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Autore: MaxT    13/10/2009    2 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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46- Solo un anno  
Cara Melisanna, ho letto con piacere la tua recensione. Sono sempre felice di poter contare sul tuo incoraggiamento. 
Per quanto riguarda Irene, in effetti non ci azzecca spesso, però ha una notevole disinvoltura. Tra le due, io vedo Pao come la più goffa, al di fuori del campo dell'arte e dell'architettura. Grazie anche per la tua osservazione sulla servitù di passaggio e sui fianchi delle due signorine, che cercherò di allargare un po' sfruttando le virtù di Photoshop.

Il presente capitolo non è spensierato come Due Lune, ma è importante per la trama, perchè nella seconda metà vi viene formulato il piano definitivo delle congiurate, su cui si reggono molti degli avvenimenti dei capitoli successivi. Vi prego di arrivare fin in fondo con attenzione.
Buona lettura
MaxT

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti 
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a impadronirsi del Cuore di Kandrakar e a sostituirsi ad Elyon a 
Meridian, impersonando la regina e le guardiane. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi. 
Vera e Wanda hanno sottratto il Cuore di Kandrakar a Will. 
Il giorno dopo, ritrovatesi davanti allo specchio magico della libreria, le W.I.T.C.H. assistono alla trasformazione delle loro gocce in copie delle 
guardiane e della regina, ed alla loro partenza per Meridian, in contemporanea all'arrivo di Elyon a Heatherfield. 
A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura;  pur avendo assunto il potere, si 
rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. 
A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, contenuta in disegni e
frasi casuali, la cui interpretazione fino a quel punto era ambigua. La profezia prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. 
Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza, ma Will non si rassegna. Elyon, dietro insistenze e minacce del'Oracolo, si infiltra nel palazzo e riesce a recuperare il Cuore di Kandrakar, che viene reso a Will.
Elyon dà istruzione a Caleb di tornare a Meridian per sconsigliare qualunque rivolta prima del suo stesso ritorno tra un anno, ma il vice comandante della guardia di palazzo fraintende e guida una rivolta che viene rapidamente sedata dalle false guardiane. La reazione non si fa attendere:  sul palazzo scende un clima sempre più oppressivo in cui le congiurate utilizzano sia i poteri mentali che l'intimidazione per mantenere il controllo.
Settimane dopo, Irene e Pao Chai assumono un aspetto metamondese e vanno a svagarsi in città; nella taverna Due Lune sentono per caso un discorso importante, ma devono andare via prima di poter interrogare chi parlava.

Cap. 45

Solo un anno



Meridian, taverna Due Lune

Dal tremolio emerge l’ambiente rustico e un po’ scuro della taverna Due Lune.
Una decina di clienti seduti parlano tra loro, un po’ concitati, lanciando qualche occhiata verso un tavolo vuoto in un angolo. Si capta qualche frammento: “…Tutto d’un tratto, è sparita anche la seconda”. “Hai mai sentito quell’accento strano?”.  “Tonto, era come quello di Sua Altezza”.
“Non meravigliatevi troppo” sdrammatizza, con una sicurezza del tutto fasulla, l’oste dietro il banco, “Non ditemi che non avete mai conosciuto prima qualcuno capace di teletrasportarsi”.

Bene, riflette Will. Nessuno dà segno di averle viste.
Si guarda attorno, cercando di individuare la compagna. ‘Irma, dammi un segnale di posizione’.
Subito percepisce la risposta muta: ‘Ecco. Dammelo anche tu’.
Il momento più stupefacente dell’incantesimo di invisibilità ipnotica è proprio quando viene rotto: ci si rende conto che una persona è davanti ai propri occhi, che la si vedeva benissimo, ma non si sapeva di vederla.
Irma è proprio davanti a lei, le strizza un occhio, poi scruta gli avventori e le indica un tavolo vuoto. ‘Erano proprio lì. Ora chiedo’.

Un attimo dopo, una ragazza con la pelle verdazzurra striata e gli occhioni verdi bistrati entra nel locale, cinguettando  “Buongiornooo” nel suo pessimo meridiano.
L’oste la guarda sbalordito. “Lady Irenior!”.
Lei si avvicina al banco, ancheggiando e lanciando occhiate magnetiche. Forse troppo, visto l’ambiente retrò. Gli sguardi degli avventori sono tutti su di lei, squadrandola da testa a piedi con soste intermedie. “Volevo scusarmi, prima sono scappata così…”.
Lui tira in dentro la pancetta ed accenna un inchino. “Non dovete giustificarvi”.
Gli sorride con finta timidezza. “E’ che ho visto una persona alla quale dovevo dare un messaggio da parte di un amico comune, e sono corsa a cercarlo in camera mia”. Fa vedere un foglietto di carta arrotolato. “E’ per quell’uomo con la pelle verde che era seduto lì”. Accenna con il viso al tavolo vuoto, senza staccare gli occhi da quelli dell’oste. “Quel…”. Pensalo. Avanti, pensalo. Ah… “… Gathrop”.
L’uomo annuisce, rapito dallo sguardo. “E’ un cliente abituale. Vuole che glielo consegni io, la prossima volta che lo vedo?”.
Lei fa un viso imbronciato. “Veramente sarebbe molto urgente e molto riservato. Sa, il mio amico mi ha raccomandato di consegnarlo di persona”.
L’oste deglutisce. “La posso acc…”. La frase resta a metà quando la banconiera, che forse non è solo la banconiera, gli tira un silenzioso calcio nello stinco. L’uomo ci ripensa. “Sa, magari ora c’è a casa solo sua moglie… Se ritiene, lo faccio recapitare da mio figlio”.
“E’ urgente. Mi posso fidare?” chiede solenne Irenior.
“Come di sé stessa, signorina!”.
 

Meridian, Piazza Due Lune

Apparentemente, nessuno fa caso al ragazzino verdognolo che lascia la taverna di buon passo, aprendosi la strada tra la folla fitta, le bancarelle ed i soldati di pattuglia in piazza Due Lune.
L’apparenza inganna. Il suo cammino è seguito da quattro occhi invisibili.
‘Lo vedi, Irene?’.
‘Certo, ma sguscia come un topolino’.
Il ragazzino scompare dietro un angolo.
Will si rende conto di quanto sia difficile muoversi invisibile  tra la folla senza farsi toccare, e opta per teletrasportarsi fino al vicolo.

Eccolo! Il piccolo marpione verdognolo si è fermato in un androne; si guarda in giro furtivo, poi srotola il messaggio riservatissimo. Il suo visino curioso lascia trasparire sorpresa e delusione quando vede il foglietto completamente bianco.
Fidarsi come di sé stessa…, pensa Will con un sorriso storto.
Il ragazzino riprende a camminare deciso, fino ad una casa di due piani che fa del suo meglio per togliere luce al vicolo.
Legge faticosamente la scritta a larghi caratteri bianchi sullo stipite dell’ingresso, poi bussa.
Una voce viene dall’interno, poi la porta si apre e si affaccia una donna verdastra.
Con un cipiglio marziale, il ragazzino porge un rotolo. “Un messaggio urgente per il signor Gathrop. E’ riservatissimo!”.
“Grazie. Lo leggerà appena tornato”.
Congedato il messaggero con un biscotto di mancia, la signora rientra in casa.

Will si tira in disparte quando il ragazzino le passa davanti come se non ci fosse, sbocconcellando la sua ricompensa. Se lui la toccasse, l’incantesimo dell’invisibilità ipnotica verrebbe meno, e l’ultima cosa che lei vorrebbe è un diavoletto strillante davanti alla casa del suo indiziato.
‘Irene, ci sei?’.
Nessuna risposta.
Si acciglia. Deve averla persa quando si è teletrasportata. Dovrà entrare da sola.
Attraversare una barriera materiale richiede sempre attenzione: se rendesse intangibili entrambi i piedi, potrebbe sprofondare dentro il terreno.
Sporge con prudenza il viso attraverso il battente della porta.
Bene, il passaggio è libero. La signora è nella sala da pranzo, ha srotolato il messaggio riservatissimo per suo marito, e anche lei si stupisce di trovarlo completamente bianco.
Will entra tutta in casa, cercando un angolo in cui attendere. Opta per una sedia tra il tavolo ed il muro. Certo che queste alette danno fastidio... A cosa serviranno mai, alle guardiane vere, queste appendici ingombranti?
Seduta, osserva un po’ di vita quotidiana in una casa di Meridian.
Appoggiato il rotolino misterioso sul tavolone, la signora torna in cucina a rimestare una pentola. Quando solleva il coperchio, l’aroma di una pietanza sconosciuta si insinua nelle narici della guardiana.
Wanda si guarda in giro. Nella sua modestia, questa casa sembra serena ed accogliente. Il pranzo sul fuoco, i centrini fatti a mano, i fiori nel vaso, il maritino in arrivo… lei non pensa che la sua vita potrà mai essere così. Forse una volta lo aveva sperato, ma era stato solo un breve sogno.

Non passa molto tempo che si sente il rumore metallico di una chiave nella toppa, uno scatto ed il cigolio dei cardini non oliati.
“Ehilà, cara!”. Un uomo dal viso verde ed affilato appende una giacca quasi elegante nell’ingresso.
“Ah, eccoti qui”, dice la donna uscendo dalla cucina. “Allora, cosa voleva Golupos?”.
Gathrop scuote il viso. “Quello è una testa calda. Vorrebbe… non lo so neanch’io cosa. Forse irrompere nel palazzo e trascinare fuori per i capelli quelle odiose guardiane e la falsa regina”. Si siede. “Proprio il modo migliore per far scorrere sangue a fiumi”. Gli occhi gli cadono sul foglietto arrotolato. “E questo?”.
 

“Sei una persona di buon senso, Gathrop!”. La voce severa della guardiana rompe il manto di invisibilità che la avvolgeva. “Ci teniamo molto ai nostri capelli”.
L’uomo resta senza parole. Solo la moglie, sulla porta della cucina, riesce ad esalare: “Oh, dèi…”.
La guardiana continua: “E visto che sei così di buon senso, la Luce di Meridian in persona vorrebbe farti qualche domanda”. Si alza dalla sedia, con calma, e gira attorno al tavolo, sovrastando Gathrop ancora seduto. “Naturalmente, sarebbe scortese se voi tentaste di sottrarvi all’invito, o trasmetteste messaggi telepatici che io potrei comunque sentire”.
“Che cosa volete da noi?” chiede lui, mentre gocce di sudore freddo colano lungo il suo viso, e la sua blusa si copre di macchie umide.
“Ve l’ho detto, solo qualche chiarimento”. Si gira verso la signora. “E’ meglio che spenga il fuoco, non so quanto durerà quest’incontro”.

Meridian, palazzo reale

Pochi secondi dopo, i tre si materializzano nell’anticamera della sala del trono.
“Signori, avete il privilegio di visitare un luogo riservato a nobili e ambasciatori”, declama con ironica pompa la guardiana dai capelli rossi.
Gathrop e la moglie si guardano attorno, spauriti.
La grande stanza è simmetrica: sulle pareti lunghe ci sono due grandi porte a sesto acuto, azzurre e a motivi floreali dorati. Volte e pareti riprendono gli stessi colori, ma attenuati.
Due salotti simmetrici ricevono luce da due grandi vetrate laterali, dai vetri ornati di eleganti piombature che ricordano lingue di fuoco. Due porticine meno vistose si trovano sui lati. Inaspettatamente, una di queste si apre, e ne esce una guardiana che brontola: “Ah, quel nettare…”, poi si ferma a guardarli.
“Oh, dèi” geme l’uomo, riconoscendo gli occhi della ragazza sorprendentemente svanita dalla taverna.
Non c’è tempo per i saluti: una delle due grandi porte si apre da sola.
“Sua Altezza è pronta a ricevervi” dice la guardiana dai capelli rossi. “Uno per volta. Prima il signor Gathrop”.
Elyon non morde… di solito” fa l’altra da dietro di lui.
Dalla porta esce una altra guardiana dall’insolito taglio a mandorla degli occhi. “Signora, voglia sedersi qui. Le farò compagnia io”.
Gathrop non fatica troppo a riconoscervi la ragazza azzurra della taverna.

L’ingresso si apre su una sala ancora più luminosa ed ornata dell’anticamera. Al centro, su una pedana di tre gradini, c’è la Luce di Meridian con un sontuoso abito blu e la corona sfavillante. Ai suoi lati, due guardiane vegliano impettite, con le alette che si stagliano in controluce contro un finestrone.
L’uomo si china profondamente davanti alla Regina.
Lei proferisce, gelida:  “Alzati, Gathrop. Benvenuto”. Lo guarda negli occhi con inquietante insistenza.
Dopo un’attesa interminabile, riprende: “Oggi ti hanno sentito dire cose preoccupanti”. Fa un passo verso di lui. “Innanzitutto, chi ha messo in giro la voce che io e le Guardiane siamo delle impostrici?”.
L’uomo si fa più piccolo, come se volesse piangere. “Maestà… è una voce che corre”.
Lei scuote il viso. “E’ stato Caleb, lo sappiamo. Non serve che lo accusi tu. E’ lui l’origine di questa assurdità”. Si avvicina ancora. “Ma è un’altra, la cosa che mi interessa di più. Perché non ci racconti qualcosa di questa fantomatica profezia?”.
La blusa dell’uomo è fradicia di sudore. “Io… io so solo ciò che mi ha detto lui…”.
“Sto aspettando. Parla!”.
“Lui mi ha detto che questo… questo stato di cose durerà un anno, poi tornerà la normalità”.
“Cioè… come tornerà, questa normalità?”.
Lui si fa ancora più piccolo, e chiude gli occhi, “Quando tornerà la vera Elyon”, biascica tra i denti.
Nessuna reazione.
Riapre le palpebre. La regina sembra divertita, e scende un altro gradino. “E questa profezia sarebbe di Caleb, o c’è qualcun altro saggio come lui  in giro?”.
“Per quanto dice lui, altezza… questa sarebbe una profezia della vera Luce di Meridian in esilio”.
“Ma guarda!”, sbotta Elyon sarcastica. “Vado in esilio, faccio profezie e sono l’ultima a saperlo!”.
Dietro di lui, Gathrop sente ridacchiare.
“Va bene”, dice la regina. “Ho saputo quello che mi interessava di più. Will, continua tu”.
“E voi, Altezza?”, chiede grave la guardiana.
“Io devo riflettere su alcune cose”.
 

Due ore dopo…

L’ora di pranzo è passata da molto, ma sul tavolone dietro al trono la regina ha solo tazze di caffé e biscotti a far compagnia ai codici che sta consultando.
Le cinque guardiane vengono a sedere, esauste.
“Abbiamo finito solo ora”, dice Will, cercando di mantenersi marziale mentre Irma serve a tutte caffé freddo, latte e biscotti da un carrello che attende lì vicino. “Abbiamo ottenuto informazioni su diverse persone a conoscenza del segreto. Per…”.
“Ottimo”, la interrompe Elyon. “Lo libereremo dopo avergli cancellato la memoria dell’arresto, prima che la sua assenza venga notata. Però adesso volevo parlare di un’altra cosa. Cornelia, hai copiato i ricordi di quell’uomo?
“Come da tuoi ordini, Luce” risponde torva.
“Perfetto!”. La regina non lo dice, ma anche lei lo ha fatto immediatamente, e ci ha già riflettuto sopra. “Sei in grado di distinguere con precisione cosa fa parte della profezia, e cosa no?”.
Annuisce. “Certo. I ricordi del racconto di Caleb sono chiari. La profezia di Elyon parla di una tirannia della durata di un anno”.
“Un anno di Meridian? Diciotto mesi?”.
L’altra  alza le spalle. “Un anno e basta. Però qui nessuno dubiterà che vada inteso così”.
Vera annuisce. “E questo ritorno trionfale di Elyon fa parte della profezia?”.
“No. La profezia non lo specifica. Però è una sua promessa”.
Vera è soddisfatta. Ha voluto mettere alla prova la sincerità di Carol.
Will ha ascoltato imbronciata, a braccia conserte. “Ma non potrebbe essere un inganno di quella Elyon per scoraggiarci? Per farci credere di avere perso in partenza?”.
Irma concorda. “Potrebbe usare Caleb per spacciare per una profezia infallibile ciò che a lei fa comodo. Lui magari ci crede…”.
Taranee scuote il viso. “Se fosse un trucco, perché aspettare diciotto mesi? Avrebbe potuto dire due mesi: uno è già passato, un altro per essere sicura che la voce ci arrivi”.
Cornelia annuisce, accostando la tazzina alle labbra. “Alle bugie si comanda, alle profezie no”. Storce il naso. “Che schifo, il caffé freddo!”.
“A questo punto”, fa Hay Lin, “ci converrebbe rassegnarci e preparare grandi scorte di tappeti rossi e petali di fiori da dispiegare tra diciassette mesi”.
“Brava, Pao” conviene Carol.
Wanda la guarda di storto. “Io ho sottratto a Will il Cuore di Kandrakar. Credi che basterà stendere tappeti?”.
“Abbiamo diciassette mesi per trattare” le ricorda Carol.
“No”, smentisce Vera. “Se Elyon dà per scontato di vincere, il nostro potere contrattuale è zero”. Si china in avanti. “A questo punto, non si fiderà più di me. Non potrebbe togliermi i poteri, visto che sono innati. Non potrebbe neppure mettermi in una normale prigione. Per me, ci sarebbe solo la Torre delle Nebbie, o qualcosa di simile”.
“E noi…” fa Pao Chai, con la bocca contratta dalla preoccupazione.
Vera risponde con nonchalance: “Forse tornereste gocce senza personalità, come volevano all’inizio. Forse mi seguireste nella Torre delle Nebbie”.
Carol scuote il viso adombrato. “Vera, per me questo è solo un tuo spauracchio. Ma se davvero dovessimo finire lì, prega di non essere messa in cella con me!”.
La regina le fa un sorriso fin troppo largo. “Lo faccio con tutte le mie forze, cara!”.

Wanda la studia. “Luce, mi sembri fin troppo allegra per i futuri che prospetti. Hai qualche asso nella manica?”.
Vera annuisce. Questa volta il sorriso è autentico. “Ho trovato le nostre carte vincenti”.
“Parla, siamo tutte orecchie”, la sollecita Hay Lin. Si accorge tardi del sorrisino di Irene: le orecchie della Guardiana dell’Aria sono realmente fuori misura.
Irma fa un gesto di scusa, poi spalanca la bocca per farvi entrare un biscotto più grande degli altri.
Vera riprende, mettendo la mano su un vecchio libro che non è sfuggito ad una dispettosa goccia di caffé. “Sono stata a riguardarmi i codici. Ricordavo vagamente che dicevano qualcosa di favorevole a noi”.
Carol le sorride di storto. “Hanno depenalizzato i colpi di stato?”.
La regina lascia passare la provocazione senza reagire, e inizia: “I duplicati di persone ottenuti per magia, tipo gocce astrali, sono già conosciuti a Meridian. Non solo le regine, ma anche alcuni nobili e maghi sono in grado di crearne. E lo hanno fatto!”.
“Quescto mondo cominscia a piascermi!” biascica Irene con la bocca piena.
“Però, in passato, alcuni hanno abusato di questo per farne schiavi”.
“Oua un po’ ghi megno!”.
“Per evitare questi abusi, la legge ha dato a tutte le persone artificiali lo status e i diritti di quelle normali. Vengono assimilati a fratelli, figli eccetera, a seconda dei casi, e inseriti nell’asse ereditario del loro creatore”.
La guardiana deglutisce il boccone. “Grande! Allora io sarei a tutti gli effetti Irene Lair!”.
“Già! E io sono a tutti gli effetti Vera Escanor, la sorella di Elyon! Una principessa di sangue reale!”. Gli occhi le brillano.
Carol la squadra con uno sguardo scettico che sembra sottintendere mille cose, ma poi preferisce sentenziare: “Una cosa è ereditare un cavallo, un’altra ereditare un trono”.
Vera le sorride sicura. “Per togliere tutti i dubbi, c’è una legge fatta quindici anni fa dalla regina Adariel. Mia mamma, diciamo pure. Chiarisce, nero su bianco, che i duplicati di membri della famiglia reale sono inclusi nell’asse ereditario della corona!”.

Carol cerca di fare un bel sorriso sarcastico: “A cosa ti serve tutto ciò? Ora sei già tu la Luce di Meridian. Contenta? Un anno, qui, è lungo. Siamo qui a goderci il potere da un mese, ne abbiamo altri diciassette. Bastano per costruire altre carceri e per riempirle. Bastano per scrivere la storia, insomma. Chissà se ti ricorderanno con il tuo bel nome, o come ‘falsa Elyon’?”.
Vera le ostenta un sorriso largo che sottintende: ‘vorrei trasformarti in un cactus, e invece mi tocca tenerti così perché sono troppo buona’.
“Carceri? Non sarò io a riempirle. Sarà Elyon. Io le svuoterò”.
Carol resta disorientata. “Cosa intendi?”.
“Permettimi di farti un riassunto, mia cara. La profezia consiste in disegni che mostrano Elyon e le guardiane come tiranne”.
“Quelle ovviamente siamo noi”.
“Ma non c’è detto o scritto, no?”.
“No… principessa”.
“E la liberazione dopo un anno, è detto o scritto che sarà portata da Elyon?”.
“Non nella profezia”.
“Né che è un anno di diciotto mesi, vero, Carol?”.
“Un anno, senza dettagli”.
La regina annuisce, sicura. “Allora seguimi attentamente senza abbaiare, e vedrai che ci arriverai anche tu”.
L’altra fa una faccia orribile, ma tace.
Vera apre il notes sul tavolo e sbircia quanto scritto con la sua calligrafia elegante, ma deturpata da molte cancellature. “Punto uno. Per neutralizzare la voce che Elyon è stata sostituita, metteremo in giro mille dicerie diverse, tutto e il contrario di tutto”. Tronca le domande con un gesto. “Vedremo dopo i dettagli”.
Torna a adocchiare il foglio.
“Punto due. Metteremo in giro la voce che la profezia parla di un anno terrestre di dodici mesi. Vero? Falso? A priori non potrebbe dirlo neanche Elyon. Ufficialmente negheremo l’esistenza di qualunque profezia del genere: sia quella della tirannia, sia quella che durerà un anno. Sarà detto che è tutta un’invenzione di Caleb o di altri che tramano nell’ombra”.
“Non ci crederanno in molti” obietta Taranee.
“Non importa”, la liquida l’altra con un’alzata di spalle. “Ci saranno tante voci contrastanti… la gente guarderà ai fatti”.
“Quali fatti?”.
“La tirannide di Elyon e delle guardiane è ovviamente già iniziata”, chiarisce Vera. “Deve risultare quantomeno credibile che sia la vera Elyon, e che questa tirannia sia realmente destinata a finire dopo dodici mesi”.
Nota le espressioni di disagio delle guardiane.
“Ma così ci daremo la zappa sui piedi da sole” obietta Will.
“No, perché così non si ribelleranno prima”. Vera le fa un sorriso vagamente diabolico.

“Punto tre. Prima di rendersi del tutto odiosa, Elyon presenterà e legittimerà sua sorella Vera, cioè la qui presente,  in pubblico”.
“Tutti capiranno che sei un duplicato” obietta Taranee.
“Che importa? Sono una Escanor dal punto di vista legale”. Batte la mano sul codice. “Lo sono dal punto di vista genetico, perché il DNA… il sangue, diciamo, è uguale a quello di Elyon, e posso trasmettere i poteri alla mia discendenza proprio come lei”.
Carol fa un sorriso sarcastico. “Tanto per dimostrare che hai sangue regale, non potresti tagliarti le vene dei polsi? Penso che molti te ne sarebbero grati!”.
La regina si acciglia fin dalla prima parola. “E, ricorda, sono pari a Elyon anche per quanto riguarda i miei poteri magici!”.  D’improvviso, la stanza tutt’attorno svanisce, e le guardiane hanno l’orribile sensazione di sedere nel vuoto a cinquanta metri d’altezza, librate su una rupe in bilico tra un altopiano collinoso e la città ancora più in basso.
“EEEK!”, strillano a una voce. Biscotti, tazze e schizzi di caffelatte cadono verso l’abisso e si infrangono ai loro piedi.
Subito la stanza attorno a loro riprende la sua confortante consistenza.
Le guardiane, ancora senza fiato, si aggrappano alle loro sedie ben solide. Qualcuna si guarda le copiose macchie di caffelatte sulle gonne e sulle calze a righe.
“Non farlo più”, piagnucola Pao Chai che, a differenza della Hay Lin originale, non ha alcuna attitudine per il volo.
Vera annuisce rassicurante. “Ma certo, Pao. Tranquilla, io non faccio male a nessuno, men che meno a voi”.
Guarda con soddisfazione Carol che, pallida e rigida come un blocco di ghiaccio, sa benissimo di essere la destinataria di questa piccola dimostrazione.

La regina sbircia ancora il notes. “Dov’eravamo? Ah. Punto quattro. Fatto questo, Elyon diventerà sempre più apertamente odiosa e tirannica. Dovrà alienarsi ogni simpatia non solo nel palazzo, nell’esercito e nel consiglio, ma anche tra il popolo”. Studia gli sguardi perplessi, ma nessuna fiata più.
“Contemporaneamente, la principessa Vera, eccola qui, si farà conoscere ed apprezzare, cercando di rimediare ai misfatti della regina sempre più fuori di testa. Questo periodo durerà i prossimi undici mesi”.
Finalmente qualche sguardo comincia a mostrare la luce della comprensione.
“Tu vuoi cavalcare la profezia” dice Taranee, iniziando ad immaginare come proseguirà il piano.
Vera annuisce grave. “Dodici mesi di tirannia di Elyon e delle guardiane. Dodici mesi di declino e ingiustizia”. Torna a sorridere. “Punto cinque: alla fine, tutti saranno ben disposti ad avvallare la cacciata dal trono di Elyon, se la principessa Vera dimostrerà di essere idonea a rimpiazzarla. Ovviamente Elyon andrà in esilio giurando vendetta, facendosi odiare e giustificando così i nostri preparativi per il suo ritorno, e non mi riferisco certo ai tappeti rossi!”.
“E’ geniale!” esclama Hay Lin ammirata. “Così, non sarà un ritorno vittorioso di Elyon a porre fine alla tirannia, e la profezia si realizzerà lo stesso!”.
“Un attimo” fa Irene. “E noi guardiane la seguiremo in esilio? Sulla Terra?”.
Carol è tutta incrociata sulla sua sedia, e guarda Vera da sotto i capelli calati sul viso. “Sarebbe l’unica cosa positiva che ci vedo”.
Vera ci pensa un attimo. “Punto sei”. Annota un rimando sul blocco. “Voi potreste fare come me. Cominciate a costruirvi un alter ego metamondese”. Guarda Irma ed Hay Lin. “Come avete fatto stamattina, Paochaion e Irenior. Però, anziché ocheggiare per il centro e tradirvi dopo dieci minuti, dovrete…”.
“Un attimo” interrompe Irene un po’ offesa, “Se noi non avessimo ocheggiato per il centro, tu non sapresti niente della profezia dell’anno!”.
“Va bene, scusa!”, conviene Vera. “Però dovrete studiare bene la vostra seconda identità, questa volta. Il vostro compito sarà quello di mettere in atto ciò che avrete appreso sulla Terra, per far sviluppare Meridian”.
Taranee annuisce interessata. “Il nostro progetto originale, insomma”. Si volta verso Hay Lin. “Ci pensi, Pao? Tu potresti essere l’architetto Paochaion. Sono sicura che riusciresti molto meglio che nel ruolo di guardiana”.
Alla cinesina brillano gli occhi. “Sìììì!”. È così eccitata che non si accorge che il biscotto che intinge è ormai diventato tutt’uno col caffelatte.
Vera riprende. “Punto sei… anzi, sette. Appena cacciata Elyon, per Meridian inizierà un periodo di rapidissimo progresso e prosperità senza precedenti, che catturerà definitivamente il consenso della gente”.
“E come farai a garantire questa prosperità?” chiede Carol, scettica, “Forse i campi raddoppieranno i raccolti per decreto reale?”.
La regina le sorride. “No, cara. Tanto per iniziare bene, basterà immettere sul mercato i beni che avremo accantonato durante gli undici mesi precedenti”.
“Ma si esauriranno in qualche mese!” obietta Irene.
Vera annuisce. “Nel frattempo, i progressi sui quali noi cominceremo immediatamente a lavorare cominceranno a dare i primi benefici. Insomma, punto set… otto: quando Elyon ritornerà, tra diciassette mesi, si ritroverà tutto il paese contro, noi ben preparate a riceverla e la profezia già realizzata!”. Fa un sorrisone soddisfatto. “Che ne dite?”.
Will ha ascoltato silenziosa e concentrata. “Luce, per essere stato pensato in due o tre ore, questo piano ha non poco di geniale. Ma ha anche dei grossi punti deboli”.
La regina aggrotta gli occhi, tesa. Ha la sensazione che la guardiana non dirà bambinate. “E cioè?”.
Will enumera con le dita: “In primo luogo, non tiene contro delle possibili contromisure di Elyon. Le basterebbe farsi vedere a Meridian prima del tempo, per dimostrare che quella seduta sul trono a dare i numeri non è lei”. Guarda le altre, una per una.
E' Taranee a rispondere: “Potremmo diffondere questa voce dei dodici mesi solo a posteriori, dopo aver scacciato Elyon. Sarà credibile lo stesso, e non corriamo il rischio di farle capire in anticipo il piano”.
“Buona idea, Terry”, approva la regina un po' sollevata.
Wanda non ha finito le sue obiezioni, e continua cupa: “In secondo luogo, noi siamo disperatamente troppo poche per fare ciò che il piano richiede. Mostrare Vera ed Elyon fianco a fianco è fattibile. Però, interpretare le guardiane oppressive, controllare le voci che girano, tenere sotto controllo capillare la città, lavorare sul suo sviluppo, prepararsi a combattere il ritorno di Elyon e delle vere guardiane… no, siamo troppo poche”. E non tutte affidabili, si risparmia di aggiungere.
I sorrisi hanno lasciato nuovamente il posto a delle smorfie depresse.
“Resta ancora l’opzione dei tappeti rossi”, sospira Hay Lin.
 
 

  
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