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Autore: Suomi    21/10/2009    2 recensioni
Non è ambientata in un periodo specifico! Spero vi piaccia! ;)
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Sankt Eriksgatan al 115’ disse Blair, indicando un punto nella cartina che aveva in mano, all’autista del taxi in cui si erano infilati poco dopo essere scesi dall’aereo.

‘Qualcuno potrebbe dirmi dove siamo diretti?’ chiese Dan con un filo di voce e tutti fissarono Blair.

‘Immagino sia andato in uno dei suoi hotel, così noi ci dirigiamo lì’ disse la ragazza.

Annuirono tutti. Tutto sommato sembrava una buona idea. Dove avrebbe alloggiato Chuck Bass se non in uno dei suoi hotel? Arrivarono dopo circa un quarto d’ora. Blair aveva fissato per tutto il tempo fuori del finestrino, riordinava le idee, pensava a cosa dire, non voleva farsi trovare impreparata. L’Elite Palace Hotel era un albergo di 11 piani. Blair si avviò all’entrata, dopo che Nate ebbe saldato il debito con il tassista, seguita dagli altri tre ragazzi, ma una volta arrivata all’entrata si fermò ‘E’ il caso che entriamo tutti?’ chiese.

Si guardarono un attimo l’un l’altro ‘Io andrei a fare un giro’ disse Dan, che in fin dei conti si sentiva quello che meno c’entrava in quella storia ‘So che il Museo d’Arte Moderna è qualcosa di assolutamente imperdibile. Pablo Picasso, Salvador Dali, Vera Nilsson… e sono sicuro che potrà giovarmi per il saggio sulla Pop Art che deve portare al signor Hartrack.’

‘Già’ approvò Nate ‘Picasso e…e quegli altri, sembra interessante’ continuò poco convinto.

Fu il turno di Serena ‘A te la scelta B. Te la senti di rimanere sola o vuoi che ti faccia compagnia?’

‘Il museo sembra interessante…’ disse Blair.

‘Ha una delle più raffinate collezioni europee dell'arte del XX secolo. Non ci sono solo dipinti, anche disegni, litografie e fotografie. Per non parlare della libreria che…’ Dan s’interruppe, osservando i tre ragazzi che lo fissavano quasi infastiditi ‘Sto parlando troppo, vero?’ chiese con un mezzo sorriso imbarazzato.

‘Decisamente, Humphrey’ rispose secca Blair ‘Vai pure con loro S, per quanto vorrei salvarti dalla tortura della parlantina di Brooklyn, meglio che vada da sola’ concluse con un sorriso.

‘Ok, B. Ti porterò una riproduzione di un quadro di qualche bel pittore svedese’ le sorrise. Poi i tre si allontanarono ‘Sapete ho sempre voluto vedere ‘L’enigma di Guglielmo Tell’’ esordì Dan ‘Mi ha sempre affascinato’

‘Ma davvero?’ disse Nate scocciato.

‘E’ quel quadro con quello strano tipo…inginocchiato?’ chiese Serena ‘Mi spaventò la prima volta che lo vidi sul libro d’arte’ rise ‘Avevo sette anni, non ci dormii una notte. Incubi su strani tipi con un’enorme…coda che rapivano bambini in fasce’ rise ancora più forte.

Dan rise a sua volta, guardandola ‘In realtà raffigura, nelle fattezze di Lenin, il padre di Dali, che non accettava la relazione del figlio con Gala, una donna divorziata. Tra le braccia tiene proprio il figlio e a terra c’è una noce contiene un altro bambino, ovvero Gala minacciata dal piede del padre’

Nate roteò gli occhi ‘Interessante’ disse infastidito.

‘Uh. Mi sento già più acculturata’ squittì Serena sorridendo.

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Era ancora davanti all’albergo, immobile. Osservò l’entrata elegante completamente nera con rifiniture bianche, capeggiata dal nome dell’hotel. Salì gli unici due gradini, sfiorando appena con la mano rivestita da un guanto nero, il corrimano, che risplendeva colpito dal pallido sole che faceva capolino tra qualche nuvola e strinse il manico della porta di vetro. E se l’avesse trovato a intrattenersi con qualche biondina svedese in una camera dell’albergo? O se non l’avesse voluta vedere? Inspirò e aprì la porta entrando nell’edificio, una donna di corporatura media con capelli biondo cenere, legati in una semplice coda e splendidi occhi azzurri, la osservò mostrandole un sorriso.

‘Goddag…’ disse appena Blair si avvicinò al bancone della receptionist.

‘Salve’ l’interruppe, sperando di non dover intrattenere una conversazione in cui lei tentava di comunicare in inglese, mentre la sua interlocutrice la guardava confusa esprimendosi in svedese, per fortuna non fu così.

‘Benvenuta al Palace Hotel’ disse la donna che padroneggiava un ottima inglese ‘Le serve una camera?’ chiese, mantenendo stampato in faccia il sorriso.

‘In realtà, no…Kristina’ disse avvicinandosi leggermente alla donna per leggere il nome sulla targhetta appesa alla giacca nera della ragazza ‘Cerco il signor Bass’

‘Il signor Bass è arrivato qui ieri sera’ disse lei sicura, di certo la presenza di Chuck non era passata inosservata tra i dipendenti dell’albergo, che volevano sicuramente fare bella figura ‘Non aspetta nessuna visita e ha chiesto espressamente di non essere disturbato’ concluse.

‘Gli dica che Blair Waldorf vuole vederlo, sono sicura che troverà un attimo da dedicarmi’ disse docilmente Blair.

‘Mi dispiace, signorina Waldorf , ma come le ho appena detto ha chiesto espressamente di non essere disturbato’ disse Kristina con lo stesso sorriso, che sembrava la sua unica espressione del viso.

‘No. Lei non ha capito. Sono venuta fin qui da New York. Ho fatto un volo di 13 ore, sopportando MisterBrooklynSoTuttoIo, per vederlo’ sbottò.

Adesso la donna la guardò lievemente confusa.

‘Senta’ disse ancora Blair scocciata ‘Le sto solo chiedendo di alzare quella maledetta cornetta e dire a Chuck Bass che Blair Waldorf è qui! Pensa la licenzierà per questo?!’

‘Può accomodarsi nell’atrio o nella zona ristorante se vuole attendere qui’ disse tornando al sorriso iniziale, come se Blair non avesse detto nulla.

‘Cosa?!’ la incenerì con la sguardo.

Odiava le svedesi, odiava la Svezia, odiava quel maledetto hotel. Quella donna, ovviamente non sapeva con chi aveva a che fare. Non poteva sapere chi fosse Blair Waldorf, la Queen Bee che terrorizzava mezza Manhattan. Le sorrise ‘Certo, mi scusi’ sussurrò gentilmente e si allontanò dal bancone. Di certo non sarebbe stata una Kristina qualunque a fermarla.

  
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