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Autore: mamma Kellina    14/10/2009    6 recensioni
Spesso si ritiene di essere giunti ad un punto in cui le proprie scelte di vita non cambieranno più. Magari però proprio allora accade qualcosa che porta a modificare anche le convinzioni più radicate. E’ proprio ciò che avviene a Chiara ed a Massimo nel corso di una tarda estate che sembrava trascorrere come al solito e che invece li porterà a conoscersi, spingendoli a rivedere molte delle loro passate certezze. Ancora una storia ambientata a Napoli, ma questa volta ai nostri giorni. Ritengo che la forma letteraria che ho scelto – quella cioè del diario – vi consentirà di seguire da vicino i miei protagonisti ed i molti personaggi di contorno. Accompagnarli nella loro consueta attività quotidianità, tra il lavoro e il tempo libero, quasi come se fossero due normalissimi vostri amici, forse riuscirà a renderveli più veri. Naturalmente non lo sono, anzi, ogni riferimento a persone e cose esistenti è puramente casuale…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì, in effetti Roberta è stata abbastanza arrogante e dura con Chiara, d’altronde ve l’avevo detto che è “una persona a cui piace prendere a morsi la vita”, assai diversa dall’amica. Però le vuole bene ed a modo suo cerca di farle capire i suoi errori ed invogliarla a cambiare, così come cercano di fare anche Cristina e Federica. In realtà anche se le vogliamo bene pure noi (perché gliene vogliamo, no?) Chiara ha sbagliato ad allontanare in quel modo Massimo dando per scontato che volesse solo giocare un po’. In realtà lui, rispetto alla ragazza, è quello che fino ad ora ha fatto più passi avanti nel modificare il proprio modo di vedere le cose. E poi  anche lui ha molto bisogno di affetto e a chi lo sa osservare bene, questo non sfugge. Parlo di Caterina, di Giacomo e di … no basta! Leggete un po’ e saprete…

 




11 SETTEMBRE martedì

 

Massimo era andato a Salerno con la sua macchina in modo da potersene tornare prima senza dover aspettare il collega. Tornando a Napoli si era preparato la strategia da adottare. Avrebbe prima incontrato Raimondi e poi, un po’ prima dell’orario di uscita, sarebbe passato da Chiara facendo in modo da riaccompagnarla a casa. Così, senza suscitare curiosità inopportune, avrebbe potuto parlarle.

Come aveva programmato, si intrattenne con il capo dell’Amministrazione per il quale provava sempre meno stima sia a livello umano che professionale poi finalmente  fu libero di entrare nella stanza delle tre ragazze dove però trovò soltanto Rossana che ancora non conosceva bene. Si  sedette di fronte a lei e la salutò con cortesia:

- Buonasera signora.

- Buonasera ispettore.

- Senta, con le sue colleghe mi do del tu, posso farlo anche con lei?

- Certo, con piacere – gli rispose la donna con un sorriso sul viso vivace e simpatico.

- A proposito, dove sono? – le chiese con fare indifferente.

- Chiara è in ferie, mentre Federica ha avuto un calo ipoglicemico e sarà al distributore automatico ad abbuffarsi di merendine.

- In ferie? Con tutto il lavoro che avete in questo momento  il capo le ha concesso delle ferie? – commentò ignorando la risposta su Federica.

- “Che vuole questo?” – ragionò Rossana. Anche se aveva il sorriso accattivante era pur sempre un ispettore. E se andava dal ”pazzo” a chiedergli conto del perché mandasse in ferie il personale proprio in quel momento in cui erano tanto impegnati? 

- Solo qualche giorno – si affrettò a precisare cercando di non far trasparire i propri dubbi - giovedì sarà già qui. Anzi – aggiunse per  cambiare argomento – a proposito di giovedì, ho saputo che anche tu e Giacomo siete stati invitati alla cena di Dario. Noi abbiamo pensato di fargli un regalo tutti insieme. Volete partecipate con noi?

- Oh sì, grazie! – le rispose l’uomo  facendo  il gesto di prendere il portafoglio, ma lei lo fermò.

- No, aspetta, è Chiara che si è presa l’incarico di comprarlo. Non so ancora quanto sarà la quota, te lo farai dire da lei quando torna.

Rimasero ancora un po’ a conversare poi Massimo le propose di andare a prendere anche loro un caffè al distributore.

- No, grazie, mi piacerebbe, ma sono a dieta.

- Anche tu come Chiara? Insomma è una fissa la vostra!

- Magari! Però io non arrivo a quei livelli, ti assicuro, mi faccio tentare molto di più.

- Meno male perché i livelli di Chiara a volte sono patologici – commentò lui di rimando  dimostrando di conoscere bene la collega.

 

**

 

Davanti alla macchinetta Federica si stava ingozzando di merendine.

Massimo la salutò con un sorriso.

 -  Fame a quest’ora, eh?

- Hummmm! – gli rispose lei con la bocca piena.

- Lo vuoi un caffè? – le chiese mentre cercava i soldi in tasca.

- Sì, grazie. Ho finito gli spiccioli – accettò la ragazza.

Massimo le sorrise ancora e mentre inseriva le monete nella macchinetta, le chiese, tutto candido:

- Dov’è andata?

Federica rimase un attimo interdetta: si stava certamente riferendo a Chiara e lo faceva come dando per scontato che lei fosse a conoscenza della loro storia. Forse l’amica gli aveva detto che sapeva tutto.  Per un attimo fu tentata di fare lo gnorri e rispondergli: “ma chi?” però quando lui si girò per porgerle il bicchierino di caffè, fu colpita da quel viso così bello sul quale si leggeva un’apprensione che poteva essere dettata solo da un forte interesse.

- “Forse le vuole bene anche lui, – pensò – forse non è tutto perduto”.

Così gli disse:

- È andata a Roma, da amici.

- Ah sì, certo, quelli della casa! – commentò il giovane poi aggiunse, senza nemmeno tentare di nascondere il suo affetto    Ma come sta? Sta bene?

Federica capì cosa volesse significare quella domanda: le stava chiedendo quasi di svelargli, lei che era la sua migliore amica, quali erano i veri sentimenti della ragazza. Questo però se lo poteva scordare. 

- Certo, sta benone - si limitò a  rispondergli.

- Io starò fuori domani e dopodomani, ma giovedì verrò alla cena di Dario. Sai se ci sarà?

- Dovrà esserci per forza: deve portare il regalo. Ma perché ti interessa tanto? - decise di passare al contrattacco nella speranza che fosse il giovane a rivelarle qualcosa.

Lui invece si mantenne sul generico.

- Niente, mi fa piacere rivederla – le disse.

Aveva parlato con  gli occhi bassi, le lunghe ciglia che ne nascondevano l’azzurro, ma poi li alzò e la fissò  con uno sguardo intenso.

- “Povera amica mia! – pensò la ragazza – Come si fa a non squagliare quando uno ti guarda così?”

E lo pensò in tutta sincerità, dimenticandosi  che in quel momento chi si sentiva di squagliare era proprio lei.

 

**

 

Per quel pomeriggio era in programma una gita da farsi tutti insieme lei, Roberta, Paolo ed il piccolo Andrea. Avevano deciso di andare alla casa al mare a Santa Marinella e di restare a dormire lì in modo da poter passare la mattinata dell’indomani a prendere un po’ di sole. Era stato tutto programmato, ma verso le tre, mentre aspettavano che Paolo venisse a prenderle, Roberta ricevette una telefonata dalla banca dove lavorava. C’era un pezzo grosso della Direzione Centrale in visita a Roma che avrebbe incontrato tutti i funzionari. La ragazza non se la sentì di rinunciare ad una simile possibilità di farsi conoscere e scappò via senza avere nessuna esitazione a buttare all’aria i loro progetti.

- Mentre sono per strada telefono a Paolo e glielo dico. Intanto tu fammi il piacere, chiama la baby-sitter per Andrea perché le avevo dato due giorni di libertà – disse a Chiara mentre si vestiva e si truccava in tutta  fretta.

- Non c’è nessun bisogno di chiamarla, starò io con Andrea – obiettò l’altra.

- Non devi sacrificarti!

- Nessun sacrificio, mi fa piacere. Se  ti preoccupi a lasciarmelo,  ti assicuro che puoi star tranquilla perché sono abituata a tenere quelle quattro pesti dei miei nipotini e figurati se mi fa paura tenere un tesoruccio come questo!

Nel dirlo aveva dato un affettuoso pizzicotto sul faccino grassottello del bimbo che le stava accanto.

Infatti trascorsero un pomeriggio piacevolissimo, disegnarono, lessero le favole e guardarono un film a  cartoni animati. In verità Chiara adorava i bambini perché si sentiva un po’ debole ed insicura come loro e i bambini  adoravano lei perché la percepivano più come un’amichetta  che non come un’adulta.

Sopra ogni cosa le era sempre mancato un figlio, ne aveva un desiderio così intenso che a volte era diventato quasi una pena. Più volte, durante i lunghi anni della sua relazione con Marco, aveva pensato di farsi mettere incinta senza neanche farglielo sapere. Tutto sommato avrebbe potuto benissimo crescerlo da sola ed era sicura che anche Cristina e Riccardo, nonostante il carattere burbero di quest’ultimo, alla fine, davanti ad un nipotino, avrebbero finito per darle una mano. Ma non era il tipo capace di seguire gli impulsi e nei suoi ripetuti ragionamenti era arrivata a convincersi che mettere al mondo un figlio nelle sue condizioni sarebbe stato solo un atto di estremo egoismo perché un bambino ha bisogno anche della figura paterna e lei, allora come ora, non avrebbe potuto dargliela. Così si era rassegnata a voler bene ai bambini della sorella come se fossero stati i suoi anche se, nel profondo del cuore,  non aveva ancora perduto la speranza di realizzare in futuro il suo desiderio.

Paolo ritornò verso le otto e non aveva un aspetto molto lieto. Dopo aver atteso un po’ che la moglie tornasse, ordinò alla cameriera di portare in tavola perché era già passata l’ora di cena.

Mangiarono in silenzio tutti e tre insieme, ma Andrea fece i capricci perché non gradiva il minestrone. Il padre, molto nervoso, si mise ad urlare con il risultato di farlo piangere. Per fortuna Chiara riuscì a calmarlo e a fargli mangiare almeno un po’ di carne dopodiché lo portò a letto.

Ritornata in sala, trovò Paolo seduto in poltrona con un bicchiere di brandy in mano.

- Ne vuoi? – le chiese ed al suo rifiuto, aggiunse  – Mi dispiace, ho notato che hai mangiato molto poco.

- Ho spesso mal di stomaco in questo periodo.

- Di’ la verità, anche tu come il piccino hai trovato disgustosa quella sbobba indegna che ci ha propinato Angelina! – sorrise beffardo – Ma questo passa il convento, mia cara, e mia moglie è una donna troppo impegnata per controllare cosa si prepara in cucina. Anzi è troppo impegnata per tutti noi. Avesse almeno telefonato quella disgraziata per dire che non veniva neanche a cena! – aggiunse amaro.

- Aveva un incontro importante oggi.

- Importante!? – gridò lui esasperato – Doveva mettersi in mostra, questo doveva fare,  te lo dico io!

- Sei molto ingiusto. Roberta deve darsi da fare per rimanere a galla in un ambiente di lavoro così maschilista.

- Appunto, ti sei mai chiesta perché lo fa? Non certo per il denaro, solo per farsi ammirare e fare la civetta,  se non di peggio.

- No, guarda, non lo sopporto proprio che tu dica così – lo rimproverò Chiara con severità – quella povera ragazza ha studiato tanti anni ed ha lavorato sodo per arrivare dov’è ed adesso dovrebbe rinunciare a tutto solo perché tu ti metti a fare il geloso? E poi, scusami, non mi pare proprio che tu ne abbia il diritto – si lasciò scappare.

 Paolo la guardò e le chiese, mortificato:

- Te l’ha detto?

- Tu che pensi?- gli domandò ironica -  Certo che me l’ha detto, sono sua amica! A dirti il vero ho trovato disgustoso quello che le hai fatto.

L’uomo non rispose nulla, ma stette a fissare il bicchiere pieno di liquore, molto malinconico. Dopo un po’, con la voce bassa, le spiegò:

- Mi credi se ti dico che me ne sono pentito già mentre stavo con quella? Io amo Roberta, te lo giuro, l’amo da impazzire.

- Sì, come fate voialtri uomini: amate una donna e scopate con un’altra! – gli rinfacciò Chiara con un tono sprezzante.

- No, te lo giuro, mi sarei ucciso dalla vergogna. Non lo so cosa mi è preso, ero così depresso in quel periodo, avevo bisogno di qualcuna che mi facesse sentire importante, unico.

- La solita scusa!

- Ti giuro, è la verità. Per Roberta io vengo sempre dopo tutto, dopo il figlio, dopo il lavoro, dopo la vita sociale. Non riusciamo più a parlare né a capirci, siamo solo due estranei che abitano sotto lo stesso tetto e  talvolta s’incrociano al momento dei pasti.

- Strano, lei mi ha detto la stessa cosa di te e cioè che tu la consideri solo un elemento di arredo.

- Non è vero, io le voglio bene, è stata lei a respingermi. Persino a letto non mi vuole più e questo già da prima che mi capitasse quella cosa. Non sai quanto ne ho sofferto!

Chiara rimase un attimo esitante perché aveva paura di rimettersi a fare “il grillo parlante” come le aveva detto l’amica, ma poi fu più forte di lei.

- Sai cosa penso? Dovreste cercare di uscire un po’ insieme.

- Se è per questo lo facciamo ogni sabato ed a volte anche la domenica – sogghignò ironico Paolo.

- Sì ma per andare dove? A feste pallosissime come quella dell’altra sera dove sembrate due baccalà in mezzo a tanti stoccafissi!

Lui la guardò stupito ma la ragazza continuò:

- Cercate di stare un po’ voi da due soli, andate a farvi una passeggiata, che so, a mangiare una pizza, come quando eravate fidanzati e stavate ore ed ore a parlare e a baciarvi giù in macchina sotto casa, tanto che io, impietosita, ero costretta ad andarmene a passeggio per togliermi dai piedi e farvi salire su a fare all’amore. Non  te lo ricordi?

Paolo sorrise, ma con molta amarezza.

 – È passato tanto tempo d’allora, ora siamo diversi.

- No, siete sempre gli stessi, però avete perduto la voglia di giocare, di cercarvi. Secondo me state cominciando a prendervi troppo sul serio, fate troppo i signori impegnati con il lavoro, la vita di società, la servitù. E che cavolo, provate un po’ ad essere più spontanei! Sono sicura che la voglia di stare insieme vi tornerebbe.

- Roberta non lo vorrà mai.

- Comincia tu, allora. Fai la prima mossa. Provaci. Sono sicura che ti vuole bene altrimenti avrebbe reagito con indifferenza al tuo tradimento.

- Si è sentita solo umiliata nel suo orgoglio.

- E non ti sembra legittimo? Ora falle sentire quanto l’ami e non solo a parole.

La loro conversazione fu interrotta dallo squillo del telefono. Roberta si stava ricordando solo in quel momento di avvisare il marito che non sarebbe andata a cena…

Nel vederlo adirato, Chiara lo salutò con la mano e si ritirò nella sua stanza con la scusa di mettersi a leggere.

 

**

 

Fu svegliata dalle grida provenienti dalla camera di Roberta e Paolo. Si era addormentata con il libro in mano e guardando l’orologio si avvide che erano quasi le due. Per discrezione spense la luce in modo da non mostrare di essere ancora sveglia e che poteva sentire il loro litigio. Stette così per un poco quando la porta della stanza si aprì ed in controluce si stagliò la sagoma di Andrea. Aveva il pigiamino, i piedini nudi  e sotto il braccio reggeva il suo orsacchiotto. Con la voce di pianto le disse solo: “Zia Chiala”, storpiandole  il  nome. La ragazza si precipitò a  prenderlo in braccio. Lo portò accanto a sé sul letto e lo accarezzò.

 - Che c’è piccino, che c’è? – gli chiese.

Era chiaro che aveva sentito il terribile alterco tra i genitori e ne aveva avuto paura.

Con dolcezza provò a distrarlo promettendogli tante belle cose da fare insieme l’indomani e gli cantò anche qualche filastrocca con la sua vocina dolce ed intonata. Alla fine riuscì a farlo riaddormentare, anche perché, dopo che si era sentita sbattere la porta d’ingresso alle spalle di qualcuno, le voci adirate si erano  zittite. Aspettò ancora un po’, poi prese in braccio Andrea per riportarlo in camera sua. Cercò di fare pianissimo, ma nel corridoio incontrò Roberta la quale indicando il bambino le chiese con una voce strana:

- Perché è con te?

- Vi ha sentito urlare, si è spaventato ed è venuto in camera mia.

- Dammelo, dammelo – le intimò la madre e prendendo in braccio, lo riempì di baci, sussurrandogli sconvolta:

- Amore, amore mio, se non avessi te, sei la mia unica gioia!

Il figlio, pur mezzo addormentato, si strinse a lei come un cucciolo, tutto rasserenato.

Chiara se ne andò in cucina ed iniziò a prepararsi una camomilla.

- Ne vuoi un po’ anche tu? – chiese all’amica quando questa la raggiunse, ma lei, senza neanche risponderle, si accasciò su una sedia e scoppiò in lacrime.

Doveva stare soffrendo molto perché Roberta era un tipo forte che non si abbandonava mai al pianto, contrariamente a lei che come diceva spesso la sua povera mamma “aveva sempre le lacrime attaccate con gli spilli”.

- Sono stata impegnata per lavoro e quello ha osato dirmi che non era vero, che mi sono vista con il mio amante. Hai capito che razza di stronzo? – le confidò tra le lacrime.

- Sei stata tu a farlo ingelosire ed in amore questa non è mai una strategia vincente.

- Che fai? Ricominci a sputare sentenze? Proprio non sopporto più prediche da te, non hai nessun titolo per farmele.

Chiara, sempre così mansueta, questa volta si incollerì.

 - Hai ragione, non ne ho – le disse – ma qui stiamo parlando di te,  sei tu quella che sta buttando tutto a rotoli, non io. Stasera ho parlato con tuo marito e ho avuto la conferma che ti ama sempre.

- E cosa dovrei fare secondo te, perdonarlo? – le rispose irritata e sarcastica.

- Almeno cerca di capire perché è arrivato al punto di andare con un’altra. Qualche colpa da parte tua ci deve pur essere se ha fatto una cosa che in dieci anni e più che vi conoscete non aveva mai fatto.

- Ah  ecco, adesso sono io ad avere la colpa! Bell’amica sei. Ma già, tu agli uomini credi sempre, basta che ti facciano un po’ gli occhi dolci e ti sdilinquisci tutta. Io non sono come te, io domani vado dall’avvocato e chiedo la separazione.

- Per favore, non fare sciocchezze, ti prego. Adesso sei ferita, ma il tuo rancore non servirà ad  altro che a farla incancrenire questa ferita. Parlate, chiaritevi, può darsi addirittura che la crisi di oggi possa far crescere il vostro rapporto e farvi stare meglio insieme.

- È inutile, è meglio non parlare con te,  sai solo essere retorica!

Chiara se ne stette zitta, tutta mortificata. Forse aveva sbagliato a parlare,  in fondo non aveva nessun diritto di dare consigli, lei che non sapeva nemmeno gestire la sua di vita sentimentale!

- Va bene, hai ragione – si scusò porgendole la tazza con la camomilla – fai come vuoi. Ricordati solo che qualsiasi decisione tu prenda io ti sarò sempre vicina. 

Dopo, cambiando argomento e con un sorriso dolce le chiese:

 - Senti, domani ho promesso ad Andrea di andarlo a prendere all’asilo e portarlo a mangiare un panino e poi al cinema. Ce lo dai il permesso, signora mamma?

Roberta si pentì di averla trattata così male a causa di quell’assurdo senso di superiorità nutrito sin da bambina nei confronti dell’altra, invece così dolce, riflessiva e saggia. Le fece una carezza sorridendole  di rimando.

 - Perdonami Chiara, ti prego. Tu sei la persona migliore del mondo ed io non la merito proprio un’amica come te. Sul serio! – le disse. 

 


   
 
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