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Autore: ailinon    24/10/2009    2 recensioni
Nel lontano rinascimento, un ragazzo con una grande e sola passione: la poesia e la lettura.
La sua vita a Firenze, lo condurrà a conoscere molti personaggi importanti.
Dalla sagace intelligenza di Pico, alla filosofia di Marsilio.
Dalla gioia di vivere di Giuliano de Medici, alla grandezza di Lorenzo il magnifico, suo fratello.
Fino alla superbia della famiglia de Pazzi.
Ma uno su tutti saprà cogliere l'essenza del suo animo...
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Capitolo 71 – TEMPO DELLE PARTENZE

 

 

 

Capitolo 71  – TEMPO DELLE PARTENZE

 

Cesare Petrucci stava discutendo animatamente con il vecchio capitano Belardi su alcune mappe dei territori fiorentini, quando Lorenzo entrò nella biblioteca di palazzo Medici.

Gli amici fedeli rimasti erano tutti riuniti in quel luogo, tranne i capitani che tentavano di risistemare le poche truppe fiorentine, in quella breve tregua con il re di Napoli.

I filomedicei si radunarono attorno a Lorenzo, appena i valletti richiusero le porte dietro di lui.

L’ampia biblioteca privata, era stata disposta come un centro strategico e militare. Grandi mappe occupavano tutti i tavoli di legno scuro.

Tutti notarono la tensione di Lorenzo, benché la dimostrasse solo con loro. In quell’anno di guerra, il tempo del riposo si era sempre più ridotto, logorandolo lentamente. Tuttavia la sua eloquenza era inalterata. «Signori!» esordì con un gesto delle mani: «Oggi vi porto una notizia che deciderà per sempre le sorti di questa guerra, nel bene o nel male»

Gli astanti si guardarono, in attesa.

Lorenzo prese a camminare lentamente dinnanzi a loro: «Tutti voi sapete che questa guerra è cominciata dal sangue di mio fratello e dal mio. E che non è bastato ridare il nipote al della Rovere, benché questi avesse promesso la pace. Egli ha continuato a pressarci, pur di ottenere la mia morte e, Firenze tutta. Perché, chiaramente, è questo che vuole… E io non gliela darò mai!» ringhiò, strappando entusiasmo al suo auditorio.

«Tuttavia… Sento il popolo lanciarmi invettive perché non mi piego al giogo del papato e li lascio in gravi affanni»

 «Lorenzo! Sono solo falsità messe in giro dai soldati napoletani!» protestò Poliziano, avanzando di un passo.

Lorenzo scosse il capo: «La gente soffre e questa guerra non li condurrà lontano, se io rimango rintanato qui»

 «Non vorrai… Andare a Roma?!» protestò Goffredo, indignato: «Ti uccideranno come hanno fatto con Giuliano!»

 Una ruga increspò la fronte di Lorenzo: «No, non andrò a Roma» negò: «Andrò a cercare di smantellare le basi della forza dei miei nemici. Andrò a Napoli, dal re Ferdinando d’Aragona. E andrò da solo»

Fu come un esplosione.

Tutti i suoi amici presero a parlare, protestare, chiedere informazioni.

Il gonfaloniere di giustizia scosse il capo: «E’ follia, Lorenzo! Ti arresterà e ti porterà dal papa! E allora che faremo?»

 «Prenderete i miei fondi e farete quel che potrete per difendere Firenze, come ora. Ma sai bene anche tu che stando così come ora, non c’è speranza» ribatté Lorenzo, azzittendo Cesare.

 «Io verrò con te! E anche i miei soldati e…» cominciò a dire il Belardi.

«No, Goffredo. Andrò da solo. Tu servi qui» ribatté Lorenzo, posandogli una mano sulla spalla: «La tua esperienza serve qui, a difendere la città e la mia famiglia. Neppure voi verrete con me» aggiunse, indicando la sua corte.

Poeti, artisti, scultori, filosofi, dotti e sapienti radunati attorno al suo nome.

«Non permetterò che la vostra conoscenza venga persa per un mio errore. E’ dal sangue di mio fratello che è nata questa guerra e con il mio sangue si concluderà» decretò, senza possibilità di ribattere.

Gli amici si azzittirono tutti.

Tutti tranne Agnolo: «Lorenzo! E’ follia!»

 «Non se ce la faccio» sorrise, per un breve attimo, abbracciando Agnolo.  «Partirò domani all’alba. I preparativi sono ormai pronti. Spedite questa notizia ai nostri diplomatici, solo dopo che sarò partito. Forse questo confonderà un po’ le idee a quel simoniaco» Quasi ghignò al pensiero della rabbia di Sisto IV. «Bene! Ora vi saluto tutti e..»

«Io verrò con voi!» esclamò una voce intromettendosi. La gente si scostò per guardarlo.

 «Angelo! Non direi sciocchezze!» protestò Poliziano, avvicinandolo: «Cosa pensi di poter fare?»

 Il diciassettenne sorrise: «Messer Lorenzo avrà bisogno di un valletto. E posso difenderlo per quanto possibile. Non sospetteranno di un paggio solo»

 Goffredo annuì pensieroso: «Potrebbe essere una buona idea»

 «Ma che dici!? Angelo non potrà fare nulla contro l’esercito delle guardie del re!» s’irritò Agnolo: «E neanche tu, Lorenzo!»

 Lorenzo ascoltò quella predica con sguardo sereno. Aveva già scelto, e aveva valutato i pro e i contro di tutta l’impresa.

Non c’era altro da fare.

«Vuoi davvero venire con me? Sai cosa comporta?»

Angelo annuì.

Lorenzo cercò nel suo viso un attimo di incertezza ma, come anni addietro, non ve ne trovò.

Gli ricordava un altro giovane che aveva dato la vita per lui.

Non desiderava che anche Angelo facesse la stessa fine di Francesco ma, aveva bisogno di un amico, in quel momento così difficile.

«Va bene. Verrai. Preparati» decretò, non ascoltando oltre le proteste dei suoi legali, amici e dei parenti.

***

 

   
 
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