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Autore: Gondolin    21/10/2009    1 recensioni
Non esistono bene e male, qui. Le sfumature sono troppe, e il nero prevale su tutte.
Non esiste giustizia. C'è solo una sfida per la sopravvivenza.
Keith e Toleph, il disprezzo per la vita. Lada, l'incoscienza di chi ancora non ha visto l'abisso. Dieliah e La Strega, l'odio che ha radici profonde. Fenrir, il padre dei Licantropi.
Che vinca il più forte.
Che vinca il più crudele.
[regalo di Natale per muztco. Non chiedetemi Natale di che anno, però. Il ritardo è il mio mestiere, i Lycan un po' meno, quindi mi auguro che siano venuti bene]
Aggiunto CAPITOLO BONUS riguardante fatti antecedenti la storia (che proseguirà, non abbiate timore!).
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Bonus Chapter!
Titolo:
Not Quite an Angel
Personaggi: Toleph, Keith Morrison, comparsata della signora Morrison
Parte: pre-Lycan Chronicles
Rating: G/PG

Avvertimenti: fluff per la prima parte di Dolcetto o scherzetto @ fanfic_italia
Conteggio Parole: 1043
Riassunto: Toleph ripensa alla prima volta che Keith si è trasformato.

Note: Il titolo è preso da un verso di Hard Rock Hallelujah dei Lordi, senza la quale non sarei mai riuscita a finire questa storia in tempo.
Partecipa anche alla Divano Challenge @ faechan







Not Quite An Angel



"When the moon is full
And the night comes down
Fear all unnatural sounds
Human beast, animal
Curse of the lycanthrope."

Six Feet Under - Lycantrophy



Toleph ricordava perfettamente la prima volta che Keith si era trasformato. D'altronde come avrebbe potuto essere altrimenti? Era rimasto al suo fianco giorno e notte sin da quando era nato, facendogli un po' da guardia del corpo, un po' da balia e un po' da fratello maggiore. Forse anche da padre, ma questo Toleph non si azzardava nemmeno a pensarlo. Il signor Morrison l'aveva tirato fuori da un mondo di merda, l'aveva ripulito e rimesso in piedi, e Tol gli era immensamente grato.

E osservando la figura di Keith che riprendeva forma umana e correva verso di lui, ridendo in quel modo metà infantile e metà diabolico così incredibilmente suo, Toleph penò che era grato al signor Morrison anche per aver messo al mondo quel ragazzo.

-Avanti, Tol, che fai lì come una mummia? Perché non vieni anche tu per una scampagnata?- gridò Keith un attimo prima di trasformarsi di nuovo, come se fosse stato tutto un divertentissimo gioco. Oh, ma Keith non era stupido. Sapeva che nella sua vita nulla più era un gioco sin da quella volta.

La prima volta in cui aveva mutato la sua forma umana in quella di un lupo, appunto.

Toleph si tramutò in un grosso lupo dal pelo scuro e seguì il ragazzo che aveva in custodia, pensando che quando era piccolo era molto più facile tenerlo d'occhio ed evitare che combinasse disastri come per esempio sbranare per divertimento gli animali delle fattorie vicine. Perché era quello che Keith intendeva con "scampagnata". Ma d'altronde da quando sua madre era morta era diventato ancor più ribelle di prima.

Già, sua madre... era una donna davvero incredibile. E anche piuttosto inquietante quando voleva, il che appariva quasi impossibile in una casa in cui lei era l'unica umana. Ma era sempre stata una tipa tosta, e quando il signor Morrison le aveva rivelato chi era e cosa faceva lei non si era scomposta più di tanto. Sorrideva dolcemente per la maggior parte del suo tempo, e tirava fuori canini più affilati di quelli del marito quando serviva.

Ma naturalmente solo in senso metaforico. E proprio perché lei non era una lycan si era dubitato a lungo dei poteri di Keith. Le unioni miste erano sempre state un'incognita. Il signor Morrison però era stato sin dal primo istante molto preoccupato: aveva molti nemici, e già dover difendere sua moglie era difficile, se poi suo figlio fosse stato completamente umano sarebbero seguiti guai a non finire. Tanto per andare sul sicuro aveva affidato al migliore dei suoi la sorveglianza del pargolo. La cosa naturalmente all'inizio non aveva lusingato Toleph, che aveva bestemmiato per giorni tutti gli dei di sua conoscenza contro "quel cavolo di lavoro da baby-sitter". Alla fine però una pausa nell'infinita sequela di morte che era stata la sua vita fino a quel momento si era rivelato un toccasana. "Mi sono rammollito e sono diventato sentimentale", diceva, ma in realtà gli sarebbe piaciuto poter continuare quella vita per sempre.

Ma non era la tranquillità ad attirarlo: il momento in cui aveva capito che si sarebbe divertito era stato il momento in cui erano cominciati i guai...

Toleph se ne stava tranquillamente -anzi, noiosamente- seduto sull'enorme divano bianco del salone di casa Morrison tormentando un pacchetto di sigarette. Erano secoli -e non era un'esagerazione- che fumava, ma aveva deciso che era poco serio da parte sua. Lui che avrebbe potuto uccidere chiunque solo allungando un artiglio non poteva diventare nervoso come una ragazzina al primo appuntamento se rimaneva senza tabacco per più di qualche ora. Solo che tutto quel tempo senza niente da fare se non osservare un marmocchio che giocava seduto sul pavimento non riusciva a distrarlo molto dal pacchetto di Chesterfield che sembrava chiamarlo con voce di sirena.

Si alzò di scatto, facendo voltare il piccolo Keith che lo squadrò curioso coi suoi occhioni di un castano brillante. Si sedette di nuovo, sempre seguito da quello sguardo perplesso. Lanciò le sigarette sul tavolinetto di vetro di fronte a lui, facendo definitivamente perdere ogni interesse per i lego al piccolo. Irritato da quell'attenzione, Toleph gli scoccò uno sguardo incazzoso e prese a tormentare la stoffa del divano. Quanto gli sarebbe piaciuto trasformarsi e distruggerlo ad unghiate... "Ecco a cosa mi sono ridotto dopo anni di inattività", pensò sconsolato, calmandosi un po' al pensiero di quanto ridicolo doveva apparire dall'esterno.

-Tol, che c'è?- chiese una vocina.

-Niente, piccolo.- rispose tranquillamente Toleph.

-Non è vero!- esclamò il bambino, che aveva due pessime caratteristiche: era abituato ad essere ascoltato, ubbidito e preso sul serio, ed era molto sensibile agli stati d'animo altrui.

-Ti dico che è così, Keith.-

Su quel visetto infantile si dipinsero il dispetto e la testardaggine. -Mamma ha detto che non si dicono le bugie!- esclamò trionfante, sapendo che sua madre era ascoltata e temuta da tutti.

"Perché non hanno assunto una baby-sitter?" pensò Toleph frustrato, un attimo prima di saltare letteralmente in piedi per scansare una piccola furia che gli si era fiondata addosso "...perché non vedesse mai una scena del genere", si rispose osservando con occhi sgranati il corpo di Keith che si contorceva negli spasmi della prima trasformazione. E dire che ormai lo davano per perso! Alla sua età tutti i figli di lycan erano già mutati più di una volta. A Toleph venne quasi da ridere: forse quel bambino era semplicemente stato tenuto troppo nella bambagia, e sarebbe bastata un po' di rabbia per farlo entrare a far parte del mondo lycan anche prima.

Dopo un tempo per sua fortuna piuttosto breve -la prima mutazione era sempre molto dolorosa- Keith era diventato un cucciolo di lupo. Accoccolato sul divano, fissava Tol con aria interrogativa e un po' spaventata.

"In questa forma è quasi carino", ridacchiò fra sé l'uomo. Ma forse aveva parlato troppo presto. Keith aveva appena iniziato a dedicarsi allegramente alla distruzione del divano con zanne e artigli. Non appena Toleph gli si avvicinò per allontanarlo, questi spiccò un balzo un po' malfermo e si diresse verso la porta, che però si aprì di scatto sbattendogli sul muso.

Toleph non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

-Che cosa diamine...?- chiese la signora Morrison. Era stata lei ad aprire la porta tanto bruscamente, attirata dal rumore.

-Signora, le presento suo figlio!- sghignazzò Tol.

  
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