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Autore: depy91    23/10/2009    1 recensioni
Le origini di KingI, le ragioni della rivalita con Armour King: il mistero che si cela dietro la maschera. "Un rivolo di sangue scorreva lungo il suo labbro inferiore, estese macchie ematiche gli incorniciavano l’occhio sinistro: gli ultimi segni dell’ennesimo colpo infertogli dalla sorte e da pugni ben assestati. Vivere nelle zone più malfamate dei bassifondi di Città del Messico, popolati da criminali e disadattati di ogni sorta, è dura per tutti, figuriamoci per un orfano, che ha perso i genitori in un triste giorno ben più lontano di quanto la sua memoria potesse conservare in ricordo."
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: King
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruggito del Giaguaro'
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Il ruggito del giaguaro

 

Un rivolo di sangue scorreva lungo il suo labbro inferiore, estese macchie ematiche gli incorniciavano l’occhio sinistro: gli ultimi segni dell’ennesimo colpo infertogli dalla sorte e da pugni ben assestati.

Vivere nelle zone più malfamate dei bassifondi di Città del Messico, popolati da criminali e disadattati di ogni sorta, è dura per tutti, figuriamoci per un orfano, che ha perso i genitori in un triste giorno ben più lontano di quanto la sua memoria potesse conservare in ricordo. Egli era cresciuto da solo, senza alcun aiuto, non gli era rimasto nessuno al mondo. Aveva perlustrato troppo presto gli angoli più remoti dell’intricata “giungla” della vita. Nessuno gli aveva dato un nome, e anche se qualcuno l’avesse fatto, era certamente morto prima di abituare l’orecchio di quello sfortunato ragazzino agli affettuosi richiami di una vera famiglia, ma la fama che derivò dalla sua abilità nella lotta di strada lo avevano reso noto in quei loschi ambienti come “Il Re”. Dovette infatti imparare ben presto che nella “giungla” si sopravvive tirando fuori gli artigli e non sempre, anzi, quasi mai è sufficiente difendersi, ma spesso bisogna attaccare. Ecco perché egli fu costretto ad entrare a far parte di una gang di giovani malfattori, dediti alle rappresaglie cittadine, ai furti, a commerci illeciti; ecco perché gli fu necessario diventare uno street-fighter e partecipare in prima linea agli scontri fra gang, sfruttando tutto ciò che possedeva: il suo fisico prestante, la sua forza, i riflessi pronti. Tutto questo per sopravvivere. In un mondo malato, per non soccombere, puoi diventare la cura oppure la malattia stessa, ma un ragazzino di sedici anni non poteva certo ribellarsi ad un sistema così profondamente radicato e per questo ne divenne parte. Nei freddi ambienti delle scommesse illegali gli incontri del Re erano sempre pronosticati abbondantemente a suo favore, anche quando l’avversario era uno di quei colossi dalla pelle decorata da inquietanti tatuaggi. In questi casi non bastava la forza bruta, piuttosto era essenziale mantenere il sangue freddo e la mente lucida, utile regola che egli teneva sempre a mente, ricavandone sistematicamente vittorie eclatanti, le quali tanto piacevano al pubblico di unti ubriaconi e pericolosi poco di buono, che assisteva sempre numeroso lanciando urla, imprecazioni e incitamenti per il loro beniamino.

Quella sera però, il suo avversario gli aveva dato parecchio filo da torcere e i segni che gli deturpavano il viso ne erano la prova.  Stava in silenzio a fissare la piccola lampada accesa, che diffondeva nella scarna stanza in cui abitava un tremulo chiarore giallastro. Quella spoglia dimora, dalle pareti scrostate e l’esiguo mobilio infestato dalle tarme, gli era stato offerto da un bookmaker in cambio di una percentuale sulle vincite del ragazzo, intuendone l’enorme potenziale. Viveva in un costante stato di ansia al pensiero che in qualunque momento qualcuno della gang bussasse alla sua porta per richiedere il suo intervento in un’altra rissa di strada tra bande rivali. Neanche quella sera fece eccezione: un sassolino, gettato dall’esterno, picchiò alla finestra, l’anonimo lottatore si accertò che il suo presentimento fosse fondato e raggiunse immediatamente il compagno, che lo stava aspettando davanti all’uscio. Questo, anticipatagli qualche informazione, lo condusse nel luogo dove la rappresaglia era in atto. Non ci volle molto prima che anche i nuovi arrivati ve ne fossero coinvolti. Il Re, circondato da ogni parte, lottava forsennatamente, non curante delle ferite e della fatica accumulate nella sfida precedente. All’improvviso qualcuno lo spintonò violentemente ed egli crollò a terra, in un attimo l’aggressore gli fu addosso e, puntandogli la lama di un coltello alla gola, gli intimò di arrendersi. Sollevò dunque l’arma e si preparò al fendente, ma i riflessi felini del Re si attivarono e, dopo averlo colpito con un poderoso calcio alla nuca dal suolo, riuscì a liberarsi dalla sua morsa e rimettersi in piedi. Un po’ intontito dalla botta, l’avversario allungò il braccio tentando di accoltellare il fianco del giovane combattente. Egli schivò e con un gesto quasi automatico, disarmò l’avversario, s’impossessò della lama e la conficcò nel petto dell’ormai inerme attentatore. Fu allora che capì quel che aveva commesso. Un incandescente sconvolgimento interiore lo invase, estrasse l’arma insanguinata e la lasciò cadere. Il suono metallico del coltello che giungeva al suolo gli rimbombò nel cervello come un’esplosione. Le gambe del corpo senza vita del ragazzo cedettero  facendolo piombare a terra, mentre tutt’intorno divampava la rissa. L’omicida non resse allungo quel terribile spettacolo e fuggì via più in fretta che poté in cerca di un rifugio dove sfogare il suo gigantesco odio per sé stesso e quanto aveva appena fatto. Non sapeva dove andare, ma durante la sua corsa senza meta, si imbatté nella facciata della piccola chiesa locale. Decise di entrare.

La navata era deserta, ma si potevano udire le preghiere bisbigliate del vecchio parroco, Padre Elias, che stava recitando il suo rosario all’interno del confessionale, approfittando dell’assenza dei fedeli. Il suo momento di raccoglimento interiore fu interrotto dalla vista del giovane, che, ardentemente desideroso di scrollarsi di dosso l’ingombrante peso della verità, chiedeva di ricevere ascolto. Padre Elias fu in grado di distinguere attraverso la piccola grata del confessionale l’espressione sconvolta del peccatore che era venuto a bussare alla sua porta in cerca di perdono divino. Il ragazzo iniziò a raccontare tutta la vita che il destino crudele gli aveva riservato, sino all’orribile presente. Ad ogni frase il buon prete si convinceva sempre più che in quello sfortunato orfano fosse sopravvissuta quell’umanità che da troppo tempo non riusciva a rintracciare negli altri suoi coetanei di simile condizione. Elias rimase fortemente colpito dalla commovente confessione e una volta terminata, non poté fare a meno di notare che quell’uomo, se pur così giovane, stava piangendo sopraffatto da un pentimento profondo. Il sacerdote abbandonò la sua postazione e raggiunse il sedicenne in lacrime. Lo strinse forte a sé, lo accarezzò dolcemente, sussurrando parole di conforto e per la prima volta quell’essere umano senza nessuno non si sentiva solo. Padre Elias prese a cuore la storia del ragazzo e decise di accoglierlo nella sua casa, di istruirlo, di educarlo alla religione, di accudirlo come un figlio. Prese l’abitudine di chiamarlo Gory, ispirandosi ad un famoso wrestler messicano, ed ogni volta l’orfano udiva quel nome, provava la piacevolissima emozione di far parte di una vera famiglia. Padre Elias divenne per lui un esempio da seguire e da lui ereditò il grande amore per la religione, alla quale stabilì di dedicare la sua vita. Intraprese gli studi clericali, raggiunse il sacerdozio, divenne un missionario. Aveva fatto del suo passato lo stimolo ad aiutare il prossimo, viaggiando in tutto il mondo per offrire il proprio sostegno a tutti i bambini a cui, come lui, era toccata la triste sorte di non avere più i genitori al loro fianco. Il suo sogno sarebbe stato quello di costruire un giorno un grande orfanotrofio in Messico, proprio dove egli era nato, affinché l’epoca delle gang giovanili si concludesse definitivamente.   

  
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