Prologo
Quando
sogni ad occhi aperti corri il rischio di rimanere intrappolata nelle
fantasie che, giorno dopo giorno, la tua mente ricama. Divertita, contenta, segue
il ritmo che tu vuoi dargli, ma il problema più grande è che quando ci mescoli
il cuore, i giochi si fanno più duri. Non è facile uscirne, quando ci sono di
mezzo i sentimenti, sottrarsi a quella fantasia è complicato…ma se i sogni
dovessero diventare realtà? Se un giorno tu dovessi svegliarti e scoprire di
vivere la favola che tanto desideravi?
“La
vita e i sogni sono pagine di uno stesso libro .La lettura seguita è la vita
reale.
Ma
quando l’ora abituale della lettura (il giorno )è trascorsa ,e arriva il
momento del riposo,
Noi
continuiamo spesso a sfogliare oziosamente il libro, aprendo a caso questa
pagina o quella, senz’ordine e senza seguito, imbattendoci ora in una pagina
già letta, ora in una nuova;ma il libro che leggiamo è sempre il medesimo.
La
singola pagina isolata, pur priva di connessione con l’ordinata lettura
dell’intera opera,non ne differisce tuttavia granché, quando si pensa che
comincia e finisce all’improvviso anche la lettura regolare, e può quindi
ritenersi come una pagina unica, sebbene un po’ più lunga…”
Arthur
Shopenhauer,da “Mondo come volontà e rappresentazione”
“Dovresti smetterla di leggere in
continuazione” mi sgridò divertito Andrew, mio fratello “Un giorno finirai col
risvegliarti in uno dei tuoi libri” sbuffai sonoramente.
“Ma possibile mai che tu non capisca che
amo leggere?!” risposi esasperata per l’ennesima ramanzina di mio fratello “Sì,
ma ti isoli dal mondo e non va bene, io lo dico per te” disse accarezzandomi una
guancia, sospirai “Lo so, Andrew, ma è così bello sognare ad occhi aperti. Almeno
per qualche ora posso far parte di un mondo dove l’amore è realmente sentito e
vissuto, non come per noi: tutto viene dato per scontato e i sentimenti
facilmente calpestati e derisi” risposi sorridendo.
“Sei una testona! Io non sto dicendo che
non devi leggere e sognare, solo che dovresti essere più socievole, Meredith”
mi guardò severo “Così finirai per rimanere sola!” i suoi occhi scuri si
fissarono nei miei, tristi di quella verità. Io ero sempre stata sola, la mia
unica compagnia erano i libri, oltre a mio fratello che mi amava in modo
smisurato e si era occupato di me quando nostra madre era morta per un tumore. Una
morte che aveva inciso molto sul mio modo di essere, io dipendevo completamente
dalla mamma: lei sapeva come incoraggiarmi, lei conosceva perfettamente i miei
sogni, volevo diventare una brava pianista, amavo comporre e lei credeva nel
mio talento “Se insisti e persisti,insegui e conquisti” mi diceva sempre
ed io sorridevo grata di quell’amore e di quella fiducia che mi scaldavano il
cuore, mi facevano credere che un giorno anche io ce l’avrei fatta. Quando
morì, però, il mio sorriso si spense con lei; la mia gioia di vivere e di
suonare erano svanite, se solo provavo ad avvicinarmi al pianoforte, i ricordi
facevano capolino nella mia testa, portandomi ad una crisi di pianto
esasperante, tanto che sotto consiglio medico, smisi di suonare. Erano ormai
tre anni che non toccavo un pianoforte e quella passione era stata lentamente
messa da parte e sostituita dai libri; ogni volta che leggevo mi sentivo bene, completa, ma soprattutto riuscivo ad
immaginare un destino diverso per me. In ogni storia ritrovavo un po’ di mia madre e mi legavo ad
esso per mantenere sempre vivo il suo ricordo, non rendendomi conto che così mi
facevo solo più male.
Quell’anno mi erano arrivati sotto mano
quattro libri di una saga, incuriosita dal successo che avevano avuto l’anno
precedente, li acquistai. Come mio solito, aspettai che il fenomeno scemasse, odiavo
essere paragonata a coloro che acquistavano un libro solo perché lo facevano
tutte, una stupidissima moda, o soltanto perché fosse collegato ad un film e
quindi ad un bell’attore. Avevo iniziato a leggerli due giorni prima, ma mi
avevano talmente coinvolta che non m’ero resa conto che ero già al terzo libro;
stavo per finirlo, quando mio fratello era entrato nella mia stanza per farmi la solita predica. Sapevo che lo diceva per me, sapevo
che voleva vedermi tornare a sorridere e a suonare ma non potevo, o meglio, non
volevo.
“Ora vai a nanna, sorellina. Domani ci
aspetta un‘ altra giornata di scuola, due anni e il diploma sarà tuo!” mi
sorrise debolmente, io annuii, incapace di aggiungere altro. Andrew s’avvicinò,
mi baciò la fronte e se ne andò, lasciandomi sola con i miei pensieri. Sospirando
per l’ennesima volta, mi misi il pigiama e mi accoccolai sotto le coperte, tra
le mani “Eclipse”, ma prima di immergermi in quel mondo fantastico e lasciarmi
travolgere dall’amore smisurato che Edward provava per Bella, voltai un’ultima
volta lo sguardo verso la finestra: desideravo che quel perfetto vampiro
gentiluomo, di cui tanto amavo leggere, potesse entrare dalla mia finestra e
portarmi con sé. Volevo soltanto sentirmi amata e accettata per ciò che ero. Ma
sapevo bene che nella realtà, uno come lui non sarebbe mai esistito. O no?