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Autore: Sif    23/10/2009    4 recensioni
E se una banalissima serata di Capodanno si trasformasse nella Notte della vostra Vita? Tratto da una storia vera (la mia - NdA)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ehilaus Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Tua

 

Sono totalmente abbandonata contro la schiena di Daniel.

E’ una sensazione meravigliosa!

Non mi sono mai sentita più felice di così. Sono sicura che non potrebbe accadermi nulla di male in questo momento.

Dopo un tragitto troppo breve, ci fermiamo nel bel mezzo di uno spiazzo erboso, disseminato qua e là da alcuni alberi. Una specie di parco. Non mi sembra di esserci mai stata.

Appena ci fermiamo, scendo dalla Ducati e mi tolgo subito il casco.

Provo a darmi un’occhiata nello specchietto della moto.

Lo sapevo...

I capelli, fino a poco prima perfettamente acconciati, adesso hanno l’aspetto di un ragno gigante appollaiato sulla mia testa.

Decido di scioglierli del tutto. Sempre meglio che sembrare uno spaventapasseri.

«Non ti avevo mai vista con i capelli sciolti» mi fa notare lui, squadrandomi attentamente.

«Lo so. Sembro una matta. Cerco di tenerli legati il più possibile, ma sono talmente sottili che non riescono a rimanere in ordine molto a lungo» mi giustifico cercando di pettinarmi con le dita.

«Intendevo dire che ti stanno bene» Ecco il consueto mezzo sorriso. Bellissimo.

«Gra-grazie» balbetto imbarazzata «Ehm... dove siamo?»

«E’ una sorpresa» mi risponde tranquillo mentre sfila una copertina patchwork rossa e gialla dalla sacca.

«Per di qua»

Mi afferra con decisione la mano e mi porta verso una macchia di alberi, poco lontano.

Ci addentriamo. Il buoi è quasi assoluto.

Io inciampo diverse volte. Lui, premurosamente, è sempre pronto a sorreggermi.

Mi sento un’impedita totale.

Dopo qualche minuto di cammino, finalmente arriviamo a destinazione.

Un fazzolettino di prato, grande più o meno quattro metri quadrati, con una panchina di legno nel mezzo. Oltre la panchina, una serie di paletti conficcati nel terreno, lo strapiombo, la città illuminata ed il cielo stellato. Sembra un pezzetto di favola.

«E’ bellissimo!» quasi grido per l’eccitazione «Come l’hai scoperto?»

«E’ stato per caso... Non penso siano in molti a conoscerlo»

«Incredibile... Ci sediamo?» sembro una bambina.

«Siamo qui apposta» mi risponde lui, divertito.

Tutta contenta (Ricky, ormai, fa parte di un’altra dimensione) raggiungo la panchina saltellando e mi ci siedo sopra. La vista è davvero mozzafiato. In cielo non c’è neanche una nuvola a nascondere il luccichio della luna crescente e delle stelle. Subito dopo, Daniel si siede alla mia destra, dispiega la copertina e la sistema con cura sulle nostre ginocchia.

Si sta benissimo. Non fa neanche molto freddo.

Dopo qualche minuto passato a contemplare le meraviglie davanti a noi, giro leggermente la testa e lo guardo: è voltato verso il panorama, in assoluta contemplazione.

Rivolgo di nuovo lo sguardo verso quella distesa luminosa.

«Sei stato carino stasera. Non so come ringraziarti. Sicuro di non avere qualche altro impegno? Voglio dire... passare il Capodanno seduto su una panchina di legno, non deve sembrarti molto esaltante. Anche se devo dire che la vista compensa abbastanza...»

«Sei agitata» Non è una domanda.

«Perché me lo chiedi?» domando con un sorrisetto nervoso.

«Stai sparando a raffica»

Rimango allibita. Mi ha beccato.

«Beh... un pochino. E’ una serata così strana!»

E poi, in un attimo, mi toglie il respiro.

Alza il braccio sinistro e me lo passa intorno alle spalle, azzerando la distanza fra noi. La mia testa, chissà come, finisce sulla sua spalla.

Daniel mi sta abbracciando! A me! Lui!

«Va meglio?» mi chiede a voce bassa.

La sua presa è salda e sicura. Sembra quasi che non possa accettare repliche. Eppure mi stringe con gentilezza. Come se per lui fossi... importante.

Sì. Mi sento proprio così. Daniel mi fa sentire importante.

«Penso di non essere mai stata meglio in vita mia»

Non faccio risatine sciocche mentre mi confesso. Non balbetto, non arrossisco. Sono troppo sicura per fare simili scemenze. Sicura di quello che provo. Di quello che prova lui. Sicura di quello che stiamo per fare.

Alzo lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi. Ci fissiamo senza imbarazzo. In silenzio.

Poi Daniel alza la mano destra e la poggia delicatamente sulla mia guancia. E’ grande e calda. Trasmette calma. Lentamente la fa scorrere sulla mia mascella, sotto l’orecchio, sul collo. Con le dita aperte si insinua pian piano tra i miei ricci fino a raggiungere la nuca. E lì si ferma. Il suo sguardo è sempre più infuocato.

L’emozione è troppa. Sento già le lacrime premere da dietro gli occhi.

Mi sa che se n’è accorto, perché aggrotta lievemente la fronte. Oddio. Speriamo non fraintenda.

Okay. E’ ora di darsi una svegliata.

Cercando disperatamente di ricacciare indietro le lacrime, avvicino il mio viso al suo in un tacito assenso. Lui abbandona subito l’aria corrucciata di poco prima e sposta il suo sguardo dai miei occhi direttamente alle mie labbra. Assume la stessa espressione di un diabetico davanti alla vetrina di una pasticceria.

Da parte mia, mi accorgo solo ora che ho smesso già da un po’ di respirare. Beh... pazienza. Ho ben altro a cui pensare, al momento.

Sento che il suo braccio rafforza lievemente la stretta sulle mie spalle. Lui mi vuole. E mi vuole adesso!

Con estrema lentezza, i nostri occhi si chiudono mentre le nostre labbra si incontrano, si assaggiano dolcemente. Quasi subito le allontaniamo di pochi centimetri e ci guardiamo negli occhi, sorridendo appena. E’ la prima volta che, per un bacio, sento i brividi lungo la schiena. Chissà se lui prova la stessa cosa?

Non faccio in tempo a chiedermi altro. La necessità di baciarsi di nuovo è impellente.

Sento la mia mano, apparentemente munita di vita propria, posizionarsi nel bel mezzo del suo petto, per poi risalire con non-chalance fino alla sua spalla sinistra, sotto il chiodo. E’ forte. Come la roccia a cui ti aggrappi per non venire trascinata via dalla corrente.

Nel frattempo, complice la stessa possessione che ha colpito i miei arti, la sua mano scivola dalle mie spalle direttamente al mio sedere (questa non me l’aspettavo proprio!) e, con la sola forza del braccio sinistro, mi solleva e mi fa mettere a cavalcioni su di lui.

Oh. Mio. Dio.

Penso sia la cosa più assurdamente eccitante che mi sia mai capitata.

I nostri baci sono bramosi. Le lingue esplorano sfrontatamente la bocca che si ritrovano davanti, toccandosi e accarezzandosi sensualmente.

Provo la bizzarra sensazione di ricevere il mio primo bacio. Come se tutti quelli dati prima di stasera siano stati solo dei casti bacetti sulle guance.

Le mie braccia sono energicamente intrecciate attorno al suo collo. Tutto il mio busto è praticamente incollato al suo. Il suo braccio sinistro mi stringe la vita, mentre la mano destra è tuffata nei miei capelli.

Siamo talmente appiccicati da poter sembrare un’unica persona.

«La tua cintura mi sta uccidendo» mi fa notare lui con un sorrisino.

«Oddio, scusami!» gli rispondo mortificata, allontanandomi dal suo torace ed accingendomi subito a toglierla. Stupide borchie.

«Aspetta» Neanche gli fosse mancato improvvisamente l’ossigeno, con la mano destra mi dirige nuovamente verso le sue labbra e con la sinistra inizia a slacciarmi la cintura.

Con un colpo secco, mi sfila di dosso il pezzo di cuoio incriminato e lo getta chissà dove sul prato, riposizionando subito il braccio intorno al mio corpo.

Tutto ciò è alquanto esaltante. Così tanto da lasciarmi sfuggire un inequivocabile gemito.

La cosa, a quanto pare, non passa inosservata dato che, subito dopo, iniziano a piovermi baci roventi sul collo. La sua bocca, sempre più esigente, scende fino a raggiungere l’orlo superiore del mio bustino, tracciando piccoli cerchi infuocati con la lingua.

Non posso fare a meno di afferrargli la testa e spingermela contro, mentre con le mani lui mi afferra per i fianchi facendomi inarcare la schiena e gettare indietro la testa.

«Di’ che sei mia» lo sento dire con voce roca «Dillo»

«S-sono tua» sussurro con un altro gemito.

Di punto in bianco, mi afferra con decisione per le spalle e mi stacca da sé. I nostri visi rimangono a dieci centimetri di distanza. Abbiamo entrambi il fiato corto.

Lo osservo. Le sue guance sono tinte di un adorabile rosa acceso ed i suoi occhi sono più scuri del solito. Mi ci potrei benissimo specchiare dentro.

«Sono tua» ripeto con una certa determinazione nella voce «Lo sono da quando ci siamo incontrati per la prima volta. Forse anche da prima»

 

°°*°°

 

Spazietto Autrice:

 

TheOnlyRealBoss92 – Una parola per definirti: MITICO.

 

Myanne Grazie per aver inserito la mia storia tra le tue preferite!

 

Grazie a chi mi segue anche senza lasciare recensioni! Fra parentesi, se avete tempo/voglia, non nascondo che mi farebbe piacere sapere quali sono i vostri pensieri in merito, che reputo importantissimi!

 

A presto!

- Sif -

   
 
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