Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sam_Rox88    30/10/2009    3 recensioni
Voldemort è caduto e il mondo magico torna a trascorrere giornate serene. Anche Hogwarts, con un nuovo preside, riapre le porte ai suoi studenti ed Harry, Ron, Hermione tornano fra le mura del castello per completare l'ultimo anno di studi. Ma uno strano articolo compare sulla Gazzetta del Profeta, una materia non sarà insegnata? E... a cosa sono dovuti quegli strani omicidi?
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Senza nome 1

Harry Potter and the Eyes Collector

Capitolo 19

 

Nel cimitero degli occhi, Harry si trovava faccia a faccia con il suo avversario, Jahat, un antico stregone medievale riportato in vita dai suoi seguaci per ascendere al potere. Il combattimento si stava svolgendo nella più completa irregolarità, ma i due maghi si tenevano testa e nessuno riusciva nell’intento di sopraffare l’altro. Harry aveva scagliato contro il suo rivale tutti gli Anatemi e le Maledizioni che conosceva, ma essi non avevano sortito alcun effetto, a parte quello di rallentare Jahat, tra l’altro per una manciata di secondi. Allo stesso modo, Jahat, benché fosse più veloce non riusciva a colpire Harry, che scansava ogni suo attacco; lo stregone riusciva solo ad ostacolarlo, ma fortunatamente il mago dalla cicatrice sulla fronte riusciva a rimettersi in sesto senza troppe difficoltà. Era un combattimento alla pari. Anche se Harry appariva stanco (aveva perso la cognizione del tempo e non avrebbe saputo dire da quante ore si trovasse in quel posto), le voci provenienti da tutti quegli occhi gli davano la forza, ma prima di tutto un motivo, per non darsi per vinto e continuare a combattere.

Comodamente seduta nell’ufficio di Silente, Luna Lovegood, la cui vista era stata portata via dagli stessi seguaci di Jahat, assisteva involontariamente a tutto il combattimento, e riportava al preside qualsiasi informazione significativa. Un paio di volte aveva fatto trasalire la professoressa McGranitt annunciando che Harry aveva subito un attacco e lasciando poi la frase in sospeso, per poi riprendere solo dopo qualche minuto, quando i presenti stavano già dando per scontato il peggio. Altre volte, invece, lo sguardo di Aberforth si era sollevato di scatto, interessato e attento, nel momento in cui Luna aveva comunicato a gran voce che era stato Harry a colpire il suo rivale, ma l’entusiasmo e l’ansia per tale evento si esaurivano immediatamente con il proseguire del racconto della giovane Corvonero.

 

 

Harry si trovava a terra, semi-inginocchiato, con una mano poggiata al suolo per reggersi e la bacchetta stretta nell’altra. Il suo viso era stanco e respirava affannosamente, senza mai staccare gli occhi dal suo rivale, il quale non portava significativi segni di cedimento; tutt’altro, era come se per Jahat il combattimento fosse appena cominciato.

- Complimenti per la resistenza, ragazzo. – accennò lo stregone con un ghigno. – Ti vedo leggermente stanco. Arrenditi, tanto ormai hai già perso. –

Jahat prese ad incamminarsi verso Harry, che facendosi forza molto difficilmente riuscì a rimettersi in piedi, in principio barcollò, ma riacquistò subito l’equilibrio.

- Non ho alcuna intenzione di farlo, Jahat. –

- Temerario fino all’ultimo. Il tuo coraggio non ti salverà stavolta. – disse continuando a sghignazzare in modo fastidioso.

Harry cominciò ad indietreggiare di fronte all’avanzare del suo nemico.

- E cosa ne sai tu del mio coraggio? Eri bello che morto, non sai nulla di me. – disse Harry in tono arrogante, asciugandosi il sudore dal viso con la manica della tonaca.

Jahat accennò un sorrisino insopportabile, con l’aria di chi sembra saperla lunga.

- Io so tutto di te… - e un lampo comparve nei suoi occhi; Harry rabbrividì - …ti reputavo un ragazzo sveglio. –

Harry era sufficientemente confuso, non aveva assolutamente compreso quell’affermazione, ed anzi, si chiedesse come fosse possibile una cosa del genere. Tenendo sempre stretta la bacchetta, indietreggiava sempre di più, girando in tondo, man mano che Jahat gli si avvicinava.

- Che vuoi dire? – chiese senza riuscire a nascondere una punta di spavento nella sua voce.

Il sorriso di Jahat si allargò sempre di più.

- Ma come? Non l’hai capito? Davvero non immagini? –

 

 

- Questo cosa significa, signor Preside? – chiese Hagrid, il quale risultava essere completamente esterrefatto.

Luna stava descrivendo tutto ciò che vedeva e sentiva; al suo fianco Neville le teneva la mano, ed avvertiva i suoi fremiti ad ogni colpo di scena. Aberforth alzò lo sguardo su Hagrid, e successivamente sulla professoressa McGranitt, anch’ella sconvolta, e cercava di analizzare qualsiasi frase del dialogo che Luna gli stava riferendo. Lo sguardo del preside di Hogwarts, era vacuo, come se fosse perso nel vuoto, e non osava ancora giungere a conclusioni affrettate.

- Aberforth, come pensi che faccia Jahat a conoscere tutto di Harry? Non dovrebbe dal momento che è morto da secoli. Va bene la magia però… qui andiamo davvero oltre ogni limite del possibile. – esclamò la professoressa McGranitt reggendosi il petto con una mano.

Aberforth scosse lentamente il capo, e corrugò la fronte.

- Devo pensare… com’è possibile? – pensava mentre Luna continuava la cronaca di ciò a cui stava assistendo.

 

 

Ron Weasley, in preda all’ansia per la sorte del suo migliore amico e per l’attesa del risveglio della sua ragazza, era relegato in un letto dell’infermeria di Hogwarts, e seguiva con lo sguardo un guaritore dell’ospedale San Mungo che si dedicava alle cure del professor Beker. Seduta al suo fianco, su di un piccolo sgabello, c’era una pensierosa Ginny, che teneva entrambe le mani sulle ginocchia e aveva un’aria preoccupata. Ron smise di dedicare la sua attenzione al guaritore e si voltò verso sua sorella, osservandola per alcuni istanti in silenzio.

- Ginny, non fraintendermi, apprezzo molto la tua presenza qui, mi sei d’aiuto… Questo… questo è un momento davvero di schifo per me ma… Come mai non sei nell’ufficio di Aberforth? Non vuoi sapere cosa sta accadendo a Harry? –

Ginny a quella domanda, si strofinò le ginocchia con le mani, ciondolando avanti e indietro con il busto, in un chiaro cenno di nervosismo, e poi cercò di apparire se non calma, almeno lontana da una crisi di panico, ma non ci riuscì molto bene, dal momento che tremava.

- Non ce la faccio, Ron. Sono troppo agitata. Non posso farmi venire un infarto ad ogni cosa che Luna dice, l’ansia e la paura mi corroderebbero. Preferisco stare qui, e pensare piuttosto che lui stia bene e stia affrontando Jahat nel migliore dei modi. E poi, voglio tenerti compagnia mentre attendi il risveglio di Hermione; dopo tutto anche tu sei nella mia stessa condizione. –

Ron annuì con un’evidente amarezza stampata sul volto, e si voltò verso Hermione che giaceva beatamente sul lettino accanto al suo; strinse un pugno e lo affondò nel materasso, i nervi della sua bocca gli si contrassero, e Ginny poggiò cautamente le mani sul suo braccio per farlo calmare.

- Sai che cosa mi fa imbestialire? – continuò Ron senza riuscire a contenere la sua rabbia. – Il fatto che per settimane gli abbiamo detto di non essere melodrammatico, per settimane gli abbiamo assicurato che sarebbe andato tutto bene, perché quando Jahat sarebbe arrivato noi saremmo stati con lui, avremmo combattuto insieme, l’avremmo sostenuto. E invece eccoci qua, io sono bloccato in un letto con una caviglia fratturata, Hermione è allo stremo delle forze in un letto di infermeria, tu sei sconvolta e lui è chissà dove e sta combattendo completamente da solo. Ha perso i suoi amici nel momento in cui aveva maggior bisogno. Miseriaccia! –

Ron affondò un nuovo pugno sulle sue lenzuola, mentre Ginny cercava sempre di rincuorarlo.

- Ma non è dipeso da te, Ron. Tu hai fatto il possibile per venirci a salvare prima che Jahat lo portasse via. –

- Sì – disse Ron contraendo sempre tutti i muscoli del viso, aveva uno sguardo durissimo – e non sono stato in grado di farlo. Non ho difeso nemmeno lei. – e si voltò nuovamente per guardare la sua Hermione – Mi faccio pena. –

Ginny stava per ribattere alle parole di Ron, quando un improvviso movimento catturò la sua attenzione. Il guaritore del San Mungo era corso via dal letto di Beker e si era fiondato a gran velocità nello studio di Madama Chips, dopo qualche istante l’uomo ricomparve al fianco dell’infermiera, i cui passi erano ampi il doppio del normale.

- Ho avvertito una lieve contrazione, credo che stia per svegliarsi. – annunciò a gran voce il guaritore.

Anche l’attenzione di Ron fu catturata, e il ragazzo abbandonò la sua espressione aspra per prendere ad osservare cosa stesse accadendo.

- Sì, credo proprio che si stia risvegliando. Bisogna avvertire il Preside. – esclamò Madama Chips, con tono gioioso.

Ginny scattò in piedi in un istante.

- Ci vado io. – annunciò a gran voce, e Madama Chips annuì – Sarò qui in un attimo. –

La ragazza dai capelli rossi si portò correndo fuori dall’infermeria, e Ron, osservando attentamente il professor Beker, tra le figure di Madama Chips e del guaritore, poté scorgere i suoi occhi aprirsi. Hubert Beker stava finalmente riprendendo conoscenza.

 

 

- Adesso ho capito. – annunciò Aberforth in tono meditativo, quasi come se stesse parlando fra sé e sé e non si fosse reso conto di aver pronunciato quelle parole a voce alta.

Tutti i presenti portarono i loro sguardi sul Preside, chiaramente interessati dalla sua affermazione.  Aberforth, sì sentì osservato e alzò lo sguardo, stupendosi nel trovare tutti gli occhi puntati su di sé.

- Credo… ma non ne sono sicuro… ovviamente non vorrei fare supposizioni sbagliate ma… penso che il motivo per cui Jahat conosce tutto di Harry sia… -

 

 

- Mi deludi Harry Potter, davvero. –

- Ti decidi a parlare? O devo estorcerti la verità con la forza? – chiese Harry, puntandogli contro la bacchetta, e continuando a girargli intorno.

- Oh, dubito che tu possa riuscirci. – disse Jahat in tono di scherno.

- Ebbene? – continuò Harry, rigido.

Jahat si fermò un istante, e squadrò Harry dalla testa ai piedi, sempre con il suo solito ghigno dipinto in viso.

- La verità Harry… è che io… possiedo gli occhi e il cuore di due delle persone che ti hanno amato di più.

Il mondo, in quel momento, cadde sulle spalle di Harry con la forza di un’incudine pesante tonnellate, lanciata da chilometri di altezza.

- Sì, Harry Potter, proprio così. – continuò Jahat che dava l’idea di divertirsi – Tutto ciò che vedeva quel… quel viscido… quel Piton… io lo vedo. –

- NON AZZARDARTI A PARLARE COSI’ DI LUI! – gridò Harry, dalla cui bacchetta partì una Maledizione che, purtroppo, Jahat schivò lentamente.

- Oh oh… ma quanto siamo affezionati. Non dannarti troppo per lui, tanto è morto. –

- STA ZITTO! – gridò nuovamente il Grifondoro, e un secondo Anatema si scatenò dalla sua bacchetta, ma mancò ancora Jahat.

- E’ così Harry, e così come vedo tutto ciò che lui vedeva, allo stesso modo conosco la tua storia, perché il cuore di quel vecchio è una finestra aperta sulla tua vita. Anche lui ne ha fatte di cose cattive, lo sapevi? – disse Jahat con tono cantilenante.

- Lascia stare, Silente ha soltanto commesso degli errori ed ha già pagato per essi. Albus Silente è il più grande mago di tutti i tempi, e su questo nessuno può ribattere. –

Jahat inclinò il capo.

- Tu dici? Stravedeva per te il nonnetto lo sai? –

- Adesso basta! AVADA KEDAVRA! – urlò Harry, non riuscendo più a contenere l’odio per quell’uomo, che ormai straripava da ogni dove del suo cuore.

Il fascio di luce verde andò a colpire in pieno petto lo stregone, che allargò le braccia, come per accogliere il colpo, e dopo qualche istante un sorriso gli si dipinse sul volto. Harry spalancò gli occhi, e lasciò cadere la bacchetta. L’Avada Kedavra non aveva sortito alcun effetto su Jahat, che se ne stava lì di fronte a lui, in perfetta forma.

- Ah dimenticavo di dirti Harry… che… tu non puoi uccidermi… Io sono già morto. –

 

 

- Ci aveva visto giusto, signor Preside. – esclamò Hagrid, con espressione attonita.

Shacklebolt si staccò nervosamente dalla cattedra di Silente, sulla quale era appoggiato, e prese a camminare in tondo per l’ufficio.

- Dunque è questo… il motivo… - disse con tono meditativo – Jahat conosce tutto di Harry per via degli occhi di Piton e del cuore di Albus Silente. –

Aberforth, colpito nel vivo, annuì debolmente.

- E’ esattamente così, Kingsley. –

- Benché la questione sia dolorosa e interessante – intervenne in quel momento la professoressa McGranitt – c’è un altro aspetto che cattura la mia attenzione. A dire della signorina Lovegood, Jahat ha praticamente dichiarato di essere immortale! – fece osservare.

Aberforth sospirò nuovamente, socchiuse gli occhi, come se volesse lasciar scivolare via il peggio, e si alzò, poggiando entrambe le mani sulla scrivania.

- Esattamente, Minerva. Da che mondo è mondo, anche nel regno della magia, è impossibile riportare indietro i morti. L’anima di Jahat è morta secoli fa, ed il suo corpo si è decomposto. Ciò che vediamo oggi, e che i jahati hanno “riportato” in vita, è un nuovo corpo abitato da quella che può essere considerata un’essenza dell’antico Jahat, ma non la sua persona nella sua interezza. –

- E nemmeno distruggendo questo corpo, professore, si può sconfiggere Jahat? – chiese, timidamente, Neville.

Aberforth esitò qualche istante, come se stesse meditando sulla questione sollevata da Neville.

- La signorina Lovegood ha descritto come il corpo di Jahat, il suo attuale corpo, sia stato colpito in pieno da un Anatema che Uccide senza essere minimamente scalfito. A questo punto mi sovviene pensare che i jahati abbiano ricostruito un corpo che sia impossibile distruggere. Dunque l’essenza di Jahat è al sicuro in una botte d’acciaio. –

La professoressa McGranitt portò una mano alla bocca, per nascondere la sua espressione di stupore, quando la porta dell’ufficio di Silente si aprì di colpo, e un’affannata Ginny Weasley comparve sulla soglia.

- Signorina Weasley! – esclamò Aberforth senza perdere tempo – Ci sono novità? – chiese speranzoso.

Ginny, che ancora stava riprendendo fiato, annuì violentemente.

- Il professor… il professor Beker… si è… si è risvegliato! –

Tutti i presenti ebbero come un sussulto. Aberforth abbandonò la sua scrivania e corse verso l’uscita, oltrepassando Ginny e lanciandosi lungo il corridoio. In quel momento, dalla direzione opposta del corridoio, sopraggiunse Draco Malfoy, che si stava recando proprio nello studio del preside, ma una volta giunto dinanzi ai gargoyle, vide tutti precipitarsi fuori dall’ufficio ed anche piuttosto di fretta. Non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni a nessuno; l’unica cosa che riuscì a fare fu afferrare il braccio di Ginny e la immobilizzarla, nel momento in cui la ragazza gli passò accanto. Ginny si voltò di scatto per vedere chi l’avesse bloccata e quasi si stupì nel trovarsi di fronte il biondino di Serpeverde.

- Draco! – esclamò.

- Che accidenti sta succedendo? – chiese il Serpeverde, abbastanza confuso.

- Beker si sta risvegliando! Forse sapremo dov’è Harry! – disse la ragazza raggiante.

Draco lasciò andare il suo braccio e Ginny s’affrettò a raggiungere gli altri che l’avevano preceduta verso l’infermeria.

 

 

- Che cosa… che cosa significa? – chiese Harry, a dir poco intontito.

Jahat scoppiò in una fragorosa e rumorosa risata.

- A quanto pare non parliamo la stessa lingua! O sei semplicemente un po’ lento di comprendonio! – e la sua risata si spense, così che Jahat poté osservare attentamente il suo interlocutore – Il mio corpo non esiste più! Io sono morto secoli fa, ragazzo. Questo che vedi… è quel che i miei seguaci hanno saputo ricostruire, e proprio perché è un qualcosa di artificiale che è stato riprodotto nella perfezione più totale. Non puoi far nulla per sconfiggermi, per cui rassegnati, ed una buona volta… DAMMI… QUEL… CUORE!

Jahat si avventò su Harry, impugnando la sua spada. Il ragazzo, ancora stordito, e privo della sua bacchetta, non riuscì ad evitare l’attacco del nemico che gli si fiondò contro violentemente, gettandolo con le spalle al suolo e stringendogli la gola con tutta la forza che possedeva. Harry lo guardava dal basso verso l’alto, mentre il suo viso diventava di un colore violaceo, e il suo respiro sembrava essere quasi un ricordo lontano. Cominciò a dimenare i piedi, stava letteralmente soffocando. Gettò istintivamente lo sguardo a lato, in direzione della sua bacchetta, e provò ad allungare la mano per afferrarla, ma era troppo lontana.

- Crepa! – disse Jahat manifestando il suo profondo odio.

 

 

Aberforth, Kingsley, Minerva McGranitt, Hagrid e per finire Ginny irruppero nell’infermeria, dove trovarono il guaritore del San Mungo e Madama Chips dedicare le loro attenzioni ad un Beker ormai cosciente. Ron osservò tutta la scena dal proprio letto e vide il preside precipitarsi accanto al letto del docente.

- Hubert! – annunciò a gran voce.

Madama Chips gli fece cenno di abbassare la voce, e lo scostò di poco distante dal letto.

- Faccia piano, signor preside. Si è appena svegliato, è ancora debole. –

- Sì, sì, capisco benissimo. – disse freneticamente Aberforth, avvicinandosi nuovamente al letto, lasciando intendere che non aveva per nulla colto l’avvertimento dell’infermiera – Dimmi Beker, come ti senti? –

Beker strizzò entrambi gli occhi e curvò il capo come per sgranchirsi le ossa del collo.

- In verità… un po’ indolenzito vecchio mio. – disse con un leggero sorriso, dovuto alla sua debolezza.

- Beker… arrivo subito al sodo, mai avrei voluto essere così crudo, ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. –

L’espressione di Beker mutò all’istante, da sorridente quale era si trasformò in una smorfia seria e preoccupata.

- Che sta succedendo? – chiese in tono greve, cercando la risposta negli sguardi di tutti i presenti, e voltandosi per guardarli uno per uno si rese conto di ciò che stava accadendo – Dov’è Harry? –

Aberforth trasse un respiro profondo.

- E’ proprio di questo che voglio parlarti. Hubert, questa mattina nell’appartamento in cui siete stati rinchiusi, è comparso Jahat, avrai sentito la sua aurea. –

- Eccome! – affermò Beker, del tutto interessato, mettendosi a sedere in mezzo al letto.

- Ebbene – proseguì il preside di Hogwarts – Jahat ha portato con sé Harry, e non sappiamo dove. –

Beker apparve sconvolto e confuso allo stesso tempo.

- Che… che cosa? – riuscì semplicemente a dire.

Il preside annuì – Ma è avvenuto qualcosa di alquanto strano, e stupefacente! Luna Lovegood, la giovane Corvonero alla quale è stata strappata la vista ad opera dei jahati, inspiegabilmente assiste a tutto ciò che sta avvenendo nel luogo in cui si trovano adesso Harry e Jahat. –

- Che luogo è? – chiese teso Beker, senza neanche attendere che Aberforth continuasse.

- L’ha descritto come un luogo abbastanza tetro, alberi alti, poca luce, tante candele e soprattutto… occhi! Ci sono occhi ovunque dice e… -

Ma Beker non gli diede tempo di terminare.

- Il cimitero degli occhi. –

- Che cosa? – esclamarono tutti i presenti all’unisono.

- Allora lei sa dov’è professor Beker? – esclamò la professoressa McGranitt, leggermente sollevata.

- Io ci sono stato, Minerva. – sottolineò Beker – E’ nel cuore dell’Africa, dove Jahat è nato e morto durante la sua priva vita. E’ lì che tiene la sua collezione! –

Aberforth stette per dire qualcosa, ma fu interrotto dall’intervento di Ginny.

- Mi materializzerò lì! Adesso che so dove si trova, posso arrivarci, non ho intenzione di lasciare Harry da solo. – affermò decisa, con uno sguardo duro e forte.

Gli insegnanti, il preside e il Ministro della Magia, si voltarono verso la ragazza a dir poco esterrefatti e sorpresi per tale decisione.

- Coraggiosa la ragazza eh? – ironizzò con un leggero sorriso il professor Beker anche se debolmente per via delle sue condizioni di salute – Bravissima Weasley, sono fiero di te. –

La professoressa McGranitt, reggendosi il petto, avanzò verso la ragazza.

- Signorina Weasley, non credo che… -

Ma l’insegnante di Trasfigurazione fu interrotta dall’arrivo di un secondo studente, che a fatica era scivolato giù dal suo letto avvicinandosi zoppicando a sua sorella.

- Ed io verrò con te. Anche se non sono in perfetta forma… non posso lasciare il mio migliore amico da solo. Io devo essere al suo fianco. – esclamò Ron, trovando un appoggio in Ginny.

- Oh oh… allora è tutta la famiglia Weasley che è dotata di indomito coraggio. – continuò ad ironizzare divertito Beker.

Gli insegnanti presenti erano sempre più sconvolti.

- Non credo proprio che sia il caso di... – fece per esordire Aberforth, ma in quel momento, dalla porta dell’infermeria, giunse Neville correndo. Appena giunto s’aggrappò allo stipite della porta, respirando affannosamente, e cercando di non collassare al suolo. Dietro di lui, poco dopo, giunse sempre correndo Draco Malfoy.

- Professor Silente… - ansimò il paffuto Grifondoro, che ancora doveva riprendere fiato. – Professore… Harry… Harry… -

Aberforth si portò in avanti, superando tutti, e raggiungendo Neville.

- Cosa succede Paciock? La signorina Lovegood ha visto qualcosa? –

Neville annuì vigorosamente.

- Harry… Jahat… non può difendersi… Jahat l’ha… l’ha preso per la gola… e lui non la bacchetta, signore. –

Gli occhi del preside di Hogwarts si spalancarono, così come quelli di Ginny che, quasi come se quell’affermazione rappresentasse il permesso per raggiungere Harry nel cimitero, si gettò precipitosamente fuori dall’infermeria, senza che Aberforth riuscisse a fermarla.

- Un momento signorina Weasley! Torni qui! – urlò ergendosi lungo il corridoio, ma la ragazza era ormai scappata.

- Professor Silente… - disse debolmente la professoressa McGranitt, portandosi avanti.

- Aberforth, che si fa? – chiese, quasi spazientito, Shacklebolt.

Aberforth tenne fieramente il capo alto.

- Devo seguirla. –

 

 

Harry stava ancora combattendo tra la vita e la morte, mentre Jahat tentava di soffocarlo stringendogli la gola, e la sua bacchetta era dannatamente lontana. In quell’attimo comprese che forse non ce l’avrebbe fatta. Harry Potter, il mago che aveva avuto la meglio contro Voldemort, stava per essere ucciso da un antico stregone di cui, prima di allora, non conosceva nemmeno l’esistenza. In un attimo gli passarono dinanzi agli occhi tutti i suoi ricordi; dall’immagine vaga che aveva dei suoi genitori, alla triste infanzia con i Duddley, al giorno in cui ricevette la lettera per frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, al giorno in cui incontrò per la prima volta coloro che sarebbero diventati i suoi compagni di una vita: Ron & Hermione, alla sua profonda amicizia con Hagrid, al giorno in cui conobbe colui che divenne il suo pilastro, nonché punto di riferimento: Albus Silente, l’uomo che aveva sostenuto e stimato dal primo momento, da quando fu informato della sua esistenza dal retro di una figurina uscita da una Cioccorana. Gli apparve dinanzi anche il suo pessimo rapporto con Piton, che aveva sempre detestato e di cui aveva sempre sospettato. Rivide Sirius, e ricordò il giorno in cui aveva appreso la sua innocenza, e in cui lo accettò come suo padrino, con la speranza di poter vivere insieme, un giorno. E poi Lupin, Tonks, Malocchio, Cedric e tutti coloro che gli erano sempre stati accanto, durante quei lunghi anni passati a combattere contro Voldemort. Infine, vide coloro che non facevano solo parte del suo passato, ma anche del suo presente; coloro che avevano costituito la sua seconda famiglia: Arthur e Molly Weasley, il compianto Fred, George e lei, Ginny. Non voleva in alcun modo dover dire addio alla ragazza che per troppo tempo si era lasciato sfuggire, e che finalmente gli viveva accanto, condividendo le sue gioie, le sue emozioni, ma soprattutto le sue ansie e le sue paure. I momenti splendidi vissuti con Ginny erano davvero troppi, ed Harry si figurò anche quelli che ci sarebbero potuti essere, in un ipotetico futuro. No, non era pronto a lasciare la vita, non adesso che aveva lei. Non voleva assolutamente lasciarla. Eppure, la morsa di Jahat diventava sempre più forte, ed Harry avvertì il suo respiro diventare sempre più debole. L’antico stregone stava riuscendo nel suo intento: presto il cuore del giovane mago avrebbe smesso di battere, e avrebbe potuto appropriarsene per raggiungere il massimo del suo potere. Harry stava per arrendersi, per un momento la sua mente volò ai momenti in cui si trovava in difficoltà, e provvidenzialmente giungeva una mano dall’alto ad aiutarlo. Così accadde nella Camera dei Segreti, quando giunse Fanny e così accadde al Ministero, quando sopraggiunse Silente, in suo soccorso. Questa volta, riconobbe Harry, non sarebbe stato così fortunato. Nessuno sarebbe accorso il suo aiuto, probabilmente nessuno era a conoscenza del luogo in cui si trovava, quindi nessuno avrebbe avuto modo di salvarlo.

Mentre formulava quei pensieri, e sentiva il proprio respiro diventare sempre più debole, Harry avvertì improvvisamente un leggero sollievo; la morsa soffocante di Jahat divenne più lieve. – Sono già morto? – pensò dentro di sé, ma nel momento in cui portò gli occhi sul suo avversario, e si rese conto di trovarsi ancora nella terra dei vivi, vide l’espressione di Jahat cambiare in una smorfia di dolore. Lo stregone, lentamente, si allontanò dal Grifondoro, e si portò una mano sul cuore. Harry, finalmente libero dalla presa mortale, si portò una mano alla gola, accarezzandola e la trovò ancora intatta, anche se ancora non ne aveva ripreso il pieno possesso. Continuando a non capire ciò che stava accadendo, si gettò di lato, raccolse la bacchetta, e restando seduto sul suolo, osservò Jahat contorcersi e piegarsi in due, reggendo a malapena la spada, mentre si stringeva il petto con una mano.

- Maledetto! MALEDETTO! – urlò lo stregone.

Harry, benché intimorito, raccolse un po’ delle sue forze e si portò in piedi. Jahat, lanciò un nuovo grido di dolore, e lasciò cadere la spada, portandosi in ginocchio, e coprendosi gli occhi con le mani.

- Sono loro!! Sono quei maledetti bastardi!! –

 

Continua…

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sam_Rox88