimpettaia: quella che l’anno scorso divorziò, dopo aver trovato il marito che se la faceva con la segretaria, proprio nella loro camera da letto. Che brutta storia povera donna” disse la signora Darsley senza prendere fiato.

 

Non esisteva in tutta Privet Drive qualcuna più pettegola e spiona di Petunia, inutile dire che quella poveretta non era dettata dalla compassione, ma dal fatto che la storia fosse sulla bocca di tutti.

''Comunque dicevo” continuò la donna “Che secondo lei, è tutta una messa in scena. Un modo per dare all’esercito la possibilità di testare nuove armi su dei volontari. Ovviamente la cosa deve restare segreta perché non ci fanno una grande figura ad usare della gentaglia.” Terminò soddisfatta Petunia.

 

Tralasciando l’assurdità di quanto aveva appena detto sua zia per Harry era arrivato il momento di entrare in azione.

”Ah ah ah, davvero ridicole le cose che avete detto” sbottò Harry con un tono di voce abbastanza alto “non avete idea delle stupidaggini che blaterate”.

Con mal celata soddisfazione sapeva di aver innescato una bomba, ora doveva solo accendere la miccia.

 

Zio Vernon notevolmente irritato dal comportamento del nipote si alzò in piedi “Come osi ragazzo”, grugnì a labbra strette.

Duddley si godeva la scena a dovuta distanza, era un mese che aspettava una cosa del genere.

Harry imperterrito continuò non aveva ancora raggiunto il suo scopo.

“Quei poveri babbani sono stati uccisi, ammazzati per divertimento dai seguaci di Voldemort”.

 Affermò con decisione. Non stava di certo mentendo, una settimana prima nella gazzetta del profeta vi era un articolo di tre pagine di quali atroci passatempi erano capaci i mangiamorte: attaccando appunto poveri vagabondi con terribili maledizioni.

 

“In casa mia non osare parlare di queste cose” sibilò zio Vermon con le labbra tanto strette che quasi non si vedevano.

 

Harry guardò lo zio con lo sguardo di quello che sente un bambino dire cose senza senso “Mentre siamo in argomento, vi posso rivelare l’ultima notizia? Indovinate un po’ chi è  il più potente stregone oscuro cerca da anni di fare fuori?”.

Harry attese pochi secondi e continuò “Ovviamente me, darebbe qualsiasi cosa per avere il piacere di farmi a pezzi”.

 

Servirono parecchi secondi perché il messaggio venisse recepito dal capo famiglia.

Questo….. quest….. significa che averti in casa è pericoloso, lo avevo detto che saresti dovuto rimanere da quei delinquenti” gridò Vernon che tentava di intimidire Harry, ma era chiaro che era di gran lunga lui il più spaventato dei due.

 

< ”Resta calmo, mi raccomando” > ripeteva Harry a se stesso.

La frase di suo zio “significa che averti in casa è pericoloso”, lo aveva ferito, per una volta suo zio aveva ragione, lui era un pericolo per gli altri.

Dovette dare fondo a tutto il suo autocontrollo per continuare il discorso che aveva mentalmente organizzato.

 

“Per quanto me ne andrei più che volentieri dentro queste mura sono al sicuro, chiedilo a zia Petunia” rispose con un tono strafottente.

 

Sua zia che fino a quel momento non aveva emesso un suono, sentendosi chiamare in causa per poco non svenne.

Suo marito la guardava in attesa di una risposta.

Sull’orlo delle lacrime Petunia con una tonalità di voce appena udibile affermò “Fino al primo settembre il ragazzo deve restare qui”.

 

A Vernon che sperava di potersi finalmente liberare del nipote, le gote divennero rosse per la rabbia.

Duddley, che già credeva di poter riprendere possesso della sua seconda camera, ci rimase decisamente male per l’affermazione di sua madre.

 

Vermon che non voleva perdere quel duello verbale con il nipote trovò un escamotage al problema.

“Se devi stare qui, non ti muoverai dalla tua camera. Non m’importa cosa abbiano detto quei vandali dei tuoi amici” sentenziò alla fine lo Zio.

 

Era esattamente quello che Harry voleva ottenere, gli era costata tanta fatica e sentire chiamare i suoi amici a quel modo lo fece irritare notevolmente.

Vandali sono le persone che frequenta tuo figlio” sbottò il nipote in attimo di rabbia mal controllata. Poi si ricordò che mancava ancora un passaggio al suo discorso e si concentrò su quello.

“Comunque non occorre che mi portiate il cibo o l’acqua, i miei amici per il mio compleanno mi hanno mandato tonnellate di roba” concluse infuriato dirigendosi verso la sua camera.

Zio Vernon e Duddley gli continuarono a urlare dietro quando Harry era ormai sparito alla loro vista, quando arrivò in camera sua, sentiva ancora le voci concitate dei suoi zii.

Chiuse la porta e con un sospiro si rese conto che molto probabilmente era l’ultima volta che li vedeva.

 

I suoi parenti erano talmente ottusi e convinti che nulla (a parte lui ovviamente), poteva nuocere il loro piccolo mondo perfetto che Harry provava quasi pena.

< Quando Voldemort comincerà il suo progetto di purificazione, allora rimpiangeranno di non avermi dato retta >. 

E con questi pensieri si lasciò cadere sul letto per potersi godere finalmente un po' di riposo.

 

Fuori la luna era alta nel cielo e un leggero venticello spazzava i curati giardini di Privet Drive, mancavano pochi minuti alle quattro.

Harry era già sveglio da un pezzo, aveva ricontrollato di aver preso tutto il necessario, sigillato il proprio baule, e posizionato sul cuscino una lettera per chi avesse trovato prima o poi la camera vuota.

Fece uscire Edvige dalla sua gabbia e dopo aver aperto la finestra la lasciò libera di librarsi nel cielo, l’aria che lo accolse era fresca e dopo il caldo della giornata era piacevole.

Richiuse i vetri e dopo aver dato un ultimo occhio in giro chiuse la porta della sua camera a chiave. Sperava così di scoraggiare un qualsiasi tentativo da parte dei suoi zii di scoprire che non era più nella stanza. Scese le scale cercando di fare il meno rumore possibile, il profondo russare di suo zio e suo cugino giunsero alle sue orecchie, dandogli una leggera sicurezza in più sul fatto che la casa fosse immersa nel sonno.

 

Aprì con delicatezza la porta di casa e con il suo vecchio zaino in spalla oltrepassò la soglia e richiuse l’uscio dietro di se.

Adesso era davanti al portico, con la buia notte davanti a se.

Doveva ammetterlo aveva paura, ma il sapere che questo avrebbe salvato la vita a chi voleva bene gli diede il coraggio di avviarsi verso le strade deserte di Londra.

 

Non molto tempo dopo Harry era sul nottetempo, si era presentato come un certo David Theck, sperando che Stan Picchetto non lo riconoscesse.

Non aveva con sé molti soldi, per cui la prima tappa obbligatoria era la Londra magica, più precisamente alla Gringott, la banca dei maghi.

 

***

 

Alle ore nove del giorno successivo, un ragazzo usciva da un negozio con indosso una lunga veste nera.

Calcandosi il più possibile il cappuccio sugli occhi si avviò tra la folla mattutina di Diagon Alley, verso una direzione a lui stessa ignota.

 

 

 

Siamo giunti alla fine del secondo capitolo, d’ora in poi per un po’ di Harry si parlerà molto, ma si vedrà poco.

Non temete però rimane lui il protagonista. ^_^

A presto, e non dimenticate di dirmi cosa ne pensate.

Baci

 

Ringraziamenti

 

Stupeficium: Speriamo che sia migliorata la storia come dici tu. Ti ringrazio per il commento che mi hai lasciato, e spero che mi farai sapere cosa ne pensi man mano che si sviluppa la trama.

 

83ginny: Grazie per avermi detto che ti piace, una parte dei capitoli è già pronta, per cui con un po’ di fortuna la porterò a termine.

 

 

 

  
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