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Autore: _Sister_    01/11/2009    1 recensioni
Una storia che ho sviluppato partendo da un'immagine:un'enorme città al tramonto.
Genere: Generale, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Squarcia la notte.

 

La locanda si trovava nella zona nord della periferia, appena fuori dalle mura principali e si affacciava sui boschi.

Il ragazzo affacciato alla finestra era il figlio del proprietario, che in quel momento stava salendo le scale.

Fra padre e figlio vi era ben poca somiglianza: il primo, Chionne, era basso e tarchiato e dalla carnagione olivastra, mentre il secondo aveva ripreso tutto dalla madre, una splendida nordica con cui il padre aveva avuto una relazione molti anni prima e che era poi tornata nel suo paese pochi anni dopo la nascita del figlio, Alec.

Infatti era castano chiaro, occhi verdi, alto quasi una volta e mezzo il padre e slanciato.

-Alec, per gli dei, dovresti essere già pronto! Guarda, il tramonto è già passato!-

Il ragazzo si voltò irritato.

-Padre, questi turni sono inutili!Sono quasi vent’anni che questa zona non viene attaccata da qualche animale! E tu insisti nel volerci far passare notti insonni guardando alla finestra, alla ricerca di un nemico che non verrà mai!-

-Non rivolgerti a me in quel modo, ragazzo! Quelle bestiacce potrebbero uscire dai boschi da un momento all’altro ed io l’ho provato cosa vuol dire trovarsene una davanti!- dicendo questo, sventolava davanti alla faccia del figlio il moncherino della mano sinistra, che aveva perso da giovane, a causa dell’attacco di un enorme pipistrello, uscito da un ingresso del sottomondo nascosto nei boschi. L’esperienza gli aveva causato uno shock molto forte lasciandolo con la fobia della notte e un’ossessione per la sicurezza nella sua locanda.

Nei vent’anni successivi all’attacco aveva rinforzato tutti i muri, creato uscite nascoste e comprate tante armi da poter equipaggiare un esercito, tanto che alla fine i vicini avevano cominciato a chiamare scherzosamente la sua casa “la fortezza dei poveri”.

In aggiunta a questo, aveva organizzato turni di sorveglianza per tutto il personale della locanda costringendoli a notti insonni indossando le spesse armature di cuoio che si era procurato da un armaiolo di seconda mano fallito.

Il discorso continuò a salire di tono, arrivando ben presto alle urla:

-Lo vuoi capire che è una cosa seria?! Si parla della nostra sicurezza!-

-Sbagliato! Si tratta della tua sicurezza! Della tua ossessione! Vuoi capire che non c’è più alcun…- Alec venne interrotto da un urlo, lungo e forte, tanto che avrebbe quasi voluto tapparsi le orecchie per la sua potenza.

-…pericolo…-finì la frase con una nota incerta, lo sguardo perplesso e gli occhi sbarrati rivolti verso il padre,che non perse tempo. Prese in mano la prima arma che trovò, una rivoltella e si precipitò fuori dalla stanza.

-Corri ragazzo! Che ti dicevo?!- urlò al figlio  che appena si riprese dallo stupore lo seguì a ruota dopo aver afferrato uno spadino.

I due si buttarono fuori dalla locanda, nel buio del crepuscolo, cercando l’origine del grido e finendo quasi addosso a due mendicanti che stavano figgendo da uno dei vicoli di fianco alla locanda.

-Lì, dietro! Una..bestia..ha assalito una..una ragazza!-e mentre padre e figlio si avvicinavano con cautela all’entrata del vicolo, i mendicanti scapparono.

Tenendo nella mano tremante la rivoltella, il padre cominciò a schiarirsi la gola, incerto sul dà farsi.

-Figliolo, non sarebbe meglio avvertire le guardie? In fondo no sono propriamente fatto nostri…-

La risposta del figlio fu immediata.

-Se hai paura lasciami la pistola e rimani qui- il padre rimase impressionato da questa frase, rimase ammutolito e continuò ad avanzare davanti al ragazzo.

All’improvviso nel silenzio che si era creato si sentì un altro urlo, al che i due si affrettarono ed arrivarono in u n piccolo spiazzo circondato da case popolari al centro del quale si trovava un pozzo coperto.

Sopra di esso si era arrampicata la ragazza che aveva urlato, sotto una talpa glabra [priva di pelo], la quale stava cercando di raggiungere la fanciulla.

-Una nutria!- esclamò sorpreso Chionne – sono anni che non si registrano attacchi di queste bestie nella zona!-

-Sono anni che non si registrano attacchi nella zona,stop!-,rispose automaticamente Alec.

Accortasi delle due persone,la talpa lasciò perdere la preda,si girò e si preparò alla carica.

  
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