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Autore: Beverly Rose    18/10/2009    2 recensioni
Sono di ritono dopo secoli che non accendo il pc con una fan fiction che probabilmente di originale non ha niente. Vede come protagonisti i genitori di Inuyasha, Izayoi e (?) Inu No Taisho. Si parlerà di come si sono conosciuti, come sono arrivati a piacersi e infine ad innamorarsi, in un mondo che non avrebbe mai approvato la loro storia. Se volete dare una letta e recesire, prego! (Il capitolo cinque contiene i ringraziamenti per la one-shot "Ingiustizia")
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Per tornare a casa ci sarebbe voluto poco più di un giorno e una notte.

Izayoi sedeva sul carro al fianco di suo padre; Hisa teneva un telo in alto, per ripararle la testa dal sole di mezzogiorno.
Non sapeva da quanto fossero partiti, comunque le pareva molto ed era stupita che il sole non avesse ancora compiuto un arco completo per poi sparire dietro le colline, ma stazionasse ancora testardamente al centro del cielo.
Sentì Hisa sbuffare per il caldo e si rammaricò di non poter fare altrettando, con tutti quei parenti lì vicino a lei e suo padre proprio accanto; ma quel kimono rosa che portava era davvero troppo pesante e cominciò a chiedersi se fosse possibile svenire per l’eccessiva calura: sospettava di sì.

- Izayoi- chiamò suo padre.

Oh. Suo padre le parlava. Succedeva così raramente chi Izayoi sentì il cuore batterle più forte per l’emozione.
Certo, c’era un’altra cosa da dire riguardo quello che suo padre le diceva: le chiedeva novità sulla sua salute, molto probabilmente perché si sentiva in colpa per il fatto di ignorarla così; poi la informava delle sue intenzioni di regalalrle qualcosa di nuovo, il più delle volte un kimono. Infine, le concedeva un sorriso lieve ed inafferrabile, che coinvolgeva i suoi occhi appena e la lodava per la sua bellezza. Per la precisione le diceva:”Sei bella come tua madre”.
E così finiva.

Dopo aver ripassato mentalmente quello che stava per succedere, Izayoi non si sentì più così emozionata dalla novità di parlare con suo padre e alzò circosapetta lo sguardo su quel viso forte, solcato da poche rughe.

- Come ti sei trovata in questi giorni?

Naturale.

- Bene, padre, grazie. Sono stati tutti molto gentili.

Izayoi tacque, soppesando l’idea di rivolgergli la stessa domanda e risolvendosi rimanendo in silenzio.

- Takemaru sembra trovarti una bella compagnia- aggiunse lui.

- - concordò - e anch’io ho trovato lui una bella compagnia.

- E saresti felice se venisse a trovarti?

- Mi farebbe piacere- concesse Izayoi con leggerezza.

L’uomo lasciò scorrere lo sguardo sul ricco kimono rosa della figlia.

- Ti piace questo colore, vero?

Stavano arrivando alle note finali della loro chiacchierata.

- Sì, padre- era il suo preferito.

- Allora domani manderò a prendere delle stoffe nuove, così ne potrai avere un altro.
- Grazie, padre.

Fine. Izayoi si preparò ad incassare la battuta finale, irrigidendo la schiena, come se avesse dovuto affronatre qualche dolore fisico.

- Sei bella come tua madre.

Eccola. Ora si era davvero conclusa.

Izayoi chinò la testa in un ringraziamento silenzioso e riprese a tacere come prima.

Non aveva pianto quando sua madre era morta; tantomeno aveva pestato i piedi e si era strappata i capelli quando le era stato comunicato che era malata di una malattia della quale non era mai riuscita a ricordare il nome.

Quando l’aveva vista deperire e invecchiare sotto i suoi occhi, come se per lei il corso degli anni fosse acelerato, non aveva liberato gemiti di patimento, né rimaneva sconvolta quando si ritrovava fra le dita i suoi capelli sfibrati mentre li accarezzava.

Quando il suo corpo era stato bruciato fino ad essere ridotto in cenere i suoi occhi erano rimasti asciutti e vagamente perplessi mentre, bizzarramente, erano stato quelli di Hisa a bagnarsi di lacrime.

Nel complesso, poteva dire di aver egregiamente affrontato questa tragedia inaspettata e di averla superata da molto, ormai.

Ma allora, perché ogni volta che sua madre veniva nominata, il petto le doleva così tanto?

***


Fra parenti e servitori, a viaggiare erano in dodici, compresa lei. Un numero piuttosto considerevole che avrebbe permesso loro di accamparsi senza troppe preoccupazioni. Izayoi rimase a fissare la linea rossa dell’orizzonte, dove il sole stava sparendo rapidamente, incurante degli altri che le si affaccendavano attorno.

Aveva imparato da anni ad ignorare il lavoro dei servitori, quindi vederli affannarsi per fabbricare un riparo per loro, accendere il fuoco e sfoderare dalle loro pesanti sacche cibo essicato precedentemente recuperato non la toccò minimamente, tanto che preferì distogliere lo sguardo.

Ricordava di quando aveva quattro anni e si era offerta di aiutare un servitore particolarmente anziano a servire i piatti per la cena; sua madre aveva riso di cuore e suo padre l’aveva lasciata sedere sulle sue ginocchia per spiegarle, senza farlo sembrare un vero rimprovero, che i nobili non servivano ai tavoli, per quanto potessero sentisi gentili o di buon umore. Izayoi si era semplicemente bevuta quell’informazione e l’aveva applicata da quel giorno in avanti.

- Mia signora?

Hisa la chiamò da vicino, appena mezzo passo dietro di lei e Izayoi la contemplò con attenzione, come a chiedersi che cosa ci stesse facendo lì.

- Avete fame?

La servitrice le stava porgendo una scodella colma di riso che senza dubbio sarebbe stato più che gelido, insapore ed insipido, visto che era stato portato via dal palazzo dei loro ospiti la mattina, molte ore prima, ma certo sarebbe stato meglio del cibo che Hisa e quelli del suo rango avrebbero dovuto consumare.
Ringraziò afferrando la scodella, intimamente grata che suo padre non pretendesse si farla mangiare assieme con tutti gli altri parenti, almeno finchè erano fuori dalle loro proprietà. Appoggiò la spalla contro il tronco di un albero e masticò piano, a bocca chiusa, valutando il luogo dove si erano accampati per la notte, di poco lontano dalla strada al limitare estremo di un boschetto assai poco imponente; se tendeva l’orecchio poteva udire il rumore dello scorrere di un fiumiciattolo e se stava ancora più attenta, riusciva ad ascoltare i grilli che cominciavano a cantare.

Hisa rimase vicina a lei, aspettando che finisse e poi ritirò il contenitore vuoto.

- Serve altro, mia signora?- domando, guardando il profilo concentrato della principessa.

- No, grazie Hisa.

Izayoi non si voltò a guardare la servitrice che si allontanava; neanche poco dopo, quando rispose all’augurio della buonanotte di suo padre e di qualche altro suo zio, si girò per guardarli.
Quando il silenzio calò sull’accampamento rimase a pensare al verde degli alberi e al rumore dell’acqua quando scorre; pensò vagamente a Takemaru, ai suoi occhi limpidi e alla sua voce leggermente roca. Pensò al giallo della luce che emana una lucciola, quando questa le balenò davanti agli occhi.

- Oh!- esclamò colpita.

Provò a seguirla, avanzando di qualche passo fra gli alberi, ma quella sparì quasi all’istante.

- Oh- ripeté lei, delusa, finchè qualcosa di nuovo non catturò la sua attenzione: era spuntato dalla terra, senza preavviso, scavando con zampe resistenti e ora se ne stava lì, affondato per metà nel terreno. Alzò il muso verso il cielo, senza guardarla e Izayoi rimase a fissarlo sbalordita, gli occhi spalancati.
Era … Adorabile.

- La chiamano “talpa”- spiegò una voce, che riconobbe vagamente come quella del suo zio più giovane - vive sottoterra.

- Sottoterra?
- ripeté Izayoi. Mosse un passo e si chinò sulla buffa creatura, ma quella si tuffò nuovamente da dove era venuta, sparendo alla vista.

-Oh! - sospirò per la terza volta.

- Scavano centinaia da gallerie- spiegò suo zio.

- E’ un peccato che stiano sottoterra- considerò Izayoi- ne avrei portata volentieri una a casa. Talpa, giusto?

- Sì, signora. Talpa.

Signora …?

Izayoi girò lentamente verso il suono della voce per trovarsi di fronte quello che -evidentemente- non era suo zio bensì un perfetto sconosciuto.

Un perfetto sconosciuto dall’aspetto assai bizzarro.

Il quarto “Oh!” le sfuggì dalla bocca ma stavolta suonò strozzato e udibile a malapena.

Quello non era suo zio, no, no e non era un suo parente e nessuno sei suoi servitori; quello era senza dubbio un vagabondo e forse, visto che si agirava solo di notte poteva essere benissimo anche un bandito.
Lanciò uno sguardo verso l’accampamento, visibile a pochi metri di distanza. Se avesse lanciato un urlo per far sì che tutti accorressero?

- Ora devo andare- disse lo sconosciuto di sorpresa e con suo profondo orrore, avanzò verso di lei. Izayoi arretrò per riflesso, circospetta, squadrando l’uomo da capo a piedi: ripensandoci, era improbabile che fosse un vagabondo o un bandito. Indossava abiti vistosamente cotosi e un’ampia pelliccia di pelo bianco gli copriva le spalle, terminando a terra in due code; un’ampia armatuta grigia gli foderava il petto e le spalle e alla sua cintura pendevano non una, ma addirittura tre spade.
La principessa lasciò vagare il suo sguardo indagatore sul viso dell’altro e quello che vide le fece mancare ben più di un battito: sul volto abbronzato, dalla mascella forte, spiccavano due strisce blu che gli solcavano orizzontalmente le guancie. I suoi occhi erano chiari, gialli, come quelli dei gufi e le sue orecchie erano piccole e puntute ai lati della testa. E i capelli! I suoi capelli, legati in una coda dietro la nuca, parevano fin troppo lunghi per sembrare veri, più lunghi dei suoi, erano bianco argentati, come quelli di sua nonna e creavano una stonatura evidente sul suo volto palesemente giovane.
Nessuno di umano poteva avere un simile aspetto. Quello sconosciuto che parlava di talpe era senza alcun dubbio un demone.

Il demone camminò come se niente fosse nella sua direzione e lei si affannò per indietreggiare; si domandò se i demoni uccidessero per svago o rubassero quando erano annoiati. Non sembrava che quello avesse necessità di rubare ma certo quelle spade gli conferivano un’aria assai pericolosa.

- Per favore, signore- osò dire - non ci fate del male.

Lui si fermò.

- Prego?

- Per favore- ripetè Izayoi - non ci mangiate.

- Mangiate …?

Un leggero sorriso graziò il volto del demone, ma aveva il viso in ombra e la sua espressione parve più una smorfia cinica.

- Io non mangio gli umani, signora- precisò - non sono di mio gusto.

Scosse la testa con aria di disapprovazione. Izayoi tacque.

Poi, senza preavviso, il vento si alzò, sollevando i capelli della principessa e smuovendo gli orli del suo kimono rosa; non riuscì a trattenere un gridolino soffocato di sorpresa, malgrado si fosse portata la mano alla bocca per soffocare il suono.
Il demone aveva preso lo slancio e aveva corso, passandole accanto e alzando quella folata improvvisa semplicemente con un movimento.

L’attimo dopo non era più lì.

Izayoi rimase ferma, gli occhi marroni spalancati dalla sorpresa, grandi quasi il doppio del normale.
L’aria tornò immobile e lei restò lì in piedi, ferma fra gli alberi, come un filo d’erba più alto degli altri.










Non posso credere di aver aggiornato così in fretta, nonostante tutto!^^
Ma è stato un buon week-end ed ero pure in vena per cui meglio di così!
Lunedì ricominceranno varie assurdità fra cui la scuola quindi immagino che per il prossimo ci vorrà di più, comunque si vedrà.

Ora volevo ringraziare due delle mie commentatrici (oserei dire) più affezionate, che hanno recensito anche lo scorso capitolo. Sono davvero contenta di sentire che l'inizio mi è piaciuto!

Dance of death

GoddessAradia

Spero che mi direte quel che ne pensate anche di questo. Baci!
Beverly Rose

P.S. Credo di averlo già detto, in questo periodo il tempo libero è stato un po' un optional da queste parti ed è per questo che non ho potuto recensire a mia volta le fan fiction che sono state pubblicate. Mi dispiace moltissimo, penso che qualsiasi recensione in più faccia piacere e avrei voluto aggiungere anche la mia. Appena avrò un minuto libero rimedierò, se vi arrivano commenti mesi dopo la pubblicazione di un vostro capitlo non fateci caso, eh.XD

P.P.S. Il mio Word dà un po' i numeri ultimamente, per dire, non segna più gli errori di battitura. Sto cercando di risolvere e ho riletto il capitolo un bel po' per trovarmeli da sola, comunque sia mi scuso che me ne sono sfuggiti!



  
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