Harry Potter and the Eyes Collector
Capitolo 18
- NON
AZZARDARTI A TORCERLE NEANCHE UN CAPELLO! – gridò Harry scattando all’istante.
- Ma con chi
accidenti stai parlando? – chiese Malfoy, sempre più confuso.
- Dici di no?
– chiese Jahat beffardo – Io dico che siamo troppi in questa stanza. Voldemort
l’avrai anche mandato all’inferno, ma io sto vedendo appena da lì, e non credo
di farvi ritorno molto presto. – il suo sorriso si spense in un’espressione
dura, e carica d’odio – Per cui preparati a combattere, Harry Potter! –
In una
frazione di secondo, Jahat alzò la mano che reggeva la bacchetta, e scaraventò
un Anatema di colore violaceo contro Harry. Quest’ultimo, lanciandosi di lato
senza pensare, riuscì a scansare prontamente il gettito di luce, che andò a
scontrarsi contro la parete, facendo crollare travi e pezzi di intonaco. Ginny e
Malfoy avvertirono i rumori, ma non videro la maledizione che provocò quella
distruzione.
- Che
accidenti sta succedendo? – chiese nervosamente Malfoy.
- HARRY?
Harry stai bene?! – chiese in tono disperato Ginny, che si alzò in piedi nel
buio.
- E’ inutile
scappare… voglio il tuo cuore! – ghignò Jahat, avanzando verso Harry, che era
ancora riverso sul pavimento.
-
SECTUMSEMPRA!!! – gridò alzando la bacchetta, e l’incantesimo partì in direzione
di Jahat, che lo evitò con un solo tocco di spada.
- Rassegnati
ragazzino. Non hai speranze contro di me! –
- Questo lo
vedremo. – affermò Harry rialzandosi.
- Harry?
Harry? – continuò a chiamarlo Ginny, che non aveva ancora ricevuto risposta, e
non comprendeva ancora cosa stesse accadendo.
Jahat,
infastidito, alzò gli occhi al cielo.
- Quella
ragazzina si lamenta troppo. – affermò, e senza che Harry ebbe il tempo di
prevedere le sue intenzioni, si voltò di scatto verso di lei ed esclamò –
AHKIR!! –
- GINNY! –
urlò disperato Harry, scagliandosi contro Jahat.
Ginny, al
grido di Harry, istintivamente cambiò postazione, e l’Anatema si spense alle sue
spalle, distruggendo la porta dell’ingresso. Un’esplosione di luce, proveniente
dall’esterno, illuminò completamente l’appartamento. Ginny e Draco, inondati da
tale bagliore, ed abituatisi al buio più totale, furono costretti a coprirsi la
vista, ma quando l’effetto fu svanito, e riaprirono gli occhi, si ritrovarono di
fronte allo spettacolo di un combattimento corpo e corpo che Harry stava
sostenendo apparentemente da solo. Era evidentemente che stesse lottando con
qualcosa, ma alla loro vista, quel qualcosa era invisibile.
Harry aveva
aggredito Jahat, nel momento in cui questi aveva attentato alla vita di Ginny.
Lo stregone aveva fatto in tempo solo a difendersi con la sua imponente spada,
che prese a contendersi con Harry. Dal canto suo, il Grifondoro stava tentando
con tutte le forze di strappargliela dalle mani, ma il mago oscuro dimostrava di
avere una forza non indifferente, e finì con lo strattonare il suo avversario,
che cadde disteso sul pavimento.
- Che cosa
sta succedendo, Potter? – chiese nuovamente Draco, che non sembrava saper dire
altro.
- Harry! –
urlò nuovamente Ginny, che fece per avvicinarsi a lui, ma Harry la bloccò sul
nascere dei suoi passi.
- No, Ginny!
Non muoverti! –
Harry rimase
disteso sul pavimento, fissando Jahat, che avanzava spavaldo verso di lui.
- Il
famoso... Harry… Potter. – disse scandendo ogni parola. – Prima della morte di
Voldemort, mai avrei immaginato che il cuore del mago rinato potesse essere il
tuo, e invece, eccoti qui, al pari del tuo acerrimo nemico, morto e risorto per
non si sa quale ragione. Ma sarò io a mettere fine ai tuoi giorni, non
preoccuparti. –
Harry lo
osservò per qualche attimo in silenzio, e poi strinse fortemente la bacchetta.
- Non mi
avrai mai! – esclamò vigorosamente con tutto l’odio che provava. – AVADA
KEDAVRA! – urlò, scagliando l’Anatema in direzione del nemico, ma per suo
dispiacere, Jahat svanì un attimo prima che il fascio di luce verde potesse
colpirlo, per riapparire un attimo dopo alle sue spalle.
- Sono ancora
qui. –
…
- Che cosa
sta succedendo lassù? – chiese Shacklebolt, vedendo un fascio di luce verde
fuoriuscire dalla porta del sesto piano, ormai distrutta. – Era un Anatema che
uccide quello! –
Il Ministro
della Magia, Aberforth Silente e Ron avevano assistito alla distruzione
improvvisa della porta che segregava Harry e gli altri, e in un secondo momento,
al gettito colorato di Anatemi della morte che qualcuno stava scagliando
all’impazzata.
- Hermione… -
sibilò Ron, la cui caviglia continuava a provocargli dolore, e poi si voltò
disperatamente verso Silente – Dobbiamo aiutargli! Dobbiamo fare qualcosa! –
Aberforth
annuì, e si voltò verso Shacklebolt.
- Qualcuno
sta combattendo lassù. Devo andare. –
- Un momento,
che cosa significa che deve andare? – chiese il Ministro, confuso.
- Si occupi
del ragazzo! – aggiunse il preside di Hogwarts.
-
Assolutamente, voglio aiutarla! Voglio venire anch’io. – esclamò in quel
momento, Ron, raccogliendo tutte le sue energie, benché la caviglia dolorante
non glielo consentisse.
- E’ meglio
che resti qui! – fece severamente Aberforth voltandosi verso di lui – Sei
ferito, non potresti comunque essere d’aiuto! Stammi a sentire, resta qui! –
Ron fece per
ribattere, ma Aberforth svanì un attimo dopo.
…
Si
Materializzò in un attimo nell’appartamento, ormai inondato di luce, e la prima
cosa che vide fu Harry disteso sul pavimento, e alle sue spalle, un Jahat al
pieno delle sue forze ed energie, che non aspettava altro di sottrarre la vita a
quel ragazzo. Lì disteso notò colui che probabilmente doveva essere l’Auror del
Ministero, caduto anch’egli ferito, e poco distante Draco Malfoy, che impotente
osservava la scena senza comprendere. In direzione della porta crollata, Ginny
Weasley, anch’ella confusa, e ai suoi piedi Hubert Beker ed Hermione Granger. I
segni di un combattimento sleale erano fin troppo evidenti.
Quando
comparve improvvisamente nell’appartamento, Ginny e Draco, inizialmente stupiti,
si sentirono sollevati.
- Professore!
– esclamarono all’unisono.
Harry si
voltò, per una frazione di secondo, e si illuminò alla vista del suo preside.
- Silente! –
Aberforth
teneva gli occhi fissi su Jahat, che non si era smosso minimamente alla sua
presenza.
- Fatti da
parte, vecchiaccio! – gli urlò contro.
- Non ti
permetterò di sottrarre il cuore ad uno dei miei studenti, Jahat! – esclamò
Silente, in tutta risposta.
Ginny e Draco
erano ancor più confusi, e osservarono impotenti Harry e Aberforth parlare con
il vuoto.
- Questo è
tutto da vedere! – ghignò con un leggero sorriso stampato sul volto.
Alzò la
bacchetta, e pronunciando qualcosa di incomprensibile, fece sparire il suo
corpo, e insieme a esso, lo stesso Harry. Accadde tutto così rapidamente che
Aberforth non riuscì a far nulla per impedirlo, e rimase lì ad osservare come il
corpo di Harry si fosse volatilizzato insieme a quello del suo nemico.
- Che cosa…
Professore… dov’è Harry? – chiese Ginny, ancor più disperata.
Aberforth
alzò i suoi profondi occhi azzurri sulla ragazza, era come pietrificato.
- Professore!
Mi risponda! Che cosa sta accadendo? – continuò la ragazza, ormai quasi allo
stremo.
- Dobbiamo
tornare tutti ad Hogwarts, immediatamente! –
- Che? –
chiese Ginny, che non comprese quelle parole, né tanto meno la condizione del
suo preside.
- Statemi a
sentire!! Dobbiamo andarcene da qui!!! –
…
Harry si
ritrovò in un altro luogo, un luogo che non gli trasmetteva nulla di familiare.
Era uno spazio enorme, protetto dall’ombra di fitti alberi secolari, che non
lasciavano filtrare neanche un raggio di sole. Una luce macabra era donata da un
numero inimmaginabile di candele, che rendevano l’atmosfera, per quanto lugubre,
suggestiva. Si guardò intorno per comprendere che luogo fosse, osservò
attentamente le pareti, e solo allora capì cosa fossero quelle cavità circolari
scavate nella pietra che andavano a ricoprire ogni centimetro dell’intera
superficie. Al loro interno, Harry poté vedere, essere contenevano una sola
cosa: occhi.
- Il cimitero
degli occhi. – sibilò quasi senza fiato, ritraendosi a quello spettacolo
spettrale.
Alzò gli
occhi, per vedere quanto fossero alte le pareti, e si ritrovò di fronte ad
muraglia di sconfinata altezza, quasi da riuscire a toccare il limitare degli
alberi; una muraglia interamente fatta di occhi umani.
- Allora? –
esordì una voce alle sue spalle con un tono vagamente divertito – Ti piace la
mia collezione? –
Harry si
voltò, e alle sue spalle trovò Jahat seduto su un trono fatto della stessa
sostanza delle pareti, e dai cui braccioli spuntavano due imponenti lampioni, al
cui vertice brillavano due fiamme dalla strana forma ovale, che ricordava
vagamente quella di due occhi.
- Davvero
nauseante. – disse Harry con fermezza, ritrovando in fondo al suo cuore, il suo
immancabile coraggio.
- Dici? – gli
chiese Jahat – Eppure per me è la cosa più preziosa. –
Harry non
rimase di certo ad ascoltare Jahat vantarsi del suo amore per la sua orribile
collezione.
- Perché lo
fai? – gli chiese con disprezzo.
- Perché mi
chiedi? Perché i maghi dotati di vista,
sono dotati di potere, ed è il potere
che io voglio, Harry. –
- Raccontate
tutti la stessa storia. –
- Forse
perché tutti cerchiamo la stessa cosa. – disse serenamente Jahat, alzandosi e
prendendo a camminare diplomaticamente intorno a Harry.
Harry lo
seguiva con lo sguardo, senza mai perderlo d’occhio.
- A quanto
pare, il destino ha voluto che tu muoia qui, nel mio
cimitero. – aggiunse fieramente il mago oscuro.
…
Era trascorsa
qualche ora, da quando tutti avevano abbandonato il piccolo quartiere di Londra
in cui era avvenuta la tragedia. Aberforth, con l’aiuto di Shacklebolt, ed
alcuni dei suoi Auror, aveva provveduto a cancellare la memoria dalle centinaia
di Babbani che avevano assistito allo trucido spettacolo. I Babbani feriti
furono mandati al San Mungo, dove sarebbero stati curati, e poi riabilitati nel
loro mondo, con la perdita di qualsiasi ricordo. Hubert Beker, Hermione, Ron e
l’Auror ferito da Jahat, erano stati invece assegnati ai lettini dell’infermeria
di Hogwarts, in modo che fossero sotto stretta osservazione di Silente, e
affidati alle cure di Madama Chips, con l’aiuto speciale di uno dei migliori
medici del San Mungo. I Grifondoro e i Serpeverde che avevano assistito
all’accaduto, furono interrogati dal preside della scuola e dal Ministro, e
rispediti nei loro dormitori. Agli altri studenti si decise di nascondere il
tutto, ma tale decisione perì sul nascere, ed in una manciata di minuti, la
verità si diffuse in tutta la scuola. La professoressa McGranitt, così come
Hagrid, furono gli insegnanti che maggiormente si preoccuparono, coloro che
avevano atteso con ansia il ritorno di Silente, possibilmente in compagnia di
tutti gli studenti, in perfetta salute; ed indubbiamente il loro dolore fu
grande quando videro far ritorno al castello alcuni degli studenti feriti, e
ancor più grande quando constatarono la mancanza di Harry.
Aberforth
sedeva alla scrivania del suo ufficio; alla sua destra, in piedi, Shacklebolt
tremava irrequieto e s’interrogava sul da farsi; di fronte alla scrivania,
Ginny, Draco e Neville sedevano al cospetto del preside, e sul fondo dello
studio, si ergeva nella sua immensa grandezza Hagrid, che faceva da riparo ad
una più minuta professoressa McGranitt, che teneva lo sguardo alto, fisso sul
ritratto di Albus Silente, addormentato in un sonno ormai divenuto eterno, dal
quando suo cuore era stato usurpato. Il suo sguardo era addolorato, ed il suo
volto non mascherava di certo tutto il dolore che provava in quel momento.
-
Perché – s’interrogava – perché non
puoi essere qui, ad aiutarci? Ci basterebbe un tuo consiglio, Albus. –
Aberforth la
osservò e nel momento in cui la donna portò lo sguardo dal ritratto al
pavimento, restando immortalata nella sua espressione addolorata, capì a cosa
stava pensando. Anch’egli provava gli stessi sentimenti.
- Qualcuno
sarebbe così gentile da spiegarci? – chiese Draco, apparentemente irritato,
rompendo quel profondo silenzio. – Che accidenti di fine ha fatto, Potter eh? E
soprattutto, che cosa stiamo aspettando? –
Fu
Shacklebolt a rispondergli, ergendosi dalla sua imponenza e austerità, essendo
un mago altissimo, e dallo sguardo severo.
- Non credi
di essere un po’ troppo arrogante? – e lo trafisse con uno sguardo di fuoco – E’
proprio questo che odio di te… Avrai sicuramente ereditato da tuo padre questo
modo di fare. – disse, esprimendo tutto il suo disgusto nei confronti di Lucius
Malfoy.
Draco scattò
in piedi.
- Non osi
parlare in questo modo di mio padre! – disse, puntando un dito contro il
Ministro.
- Signor
Malfoy! – esclamò, sconvolta ed indignata, la professoressa McGranitt.
- Draco,
rimettiti a sedere! – gli ordinò Aberforth con una insolita tranquillità – Non è
certo il momento di star qui a farneticare su vecchie questioni. – e si voltò
verso il Ministro alla sua destra – Non trovi, Shacklebolt? –
Il mago,
indignato e offeso profondamente, non aggiunse altro, e Draco tornò a sedersi,
anche se ancora evidentemente nervoso.
- Professore
– esordì Ginny con una dolcezza che non nascondeva una profonda agitazione – lei
sa che cosa possa essere accaduto a Harry? Mi dica la verità. –
Aberforth
sospirò, ed osservò attentamente tutti i presenti, per poi scuotere il capo.
- No,
purtroppo, e non è in mio poter alcun incantesimo che mi consenta di saperlo. Se
solo il ritratto di mio fratello non fosse piombato in un eterno silenzio. –
aggiunse con amarezza, per poi riprendere – Quello che so o che posso
immaginare, è che Jahat ha portato via con sé Harry, magari in un altro luogo, o
in un’altra dimensione, e forse l’unica persona che possa aiutarci in questo, è
proprio il professor Beker. Dovremmo aspettare che si ristabilisca, e sperare
che per allora non sarà troppo tardi. –
- Quindi, che
cosa dobbiamo fare? – chiese Ginny, stringendo i pugni – Stare qui ad aspettare?
–
Silente
sospirò. – Non vedo altre alternative! –
Hagrid, in
quel momento, si portò energicamente avanti, spodestando la professoressa
McGranitt con la sua stazza.
- Ma
Aberforth! Harry potrebbe… - esordì, ma il preside lo interruppe.
- Vuoi
cercarlo Hagrid? Fa pure! Ma sapresti almeno da dove prendere il principio?
L’avrei già fatto io, se ne avessi anche una benché minima idea, ma ora come ora
sono bloccato. – affermò Aberforth, con fermezza.
Si sentiva
già abbastanza impotente, senza che gli altri glielo facessero notare. Erano
quelli i momenti in cui si ricordava del perché inizialmente non volesse
occupare il posto che in precedenza era stato di suo fratello, perché sentiva di
non essere all’altezza, e di fronte a situazioni del genere, si rendeva conto
che effettivamente non lo era.
…
- Ti
riprenderai in un nulla. – disse amorevolmente Madama Chips a Ron, quando ebbe
terminato di fasciargli la ferita.
Ron
istintivamente si tastò la caviglia, per accertarsi che la ferita fosse a posto,
e la sua gamba ancora intatta, e poi si voltò verso l’infermiera.
- Quanto ci
vorrà per… - ed esitò, spostando il suo sguardo sul letto accanto al suo, dove
giaceva Hermione, con una fasciatura al braccio – Quanto ci vorrà per lei? –
Madama Chips
si fermò sul posto ad osservare Hermione, e poi, sempre con un sorriso gentile,
spostò il suo sguardo su Ron.
- Questa
ragazza è forte, ha perso tantissimo sangue ma, con le cure necessarie, domani
mattina dovrebbe aver già riacquistato i sensi. –
- Domani
mattina? – chiese Ron ansioso, pensando che l’attesa fino all’indomani fosse
insostenibile.
L’infermiera
annuì e poi si portò accanto al letto del professor Beker, anch’egli privo di
senso.
- A lui cos’è
successo invece? – chiese Ron, curioso, dal momento che non era per niente a
conoscenza di ciò che era accaduto all’interno dell’appartamento in cui i suoi
amici e il suo professore si erano trovati imprigionati.
Sul volto di
Madama Chips si disegnò un’espressione incerta, l’infermiera si chinò sul suo
paziente, e aggrottò le sopracciglia.
- Non saprei
con precisione… fatto sta che ha riportato una bruttissima ferita alla schiena,
come se qualcosa lo avesse ustionato. – disse in tono greve.
- Si
riprenderà? – chiese nuovamente Ron, sempre in preda all’ansia.
Madama Chips
si voltò verso di lui, sorridendogli nuovamente.
- Oh, ma
certamente. Tu piuttosto dovresti riposare. –
Ron, come un
bambino capriccioso scosse il capo.
- Non me la
sento. Dov’è Harry? – chiese, infine.
Madama Chips
a quella domanda si immobilizzò; diede le spalle a Ron, e continuò a fare ciò
che stava facendo, evitando la domanda.
- Coraggio
riposati adesso, vedrai che al tuo risveglio ti sentirai meglio, e potrà anche
darsi che accetterò di farti andare in giro con un sostegno. –
Ron stava per
ribattere ma la donna non gli diede il tempo di farlo, e sparì oltre il
paravento che separava l’infermeria dal suo ufficio. Ron, rassegnato, si
abbandonò contro l’alta torre di cuscini che si erigeva alle sue spalle,
socchiuse gli occhi per un attimo, sospirò, e poi si voltò nuovamente verso il
letto di Hermione. Stette lì a fissarla forse per una buona mezzora, il tempo
passò senza che se ne rendesse conto, e mentre era ancora lì assorto nei suoi
pensieri, la porta dell’infermeria si spalancò. Ron vide una luce immensa
circondare la persona che entrò, era alta e imponente, con una lunga barba
bianca e degli occhialini a mezzaluna che riparavano i suoi occhi azzurri; era
Albus Silente, seguito fedelmente da una persona alquanto tetra e sinistra,
avvolta in un lungo mantello nero, con un lungo naso adunco, degli occhi neri
profondissimi e unti capelli corvini, il professor Piton. Dietro di loro, a
chiudere la fila, Minerva McGranitt, accompagnata dal suo migliore amico, Harry,
solare e sorridente. Le quattro figure si avvicinarono al letto di Ron, che era
estasiato, ma all’improvviso quella luce divina svanì, e Ron poté riscontrare
che attorno al suo letto non vi erano né Silente, né Piton, né tanto meno Harry.
Di fronte a lui c’era l’attuale preside di Hogwarts, Aberforth Silente, e al suo
fianco Hagrid, insieme con la professoressa McGranitt, e infine, sua sorella,
Ginny. La scena che aveva appena visto, era stata solo frutto della sua
immaginazione, probabilmente sorbita dalla stanchezza. Apparentemente deluso,
Ron sorrise raggiante alla vista di sua sorella, che corse ad abbracciarlo.
- Ginny! –
ebbe solo il tempo di esclamare.
In quel
momento sul fondo dell’infermeria apparvero anche le figure di Shacklebolt,
Neville e Draco Malfoy. Ron non prestò loro molta attenzione, ma si accorse
della loro presenza dai rimproveri di Madama Chips, che non voleva troppa
confusione in infermeria.
- Allora Ron,
come va la gamba? – chiese Hagrid, che gli sorrise amichevolmente.
Ron annuì. –
Sembrerebbe andar bene, devo stare a riposo. –
- Ti
rimetterai. – gli disse incoraggiante Aberforth, dandogli una pacca sulla
spalla, e si voltò a guardare i restanti letti occupati dell’infermeria – La
signorina Granger come sta? –
- Dovrebbe
riprendersi al più presto. Madama Chips suppone che si sveglierà già domattina.
– rispose Ron, con un tono serissimo.
Aberforth
spostò lo sguardo sul letto di Beker.
- E il
professor Beker invece? –
Ron scrollò
le spalle.
- Non saprei.
–
Aberforth si
voltò in direzione di Madama Chips, che ancora cercava di invitare fuori
Shacklebolt, Neville e Draco, senza esiti.
- Madama
Chips, quanto tempo crede impiegherà Beker per rimettersi? –
L’infermiera
smise di rimproverare gli ospiti indesiderati, e si voltò verso il preside.
- Spero al
più presto, professore. Le sue condizioni non sono delle migliori, ha riportato
un tipo di ferita che io stessa non ho mai visto. – disse con tono mesto.
Aberforth
emise un suono incomprensibile, e si avvicinò al letto che ospitava il
professore.
- Sa? E’
fondamentale che Beker riacquisti al più presto conoscenza. –
La donna non
capì, e lo scrutò con fare interrogativo, allo stesso modo in cui lo fissò Ron,
che a quel punto decise di riformulare la domanda che gli stava tanto a cuore.
- Professore?
–
- Mmh? –
chiese Silente, voltandosi verso il Grifondoro ferito.
- Dov’è
Harry? –
Aberforth
ebbe un attimo di titubanza, di fronte a quella domanda, e poi scrutò Ginny,
Hagrid e la professoressa McGranitt, i cui volti erano cupi e preoccupati,
infine, si voltò verso il proprio studente, curioso per la sorte del proprio
migliore amico, e lo guardò attraversandolo con i suoi profondi occhi azzurri.
- A dire il
vero… non lo so. –
…
- Ti sbagli
Jahat. Non ho alcuna intenzione di morire, né tanto meno di farlo qui. –
Harry si
guardò intorno, e prese ad osservare quella moltitudine di occhi che lo
circondavano, era uno spettacolo raccapricciante. Sembrava che ciascuno di
quegli occhi, gli dicesse qualcosa, raccontasse le storie delle persone alle
quali erano appartenuti; tante vittime innocenti, la cui vista, e talvolta anche
la vita, era stata portata via per la sete di potere di un mago squilibrato.
Harry tornò a posare i suoi occhi su Jahat, e fu in quel momento che incontrò
quelli del suo rivale, e ricordò che non gli appartenevano. Scrutò profondamente
quegli occhi, quegli occhi neri che l’ultima volta gli avevano comunicato con un
solo sguardo i più vari sentimenti e sensazioni che un uomo potesse provare, un
uomo come Severus Piton, il cui sguardo gli aveva sempre incusso timore. Ritrovò
quegli occhi neri dopo mesi, e non riuscì a credere che adesso essi giacessero
sul corpo di un’altra persona, una persona che tra l’altro odiava. S’immobilizzò
a quella vista, e stette lì a rimembrare la notte in cui quegli occhi si
spensero, dopo avergli implorato un perdono che Harry era riuscito a dare
soltanto dopo la visione dei ricordi di quel coraggiosissimo uomo, che da sempre
aveva inscenato una farsa, rischiando la sua stessa vita, al fine di
proteggerlo. Ora quegli occhi posavano sul volto del suo rivale, che gli stava
di fronte, attendendo il momento in cui avrebbe stretto il suo cuore fra le
mani.
- Cosa c’è?
Che hai da osservare tanto? – chiese Jahat sprezzante.
- Siamo in
tema di occhi… sai… - disse Harry con un leggero sorriso, burlandosi di lui.
- Oh, siamo
anche spiritosi. Non credevo, Potter, complimenti. –
- L’ultimo
mago che è stato riportato in vita e ha osato sfidarmi è finito male, ne sei
cosciente? – fece Harry con tono arrogante e superiore.
- Ma quanto
siamo sicuri delle nostre capacità. Questa volta non sarai di certo così
fortunato. – disse Jahat alzando la bacchetta – Dì le tue ultime preghiere! – e
scagliò un fascio di luce verde contro Harry, che lo scansò a fatica.
- Non potrai
sfuggire per sempre. – aggiunse, scagliando un altro colpo che fu nuovamente
scansato da Harry.
…
In uno degli
oscuri e freddi corridoi di Hogwarts, Neville era in compagnia di Luna, a cui
aveva raccontato tutto ciò che era avvenuto quella mattina. La giovane Corvonero
ascoltò quel racconto senza fiatare, e benché fosse scossa dagli eventi, non si
lasciò turbare, e continuò ad avere un’espressione armoniosa in viso, che
rincuorò Neville, il quale appariva di gran lunga più abbattuto.
- Non penso
che Harry cederà il suo cuore tanto facilmente. – disse sorridendo – Anche se
Jahat su una cosa ha ragione, quel cuore non gli appartiene. – aggiunse con la
sua solita aria sognante.
Neville
aggrottò la fronte, non comprendendo quell’affermazione.
- Cosa
intendi dire? –
Luna scrollò
le spalle e sorrise raggiante.
- Beh, quel
cuore appartiene a Ginny, no? –
Neville
scrollò il capo ed accennò un leggero sorriso.
- Luna… ma
come fai… -
Luna non
disse altro, e rimase in silenzio per qualche attimo. Neville, trovando insolita
quell’improvvisa pace, alzò lo sguardo su di lei, e notò che si era come
pietrificata. Era fissa e immobile, con gli occhi spalancati e puntati su un
punto di fronte a sé. Le prese la mano e a quel tocco avvertì il gelo, il corpo
della strega di Corvonero era diventato un pezzo di ghiaccio. Si alzò
istantaneamente in piedi.
- Luna! –
gridò afferrandola per le spalle. – Luna rispondimi! –
La ragazza
finalmente si mosse, e lentamente, quasi come se fosse un automa, ruotò il capo
verso Neville, tenendo sempre gli occhi fissi.
- Io li
vedo. –
Neville era
confuso e shockato allo stesso tempo.
- Cosa? –
chiese agitato ed un secondo dopo scosse Luna freneticamente – COSA? – chiese
ancor più nervoso. – Che cosa vedi, Luna? –
- Vedo lui,
Harry. – ed acquistò nuovamente la sua aria fuori dal mondo – C’è anche Jahat
con lui. –
- Cosa? –
disse nuovamente Neville, che a quanto pare sembrava non sapesse dire altro. – E
dimmi, dove sono? –
- Non lo so,
stanno combattendo, ci sono tanti occhi e degli alberi, Harry non se la sta
passando bene. – disse descrivendo ciò che vedeva.
A Neville gli
si seccò la gola, che non riuscì a dire alcunché. L’unica cosa che gli venne in
mente, fu quella di andare ad avvertire Aberforth.
…
Il
combattimento tra Harry e Jahat continuava senza sosta, e senza rallentare i
ritmi. Harry trovava abbastanza difficile colpire Jahat, che dava l’idea di
essere molto più veloce di lui, ma fortunatamente riusciva a schivare gli
Anatemi che il suo avversario gli lanciava contro. Stava temporeggiando
momentaneamente, accovacciato dietro il trono di Jahat fatto di pietra e occhi,
mentre questi attendeva il momento giusto per colpirlo.
- Ti nascondi
piccolo maghetto? Non aver paura, non ti farò del male! – continuava a
provocarlo Jahat.
- Non ho
alcuna paura, fidati. – rispose Harry che stava cercando in tutti i modo di
escogitare qualcosa per portarsi fuori di lì.
- E allora
perché te ne stai rintanato lì dietro? –
Harry emise
un profondo respiro, e stando attendo a non abbassare la guardia, balzò fuori in
un attimo.
- Eccomi qui.
– esclamò.
- Oh bene,
cominciavi a mancarmi! – disse Jahat prima di colpirlo nuovamente.
Per
l’ennesima volta, Harry schivò il colpo.
- La prossima
volta non sarai così fortunato. – esclamò lo stregone – Assaggerai la lama della
mia spada. –
Jahat brandì
la spada, e si portò in un istante di fronte ad Harry per affondare la lama
della sua arma nel suo addome. Harry, in preda al panico del momento, riuscì
solo ad alzare la bacchetta, puntandola dritta contro gli occhi di Jahat, e urlò
– Lumos Maxima! –
Jahat venne
accecato dall’immensa luce che fuoriuscì dalla bacchetta di Harry, e
indietreggiò, portandosi una mano agli occhi, e abbassando la spada.
- Cadi sulle
cose più semplici, vero Jahat? –
…
Neville
condusse Luna al cospetto di Aberforth, che ascoltò attentamente ciò che la
ragazza, priva della vista, diceva di vedere. Si trovavano nel suo studio, con
la presenza costante di Ginny, Draco, Hagrid, la professoressa McGranitt e il
Ministro della Magia.
- Come se lo
spiega? – chiese Shacklebolt a Silente, che se ne stava seduto alla sua
scrivania, completamente assordo nel suo meditare.
- Come me lo
spiego? – disse il preside senza neanche degnare di uno sguardo il suo
interlocutore – Me lo spiego con il fatto che la signorina Lovegood possieda una
predisposizione naturale alla premonizione, e che questa si sia combinata con la
sua particolare vista che i jahati
hanno tentato di sottrarle, ma a quanto pare non ci sono riusciti completamente.
Si è come stabilito un legame tra gli occhi privi di vista della signorina
Lovegood, e gli occhi che dice di vedere in quel posto, un po’ come se vedessi
attraverso di essi. Ma ovviamente… non hai conoscenza di quel posto, vero? –
Luna scrollò
il capo.
- Professore,
non crede che sia il posto dove Jahat conserva la sua personale collezione? –
chiese Ginny, prontamente.
Aberforth
annuì lentamente.
- Sì, credo
proprio tu abbia ragione, signorina Weasley. –
- E… nessuno
sa dove si trova questo luogo, signore? – chiese innocentemente Hagrid.
Aberforth
scosse il capo, cupo.
- Almeno
nessuno dei presenti. L’unica persona che potrebbe saperlo è… Hubert! –
- Madama
Chips dice di non sapere quando il professor Beker riprenderà conoscenza. –
constatò la professoressa McGranitt.
Aberforth
annuì nuovamente, e strinse le dita che teneva intrecciate, per provocarsi
dolore. Non sopportava l’idea di non poter far nulla in quel contesto.
- E quindi
che si fa? – chiese, con un cenno di irritazione, Draco Malfoy.
Aberforth non
rispose, ma si risolve a Luna.
- Puoi dirci
come sta Harry, in questo momento? Cosa sta accadendo? –
- Jahat è
stato accecato, ma si è subito ripreso, scansando la maledizione di Harry.
Continuano a mancarsi a vicenda. E’ un gioco senza vincitori. –
Aberforth
annuì lentamente.
- E speriamo
che duri così. Tu avvertici su ogni cosa, intesi? – disse rivolto alla ragazza e
poi alzò lo sguardo su tutti i presenti – Per il resto… abbiamo necessariamente
bisogno di Beker! –
Continua…
E siamo già giunti al 18° capitolo! E chi se l'aspettava! Mi stupisco di me stessa, certe volte :) Beh... penso che però la storia si stia avvicinando all'Epilogo eh! Quindi continuate a seguirla come avete fatto fino ad adesso se volete sapere come andrà a finire! Prima di dire qualsiasi altra cavolata RINGRAZIO tutti... tutti coloro che leggono, che ovviamente sono coloro che stimo in particolar modo perché sono davvero dei temerari XD e coloro che recensiscono, perché mi esprimono sempre la loro opinione... GRAZIE DAVVERO TANTO! Rispondo adesso alla domanda di Erika91 che mi chiedeva che programma uso: Sì, uso Word... e in media un capitolo viene lungo 13 pagine, 12, 11... si aggira intorno ai 60 KB (oscilla dai 58 ai 66 in genere), tieni presente che però ad ogni INVIO ho il capo verso web, che per dirla in gergo elementare, mi lascia più spazio tra le righe.
Voglio rispondere anche alla recensione di midnightsummerdream, non ti preoccupare, pazza di certo non ti considero :p Solo molto simpatica XD Mi hai fatto sorridere con la tua recensione! Sono felice di suscitare in te una tale suspance! Non stavi proprio più nella pelle! Bene, come avevi previsto, ai Babbani è stata cancellata la memoria... beh... era l'unica cosa da fare! Per quanto riguarda lo "svelare" tutto subito... è una cosa con cui gli autori credo che facciano i conti continuamente. Sai, quando scrivo io vorrei subito arrivare alla fine, ma sempre mentre scrivo cerco di frenarmi... perché non posso realmente commettere SALTI epocali soltanto per la mia fretta di giungere alla conclusione, perché so, o quanto meno spero, che anche il lettore ha la mia stessa volontà, e si troverebbe deluso nel vedere la storia crollare in questo modo, non gli lascerebbe il gusto di leggere. Non trovi? Quindi, benché difficile, cerco sempre di ritardare il momento topico... Beh adesso devo stare attenta a non ritardarlo un po' troppo, altrimenti vi stancherete XDDDD Vabbè dai, ormai siamo nel vivo dell'azione ;) Dici che Jahat non è una creatura malriuscita? grazie, troppo buona! Te l'eri immaginato diverso però, beh sai... come tu sei stata condizionata dai Promessi Sposi (aspetta di vedere cosa sarà la Divina Commedia :P) a scrivermi un tema, io sarò stata probabilmente condizionata dal mio "benedetto" esame di Storia Medievale dato lo scorsa sessione... un bell'esamone che mi ha tenuto compagnia tutta l'estate... e di fatti Jahat è un antico stregone/guerriero medievale... madò sto male XD Comunque grazie davvero per il tuo papiro :) Spero continuerai a seguirmi!
Comunque devo come sempre dare un ringraziamento particolare alla mia piccola_ro... eheh hai visto Luna? Quando giungerai alla fine di questo capitolo vedrai che non è stato tutto casuale ciò che le è accaduto! Cerco di non rendere nulla casuale in questa storia :) Ogni cosa è stata scritta per un motivo preciso... ihih :p Grazie amooooo!!! Sono contenta che la storia ti piaccia! Anche perché tu mi hai sempre spronato ad andare avanti! Un bacione enorme, TATTTTTT!!! Ps. Il libro dei 4? Trooooooppo buona :)
Eh beh... dopo avervi inondato di parole, mi sa che io me ne ritorno ai libri (ehhhhhhhhhh già... triste vita di una studentessa) ...di coreano poi -_-" Vabbè, la smetto di dire cavolate, e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Beker riprenderà i sensi? Riusciranno a trovare il luogo in cui si trova Harry? Harry terrà testa a Jahat in questo combattimento uno contro uno? Ron attenderà ancora a lungo il risveglio di Hermione? Questo ed altro... nel prossimo capitolo! A presto (spero!) SAM!