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Autore: SimmyLu    17/10/2009    6 recensioni
Il villaggio di Amajitaku nel Paese della Pioggia viene attaccato da misteriosi ninja mascherati. Soltanto una geisha di nome Akisame viene trovata ancora in vita dalla squadra di ninja del Paese del Vento guidata da Kankuro. Il giovane jonin mette a repentaglio la propria vita per portare la ragazza al Villaggio della Sabbia in tempo per essere curata prima che sia troppo tardi. Fra i due si crea così un legame profondo, ma una volta raggiunto il Villaggio tutto comincia a cambiare...
Chi è e cosa nasconde questa misteriosa ragazza che per qualche motivo non ricorda nulla della propria aggressione?
Genere: Romantico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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PIOGGIA NEL DESERTO

di SimmyLu



Capitolo Dodicesimo: Denti e artigli di un giovane leone



«Venerabile Kazekage, vostro fratello ha compiuto un atto di profonda offesa verso l'integrità di questo Villaggio!»
Gaara, che fino a quel momento aveva sopportato con una condotta conciliante e pacifica le insinuazioni di Atama, non riuscì ad arginare entro il confine del rispetto l'onda improvvida della collera scaturita da quell'ultima affermazione, arrivata alle sue orecchie con la violenza di una bruciante frustata. Non poteva sopportare che Kankuro venisse ingiustamente accusato di aver oltraggiato la Sabbia. Quando parlò la sua voce era forte, severa ed aspra, come se provenisse dalla parte più profonda e selvaggia di lui, un lato oscuro che aveva avuto modo di conoscere appieno e di dominare con tenacia.
«Mio fratello ha salvato la vita di un'innocente da uno sterminio, nobile Atama! In che modo il suo coraggio insulta la nostra morale?»
La Sala delle Udienze sembrò rimpicciolire nel breve e imbarazzato silenzio che seguì e gli occhi fiammeggianti d'azzurro del Kazekage attendevano trepidanti che le labbra del suo interlocutore osassero formulare una risposta.
Il membro del Consiglio, ancora accanto alla ragazza, non si mosse e ricambiò lo sguardo con divertimento; il suo sorriso non si era piegato di fronte alla presa di posizione del Capovillaggio e nei pensieri di Gaara si insinuò il dubbio di aver fatto un passo falso.
«Nobile Atama...» intervenne con calma Senaka, «...il nostro Kazekage è troppo giovane per conoscere o ricordare fatti e leggi promulgate tanti anni addietro.»
Gaara sentì mancare il pavimento sotto di sé; si vergognò di essere stato tanto ingenuo da scivolare così facilmente nel tranello. Quell'uomo era riuscito a trascinarlo nell'unica trappola in cui sarebbe potuto cadere, quella che si fondava sulla sua età e di conseguenza sulla sua inesperienza.
«Avete ragione, nobile Senaka.» ammise Atama dimostrando nel tono controllato il proprio studiato rammarico, «Dimenticavo gli svantaggi dell'avere una guida adolescente e poco consapevole.» aggiunse chinando il capo e riprendendo il proprio posto fra gli altri membri del Consiglio i quali, scambiandosi sguardi e commenti, apparivano come dei bambini a cui è stato finalmente concesso il giocattolo desiderato; i loro occhi fremevano e luccicavano di curiosità.
Diversamente, il volto di Kankuro era una maschera contratta dall'ira e dall'insofferenza; il sollievo e il sentimento, che avevano acceso il lui una luce leggera e calda attraverso le parole di Gaara, si erano trasformarti in una rabbia silente e pesante, come un nucleo dalla dura gravità che si fosse instaurato all'interno del suo corpo.
Fissò Akisame come per carpirne i segreti più profondi. Pallida e stanca, pareva il guscio vuoto di un corpo trascinato dalla corrente degli eventi. La immaginò, allegra e leggera, intrattenere lascivamente un uomo e il solo pensiero lo infastidì fino alla nausea, ma non fu capace di ammettere a se stesso quanto inconsciamente si sentisse tradito, come se fosse stato contagiato per contatto da un morbo epidemico. Deglutì, seguendo gli irritanti movimenti di Atama che con lentezza tornava a sedersi e, per evitare di vedere ancora il suo ghigno furbo e saccente, si voltò per guardare il fratello minore, condividendo il suo turbamento.
Il Kazekage aveva abbassato lo sguardo, furioso per la propria ingenua e pericolosa mancanza di conoscenza. Sarebbe sempre rimasto in una posizione di svantaggio rispetto ai consiglieri per via dei suoi giovani anni. Facevano parte di generazioni diverse ed egli non poteva in alcun modo recuperare la distanza che lo separava da loro sulla linea temporale. Lo studio, a cui si dedicava con impegno e dedizione, aveva in parte lenito alla gravità delle sue lacune, ma sui libri non avrebbe mai imparato quello che solo la memoria di una vita vissuta e ricca di esperienze gli avrebbe donato.
Fu inevitabilmente costretto ad ingoiare l'amaro boccone per mettere da parte l'orgoglio e ammettere come una colpa quello che non poteva esserlo.
«Nobile Senaka, perdonate la mia ignoranza.» disse umilmente, «A quale legge vi riferite?»
Senaka si toccò mento: «Se non ricordo male fu il terzo kazekage a...»
«No, vi sbagliate, fu il secondo.» lo interruppe Kuchihige, che precisò ulteriormente: «Il secondo promulgò la legge e il terzo l'emendamento.»
«Giusto.» riprese l'assistente personale, «Come dicevo, il secondo kage decise di illegalizzare la pratica della prostituzione che minacciava di nuocere gravemente alle sorti del Villaggio. In quegli anni infatti era in atto una crisi economica che aveva coinvolto tutto il Paese del Vento e come si può facilmente intuire c'era un...»
«Nobile Senaka...» lo frenò Atama bonariamente, «...conosciamo la vostra passione per la storia legislativa e sappiamo per questo quanto sia stata saggia la scelta del Capovillaggio nell'eleggervi suo primo consigliere, ma credo sarebbe meglio rimandare la lezione ed arrivare al punto... se non altro in favore dei ragazzi presenti.»
Molti dei membri del Consiglio fecero fatica a contenere le risate, ma Gaara non trovò nulla di spiritoso per cui poter fare altrettanto. Atama, mettendo in ridicolo la tendenza dell’anziano di allungare troppo i suoi discorsi, aveva in realtà trovato nuovamente il modo per sottolineare lo scarto d'età che intercorreva fra lui e la altre autorità. Il Kazekage non si scompose e chiese a Senaka di proseguire.
«Dunque, dove ero rimasto?» indugiò, «Ah, certo. Il terzo kage estese il divieto a qualsiasi forma di prostituzione e al gioco d'azzardo, poi ricordo che...»
«Ecco perché la sola presenza di una prostituta in questo Villaggio è un affronto alle leggi, alla morale e alla memoria dei nostri kazekage.» tagliò corto Atama togliendo la parola a Senaka in modo impaziente e poco rispettoso.
«La ragazza sostiene di essere una geisha, credo ci sia una certa differenza.» disse Gaara.
«Secondo la legge no.» sostenne lapidario Mayuge le cui folte sopracciglia si sollevarono appena a disegnare un'espressione comprensiva che non riusciva a nascondere il senso di superiorità che il sorriso accentuava.
«Bisogna considerare che non si tratta della stessa cosa, in effetti.» puntualizzò Kuchihige gesticolando con la propria penna e trascurando per il momento i preziosi appunti.
«Non siamo qui per discutere di questo.» si innervosì Shita contraendo la larga bocca.
«Certo, ma un chiarimento mi sarebbe utile perché non so molto sull'argomento. Non vorrei farmi un'idea sbagliata e prendere una decisione erronea.» considerò Gaara.
Kankuro si compiacque: suo fratello stava imponendo la propria volontà con intelligenza, sfruttando il suo punto debole.
«Differentemente da una normale prostituta, una geisha viene istruita fin da bambina in varie arti: la musica, il canto, la danza... che usa per intrattenere gli uomini in cambio di un compenso stabilito indipendentemente dalle sue prestazioni.» spiegò Senaka.
«Non capisco. Una geisha non si concede ai propri clienti?» chiese Gaara; in realtà il Capovillaggio sapeva ben più di quello che stava lasciando intendere, ma aveva il preciso intento di guidare la discussione su un percorso determinante.
«A dire il vero sì, venerabile Kazekage, ma non a tutti i clienti... o meglio, questo dipende dal livello della geisha.» rispose Hoo che, rigido sul suo cuscino, sembrava molto in imbarazzo.
«Mi state confondendo, nobile Hoo.» confessò Gaara.
«Quello che intende dire è che non tutte le geishe sono sullo stesso piano. Alcune hanno più successo e sono più famose di altre... come i ninja, per fare un esempio.» illustrò Senaka, «Un jonin molto bravo è molto richiesto per gli incarichi importanti, ma il compenso che gli spetta è molto più alto di quello di un semplice genin che è costretto, per guadagnare la stessa cifra, a svolgere molte missioni di grado inferiore, che per un jonin non verrebbero prese neanche in considerazione. Quindi una geisha di basso livello per sopravvivere può essere costretta a fare qualcosa in più... Per una di alto livello sarebbe scandaloso e, anzi, la soddisfazione di tale desiderio richiede un accordo valido per un lungo periodo di tempo e una cospicua disponibilità economica. Questo rende l'uomo il danna della geisha, ovvero un protettore a cui viene concesso ciò che ad altri è negato.»
«Ora comprendo, vi ringrazio.» asserì il Kazekage, «Ma ho ancora una domanda e riguarda il tatuaggio che la ragazza porta sulla spalla. Prostitute e geishe vengono marchiate per essere riconosciute?»
«Sì.» rivelò Atama, impaziente di riconquistare l'attenzione per ciò che aveva mostrato al resto del Consiglio, «Questa pratica si adottava per le prostitute. Ormai è in disuso. Nel caso di una geisha ha tutt'altro significato.»
«Quale sarebbe?»
«Il discorso in questo caso si fa complicato. Il tatuaggio sta ad indicare che la ragazza è stata comprata. È assai raro e solo un uomo che disponga di molto denaro può permetterselo.»
«Spiegatevi meglio. Mi state dicendo che è stata venduta come un animale?»
Gaara pronunciò le ultime parole conferendo loro volutamente un peso significativo. Quel particolare era per lui una barbarie, tanto più applicato ad una figura così gracile e delicata come quella di Akisame.
Ella aveva chinato il capo ed era rimasta immobile; i discorsi rimbombavano ovattati nelle sue orecchie. Il senso di impotenza e il dolore fisico la stavano rendendo insensibile a quello che la circondava. Sollevò lentamente una mano portandosela al collo per cercare il piccolo pendente sotto il vestito.
«Non esattamente. Un uomo che decide di rendere una geisha di sua proprietà non le impedisce di continuare la sua normale attività o di avere, in casi straordinari, altri danna. Diversamente dagli altri però ha potere decisionale, ciò vuol dire che la sua vita gli appartiene.» chiarì Senaka.
«La sostanza in ogni caso non cambia, signori.» recitò Atama, «Siamo di fronte ad una prostituta e la sua presenza offende il buon nome del nostro amato Villaggio!»
«Nobile Atama.» disse il Kazekage, «Volete farmi credere che, anche se illegalmente, non ci sono donne di facili costumi qui così come in tutto il resto del Paese? Dovremmo scovarle tutte e bandirle dalla Sabbia, secondo il vostro punto di vista.»
Gaara non aveva intenzione di suscitare l'ilarità dei presenti, ma i membri del Consiglio interpretarono quella domanda come una battuta e fu la volta del ragazzo di strappar loro una risata. Atama non gradì affatto quell'inaspettato intervento che lo dipingeva come un ingenuo, ma a sua volta sorrise, convinto di poter facilmente riportare la situazione a suo vantaggio.
L'udienza si era trasformata in uno scontro in cui ogni piccola mossa poteva capovolgere l'esito finale e ribaltare il risultato a beneficio di uno o dell'altro contendente. Gli unici, veri antagonisti erano Atama e il giovane Kazekage; chi fosse riuscito a dominare l'opinione dei consiglieri avrebbe detenuto il reale comando del Villaggio.
«Anche i ladri seguitano nei furti nonostante ci siano leggi che perseguono chi commette questo reato.» replicò Atama, «L'esistenza di una pratica punibile non la giustifica. Non è accettabile che una prostituta sia formalmente accolta in questo Paese.»
«Quindi, seguendo un giudizio arbitrario, possiamo decidere cosa sia ammissibile e cosa non può esserlo? L'orientamento morale varia da cultura a cultura. Quale crimine ha commesso questa ragazza, per me più una schiava che una cortigiana, per non meritare la nostra protezione?» esclamò Gaara, portando la discussione ad un punto cruciale.
«Nessuno, ovviamente.» rispose con calma l'uomo, cercando con lo sguardo l'approvazione degli altri membri del Consiglio, «Ma, come voi stesso affermate, venerabile Kazekage, la morale e la decenza sono relative e si dà il caso che la permanenza di questa donna nel Villaggio rappresenti una trasgressione ai sani principi del Paese del Vento.»
«Tutti gli abitanti di Amajitaku sono stati barbaramente uccisi e i responsabili probabilmente non attendono altro che concludere il lavoro togliendo di mezzo l'unica sopravvissuta.» sottolineò Gaara.
«Non sappiamo ancora chi siano gli assassini e se espelliamo la ragazza non lo sapremo mai.» lo appoggiò il maestro Baki.
«Metteremmo in pericolo il nostro stesso Villaggio!» si allarmò Tebuki.
«Propongo che venga allontanata ed esiliata!» si impose Atama, alzando la voce per sovrastare i colleghi e impedire loro di allontanarsi dalla propria visione dei fatti.
«Per voi è accettabile lasciare che la ragazza muoia per rispettare l'etica? Perché è quello che accadrà se non le concediamo asilo e ci rifiutiamo di accoglierla. Non lasciatemi supporre che sia stata utile solo nel momento in cui poteva fornirci delle informazioni e adesso che rappresenta un problema siete pronti a sbarazzarvene.» dichiarò Gaara con amarezza, poi, dopo una breve pausa, aggiunse sommessamente: «Vi siete comportati nello stesso modo... con un bambino che ospitava un demone. Vi siete sbagliati una volta, non fatelo ancora.»
«Ha ragione.» rifletté brevemente il nobile Hitai.
«Dobbiamo aspettare che recuperi la memoria.» suggerì Hoo.
«Venerabile Kazekage, c'è una soluzione molto semplice. Se la ragazza appartiene ad un uomo basterà rintracciarlo e far sì che i due si ricongiungano. In questo modo rispetteremo la nostra posizione e allo stesso tempo le tradizioni del Paese della Pioggia.» disse Onaka.
Atama si illuminò, trionfante. La situazione si stava risolvendo in maniera inaspettata in suo favore; lanciò un'occhiata al Capovillaggio e non gli fu difficile leggere sul suo volto l'insoddisfazione e la preoccupazione.
«A questo non avevo pensato, è un'ottima idea.» approvò.
«Risolverebbe ogni cosa.» annuì Kuchihige sistemandosi gli occhiali sul naso.
«Siete molto saggio, nobile Onaka.» si complimentò Tebuki.
Mayuge però non parve soddisfatto e, dopo un colpo di tosse, disse: «Io mi domando ancora come abbia fatto Kankuro… a non accorgersi del tatuaggio.»
«Senza dubbio è stata una grave mancanza.» intervenne immediatamente Shita.
Chiamato in causa, il jonin si infuriò, rischiando per l'ennesima volta un richiamo: «Me ne sono accorto eccome, ma non essendo un simbolo distintivo di un clan non me ne sono preoccupato. Non avrei dovuto salvarla perché è una prostituta?»
La domanda riecheggiò nella sua mente; saperlo non avrebbe cambiato le sue azioni passate, ma essere cosciente che l'opinione che aveva di lei fosse cambiata lo metteva a disagio. Si rese conto di non essere troppo diverso dai perbenisti e bigotti membri del Consiglio della Sabbia.
«Il fatto che tu ritenga una cosa irrilevante non significa che lo sia!» lo schernì Atama.
«Signori, vi prego di fare silenzio!» intimò Senaka, «Chiediamo alla ragazza chi sia quest'uomo e dove sia possibile trovarlo.»
«Hai sentito? Rispondi.» la incalzò Shita.
La voce di Akisame era sottile e debole; pareva provenire da un luogo lontano e solitario, privo di emozioni: «Il mio danna, il nobile Fuyuba, era in visita ad Amajitaku nel giorno dell'incendio. Se sono l'unica sopravvissuta, così come è stato detto, allora... anch'egli è morto.»
Le inevitabili repliche non tardarono a farsi sentire.
«Le coincidenze sono un po’ troppe!» disse velenosamente Mayuge.
«Non saltiamo troppo in fretta alle conclusioni.» suggerì Onaka, nel tentativo infruttuoso di calmare i consiglieri.
«Forse è davvero una spia!» disse il nobile Tebuki.
«Io ho una domanda.» li interruppe Baki, che nel frattempo aveva avuto modo di riordinare le idee. La sicurezza di Atama lo aveva insospettito e si era ricordato di averlo visto in compagnia di Tora, uno dei medici dell'ospedale. Durante una visita, poteva essersi accorta del tatuaggio ed essere corsa a riferirlo a quell’uomo per trarne qualche vantaggio. Era di conseguenza plausibile che anche altri ne fossero a conoscenza. Ciò significava che il codice porpora era stato violato e chiunque, amico o nemico, avrebbe potuto essere messo a parte di importanti e pericolosi dettagli. Sfortunatamente le sue erano soltanto supposizioni e non aveva prove per dimostrarle.
«Dite, maestro. Qualcosa non vi convince?» chiese con ironia Atama, sentendosi padrone della situazione; il sopracciglio era tornato a sovrastare la sua espressione scettica.
«Come facevate a sapere che questa ragazza fosse una geisha? Il tatuaggio non era visibile sotto la manica del vestito, eppure, quando lo avete mostrato, siete sembrato certo di...»
«Che sciocchezze, Baki!» rise nervosamente l'uomo, torturandosi l'ispida barbetta caprina, «Ho solo usato un briciolo di logica. Basta guardarla. Le sue mani sono bianche e curate, non ricoperte di macchie e calli come quelle di una contadina! I capelli sono molto lunghi, l’aspetto grazioso e il portamento elegante. Considerando la provenienza da Amajitaku, nota per i quartieri di piacere… Ci sarebbe arrivato anche un bambino!»
Baki non replicò, limitandosi a fissarlo in maniera più che eloquente; Atama fece finta di nulla.
«Non siamo ancora giunti ad una decisione, visto che la proposta del nobile Onaka non può essere presa in considerazione, dobbiamo pensare a come risolvere il dilemma.» riassunse Senaka, le cui parole vennero seguite dall'ormai familiare borbottio.
Akisame strinse fra le dita il ciondolo che portava al collo, cercando di scacciare il dolore che attanagliava il suo corpo e l'umiliazione a cui era stata sottoposta. Aveva capito quanto fossero restrittive e parzialmente ipocrite le regole che governavano i meccanismi del ragionamento degli uomini che le sedevano accanto. Sapeva che non l’avrebbero mai accettata per quello che era e rappresentava e percepì il suo essere in vita una colpa ancora maggiore. Non voleva che altri fossero biasimati o puniti per causa sua. L'unico modo per recuperare il rispetto e la fiducia del Consiglio per il ninja che l'aveva salvata era far appello ai dettami della tradizione, ad usanze secolari a cui nessuno avrebbe potuto opporsi.
Si prostrò a terra, respirando a fatica.
«Signori! Nobili signori... vi prego, ascoltatemi.» disse, conquistando l'attenzione generale, «Vi sto causando tanti problemi. Sono mortificata... e imploro la vostra indulgenza. Permettetemi... vi supplico, permettetemi di porre rimedio.»
Atama roteò gli occhi su tutta la sala: «Cosa vuoi dire, ragazza?»
«Ti ascoltiamo, parla pure.» concesse Gaara in modo che l'uomo non si prendesse la libertà di soggiungere altro.
«Sono in debito con il nobile Kankuro.» continuò Akisame, «Egli... ha rischiato la sua vita per la mia e non voglio che le mie colpe ricadano su di lui.»
«Tu non hai alcuna colpa... Akisame-san.» la corresse affabilmente il Kazekage.
La geisha sollevò lo sguardo incontrando i suoi occhi dal colore insolito e intenso che le infusero quel poco di coraggio di cui aveva ancora bisogno.
«Concedetemi di... adempiere ai miei doveri. Una delle più antiche leggi delle Cinque Grandi Terre Ninja sostiene che… colui al quale viene salvata la vita è in debito con il suo salvatore... per il resto dei suoi giorni. Quindi, vi prego... permettetemi di servire il nobile Kankuro. Di servirlo fino alla morte, se necessario.»
Gaara sollevò le palpebre quel poco che bastava per rendere la sua espressione stupita, mentre il silenzio avvolgeva col suo inconsistente peso la Sala delle Udienze. I membri del Consiglio, sbalorditi da quella richiesta inaspettata e sconcertante, parvero bianche statue fermate dal tempo.
A rompere per primo questa immobilità fu proprio Kankuro che, come era solito fare in stato di agitazione, posò la voce sulle note più alte e stridule di cui era capace: «Che cosa?!», fu tutto ciò che riuscì a sillabare. Quel suono sgradevole fu come il via per una gara. Quello che seguì non fu il solito tenue mormorio di commenti dei consiglieri, ma un susseguirsi frenetico di opinioni espresse con quanto più fiato essi avessero a disposizione. Il volume era così alto da far concorrenza a quello di un affollatissimo mercato in cui ogni venditore sostiene di avere in esposizione la merce migliore.
«È inaudito!»
«Ella ignora la gravità di quello che dice.»
«Una prostituta nella casa del Capovillaggio!»
«Ha fatto appello a norme valide in tutte le Terre. Non è possibile non considerare la proposta.»
«Non siamo obbligati ad accettare!»
Ognuno di loro, salvo il nobile Hitai che mantenne una muta compostezza, cercava di sostenere con foga la propria posizione e quando sembrò che non ci fosse modo di arrestare quell’infernale baccano, il Kazekage ruggì come un giovane leone che debba zittire un branco di iene fameliche che si litigano un misero pasto.
«Adesso basta!» urlò un fermezza alzandosi e fissandoli con astio.
«Venerabile Gaara-sama...» disse con cautela Senaka, «Dovete capire che...»
«Pausa di quindici minuti.» ordinò il ragazzo, ignorando il proprio assistente; il tono era duro e tagliente: non ammetteva repliche.
Scese dal palco di legno, diretto verso la piccola porta dalla quale era entrato in precedenza.
«Kankuro!» chiamò, con la stessa brusca severità.
Il fratello scattò in piedi e lo scortò chiudendo la porta alle loro spalle.





FINE DODICESIMO CAPITOLO, continua...

Naruto © Masashi Kishimoto


N.d.A. - Ringrazio come sempre le persone che mi seguono e in particolar modo quelle che commentano e mi fanno sapere di volta in volta quello che pensano dei miei capitoli. Sono sempre felice di ricevere le vostre opinioni e le vostre critiche.
Faccio solo una breve precisazione su quello che ho scritto in questa parte e alla nota del primo capitolo; infatti, come si può capire, tutta la storia relativa ai tatuaggi è una mia invenzione e non ha nulla a che fare con la realtà del mondo delle geishe.


Risposte alle recensioni:

x slice: Ciao! Guarda, qualcuno mi serve ancora per un po', su altri ti puoi sfogare liberamente alla fine dell'udienza con frustini e affini! XD Gaara sta tirando fuori gli attributi, ma deve sempre stare molto attento a quello che fa. Ho usato le allodole per rendere il capitolo più "tondo", se così si può dire, perché era molto lungo. In questo ho evitato di fare una cosa del genere e, anzi, ho cercato di perdermi meno nelle descrizioni perché volevo un ritmo più serrato e credibile per tutta la discussione. Non sono contenta di alcuni passaggi. Ti ringrazio dei complimenti, sei sempre gentilissima e spero di non farti aspettare troppo per il tredicesimo capitolo. Grazie. Bacio!
x Myluna91: Ciao! Grazie per la tua recensione e per i complimenti! Mi fa sempre piacere sapere che ne pensi. I consiglieri si comportano in maniera poco gentile, considerano la ragazza solo un problema da risolvere, un problema scomodo e difficile e non una persona. È un po' quello che accade ad alcuni quando si invecchia e ci si rifugia in schemi prestabiliti. Da un certo punto di vista però fanno bene a mantenere un freddo distacco per via della posizione importante che ricoprono. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere! Kiss
x piantina: Ciao, sono felice ri ricevere un commento da una persona nuova, spero che continuerai a dirmi che ne pensi della storia che mi auguro continui a piacerti. Non riesco ad aggiornare più spesso di quello che faccio, purtroppo. Cerco di pubblicare appena posso, comunque. Hai scritto una cosa nella tua recensione che mi ha un po' spaventata. Non ho mai pensato a Tora, la dottoressa, come un duplicato di Hatsumomo, anzi, al personaggio del libro non ho mai fatto riferimento. Se le due donne si assomigliano troppo significa che ho fatto e sto facendo un lavoro pessimo. Lo stesso discorso vale per lo stile. Se così fosse non esitare a farmelo notare, perché è una cosa che voglio evitare assolutamente.
x Valery_Ivanov: Ciao e grazie della tua gentile recensione. Quando scrivo una fanfic cerco di far risultare i personaggi più IC possibile, altrimenti tanto vale che cambi il nome al personaggi e scriva un originale. Kankuro nella storia originale fa poco e niente, quindi è normale che in una storia in cui è protagonista sia magicamente più interessante del normale! Spero comunque che lo sia anche per altri motivi. L'udienza è quasi finita ed è sempre più "movimentata"! XD Baci
x martufella87: Ciao! Non hai frainteso affatto riguardo "presentazioni, nomi e campanellini". In parte è stato un piacere personale poter prendere del tempo e descrivere per filo e per segno ogni particolare di una cosa che ho inventatao da cima a fondo. In parte e soprattutto, tutta la tiritera aveva lo scopo di rendere la lentezza con cui si muoveva la situazione, a costo di annoiare il lettore, ma per fargli capire e immedesimarsi nello stato di insofferanza di Kankuro, che è un tipo molto più grezzo e pratico. Adesso la discussione sta accelerando ed è tutto così veloce e in tensione che non c'è tempo da perdere in troppe descrizioni, sarebbe sbagliato, un controsenso. Almeno secondo il mio punto di vista, poi magari ad altri non piace per niente. Ho speso molto sulle frasi che descrivono Gaara attraverso gli occhi di Akisame, credo che sia proprio quello l'effetto che farebbe il kazekage ad una ragazza che non l'ha mai visto o che non hai mai visto un giovane così bello. Mi fa piacere che ti sia piaciuta. Grazie dei tuoi sempre troppo generosi complimenti! Baci baci!
   
 
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