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Autore: Sognatrice85    07/11/2009    4 recensioni
Quando sogni ad occhi aperti corri il rischio di rimanere intrappolata nelle fantasie che, giorno dopo giorno, la tua mente ricama. Divertita, contenta, segue il ritmo che tu vuoi dargli, ma il problema più grande è che quando ci mescoli il cuore, i giochi si fanno più duri. Non è facile uscirne, quando ci sono di mezzo i sentimenti, sottrarsi a quella fantasia è complicato…ma se i sogni dovessero diventare realtà? Se un giorno tu dovessi svegliarti e scoprire di vivere la favola che tanto desideravi?
Un Twilight un po' diverso, senza Bella...una nuova ragazza, un'altra dimensione e...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Dentro un sogno

Buon giorno e buon sabato a tutti.
Vi scrivo dall’alloggio universitario, da martedì mi sono ufficialmente trasferita qui. E anche da qui vi penso e posto, non lascio a metà le mie storie…
Non ho moltissimo tempo, perché ora sono immersa nello studio, nel seguire i corsi, è tutto frenetico, ma mi piace tanto.

 

Emmajane: grazie per aver letto e recensito, mi auguro di saper mantenere viva la tua curiosità. Farò del mio meglio…ah la fantasia fa danni, ormai sono intrappolata nelle mie fan fiction uff…spero che questo capitolo possa piacerti ^^

 

Fracullen: grazie mille, mi auguro resti interessante fino alla fine :), ci tengo molto alla buona riuscita di questa storia…

 

Synie: mi invidi??? E come mai?!? Forse le sensazioni mi son venute bene perché le ho vissute, non so…mmm…c’è tanto di me in Meredith. Non posso farci niente, in ogni storia che scrivo, ci lascio qualcosa di mio, non riesco a discostarmi. Scusa la smetto di blaterare. Ti lascio alla lettura del capitolo, spero di piaccia…

 

Lady jadis: leggere la tua recensione mi ha commossa…le tue parole sanno sempre arrivarmi dritte al cuore, si depositano lì e mi fanno stare bene. È così bella questa sensazione, sai? Grazie per quello che fai, per quello che mi dici, per il tuo credere così tanto in me…non so come fai, ma è bello…grazie, grazie, grazie…!!!

 

Un saluto speciale alla mia amica meravigliosa, Jenny…grazie per tutto!!! e grazie a chi ha inserito la storia tra preferite/seguite!!! siete meravigliose!!!
Ora vi lascio al capitolo…alla prossima…

Capitolo 1 “Dentro un sogno”

Un albero,

due alberi,

tre alberi.

Possibile che attorno a me tutto fosse così…verde? Ovunque mi voltassi, ogni cosa sapeva di pioggia, di viscido e per camminare dovevo ben guardare dove mettessi i piedi. Quel posto mi incuteva paura, sentivo ogni sorta di rumore alle mie spalle, ma avevo il terrore di voltarmi; spesso mi sembrava di udire un ringhio, ma non permettevo a quest’informazione di giungere al cervello per essere effettivamente elaborata, la scacciavo via prima che il danno fosse irreparabile. Però ad un certo punto, quel ringhio giunse troppo vicino al mio orecchio: paralizzata mi fermai, chiusi gli occhi terrorizzata. Sentivo qualcuno soffiarmi sul collo, un soffio glaciale, ma non provai ribrezzo, bensì piacere…un immenso e inspiegabile piacere. Ansimai quasi, riaprendo di scatto gli occhi, ma sentii che la figura alle mie spalle si era irrigidita. “Chi sei?” chiesi senza alcuna paura, scossa ancora da quella strana sensazione “Il tuo peggiore incubo” al suono di quella voce tanto roca e calda tremai, ma non di paura e il mio cuore tamburello talmente forte che il suo suono rimbombò nell’aria circostante. Mi stavo per voltare quando, un rumore fastidioso mi costrinse a chiudere gli occhi. Quando li riaprii, notai un comodino beige con su una strana sveglia rossa, mi strofinai gli occhi con un braccio, poi mi resi conto di trovarmi in una stanza, di scatto mi misi seduta sul letto, mi guardai intorno stupefatta. Quella non era la mia camera e quello in cui ero stesa, non era il mio letto. Provai a chiudere e a riaprire gli occhi numerose volte, ma nulla, tutto restava com’era. Sconvolta fissavo le pareti, erano azzurre, il soffitto a punta, sulla sinistra ai piedi del letto c’era una vecchia sedia a dondolo, illuminata dalla fioca luce che proveniva dalla finestra, racchiusa da tendine ingiallite probabilmente dal tempo. Sul lato destro una scrivania, su di esso un pila di libri e un computer vecchiotto, di seguito un piccolo armadio di legno e uno specchio. Per terra, il pavimento era di legno, sembrava abbastanza pulito, notai un sottile filo nero: ne seguii il percorso e vidi che era collegato al cavo del telefono, con gli occhi tracciai il percorso al contrario e capii: si trattava di un vecchio modem per computer. Stranamente non mi sentii a disagio, sorrisi “E’ un bel sogno!” dissi “Ma credo sia giunto il momento di tornare alla realtà” e mi diedi un pizzico, ma non accadde niente “Se è uno scherzo è di cattivo gusto” riprovai ancora, ma nulla. Un senso di agitazione cominciò a scalpitare dentro di me “Andrew, Andrew, Andrew!!!” gridai in preda al panico, quando la maniglia della porta s’abbassò, sorrisi, ma dovetti ricredermi quando la figura che m’apparve dinanzi non era quella che mi aspettavo: al suo posto un signore di media altezza, capelli e baffo castani che mi guardava impaurito “Figliola tutto apposto?” mi accigliai “E’ uno scherzo, vero?” chiesi squadrandolo “Dov’è Andrew? Cosa ci faccio qui!” urlai indicando la stanza, il signore mi scrutò confuso “Hai deciso tu di trasferirti qui, non lo ricordi?” mi portai le mani alle tempie, cercando di calmarmi, ma come potevo? Mi trovavo in una casa che non era mia e quel signore mi aveva chiamata “figliola”, ma non lo conoscevo affatto. Si avvicinò e mogio si sedette sul letto, quasi temesse la mia reazione “Se vuoi tornare a Phoenix da Renée, io lo capisco…” disse guardando a terra.
Un attimo. Aveva detto Renée? Questo nome mi era familiare, mi portai una mano sotto il mento e cominciai a vagliare i luoghi dove avevo potuto conoscere una persona con questo nome. A scuola non di certo, non era una compagna di mio fratello, né una ex…Poi d’improvviso, m’illuminai. Cominciai a ridere “Non è possibile!” mormorai più a me stessa, l’uomo ora mi fissava sconvolto “No, ditemi che è un sogno. Tu sei Charlie per caso?” chiesi ancora ridendo, tenendomi la pancia con la mano “Signorina Swan, siamo ironiche a prima mattina? Chi altro potrei essere secondo te?” mi asciugai le lacrime, fuoriuscite per le troppe risate “E io sarai Isabella Swan?” Charlie ridacchiò “Ora vuoi essere chiamata col tuo secondo nome? Se hai sempre detto che è orribile” mi bloccai. Dunque non mi chiamavo Bella? “Signorina Meredith Isabella Swan” pronunciò il mio nome completo, come se mi avesse letto nel pensiero “Se abbiamo finito con le battutine, io dovrei andare a lavoro e tu a scuola. È il tuo primo giorno. Giù troverai il Chevy di cui ti ho parlato ieri” sobbalzai. Stavo sognano, non poteva essere reale. “Quello che hai acquistato da Billy?” domandai speranzosa “Esatto, sempre quello. Non è cambiato nulla da ieri, Meredith. Ora sbrigati o farai tardi” si alzò e si avviò verso la porta, prima di uscire disse:”Ah poi dovrai spiegarmi chi è questo Andrew che tanto reclamavi prima…” e senza voltarsi scese le scale, lasciandomi sbigottita. Perfetto e ora come gli spiegavo che era mio fratello e che io non ero sua figlia? Mi sarei dovuta inventare quanto prima qualcosa, ma sbagliavo o nel libro Bella diceva che il padre era discreto…bah…
Balzai in piedi, mi guardai ancora attorno e risi. Assurdo. Mio fratello aveva ragione, infondo non mi dispiaceva. Risi ancora, ma mi fermai non appena ricordai cosa mi aspettava quel giorno: avrei incontrato lui, il mio vampiro. Il cuore cominciò freneticamente a battere “Oh cavoli e ora che mi metto?!?” corsi all’armadio e dopo varie indecisioni, optai per un jeans e un maglione lilla, mi affacciai alla finestra e ovviamente, come descritto nel libro, il cielo era plumbeo e pioveva. Sorrisi. Sogno o no avevo deciso che mi sarei divertita, volevo sfruttare questa possibilità. Poi non era detto che Edward ci fosse realmente e con lui tutta la storia dei vampiri.
Mi feci una rapida doccia, mi vestii, soffermandomi a lungo allo specchio: ero pur sempre io, anche se con secondo nome e cognome diversi. Non ero bella, ero nella media, né troppo alta, né troppo bassa, formosa, anche troppo a mio parere. Carnagione chiara, occhi castani, tendenti al verde alla luce del sole, li avevo ereditati da mamma e i miei capelli castano chiari, mossi scendevano ribelli sulle spalle. Gli sarei piaciuta? Sarei stata in grado di attirarlo? Lo desideravo, sentivo e pretendevo di essere stretta dalle sue braccia possenti, sentire il suo fiato sul collo, la sua voce nelle mie orecchie. Ma che razza di pensieri stavo facendo? Neanche lo conoscevo, anzi non sapevo neanche se esistesse realmente. Stupida, idiota! Imbarazzata, mi sistemai una ciocca dietro l’orecchio e di corsa scesi giù a fare colazione, Charlie era lì che mi aspettava, prima di parlare mi fissò a lungo “Ti sei ripresa?” domandò curioso “Si, scusa per prima, ma avevo fatto un incubo!” “Sei proprio stramba, stare con tuo madre ti ha reso come lei” sentire il nome “madre” mi fece sussultare e mi rabbuiai “Ho detto qualcosa che non va?” negai con la testa “Vado a scuola. A dopo” “In bocca al lupo, Mery” mi girai sconvolta, solo mia madre mi chiamava così e non volevo che qualcun altro lo facesse, nessuno poteva prendere il suo posto “Non chiamarmi in quel modo, non mi piace” dissi scura in volto “Ok…sei tanto cresciuta, figlia mia” “Già…” chinai il capo e corsi fuori al pick up, pronta per questa nuova avventura.

   
 
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