Sì,
in effetti Roberta è stata
abbastanza arrogante e dura con Chiara, d’altronde ve
l’avevo detto che è “una
persona a cui piace prendere a morsi la vita”, assai diversa
dall’amica. Però
le vuole bene ed a modo suo cerca di farle capire i suoi errori ed
invogliarla
a cambiare, così come cercano di fare anche Cristina e
Federica. In realtà
anche se le vogliamo bene pure noi (perché gliene vogliamo,
no?) Chiara ha
sbagliato ad allontanare in quel modo Massimo dando per scontato che
volesse
solo giocare un po’. In realtà lui, rispetto alla
ragazza, è quello che fino ad
ora ha fatto più passi avanti nel modificare il proprio modo
di vedere le cose.
E poi anche lui ha
molto bisogno di affetto
e a chi lo sa osservare bene, questo non sfugge. Parlo di Caterina, di
Giacomo
e di … no basta! Leggete un po’ e
saprete…
11
SETTEMBRE martedì
Massimo
era andato a Salerno con la sua
macchina in modo da potersene tornare prima senza dover aspettare il
collega.
Tornando a Napoli si era preparato la strategia da adottare. Avrebbe
prima
incontrato Raimondi e poi, un po’ prima dell’orario
di uscita, sarebbe passato
da Chiara facendo in modo da riaccompagnarla a casa. Così,
senza suscitare
curiosità inopportune, avrebbe potuto parlarle.
Come
aveva programmato, si intrattenne
con il capo dell’Amministrazione per il quale provava sempre
meno stima sia a
livello umano che professionale poi finalmente
fu libero di entrare nella stanza delle tre ragazze dove
però trovò
soltanto Rossana che ancora non conosceva bene. Si
sedette di fronte a lei e la salutò con
cortesia:
-
Buonasera signora.
-
Buonasera ispettore.
-
Senta, con le sue colleghe mi do del
tu, posso farlo anche con lei?
-
Certo, con piacere – gli rispose la
donna con un sorriso sul viso vivace e simpatico.
-
A proposito, dove sono? – le chiese
con fare indifferente.
-
Chiara è in ferie, mentre Federica ha
avuto un calo ipoglicemico e sarà al distributore automatico
ad abbuffarsi di
merendine.
-
In ferie? Con tutto il lavoro che
avete in questo momento il
capo le ha
concesso delle ferie? – commentò ignorando la
risposta su Federica.
-
“Che vuole questo?” – ragionò
Rossana.
Anche se aveva il sorriso accattivante era pur sempre un ispettore. E
se andava
dal ”pazzo” a chiedergli conto del
perché mandasse in ferie il personale
proprio in quel momento in cui erano tanto impegnati?
-
Solo qualche giorno – si affrettò a
precisare cercando di non far trasparire i propri dubbi -
giovedì sarà già qui.
Anzi – aggiunse per cambiare
argomento –
a proposito di giovedì, ho saputo che anche tu e Giacomo
siete stati invitati
alla cena di Dario. Noi abbiamo pensato di fargli un regalo tutti
insieme.
Volete partecipate con noi?
-
Oh sì, grazie! – le rispose
l’uomo facendo il gesto di prendere il
portafoglio, ma lei
lo fermò.
-
No, aspetta, è Chiara che si è presa
l’incarico di comprarlo. Non so ancora quanto sarà
la quota, te lo farai dire
da lei quando torna.
Rimasero
ancora un po’ a conversare poi
Massimo le propose di andare a prendere anche loro un caffè
al distributore.
-
No, grazie, mi piacerebbe, ma sono a
dieta.
-
Anche tu come Chiara? Insomma è una
fissa la vostra!
-
Magari! Però io non arrivo a quei
livelli, ti assicuro, mi faccio tentare molto di più.
-
Meno male perché i livelli di Chiara
a volte sono patologici – commentò lui di rimando dimostrando di conoscere
bene la collega.
**
Davanti
alla macchinetta Federica si
stava ingozzando di merendine.
Massimo
la salutò con un sorriso.
-
Fame
a quest’ora, eh?
-
Hummmm! – gli rispose lei con la
bocca piena.
-
Lo vuoi un caffè? – le chiese mentre
cercava i soldi in tasca.
-
Sì, grazie. Ho finito gli spiccioli –
accettò la ragazza.
Massimo
le sorrise ancora e mentre
inseriva le monete nella macchinetta, le chiese, tutto candido:
-
Dov’è andata?
Federica
rimase un attimo interdetta:
si stava certamente riferendo a Chiara e lo faceva come dando per
scontato che lei
fosse a conoscenza della loro storia. Forse l’amica gli aveva
detto che sapeva
tutto. Per un
attimo fu tentata di fare
lo gnorri e rispondergli: “ma chi?” però
quando lui si girò per porgerle il
bicchierino di caffè, fu colpita da quel viso
così bello sul quale si leggeva
un’apprensione che poteva essere dettata solo da un forte
interesse.
-
“Forse le vuole bene anche lui, –
pensò – forse non è tutto
perduto”.
Così
gli disse:
-
È andata a Roma, da amici.
-
Ah sì, certo, quelli della casa! –
commentò
il giovane poi aggiunse, senza nemmeno tentare di nascondere il suo
affetto – Ma come sta? Sta bene?
Federica
capì cosa volesse significare
quella domanda: le stava chiedendo quasi di svelargli, lei che era la
sua
migliore amica, quali erano i veri sentimenti della ragazza. Questo
però se lo
poteva scordare.
-
Certo, sta benone - si limitò a
rispondergli.
-
Io starò fuori domani e dopodomani,
ma giovedì verrò alla cena di Dario. Sai se ci
sarà?
-
Dovrà esserci per forza: deve portare
il regalo. Ma perché ti interessa tanto? - decise di passare
al contrattacco
nella speranza che fosse il giovane a rivelarle qualcosa.
Lui
invece si mantenne sul generico.
-
Niente, mi fa piacere rivederla – le
disse.
Aveva
parlato con gli
occhi bassi, le lunghe ciglia che ne
nascondevano l’azzurro, ma poi li alzò e la
fissò con
uno sguardo intenso.
-
“Povera amica mia! – pensò la ragazza
– Come si fa a non squagliare quando uno ti guarda
così?”
E
lo pensò in tutta sincerità,
dimenticandosi che
in quel momento chi
si sentiva di squagliare era proprio lei.
**
Per
quel pomeriggio era in programma
una gita da farsi tutti insieme lei, Roberta, Paolo ed il piccolo
Andrea.
Avevano deciso di andare alla casa al mare a Santa Marinella e di
restare a
dormire lì in modo da poter passare la mattinata
dell’indomani a prendere un
po’ di sole. Era stato tutto programmato, ma verso le tre,
mentre aspettavano
che Paolo venisse a prenderle, Roberta ricevette una telefonata dalla
banca
dove lavorava. C’era un pezzo grosso della Direzione Centrale
in visita a Roma che
avrebbe incontrato tutti i funzionari. La ragazza non se la
sentì di rinunciare
ad una simile possibilità di farsi conoscere e
scappò via senza avere nessuna
esitazione a buttare all’aria i loro progetti.
-
Mentre sono per strada telefono a
Paolo e glielo dico. Intanto tu fammi il piacere, chiama la baby-sitter
per
Andrea perché le avevo dato due giorni di libertà
– disse a Chiara mentre si
vestiva e si truccava in tutta fretta.
-
Non c’è nessun bisogno di chiamarla,
starò io con Andrea – obiettò
l’altra.
-
Non devi sacrificarti!
-
Nessun sacrificio, mi fa piacere.
Se ti preoccupi a
lasciarmelo, ti
assicuro che puoi star tranquilla perché
sono abituata a tenere quelle quattro pesti dei miei nipotini e
figurati se mi
fa paura tenere un tesoruccio come questo!
Nel
dirlo aveva dato un affettuoso
pizzicotto sul faccino grassottello del bimbo che le stava accanto.
Infatti
trascorsero un pomeriggio
piacevolissimo, disegnarono, lessero le favole e guardarono un film a cartoni animati. In
verità Chiara adorava i
bambini perché si sentiva un po’ debole ed
insicura come loro e i bambini adoravano
lei perché la percepivano più come
un’amichetta che
non come un’adulta.
Sopra
ogni cosa le era sempre mancato
un figlio, ne aveva un desiderio così intenso che a volte
era diventato quasi
una pena. Più volte, durante i lunghi anni della sua
relazione con Marco, aveva
pensato di farsi mettere incinta senza neanche farglielo sapere. Tutto
sommato
avrebbe potuto benissimo crescerlo da sola ed era sicura che anche
Cristina e
Riccardo, nonostante il carattere burbero di quest’ultimo,
alla fine, davanti
ad un nipotino, avrebbero finito per darle una mano. Ma non era il tipo
capace
di seguire gli impulsi e nei suoi ripetuti ragionamenti era arrivata a
convincersi che mettere al mondo un figlio nelle sue condizioni sarebbe
stato
solo un atto di estremo egoismo perché un bambino ha bisogno
anche della figura
paterna e lei, allora come ora, non avrebbe potuto dargliela.
Così si era
rassegnata a voler bene ai bambini della sorella come se fossero stati
i suoi
anche se, nel profondo del cuore,
non
aveva ancora perduto la speranza di realizzare in futuro il suo
desiderio.
Paolo
ritornò verso le otto e non aveva
un aspetto molto lieto. Dopo aver atteso un po’ che la moglie
tornasse, ordinò
alla cameriera di portare in tavola perché era
già passata l’ora di cena.
Mangiarono
in silenzio tutti e tre
insieme, ma Andrea fece i capricci perché non gradiva il
minestrone. Il padre,
molto nervoso, si mise ad urlare con il risultato di farlo piangere.
Per
fortuna Chiara riuscì a calmarlo e a fargli mangiare almeno
un po’ di carne
dopodiché lo portò a letto.
Ritornata
in sala, trovò Paolo seduto
in poltrona con un bicchiere di brandy in mano.
-
Ne vuoi? – le chiese ed al suo
rifiuto, aggiunse –
Mi dispiace, ho
notato che hai mangiato molto poco.
-
Ho spesso mal di stomaco in questo
periodo.
-
Di’ la verità, anche tu come il
piccino hai trovato disgustosa quella sbobba indegna che ci ha
propinato
Angelina! – sorrise beffardo – Ma questo passa il
convento, mia cara, e mia
moglie è una donna troppo impegnata per controllare cosa si
prepara in cucina.
Anzi è troppo impegnata per tutti noi. Avesse almeno
telefonato quella
disgraziata per dire che non veniva neanche a cena! –
aggiunse amaro.
-
Aveva un incontro importante oggi.
-
Importante!? – gridò lui esasperato –
Doveva mettersi in mostra, questo doveva fare,
te lo dico io!
-
Sei molto ingiusto. Roberta deve
darsi da fare per rimanere a galla in un ambiente di lavoro
così maschilista.
-
Appunto, ti sei mai chiesta perché lo
fa? Non certo per il denaro, solo per farsi ammirare e fare la civetta, se non di peggio.
-
No, guarda, non lo sopporto proprio
che tu dica così – lo rimproverò Chiara
con severità – quella povera ragazza ha
studiato tanti anni ed ha lavorato sodo per arrivare
dov’è ed adesso dovrebbe
rinunciare a tutto solo perché tu ti metti a fare il geloso?
E poi, scusami,
non mi pare proprio che tu ne abbia il diritto – si
lasciò scappare.
Paolo la guardò e
le chiese, mortificato:
-
Te l’ha detto?
-
Tu che pensi?- gli domandò ironica - Certo
che me l’ha detto, sono sua amica! A
dirti il vero ho trovato disgustoso quello che le hai fatto.
L’uomo
non rispose nulla, ma stette a
fissare il bicchiere pieno di liquore, molto malinconico. Dopo un
po’, con la
voce bassa, le spiegò:
-
Mi credi se ti dico che me ne sono
pentito già mentre stavo con quella? Io amo Roberta, te lo
giuro, l’amo da
impazzire.
-
Sì, come fate voialtri uomini: amate
una donna e scopate con un’altra! – gli
rinfacciò Chiara con un tono sprezzante.
-
No, te lo giuro, mi sarei ucciso dalla
vergogna. Non lo so cosa mi è preso, ero così
depresso in quel periodo, avevo
bisogno di qualcuna che mi facesse sentire importante, unico.
-
La solita scusa!
-
Ti giuro, è la verità. Per Roberta io
vengo sempre dopo tutto, dopo il figlio, dopo il lavoro, dopo la vita
sociale.
Non riusciamo più a parlare né a capirci, siamo
solo due estranei che abitano
sotto lo stesso tetto e talvolta
s’incrociano al momento dei pasti.
-
Strano, lei mi ha detto la stessa
cosa di te e cioè che tu la consideri solo un elemento di
arredo.
-
Non è vero, io le voglio bene, è
stata lei a respingermi. Persino a letto non mi vuole più e
questo già da prima
che mi capitasse quella cosa. Non sai quanto ne ho sofferto!
Chiara
rimase un attimo esitante perché
aveva paura di rimettersi a fare “il grillo
parlante” come le aveva detto l’amica,
ma poi fu più forte di lei.
-
Sai cosa penso? Dovreste cercare di
uscire un po’ insieme.
-
Se è per questo lo facciamo ogni
sabato ed a volte anche la domenica – sogghignò
ironico Paolo.
-
Sì ma per andare dove? A feste
pallosissime come quella dell’altra sera dove sembrate due
baccalà in mezzo a
tanti stoccafissi!
Lui
la guardò stupito ma la ragazza continuò:
-
Cercate di stare un po’ voi da due
soli, andate a farvi una passeggiata, che so, a mangiare una pizza,
come quando
eravate fidanzati e stavate ore ed ore a parlare e a baciarvi
giù in macchina
sotto casa, tanto che io, impietosita, ero costretta ad andarmene a
passeggio
per togliermi dai piedi e farvi salire su a fare all’amore.
Non te lo ricordi?
Paolo
sorrise, ma con molta amarezza.
– È
passato tanto tempo d’allora, ora siamo
diversi.
-
No, siete sempre gli stessi, però
avete perduto la voglia di giocare, di cercarvi. Secondo me state
cominciando a
prendervi troppo sul serio, fate troppo i signori impegnati con il
lavoro, la
vita di società, la servitù. E che cavolo,
provate un po’ ad essere più
spontanei! Sono sicura che la voglia di stare insieme vi tornerebbe.
-
Roberta non lo vorrà mai.
-
Comincia tu, allora. Fai la prima
mossa. Provaci. Sono sicura che ti vuole bene altrimenti avrebbe
reagito con
indifferenza al tuo tradimento.
-
Si è sentita solo umiliata nel suo
orgoglio.
-
E non ti sembra legittimo? Ora falle
sentire quanto l’ami e non solo a parole.
La
loro conversazione fu interrotta
dallo squillo del telefono. Roberta si stava ricordando solo in quel
momento di
avvisare il marito che non sarebbe andata a cena…
Nel
vederlo adirato, Chiara lo salutò con
la mano e si ritirò nella sua stanza con la scusa di
mettersi a leggere.
**
Fu
svegliata dalle grida provenienti
dalla camera di Roberta e Paolo. Si era addormentata con il libro in
mano e guardando
l’orologio si avvide che erano quasi le due. Per discrezione
spense la luce in
modo da non mostrare di essere ancora sveglia e che poteva sentire il
loro
litigio. Stette così per un poco quando la porta della
stanza si aprì ed in
controluce si stagliò la sagoma di Andrea. Aveva il
pigiamino, i piedini
nudi e sotto il
braccio reggeva il suo
orsacchiotto. Con la voce di pianto le disse solo: “Zia
Chiala”,
storpiandole il nome. La ragazza si
precipitò a prenderlo
in braccio. Lo portò accanto a sé
sul letto e lo accarezzò.
- Che
c’è piccino, che c’è?
– gli chiese.
Era
chiaro che aveva sentito il
terribile alterco tra i genitori e ne aveva avuto paura.
Con
dolcezza provò a distrarlo
promettendogli tante belle cose da fare insieme l’indomani e
gli cantò anche
qualche filastrocca con la sua vocina dolce ed intonata. Alla fine
riuscì a
farlo riaddormentare, anche perché, dopo che si era sentita
sbattere la porta
d’ingresso alle spalle di qualcuno, le voci adirate si erano zittite.
Aspettò ancora un po’, poi prese in
braccio Andrea per riportarlo in camera sua. Cercò di fare
pianissimo, ma nel
corridoio incontrò Roberta la quale indicando il bambino le
chiese con una voce
strana:
-
Perché è con
te?
-
Vi ha sentito urlare, si è spaventato
ed è venuto in camera mia.
-
Dammelo, dammelo – le intimò la madre
e prendendo in braccio, lo riempì di baci, sussurrandogli
sconvolta:
-
Amore, amore mio, se non avessi te,
sei la mia unica gioia!
Il
figlio, pur mezzo addormentato, si
strinse a lei come un cucciolo, tutto rasserenato.
Chiara
se ne andò in cucina ed iniziò a
prepararsi una camomilla.
-
Ne vuoi un po’ anche tu? – chiese
all’amica quando questa la raggiunse, ma lei, senza neanche
risponderle, si
accasciò su una sedia e scoppiò in lacrime.
Doveva
stare soffrendo molto perché Roberta
era un tipo forte che non si abbandonava mai al pianto, contrariamente
a lei
che come diceva spesso la sua povera mamma “aveva sempre le
lacrime attaccate
con gli spilli”.
-
Sono stata impegnata per lavoro e
quello ha osato dirmi che non era vero, che mi sono vista con il mio
amante.
Hai capito che razza di stronzo? – le confidò tra
le lacrime.
-
Sei stata tu a farlo ingelosire ed in
amore questa non è mai una strategia vincente.
-
Che fai? Ricominci a sputare
sentenze? Proprio non sopporto più prediche da te, non hai
nessun titolo per
farmele.
Chiara,
sempre così mansueta, questa
volta si incollerì.
-
Hai ragione, non ne ho – le disse – ma qui stiamo
parlando di te, sei
tu quella che sta buttando tutto a rotoli,
non io. Stasera ho parlato con tuo marito e ho avuto la conferma che ti
ama
sempre.
-
E cosa dovrei fare secondo te,
perdonarlo? – le rispose irritata e sarcastica.
-
Almeno cerca di capire perché è
arrivato al punto di andare con un’altra. Qualche colpa da
parte tua ci deve
pur essere se ha fatto una cosa che in dieci anni e più che
vi conoscete non
aveva mai fatto.
-
Ah
ecco, adesso sono io ad avere la colpa!
Bell’amica sei. Ma già, tu agli
uomini credi sempre, basta che ti facciano un po’ gli occhi
dolci e ti
sdilinquisci tutta. Io non sono come te, io domani vado
dall’avvocato e chiedo
la separazione.
-
Per favore, non fare sciocchezze, ti
prego. Adesso sei ferita, ma il tuo rancore non servirà ad altro che a farla
incancrenire questa ferita.
Parlate, chiaritevi, può darsi addirittura che la crisi di
oggi possa far
crescere il vostro rapporto e farvi stare meglio insieme.
-
È inutile, è meglio non parlare con
te, sai solo essere
retorica!
Chiara
se ne stette zitta, tutta
mortificata. Forse aveva sbagliato a parlare,
in fondo non aveva nessun diritto di dare consigli, lei
che non sapeva
nemmeno gestire la sua di vita sentimentale!
-
Va bene, hai ragione – si scusò porgendole
la tazza con la camomilla – fai come vuoi. Ricordati solo che
qualsiasi
decisione tu prenda io ti sarò sempre vicina.
Dopo,
cambiando argomento e con un
sorriso dolce le chiese:
- Senti, domani ho promesso
ad Andrea di
andarlo a prendere all’asilo e portarlo a mangiare un panino
e poi al cinema.
Ce lo dai il permesso, signora mamma?
Roberta
si pentì di averla trattata
così male a causa di quell’assurdo senso di
superiorità nutrito sin da bambina
nei confronti dell’altra, invece così dolce,
riflessiva e saggia. Le fece una
carezza sorridendole di
rimando.
- Perdonami Chiara, ti
prego. Tu sei la
persona migliore del mondo ed io non la merito proprio
un’amica come te. Sul
serio! – le disse.