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Autore: undisclosed_desires    17/10/2009    0 recensioni
In Italia, nella periferia di Montepulciano, si nasconde dietro un boschetto, nascosto da altissimi alberi, un edificio antichissimo, al quale nessuno presta poi tanta attenzione, anche se dovrebbe. E' la sede dell'Ecate, un'organizzazione di Cacciatori di Vampiri. Ma nulla, dentro l'Ecate, è come sembra... Cacciatori, Consiglieri, Capi, Esperimenti, Cavie, Spie... Inganni, Amori e Tradimenti.
Genere: Romantico, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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--when the rain falls down

001. Cold and Loveless


Era un giorno di Novembre. Quell'anno, stranamente, il freddo era giunto prima del tempo, quasi a presagire il suo arrivo. Si strinse nel giubbotto in pelle, mentre il metallo gelido della pistola che teneva nascosta premeva sulla pelle del suo fianco. In realtà aveva portato poco con sé; a parte le pistole, il borsone che gli gravava sulla schiena conteneva solamente qualche abito e lo stretto necessario. Perché, non ne aveva dubbi, non avrebbe dovuto cercare un albergo in cui stare, né tantomeno un appartamento in affitto. Il treno che aveva preso si fermò al centro di Montepulciano, svuotandosi immediatamente, mentre le persone che l'avevano affollato scendevano numerose, cariche di buste e pacchetti. Erano completamente imbacuccate, con delle cuffie a coprire la testa e delle sciarpe avvolte attorno al collo. Sebbene fosse solo Novembre, sembrava già di essere a Natale, le strade completamente illuminate nonostante fossero già le dieci di sera, i colori rossi e dorati, e quel profumo speciale, quella tensione e quella vivacità che contraddistinguono il periodo natalizio. Scese dal treno, tirandosi su la zip della giacca e mettendosi meglio la borsa sulla spalla. Era partito dall'America solamente tre giorni prima, ed era quasi giunto alla sua meta, che si trovava poco fuori da Montepulciano: l'Ecate. Avrebbe dovuto fare la strada a piedi, ma poco male, lui adorava camminare. E poi, avrebbe dovuto seminare chiunque l'avesse seguito. Ad occhi estranei avrebbe potuto sembrare paranoico, ma non lo era affatto, era solamente prudente. L'Ecate era troppo importante per lui, e avrebbe voluto arrivarci vivo. Si incamminò attraverso la strada principale, adocchiando continuamente le indicazioni disseminate qua e là. Non che si aspettasse di vedere un cartello che indicava "Ecate: Casata di Cacciatori di Vampiri, a 100 metri", ma quantomeno avrebbe potuto riconoscere la zona. Ai lati della strada già si stava formando il ghiaccio, dai comignoli della case usciva una densa nuvola di fumo. Quella era l'Italia, e non gli piaceva poi chissà quanto. Ma era importante per lui andarci, doveva smettere di fuggire a quelle creature, ed iniziare a combatterle seriamente. E poi, lì in Italia, ci stava anche Desmond. Non che gli importasse di lui, ovviamente, era giusto un motivo in più per recarsi in quel posto, avere come obiettivo quello di uccidere suo fratello. La grossa sede centrale dell'Ecate si trovava nascosta dietro una fitta radura di alberi sempreverdi, a malapena si riusciva a scorgere il tetto, che era comunque parecchio alto. La struttura era antica, ricordava in qualche modo quella di una vecchia università, con le pareti in pietra e l'aria quasi solenne. Ovviamente era completamente recintata, con delle guardie all'unico grosso cancello presente. Era aperto, certo, ma era certo che se avesse provato ad entrarci non si sarebbero fatti scrupoli ad ucciderlo. Perciò si avvicinò con cautela, scrutando le guardie, il gelo dentro i suoi occhi chiari. Disse di aver bisogno di parlare con Demian e questi, senza aggiungere nulla, lo afferrarono per le spalle, iniziando poi a controllarlo. Normali misure anti vampiro, anti umano, anti licantropo, anti qualsiasi cosa che non potesse entrare all'Ecate. Ma se c'era una cosa che sapeva, era che lui era, senza dubbio, un Cacciatore, nessuno avrebbe potuto avere dubbi su quello. E poi, il fatto che sapesse il nome di Demian era certamente una carta in più. Una delle due guardie lo trascinò dentro, facendolo passare attraverso una grossa porta in legno, probabilmente molto antica. Appena si aprì la porta, lo colpì un calore fortissimo, proveniente dall'interno. Beh, perlomeno sapevano riscaldarsi. Istintivamente si abbassò la cerniera della giacca, che poco prima aveva alzato, guardandosi attorno. L'ambiente era bellissimo, spazioso e luminoso, e altrettanto trafficato. C'era parecchia gente, là dentro. Lui, Dorian, aveva appena vent'anni, ma già si sentiva a suo agio in mezzo a persone molto più adulte di lui. Si sentiva quasi al sicuro. La guardia lo condusse davanti a una porta che stava quasi in disparte, dicendogli di entrare là dentro e di aspettare Demian. Aprì la porta, in modo controllato, entrando a grandi passi dentro la stanza. Beh, di certo non ci trovò Demian. Vi era un grosso tavolo, di un legno sicuramente molto pregiato, che troneggiava al centro della stanza. Avrebbero potuto starci comodamente sedute minimo venti persone, ma in quel momento ce n'era solamente una, china su dei fogli sparsi lungo il tavolo. Una donna, forse poco più grande di lui, con la schiena dritta, i capelli nerissimi e lisci che le coprivano gran parte del volto.
Di agenti chimici e esperimenti, Karin non ne capiva assolutamente nulla. Si limitava a leggere i rapporti evitando qualsiasi formula le ricordasse qualcosa di minimamente scientifico, e andava avanti così da un'ora o poco più. Demian le aveva chiesto di esaminare delle carte su certi nuovi prototipi anti-vampiro, e per quanto la snervasse aveva accettato. Di certo non si diventa consiglieri dicendo no a qualsiasi cosa. Più volte si distraeva e si perdeva con lo sguardo fuori, nel buio denso che oscurava le finestre; la morte di suo padre era una ferita ancora aperta, e per quanto sembrasse forte, il più delle volte si distraeva al ricordo del suo corpo esangue. Sbuffò, scrollando la testa, e tornando a riconcentrarsi sulle carte. Atomi, Molecole, Reazioni...
La sua concentrazione venne nuovamente interrotta dalla porta della sala, che si aprì alle sue spalle. Si voltò a guardare chi fosse il nuovo arrivato, mentre sulla luce smorzata del corridoio si stagliò la figura di un uomo, che tuttavia non poteva distinguere nitidamente, con la poca luce della stanza. Di certo non era qualcuno di cui avesse bisogno, il che lo rendeva un ospite indesiderato.
« Non si usa più bussare? », commentò sarcastica, dandogli le spalle e tornando a leggere freneticamente i fogli che aveva sotto mano, ignorando la risposta seccata dell'uomo dietro di sé. A dire il vero non era nemmeno sicura di cosa avesse detto; molto probabilmente l'aveva mandata a quel paese. Imparava alla svelta, il novellino.
Era la terza volta che tornava a rivolgere i propri occhi ai documenti, e per la terza volta desiderava solo andare a dormire. O a caccia magari, qualcosa che la distraesse. La testa sembrava che le stesse per scoppiare, senza contare che in quella stanza faceva decisamente troppo caldo. Si lasciò cadere sullo schienale della sedia, ad occhi chiusi con espressione esasperata. Con un movimento rapido si intrecciò i capelli in una matita e rimase a fissare il soffitto scuro della stanza. Tenne gli occhi aperti finchè macchie di colore si sovrapposero alle ombre sulla pietra, e li riaprì lentamente, lasciando che la luce filtrasse piano sotto le palpebre.
Cominciava seriamente ad odiare quel lavoro. Sì ok, era gratificante sapere che ogni vampiro eliminato era un passo verso la vittoria; la divertiva prendere in giro le nuove reclute, ma a volte le mancava un motivo. Una ragione. Stava lì dentro solo per una promessa. Avrebbe preferito di gran lunga lavorare da sola, ma ormai aveva fatto un giuramento. E ne valeva del suo onore.
Sbuffò, e con un gesto rapido il foglio su cui stava scrivendo diventò una palla tonda di carta, che volò veloce tra le fiamme del caminetto che ardeva al margine della stanza. Si era quasi del tutto dimenticata della presenza alle sue spalle; se ne ricordò solo quando, voltandosi, intravide l'ombra scura appoggiata alla parete. Alzò gli occhi al cielo, raccogliendo i documenti con aria noncurante.
« Matricola? », chiese, senza voltarsi a guardarlo.
« Di certo non quanto te. »
Si bloccò, mordendosi le labbra. Era un po' di tempo che aveva intrapreso quella terapia auto-prescritta, cioè “conta fino a dieci prima di rispondere”. Per cui aspettò fino ad arrivare a dieci, ma comunque la risposta a tono premeva per uscire fuori. Scosse la testa e si voltò, libri alla mano come la perfetta studentessa. Peccato che lei fosse la professoressa stronza.
Si avviò verso la porta che dava sul corridoio col chiaro intento di ignorare il viaggiatore misterioso, ma quando aprì la porta la luce illuminò il volto dell'uomo, e rimase senza fiato. Era bello, molto, senza dubbio. La luce del fuoco lontano si rifletteva in una scintilla nei suoi occhi, e per un istante le ricordò i bei tempi in cui riusciva ancora ad apprezzare gli uomini. Scrollò la testa, per darsi un contegno. Sorrise, tra sé e sé. Di solito era lei, quella che faceva girare la testa.
Si schiarì la voce, mettendo un piede fuori dalla porta. Avrebbe solo voluto andarsene, ma doveva aspettare il boss per consegnargli dei documenti. Solo che non era sicura di quanto avrebbe potuto mantenere il proprio autocontrollo se fosse rimasta nello studio, per cui rimase nel corridoio, appoggiata al muro come una scolaretta in attesa.




Nota delle autrici:
I personaggi della storia sono stati creati da noi, e utilizzati su un forum GDR. Pertanto tutti i personaggi che si muoveranno in questa storia sono sotto nostro copyright.

Dorian é stato creato da Eleonora (e con lui tutta al famiglia), Karin è stata creata da Alice, Demian appartiene a Silvia e l'ambientazione (l'Ecate e la storia di questa) appartengono a Sandy.
Commentate e recensite, genteH! E visitate il FORUM – ispirato alla saga della Meyer - per maggiori informazioni:
,volturi . famiglia reale di vampiri ~

  
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