10
SETTEMBRE lunedì
Avevano
trascorso buona parte della
giornata insieme perché Roberta aveva preso tre giorni di
ferie per stare con
lei.
Mentre
giravano per i bei negozi di via
Condotti, l’amica le parlava soprattutto delle sue
opportunità di carriera e
dell’alta considerazione in cui era tenuta dalla direzione.
Si informò anche
del lavoro di Chiara che le parlò della sua situazione di
disagio.
-
Non sei fatta per quel genere
d’impiego – commentò Roberta - il tuo
avvenire era nel campo dell’arte. Sei
stata una stupida a mollare, brava com’eri, saresti potuta
entrare all’Istituto
Superiore di Restauro. Ma tu, cara mia, lasciatelo dire, non hai
carattere, ti
fai condizionare troppo dagli altri e sei paurosa come una coniglia
– aggiunse
senza mezzi termini.
Il
paragone fece sorridere Chiara
perché in effetti si sentiva davvero timida e paurosa come
una coniglietta. Era
sempre stata così, non poteva farci niente.
Quando
la conversazione si spostò
sull’argomento sentimenti, raccontò brevemente
all’amica della relazione con
Massimo finita così male.
-
Oh certo, hai fatto bene a scappare e
che altro potevi fare? Un uomo bello, affascinante, con un lavoro ad un
certo
livello, meglio starne alla larga! – la canzonò
l’altra - Che
potevi offrirgli tu, giusto una parmigiana
di melanzane ed un film in home video, mica ti potevi sforzare di
cambiare un
pochino! Lo vedi che sei una senza un briciolo di coraggio? –
la rimproverò.
Stava
scherzando, ma Chiara rimase un
po’ dispiaciuta da quelle parole. Davvero agli occhi degli
altri era una
persona così insignificante? Probabilmente lo era, anche se
lo stesso c’era
stato qualcuno ad essersi innamorato di lei. Ma di certo non uno come
Massimo,
su questo Roberta aveva ragione.
-
Dimmi – chiese a sua volta cambiando
argomento – chi è quel signore di ieri sera?
Dio mio come ci facevi la civetta! Non ti vergognavi
davanti a tuo
marito?
-
Sarebbe lui a doversi vergognare – le
disse l’amica incupendosi – ha avuto
un’avventura con una segretaria
ed ha avuto pure il coraggio di venirmelo a
raccontare per chiedermi
perdono!
-
No, non è possibile, mi dispiace
tanto!
Chiara
c’era rimasta male e rimase
zitta qualche momento a riflettere. Accanto a lei Roberta faceva
l’indifferente
ma lei intuì che stava soffrendo.
-
Ma se te l’ha detto vuol dire che
deve essere pentito, non ti sembra? – provò ad
incoraggiarla.
-
Pentito? Ci penso io a farlo pentire!
-
E come, facendolo ingelosire a
tua volta con uno che ha almeno vent’anni
più di te?
-
Se lo vuoi sapere questo qualcuno è
molto più dolce, simpatico, premuroso ed attento di Paolo. E
poi mi piace molto
anche fisicamente, forse tra poco gli cederò.
Lo
aveva detto ridendo con un’aria di
complicità come a voler cercare l’appoggio di
Chiara, ma quest’ultima la
sgridò:
-
Roberta, smettila! Ci credo che ti
senti ferita, ma
pensare di buttare via
il tuo matrimonio è una sciocchezza.
L’altra
le rispose piccata.
-
Davvero? Non ho forse anch’io il
diritto di essere amata? Per mio marito oramai sono solo un elemento di
arredo
della casa!
-
Ma Paolo ti ama, ne sono sicura...
-
Ah,
se è per questo avessi dovuto vederlo come si
cospargeva il capo di
cenere: “ti amo di qui, ti amo di là, sei la donna
della mia vita, senza di te
non sono più niente, scusami, non succederà mai
più!”. Che ipocrita! Aveva solo
una fifa blu che volessi lasciarlo. Ma se lo faccio, lo giuro, lo
riduco sul
lastrico. Ne ho già parlato con il mio avvocato.
-
Non fare stupidaggini, pensaci.
-
Smettila di fare il grillo parlante,
cosa ne vuoi sapere tu? Sei così arrendevole che
accetteresti di farti mettere
sotto ai piedi pur di trovare un uomo disposto a sposarti. Il
matrimonio non è
tutto nella vita, cara mia.
-
Il matrimonio no, ma l’amore sì.
Bisogna difenderlo ogni giorno, tenerlo come una cosa preziosa che
nessuno deve
portarti via. Quando si soffre pare non valga la pena di lottare, ma
pensa a
come deve essere bello se si riesce ad andare avanti in due e ad
invecchiare
insieme.
Roberta
la fissò come se stesse
guardando un’aliena.
-
Tu devi essere proprio fuori di
zucca. Questi sono sogni, la realtà è ben diversa
– le disse, poi aggiunse
acida – Ma anche se adesso fai la
signorina-tutta-buoni-sentimenti te la sei
scordata la tua storia con Marco? Che c’è, sua
moglie non aveva il diritto di
invecchiarci insieme?
-
Adesso sei cattiva! Lui mi faceva
credere di essere davvero infelice con lei ed io mi sentivo quasi come
un’eroina a ridargli la gioia di vivere. Quando ho finalmente
capito che io e la
moglie eravamo entrambe vittime
della sua ambiguità, non ho avuto più nessun
dubbio e non ne avrò mai più in
vita mia. Se avrò la fortuna di avere un altro uomo, voglio
una cosa limpida e
pulita. Io cercherò di amarlo per sempre, con tutte le mie
forze e spero che
lui sia disposto a ricambiarmi.
-
Scusami, non volevo offenderti, lo so
che sei una brava ragazza e non sempre la vita è quella che
avremmo voluto.
Roberta
sembrava davvero mortificata e
le strinse un braccio con
grande
affetto.
Intanto
erano arrivate davanti
all’asilo del piccolo Andrea, il quale, abituato a trovare la
cameriera, nello
scorgere la mamma le si gettò tra le braccia, molto felice.
Lei se lo strinse
al petto con amore, riempiendolo di baci.
Chiara,
pur rischiando di sembrare
inopportuna, continuò:
-
E a lui non ci pensi? Non ti ricordi
quello che hai sofferto tu quando i tuoi si sono separati?
-
Sono cresciuta benissimo lo stesso!
-
Non mi pare. Dovresti
cercare di essere un po’ meno
egoista. In fondo tuo marito ha sbagliato, è vero, ma in
amore si può anche
perdonare.
-
Chiara, fammi il piacere, finiscila.
Adesso stai cominciando a darmi sui nervi con le tue prediche. Lasciami
vivere
la mia vita!
**
Benché
ci fosse rimasto molto male di
dover andare a Salerno per finire le ispezioni ancora in programma e di
non
poter quindi passare
in ufficio per
rivedere finalmente Chiara, Massimo cercò di controllare il
suo disappunto e
non farlo intuire a Giacomo. Quest’ultimo guidava tranquillo - erano andati con la sua
Mercedes – e
sembrava di ottimo umore, tutto il contrario del collega il quale se ne
stava
torvo e silenzioso come non mai.
-
Si può sapere che hai? – sbottò
infine l’amico mentre imboccava il casello autostradale.
-
Stamattina saremmo dovuti passare da
Raimondi per vedere cosa hanno organizzato per il congresso e non
perdere tempo
in queste ispezioni inutili - gli rispose.
-
Non perdiamo tempo, prima del 20
dobbiamo finirle, lo sai. Da Raimondi poi ci sono stato
venerdì.
-
Ah sì? E a che punto sono?
-
Non lo so, non c’era e non gli ho
potuto parlare – gli sorrise facendo lo spiritoso.
-
Giacomo, sei scemo o mi prendi in
giro? – si stizzì Massimo.
L’altro
si risentì un poco.
- Che pretendi da me! Non
posso fare tutto io,
è caduto tutto sulle mie spalle mentre tu te ne stavi
beatamente in ferie…
-
Ferie!? – questa volta Massimo era davvero
arrabbiato e lo fece trapelare dalla voce
– Io le ho sospese le ferie e sono stato a
Milano a concordare con la
Formazione gli interventi da tenere. Che c’è, fai
finta di non saperlo?
-
Va bene, hai ragione. Comunque per
quanto ci riguarda siamo già a buon punto, il resto non
è problema nostro. A
proposito, hai saputo chi ci mandano per collaborare con noi?
-
Sì, Gabriele Cerutti.
-
Cazzo! – commentò l’altro e con una
risatina divertita diede un colpetto con il pugno sul volante.
-
Mi dici perché la cosa ti diverte
tanto? – gli chiese, irritato
da un
sospetto.
-
No, è perché tra tutti i formatori
dovevano mandare proprio quello che con la tua Chiara…
Non
gli diede neanche il tempo di
finire e gli urlò contro:
-
Non mi interessa un tubo di questa
cosa! Accidenti, pare che sia quasi un affare nazionale, non fate altro
che
parlarne tutti.
-
Lo sapevi? E allora
perché t’inalberi tanto se non
t’interessa?
-
Perché in questa maledetta azienda si
è privi di avere una dannata vita personale che subito tutti
si sentono in
dovere di sparlare di te. E che diamine, non se ne può
più!
Rimasero
in silenzio per un po’ poi
Massimo si accese una sigaretta e ne offrì una a Giacomo
voltandosi verso di
lui per fargliela accendere. Si era un po’ calmato ed in
effetti non resisteva
alla voglia di sapere. Gli chiese:
-
A te chi l’ha detto?
“Lo
vedi che t’interessa!?”
pensò divertito l’amico, ma si
guardò bene
dall’esprimere il suo pensiero ad alta voce perché
lo aveva visto incazzato
come un toro e così gli disse solo:
-
Rossana. Mi ha detto sperava fosse
lui a venire a Napoli perché magari Chiara questa volta si
sarebbe convinta ad
accettarne la corte. Mi ha dato l’impressione che questo
Gabriele l’abbia
colpita molto, quasi quasi se lo sarebbe sposato lei se non avesse
già
avuto marito e due
figli. Invece pare
che la tua amica, pardon, la nostra amica, non ne abbia proprio voluto
sapere.
Puoi star tranquillo, sono fonti sicure, gossip di prima scelta!
– cercò di
buttarla sullo scherzo ma lo sguardo truce di Massimo lo convinse a
desistere
ed a cambiare argomento non senza aver pensato
ancora con muta ironia “Non gli interessa,
sì, non gli interessa proprio!”
**
Lavorarono
sodo tutto il giorno e la
sera, tornati a Napoli, Massimo provò molte volte a
telefonare a Chiara senza
però ottenere risposta. Alla fine, poiché ancora non
voleva chiamarla sul
cellulare ed aveva preso appuntamento per andare come di consueto a
cenare
insieme a Giacomo, fu costretto a scendere nella hall, ripromettendosi
di riprovare
più tardi.
Alle
nove però l’amico non si era
ancora visto. Massimo chiese al portiere di chiamarlo in camera,
però il
telefono risultava sempre occupato. Quando si
decise a scendere, aveva un aspetto
talmente strano che non poté fare a meno di chiedergli:
-
Ehi, cosa ti prende? Sembri tutto stralunato.
-
Ho finito adesso di parlare con
Donatella e… ci siamo riusciti: aspetta un altro bambino!
-
Complimenti! – gli disse
molto contento per lui – Allora stasera si
festeggia, andiamo in un bel ristorante.
Durante
tutta la cena Giacomo, che non
stava più nei panni, gli parlò del loro desiderio
di dare un fratellino a
Luisa e
l’impegno profuso negli ultimi
tempi per mettere in cantiere il desiderato bebè.
Naturalmente a tal proposito
si beccò
gli sfottò dell’amico.
-
Credi sia facile mettere incinta tua
moglie quando la vedi solo due giorni a settimana? –
protestò lui - E poi, magari
fossero davvero due! E una sera ha le
mestruazioni e un’altra
la bambina non
dorme e un’ altra ancora c’è la suocera
venuta a trovarci e che potrebbe
sentirci. Basta, non ne posso più di questa vita, non vedo
l’ora che venga
dicembre così finiamo e me ne torno a Milano! Oramai ho quasi
terminato di pagare
la casa e poi sai cosa ti dico? Questa seconda paternità me la voglio gustare, non
come ho dovuto fare
con la piccolina che è cresciuta quasi senza di me. Voglio
cominciare a godermi
il secondo bambino da
quando sta ancora
nella pancia di Donatella. Quando nasce gli voglio fare il bagnetto,
cambiargli
i pannolini, dargli le poppate…
-
Oh mamma e che prospettive hai! Non
mi sembra ci sia tanto da stare allegri – commentò
Massimo, divertito.
L’amico
si fece serio.
-
Sai, – gli disse – per un periodo ti
ho anche invidiato. Tu sei il classico “campatore”,
quello che si gode la
vita, ogni giorno
una donna nuova, cene,
incontri eccitanti, l’emozione della prima volta…
però poi ho capito che in
fondo non è mica tanto bello vivere come fai tu. Non ti
rilassi mai, devi
sempre stare sul chi va là per afferrare una donna, non
è la stessa cosa come
averne una solo per te, che ti vuole bene anche se hai il raffreddore o
te ne
vuoi stare in pigiama a guardare la partita. E poi, dopo tanti anni, a
te cosa
rimarrà? Un’accozzaglia di ragazze di cui non ti
ricorderai più nemmeno il viso
e che si dimenticheranno presto di te. Io perlomeno avrò dei
figli e avrò
lasciato qualcosa del mio passaggio su questa terra.
Massimo
alzò gli occhi dalla sua
bistecca e lo fissò. Era assai malinconico.
-
Hai ragione, - ammise con sincerità -
ma non è
stata solo colpa mia. Tante
volte ho desiderato anch’io qualcosa di più
solido. Con Daniela
credevo quasi di esserci riuscito,
ma poi anche con lei è stato un vero disastro.
-
Forse non era quella giusta per te.
Vedi, non è che funzioni con tutte, sta a te cercare la
persona adatta. Però se
ti guardi meglio intorno ti accorgerai che qualcuna che fa al caso tuo
forse c’è
anche adesso…
Aveva
fatto quell’aperta allusione perché
aveva capito che con Chiara la cosa era diversa. Non aveva saputo
trattenersi
dal dirlo all’amico, anche se avrebbe dovuto farsi gli affari
suoi.
Massimo
non commentò, non gli andava di fare
confidenze, eppure sapeva bene che
Giacomo aveva ragione e che si sarebbe dovuto dar da fare prima che un
Gabriele
qualsiasi gliela portasse via.
**
Chiara
si girava e si rigirava nel
letto incapace di prendere sonno dopo il colloquio della mattina con
l’amica
che l’aveva assai turbata.
-
“In realtà – si diceva – anche
se
sembro una miserabile nei confronti di Roberta, io sono molto
più fortunata di
lei perché mi so accontentare delle piccole cose. Non ho
bisogno di ricchezze o
di un lavoro importante, a me basta fare un bel bagno profumato,
leggere un
libro, stare con gli amici e sono felice.
Lo so che in queste cose non ci si può mai fare
maestri, ma se avessi
anch’io una famiglia non potrei desiderare nulla di
più, ne sono certa. Quello
che vorrei sarebbe un figlio da amare ed
un uomo con cui poter condividere le piccole cose di ogni
giorno: una
bella vacanza, un giretto in un museo, un buon pranzetto e
perché no, anche
l’amore fisico. È inutile negare che anche la vita
sessuale è importante e non
c’è nulla di più meraviglioso che fare
all’amore con la persona giusta.
Massimo! - si disse a questo punto – Massimo, amore, la
verità è che vorrei
te!”
Uno
struggente rimpianto la invase al
ricordo di quella sera (erano
passati
appena una ventina di giorni o mille anni?) in cui gli aveva chiesto di
restare
a dormire con lei e gli si era accoccolata tra le braccia. Ancora le
sembrava
di percepire il tepore del suo corpo, di risentirne il gradevole
profumo.
Allora si era abbandonata al sonno ed alle sue carezze immersa in un
mare di
felicità, ora immaginò di essere di nuovo tra
quelle braccia e stringendo il
cuscino, pian piano, riuscì ad addormentarsi.