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Autore: mamma Kellina    15/10/2009    8 recensioni
Spesso si ritiene di essere giunti ad un punto in cui le proprie scelte di vita non cambieranno più. Magari però proprio allora accade qualcosa che porta a modificare anche le convinzioni più radicate. E’ proprio ciò che avviene a Chiara ed a Massimo nel corso di una tarda estate che sembrava trascorrere come al solito e che invece li porterà a conoscersi, spingendoli a rivedere molte delle loro passate certezze. Ancora una storia ambientata a Napoli, ma questa volta ai nostri giorni. Ritengo che la forma letteraria che ho scelto – quella cioè del diario – vi consentirà di seguire da vicino i miei protagonisti ed i molti personaggi di contorno. Accompagnarli nella loro consueta attività quotidianità, tra il lavoro e il tempo libero, quasi come se fossero due normalissimi vostri amici, forse riuscirà a renderveli più veri. Naturalmente non lo sono, anzi, ogni riferimento a persone e cose esistenti è puramente casuale…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12 SETTEMBRE mercoledì

 

Girando per le strade di Roma, Chiara sentiva sempre di più la nostalgia farsi strada nel suo animo. Ricordava i bei giorni passati là, gli unici momenti felici della sua vita da adulta… ad eccezione però di quella manciata di giorni  vissuti insieme a Massimo. Infatti solo in quest’ultimo, breve periodo le era sembrato di vivere di nuovo la vita con spensieratezza e fiducia come le era accaduto allora, quando lei e Roberta, per la prima volta da sole, si erano sentite libere e felici.

Era diretta al negozio di antiquariato nei pressi di piazza di Spagna dove aveva lavorato in quel periodo. I proprietari le avevano voluto davvero bene e la signora Ida, morta l’anno precedente, le aveva insegnato tante cose. Anche l’amore andava bene allora. L’amore poi! Sorridendo si ricordò di Pippo, il suo simpaticissimo  ragazzo dell’epoca con il quale si era messa più che altro per la curiosità di sperimentare le gioie del sesso, visto che era l’ultima tra le amiche ad essere ancora verginella. Comunque, quando era finita, non c’era stato nessun dramma, anzi, tra di loro per qualche tempo era restata una bella amicizia, non come la lunga storia con Marco, costellata di tormenti e sensi di colpa, che l’aveva lasciata così male.

Ricordò all’improvviso che anche Paolo e Roberta si erano conosciuti in quel periodo felice. La loro crisi attuale la riempiva di tristezza perché li aveva sempre considerati una coppia perfetta, molto più di qualsiasi altra di sua conoscenza. Li rivedeva ancora il giorno del loro matrimonio a Ravello, mentre uscivano dalla chiesa: belli, giovani, innamorati. In quel momento erano così felici che quasi li aveva bonariamente invidiati. Ogni qual volta aveva avuto un dubbio sull’amore, aveva pensato alla loro unione che andava avanti nel tempo sempre in perfetta armonia e per questo adesso si sentiva tanto delusa.

- “Forse sono l’unica persona sulla terra a credere, anzi, ad illudermi, dell’esistenza dell’amore eterno!” – pensò amareggiata.

Per tale illusione aveva rinunciato a Massimo, un uomo per il quale  qualsiasi altra donna avrebbe dato chissà cosa solo per stargli un attimo accanto. Avrebbe potuto anche lei vivere quei momenti senza pensare al domani, ma la sua natura l’aveva tradita.

- “Indietro non si torna purtroppo ed ora devo affrontare le conseguenze delle mie scelte, anche se le rimpiangerò per tutta la vita!” – si disse, lottando con le lacrime.

In ogni modo riuscì a trascorrere una piacevole mattinata in compagnia dell’amico antiquario che le fece acquistare anche una bellissimo dono per Dario facendole anche un prezzo di eccezione. Alla fine dovette affrettarsi perché era quasi l’ora dell’uscita dall’asilo di Andrea.

- “Ecco come sono fatta: ansiosa e preoccupata. È stato meglio non aver avuto figli, li avrei solo  rovinati.” – pensò, sempre molto critica nei suoi stessi riguardi, mentre correva tutta affannata a prendere il bambino.

Per fortuna arrivò in tempo ed il piccolo fu molto felice di vederla. Così come gli aveva promesso la notte prima, lo portò da McDonald’s ed in barba ai divieti della mamma, gli prese un panino pieno di ketchup, una porzione enorme di patatine, coca cola e gelatone.

Mentre Andrea mangiava ed insieme ridevano perché con le sue manine non riusciva quasi a reggere il panino enorme, squillò il cellulare. Era il numero dell’ ufficio ed  al telefono era  Federica la quale esordì rimproverandola:

- Si può sapere dove cavolo eri? Ti sto cercando da ieri!

- Scusami, avevo il cellulare spento.

- E non hai visto la chiamata quando l’hai riacceso?

- Sì, ma ho visto il numero dell’ufficio. Pensavo fosse il pazzo che mi cercava per qualcosa. Ma che fai telefoni da lì? Se ti becca il carognone senti!

- Volevo sapere come stai.

- Benissimo, sono a colazione con un bel giovanotto – le disse tutta allegra.

- Davvero? – s’informò l’amica con un tono tra l’incredulo e lo speranzoso.

- Sì, ma aspetta un attimo che devo pulirgli il ketchup che gli sta colando sul mento.

- Si, vabbè, volevo ben dire! Chi è, Andrea?

- Chi ti aspettavi fosse?

La voce della ragazza era così serena che per un momento Federica fu tentata di non dirle niente, magari si stava dimenticando di Massimo, ma poi decise che era meglio raccontarle del colloquio avuto con lui davanti alla macchinetta del caffè.

- Ieri è venuto Massimo. Ma dimmi, gli hai detto tu che so di voi due?

- No, perché? – le rispose perplessa.

- Mi ha chiesto dove eri e come stavi.

- Federì e io chissà che mi credevo! – sbottò Chiara, esprimendosi quasi in dialetto - In fondo è una persona educata e poiché mi conosce …

- No, ti assicuro, mi sembrava veramente interessato a come stavi.

Chiara rimase un po’ in silenzio.

 – Tu cosa gli hai detto? – le chiese quindi senza nascondere l’ansia.

- E cosa dovevo dirgli? Quanto stai soffrendo per non soffrire?

- Ehi, che fai, sfotti?

- Senti, io più ci penso e più mi convinco che hai fatto una gran cazzata a rinunciare. Non me ne intenderò di cose del cuore, ma uno così non si butta via solo perché non sai se sarà amore eterno.

Erano proprio le cose che si era detta da sola quella mattina, ma sentirsele dire dall’amica la fece irritare.

- Non ti preoccupare, sono convinta delle mie scelte e poi tra un mese se ne andrà - replicò.

- Tre mesi. Staranno qui fino a Natale. Me l’ha detto Giacomo.

- Va bene, un mese, tre mesi, cosa cambia? Presto se ne andrà e sarà tutto finito. Il fatto di non rivederlo più me lo farà dimenticare.

- D’accordo, come vuoi tu, comunque preparati ad incontrarlo domani sera perché verrà alla cena di Dario. A proposito hai comprato il regalo?

Restarono un po’ a parlare di questo poi si lasciarono. Chiara si sentiva ancora più confusa e fu una fortuna dover trascorrere il pomeriggio con il bambino perché fu costretta a distrarsi per forza.

 

**

 

Erano già le sei e mezza quando tornarono a casa. La ragazza  si aspettava che le venisse ad aprire la cameriera e rimase alquanto stupita quando vide Paolo, tutto sorridente. Dietro di lui apparve Roberta, anch’essa di buon umore così che Chiara tirò un sospiro di sollievo.

Il bambino si buttò tra le braccia della mamma e incominciò a raccontare a lei ed al papà della bella giornata appena trascorsa.

- A che ora hai il treno stasera? – le domandò l’uomo.

- Alle otto meno un quarto.

- Allora, poiché Angelina non c’è, adesso Roberta ci prepara un bel piatto di spaghetti alla carbonara come li sa fare lei mentre io faccio fare il bagno ad Andrea, così ceniamo e dopo ti accompagniamo tutti alla stazione.

Assai allegro, prese il bambino  in braccio e si allontanò giocando con lui.

- Roberta, ma cosa è successo? – chiese Chiara all’amica mentre la seguiva in cucina, stupita da quell’atmosfera serena dopo la tempesta della notte prima.

- Niente, abbiamo parlato! – le rispose questa con un mezzo sorriso sulle labbra.

Chiara la osservò: indossava soltanto una vestaglietta leggera aperta sulla sottoveste di raso.

- A giudicare dal tuo abbigliamento non avete mica soltanto parlato! – la prese in giro.

- È vero, non abbiamo parlato soltanto – ridacchiò l’altra soddisfatta  – … ed è stato più bello di ogni altra volta!

- Meno male, mi sono tolta un peso  - sospirò Chiara.

Per un po’ Roberta stette zitta mentre tagliava la pancetta a dadini ma poi si fermò, ancora con il coltello in mano.

-  Grazie – le disse guardandola con gratitudine.

- Ma grazie di che? Io non ho fatto proprio nulla, avete fatto tutto voi, anzi, avete appena cominciato a farlo. Giurami che andrete avanti così – aggiunse preoccupata che quella riconciliazione  fosse una cosa solo momentanea e presto potessero ricominciare  le incomprensioni.

L’amica annuì sorridendo e l’abbracciò.

- Però! Potrei fare la consulente matrimoniale –  scherzò lei ricambiando l’abbraccio – sono così brava a risolvere i problemi di cuore … degli altri!

 

**

 

La sera Giacomo non era voluto uscire perché aspettava con ansia la telefonata della moglie che era andata dal ginecologo. Massimo cercò di farlo distrarre, ma senza riuscirci perché, come tutti i futuri papà, si era instupidito del tutto nonostante per lui fosse già il secondo figlio.

Così  uscì da solo e mentre camminava, rifletteva. Diventare padre doveva essere davvero una cosa strana perché anche i suoi fratelli avevano reagito allo stesso modo. D’altronde era emozionante pensare al fatto che l’amore fisico non avesse come conseguenza soltanto il piacere immediato, ma che il proprio seme, nel grembo accogliente della donna amata, si sarebbe trasformato in una nuova vita.

Un figlio! Averlo doveva essere davvero una sensazione unica. Lui l’aveva intuita, una volta. Era accaduto quell’estate ad Ischia quando aveva visto Chiara  tenere tra le braccia il piccolo Luca. Per un istante l’aveva vista madre e, per qualche strano istinto, aveva immaginato che quel figlio fosse suo. Certo allora non sapeva ancora di amarla ma forse dentro di sé aveva già la consapevolezza che loro due non avevano solo fatto all’amore ma si erano uniti completamente.

Rassegnato all’idea di non potere fare a meno di pensare a lei, andò a fare un giretto per le vie della Napoli-bene, ammirando i negozi di lusso. Si concesse anche una buona cena in una “Hosteria” molto caratteristica, dopodiché, prendendo una stradina, si trovò sul lungomare. Andò a comprare una birra perché gli era venuta  sete e decise di andarla a bere sulla spiaggia della Rotonda Diaz. C’era ancora una volta la luna quasi piena ed il caldo era molto piacevole perché mitigato da una dolce brezza profumata di mare.

-  “Certo è bella una città che ti consente di sedere sugli scogli a guardare il mare!” – pensò.

Incominciava a nutrire per Napoli uno strano sentimento fatto di amore e di odio. In quel posto c’erano cose che detestava ed altre che invece lo attiravano molto. Non era sicuro che gli sarebbe stato possibile viverci, ma in qualche modo intuiva che la sua permanenza lì lo aveva cambiato.

La strada si andava a mano a mano svuotando. Era l’ora in cui tutte le persone normali se ne tornavano nelle loro case. Al pensiero, alzò istintivamente gli occhi verso la collina dove si affacciava il terrazzo della casa di Chiara. Come già altre volte, si disse che quella non era una semplice casa, ma un nido accogliente e caldo, teatro di una felicità  di cui sentiva sempre di più la mancanza.

Era inutile girarci intorno, oramai poteva pure prendere atto di essere innamorato cotto di lei. Cosa doveva fare? Sarebbe bastato seguire il consiglio della madre e dirglielo soltanto? Forse Chiara lo avrebbe respinto ancora e dopo tanto  rifletterci su, non poteva nemmeno darle tutti i torti. Come poteva fidarsi di un tipo come lui, uno che tutti quanti gli altri, persino la sua stessa famiglia, percepivano come una persona incapace di sentimenti veri e duraturi, un superficiale buono solo a correre dietro alle donne? E poi anche con lei non aveva avuto un comportamento corretto. È vero, era stato in buona fede, ma perché aggredirla in quel modo? La poverina non gli aveva chiesto nulla, si era solo ritirata in buon ordine quando aveva pensato di non interessargli. Semplicemente. Con la signorilità che la contraddistingueva.

Non sapeva come farlo, ma la cosa più importante era dirle che aveva capito di amarla e che non voleva perderla più.

- “Intanto – pensava - domani finalmente la rivedrò”.






Consapevolezza degli errori commessi? Rimpianto per essersi lasciati sfuggire qualcosa di magico ed irripetibile? Desiderio di cambiare? Pare che finalmente Massimo e Chiara ci siano arrivati! E domani s’incontreranno alla cena di Dario… Sarà la conclusione? Staremo a vedere…



   
 
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