Libri > Il Conte di Montecristo
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Autore: Chri    12/10/2009    1 recensioni
Ciao a tutti!! Questa storia è basata sul racconto di Dumas, solo che gli avvenimenti non seguiranno quelli del libro..leggete la storia, e vedrete che le cose andranno diversamente da quanto vi aspettate...lasciate i vostri commenti, mi aiuteranno a migliorare!!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9 Il sole era alto nel cielo e con i suoi raggi illuminava il marinaio steso a terra, come se anch’esso volesse partecipare alla gioia di colui che non vedeva la sua luce da vent’anni. Riscaldato da quel calore, Edmond pian piano si ridestò dal sonno in cui era caduto; lentamente si alzò in piedi e vide il castello d’If ormai distante una lega da lui. Una grande felicità riempì il suo cuore e si stava per voltare per esprimere tutta quella gioia con una corsa a perdi fiato, urlando contro il cielo “libero!!”; questo stava per fare il nostro marinaio appena tornato a respirare l’aria del mare, ma dovette mettere da parte la gioia per far posto allo spavento quando una voce da dietro gli domandò “ Chi siete?”. Fu un fulmine a ciel sereno per Edmond, che credeva quell’isola disabitata, come tutti a Marsiglia d’altra parte. Si voltò lentamente e si trovò dinanzi un uomo della sua stessa altezza, con capelli lunghi neri e ricci, media corporatura, barba leggermente incolta, di accento italiano. “Fino ad ora e per 20 anni mi chiamavo “numero 34”, ma da adesso torno a chiamarmi Edmond Dantès”. E quel tale, accennando ad un sorriso, disse: “ Oh, bè, ci avrei scommesso! Coi vestiti strappati e il castello d’If a una lega da qui non potevate che essere un evaso, e anche molto intelligente per esservi riuscito, in quanto mai nessuno di quei disgraziati li rinchiusi ha più rivisto la luce del sole. Dunque non spaventatevi, Dantès, perché trovate in me un vostro simile, in quanto mi chiamo Luigi Vampa, contrabbandiere e ladro. Ma venite ad unirvi alla mia ciurma, avrete di sicuro fame”. Edmond, a quel punto, non poteva rifiutare poiché la sua saggezza gli suggeriva di non contraddire un uomo che aveva con sé un lungo coltello e una carabina, e poi, aveva fame davvero; dunque rispose: “Ben volentieri, amico mio. Conducetemi al vostro accampamento” e i due si avviarono verso l’interno dell’isolotto, nella fitta vegetazione, sino ad arrivare in una radura dove circa 7 uomini erano disposti circolarmente intorno a un fuoco. Uno di loro, vedendo arrivare Edmond e Vampa, disse: “Capo, abbiamo visite quest’oggi?” e Vampa giungendo presso di lui: “Ebbene si, amici miei. Quest’uomo è un nostro compare, appena evaso dal castello d’If. Offritegli dunque un bel pezzo di pollo e del vino poiché è affamato” e Dantès, sedutosi presso il fuoco con gli altri, iniziò a mangiare e a raccontare la sua storia. Era la prima volta, dopo vent’anni, che il marinaio parlava con qualcuno, che provava il piacere della conversazione, dello scambio d’idee e la curiosità derivante dai racconti delle imprese avventurose quanto illegali, che ogni commensale a sua volta narrava. Edmond si sentiva a proprio agio tra quelle persone che, sebbene fossero contrabbandieri, ladri e assassini, lo trattavano con quel profondo rispetto che quegli uomini di mondo portavano verso i propri compari e verso chi aveva avuto la sventura di finire in carcere, per qualunque motivo fosse; tuttavia, nonostante ciò, Dantès saggiamente tacque riguardo il tesoro di Faria. Alla fine del pasto, Vampa prese la parola rivolgendosi ad Edmond: “Amico mio, dai vostri racconti mi sembrate una persona alquanto utile nella nostra ciurma, in quanto abbiamo un grande bisogno di un ottimo marinaio per i nostri traffici e, in generale, di un uomo intelligente e furbo come voi. Vi chiedo, dunque, di unirvi a noi, anche perché, ora che avete scoperto il nostro nascondiglio, non potrei lasciarvi andare senza uccidervi”. Edmond, pensò bene che la ciurma di Vampa lo avrebbe protetto dalle ricerche dei gendarmi che sarebbero seguite alla scoperta della sua evasione, cosi rispose: “ Accetto molto volentieri, signor Vampa”. “Ebbene sia”, rispose il capo, “partirete fra poco con noi verso Livorno, dove stanotte dobbiamo sbrigare un affare”. Cosi, dopo aver spento il fuoco, la ciurma scese verso il mare per il sentiero opposto rispetto a quello percorso da Dantès e Vampa e si imbarcò su un’imbarcazione di medie dimensioni. Proprio mentre la nave prendeva il largo, da una torre del castello d’If veniva emesso del fumo nero, a segnalare che un prigionieri era evaso; nel caso del castello, per la prima volta.
  
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