SCUSATE,
SCUSATE, SCUSATE!!!!!!
Sono
mortificatissima. Purtroppo
tra impegni vari e qualche problemino di salute non sono riuscita ad
aggiornare
prima.
Cercherò
di farmi perdonare
aggiornando il prima possibile anche il prossimo capitolo.
Per
quanto riguarda questo non
accade nulla di particolare, però mi serviva per mettere in
risalto il tipo di
rapporto tra Bella e qualche altro personaggio.
Un
ringraziamento speciale ai 31 preferiti ai 58 seguiti e anche a chi
legge
solamente.
Baci,
Buona Lettura!
Luis
CAPITOLO
QUINTO
POV BELLA
ZZZZZ.
ZZZZZZZ. ZZZZZ.
“Mhmmm”
mi rigiro tra le coperte.
ZZZZ.
ZZZZZZZ.
ZZZZZZ.
Cos’è
questo strano
ronzio che mi infastidisce? Allungo una
mano verso la sveglia. A tentoni riesco ad arrivare al pulsante
Off.
ZZZZZZZ.
ZZZZZZ.
ZZZZZZ.
No, ancora?
È un
incubo. Fatemi dormire.
Mi metto a
sedere sul letto, completamente fuori di me.
La luce che
filtra dalla finestra è fioca. Sta
albeggiando.
ZZZZZZZ.
ZZZZZZ.
ZZZZZZ.
Ancora questo
ronzio. Faccio vagare lo sguardo nella mia
stanza alla ricerca del punto da cui proviene questo fastidioso rumore.
Incrocio il display della sveglia. Sono le 6 del mattino?
ZZZZZZZ.
ZZZZZZ.
ZZZZZZ.
“Basta
non ne posso più” sibilo buttandomi di nuovo sul
materasso e voltandomi di lato verso il comodino. Una luce soffusa
attira la
mia attenzione e comprendo che quel fastidioso rumore altro non
è che la
vibrazione del cellulare.
Chi
può essere
questo folle che chiama praticamente all’alba?
Subito, la
consapevolezza di chi sia si
fa largo nella mia mente.
Di scatto
afferro il cellulare.
“Alice,
come ti salta in mente di chiamarmi a quest’ora?”
sbotto adirata come una furia, senza preoccuparmi nemmeno di verificare
le mie
supposizioni. Ma chi poteva essere se non lei?
“Buon
giorno anche a te, Bella. È sempre un piacere
ascoltare la tua voce calma e dolce” ribadisce lei
dall’altro capo del
telefono.
“Cosa
vuoi?” incalzo, rassegnata.
“Volevo
solo ribadirti che verremo io e Rose a prenderti
stamattina. Hai avvisato tuo padre delle nostre intenzioni per il
pomeriggio,
spero!”
“Certamente.
E tu mi chiami alle 6 del mattino per dirmi
quello che ci siamo dette ieri sera prima di andare a letto? Tu sei da
fuori,
Alice!” la mia voce sale di qualche ottava.
“Suvvia,
non fare così. Volevo darti la sveglia. Conosco
troppo bene le tue abitudini mattutine. Dormigliona!” sono
sicura che sta
ghignando.
“Ok,
ok. Sono rassegnata. A più tardi, allora” e
così
dicendo mi affretto a chiudere la conversazione
per precipitarmi di sotto a preparare la colazione.
Intenta ai
fornelli, non mi accorgo di Charlie che mi
raggiunge.
“Come
mai così mattiniera?” mio padre conosce troppo
bene
le mie abitudini. Di solito mi alzo sempre tardi e difficilmente
riusciamo ad
incrociarci al mattino.
“Alice”
rispondo alzando le spalle come fosse ovvio.
“Ancora
non so come abbia fatto a convincerti a
festeggiare il tuo compleanno. Sei allergica alle feste” mi
dice con aria
perplessa mio padre e prende posto a tavola.
“Non
chiederlo a me. Comunque dovresti conoscere bene
anche tu i suoi metodi di persuasione” ghigno guardando la
faccia sbigottita di
mio padre. Anche lui non riesce a dire mai di no a quel malefico
folletto.
“Comunque,
non preoccuparti, papà. Cercheremo di non fare
tardi questa sera. In ogni caso in forno ci sono le lasagne avanzate di
ieri
sera” mi raccomando.
“Non
preoccuparti, Bells. Tu mi vizi troppo”.
“Ti
sbagli. Non ti vizio. Mi prendo solo cura del mio
papà” sussurro le ultime parole mentre prendo
posto anche io a tavola. Non so
sei ha sentito.
“E
dove avete intenzione di andare?”. D’accordo mi ha
sentito e sta cercando di cambiare argomento. Con Charlie è
sempre così: quando
si tratta di sentimenti si imbarazza.
“Se
non sbaglio Seattle. Credo per far contenta Rose,
visto che Emmet frequenta l’università del
posto”.
“Mi
raccomando, state attente. Per delle ragazze sole è
sempre pericoloso girovagare per strade sconosciute”.
“Fossi
in te mi preoccuperei più di Alice che delle strade
sconosciute” dico per alleggerire la situazione.
“Fate
comunque attenzione. Ora vado. Buona giornata,
allora, Bells”
“Buona
giornata anche
a te papà”.
Ed esce per
andare a lavoro.
Raccolgo
tutte le stoviglie e riassetto, prima di
precipitarmi in bagno per una doccia rilassante. Non ho tempo per
lavare anche
i capelli, così per renderli decenti li lego in una coda
alta.
Per il resto
solito abbigliamento.
Puntuali come
un orologio svizzero Alice e Rose arrivano a
casa mia sulla bmw rossa fiammante di Rose.
Salgo sulla
vettura e dopo aver salutato come si deve le
mie amiche ci avviamo verso la scuola.
È
stata una mattinata decisamente
pesante. Stranamente Cullen non si è visto in giro. Ma credo
che probabilmente
lo vedrò a mensa.
Mi blocco
sulla porta di entrata della mensa. È di fronte
ai miei occhi, seduto al solito tavolo, circondato da un branco di oche
cheerleader e da altri componenti la squadra. Tra cui Jasper e Ben.
Sembra
allegro. Regala sorrisi a tutti. Gli si avvicina anche Samantha Wells,
la sua
compagna di chimica. Lei non fa parte della cricca, però si
dimostra gentile
con lei. Mi sento gelare il sangue nelle vene. Perché con me
non può essere
così? Non ho intenzione di essere masochista, almeno oggi
non ce la faccio.
“Alice”
chiamo la mia amica che si sta avviando al tavolo
“Penso
che andrò in biblioteca. Ho un saggio di letteratura
da preparare e mi serve del materiale. Ci vediamo dopo al
parcheggio” mentre
vomito tutto questo il mio sguardo non ha lasciato la sua meta.
“Bella,
se è per mio fratello che non vuoi restare a
pranzo…”
“No,
ho davvero da fare. Ci vediamo dopo” e lascio la
mensa, per recarmi nel mio piccolo angolo di paradiso:
Ho trascorso
tutta la pausa pranzo
nel mio rifugio, ho perso la cognizione del tempo per poco non arrivo
in
ritardo alle lezioni pomeridiane. Si svolge tutto in modo tranquillo,
tranne
per trigonometria che come al solito non ho capito un’acca.
Raccolgo in
fretta le mie cose e mi dirigo al parcheggio.
Accanto alla
BMW di Rosalie trovo ad attendermi una più
che elettrizzata Alice, la stessa Rose e Angela. Poco distanti ci sono
i super
maci: Jasper, Ben e Cullen. Ma non hanno gli allenamenti? Non
è che hanno
deciso di venire
con noi? Un attacco di
panico in piena regola mi investe. Mentre tentenno
all’ingresso per raggiungere
le mie amiche due braccia forti mi cingono la vita e mi attirano a
sé. Una voce
melliflua e disgustosa mi parla all’orecchio:
“Dove
stavi andando piccola?”
“Di
certo non da te, Tyler” sbotto infuriata, mentre cerco
di divincolarmi dalla presa. Ma che gli prende a questo rimbecillito.
“Non
essere acida. Perché non vieni con me? Ci
divertiamo!”. D’accordo qualcuno deve avergli dato
un colpo in testa.
“Ti
ha dato di volta il cervello!” gli ringhio contro.
È
troppo forte per me. Cerco con lo sguardo, con qualsiasi cosa di
attirare
l’attenzione.
“Dai
vieni con me. Non fare la preziosa” cerca di
spostarmi, ma io ho almeno piantato i piedi a terra. Per mia fortuna
Alice si
gira dalla mia parte.
“Ehi
Bella”, poi accorgendosi che c’è
qualcosa che non va
aggiunge “Ma cosa diavolo sta succedendo!”. Tutti
coloro che si trovano nei
dintorni si girano nella nostra direzione. A quel punto, il viscido di
Tyler
molla un po’ la presa. Riesco a spostarmi tanto da dargli un
morso sul braccio
che mi tiene stretta.
“Ahi”
grida per il dolore. A quel punto posso
schiacciargli un piede con il mio. Sono oramai fuori dalla sua presa,
ma prima
di allontanarmi c’è qualcosa che devo dirgli:
“Non
azzardarti mai più a mettermi le tue viscide mani
addosso, chiaro?” e con ciò prima che possa
replicare gli mollo uno di quei
ceffoni sulla guancia tale da farmi male da sola.
Mi allontano
di corsa e raggiungo le ragazze.
“Bella,
stai bene?” mi chiede visibilmente in ansia
Angela.
“Sì,
ora sì” cerco di farle un sorriso rassicurante, ma
a
quanto pare non sono una brava attrice.
“Non
direi, sei pallida come un lenzuolo, forse sarebbe il
caso di tornare a casa, possiamo andare a Seattle un’altra
volta” replica Rose.
“Non
ci penso nemmeno. Su forza andiamo, è tardi”.
Spingo
le ragazze verso la macchina.
“Bella”
mi volto verso quella voce. Una mano calda e rassicurante
e prende per un braccio e mi avvicina.
“Dovresti
fare più attenzione. Comunque bel destro”
ammicca scrutando la mano combattente. Mi fa un po’ male. Una
piccola smorfia
di dolore si apre sul mio viso.
“Non
fare troppi sforzi con questa, mi raccomando”
“Non
preoccuparti”. Caldi braccia mi circondano
regalandomi un attimo di tranquillità.
Solo lui sa
tranquillizzarmi in questo modo. È come una
specie di dono speciale di cui è dotato.
“Non
preoccuparti per Tyler. A lui ci pensiamo noi” sibila
al mio orecchio.
“No,
ti prego. Niente risse. Piuttosto potrei ingaggiarti
come guardia del corpo per i prossimi attentati” ridacchio.
“Ehi,
voi due, se avete finito di spupazzarvi a vicenda
noi andremmo” ci richiama all’ordine Alice.
“Vai
ora, altrimenti chi la sente”
“Grazie,
Jasper. Sei un vero amico”. Sciolgo la presa del
caldo e rassicurante abbraccio di Jasper. Prima di salire in auto posso
notare
l’espressione dura e contratta del viso di Edward e suoi
occhi di ghiaccio che
mi perforano. Se gli sguardi potessero uccidere, probabilmente a
quest’ora
sarei tre metri sotto terra.
“Andiamo,
allora. Seattle sei nostra!” grida Alice.
“Sììììììììììììì”
ci accodiamo anche noi in coro.
_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%
Risposte
alle Recensioni:
|
||
|
||
|
||
|
||
|
||
|
||
|
||
|
_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%_%
Piccolo
angolo pubblicità:
Per
chi vuole potete anche dare uno sguardo ad un’altra storia
originale scritta da me:
L’Angelo
Oscuro.
Di
seguito il Link.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=418713&i=1