Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: ladyT    01/11/2009    1 recensioni
In un paesino circondato di campi e da piccole casette un pò trascurate vivevano due giovani promessi sposi. Dovranno superare molte difficoltà a causa di una nuova presenza che ostacolerà il loro rapporto. Sta a voi vivere questa avventura e... Presenza anche di un'immagine che rappresenta questa fanfiction.
Genere: Malinconico, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Greg House, Lisa Cuddy
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornataaaaaaaaa!!!!

Scusate molto del ritardo, purtroppo gli impegni di lavoro che mi tengono occupata dalla mattina alla sera a realizzare progetti e progetti su autoCAD!!!!


Prima di tutto, per accontentarvi posterò due capitoli a settimana!!!!

Domenica  e giovedì, tutti d’accordo?
Un grazie di cuore a tutte che mi seguono in questa follia  huddy!!!
Sono molto sadica, vero?
Una parola è troppa e due sono poche (Nonno Libero! ).
Ecco a voi il nuovo capitolo!
Mi raccomando recensite in tante!!!
Pronte?

1

2

3

GO!



CAPITOLO QUATTORDICESIMO.




Il cielo era molto buio. Un buio tetro simile all’abisso profondissimo di un oceano.
Non c’erano la luna e le stelle, solo grosse e terrificanti nuvole grigie accompagnate da violenti e accecanti lampi. Nessun segno di pioggia e né di gradinate. Sembrava lo sfogo di un qualcuno molto irato oppure era lo stesso Zeus che, preso dall’ira, si sfogava scagliando saette.
Bubbolati, latrati e ululati cominciarono a farsi sentire più vivi che mai.
Ad accompagnare questi sinistri rumori, c’era il trottare di otto zoccoli che sembravano andare di fretta.
Era il trottare di due cavalli, uno bianco ed elegante e l’altro nero e lucente.
In sella al cavallo bianco c’era don Jimmy che per tutto il tragitto non aveva fatto altro che osservare il cugino.
Trottavano fianco a fianco, per questo motivo Jimmy riusciva a vedere, nonostante la scarsa visuale notturna, e a percepire ciò che il cugino stava provando.
I suoi occhi erano strani. Non si poteva capire ciò che stava provando poiché notava un viavai di sentimenti che andavano dalla rabbia alla paura. Incredibile! Lui, cinico, misantropo, scorbutico e maledettamente irritabile, stava provando un sentimento probabilmente a lui sconosciuto: paura.
“ Ci sono vari tipi di paura.”
Pensava con il vento che colpiva in modo violento il viso poiché galoppava velocemente.
Voleva scoprire quale tipo di paura assaliva la sua anima, ma, l’improvvisa fermata brusca di House che tirava violentemente le redini facendo alzare il cavallo, lo distrasse da quel pensiero.
Entrambi scesero da cavallo e, tenendo stretto tra la mano le redini, proseguirono a piedi il cammino.
Camminarono in quell’immenso campo di girasoli alti almeno tre metri e con le ligule chiuse poiché non c’era la luce solare.
Don Jimmy s’avvicinò di più al cugino poiché il suo corpo fu invaso da una tremarella nell’udire dei suoni agghiaccianti e lagnosi provenire in quel campo.
Man mano che loro avanzavano, quei suoni si fecero sempre più vicini e fastidiosi.
Don Wilson camminava guardandosi intorno. Aveva paura. Il suo corpo tremava nell’udire quei rumori tetri e persino gli occhi gli uscirono dalle orbite ogni qualvolta vedeva delle strane ombre bianche apparire e sparire di tanto in tanto.
Anche i denti gli battevano rumorosamente tra loro e le gambe cominciarono a farsi sempre più molli.
D’improvviso Greg si fermò di scatto e, nonostante camminava con lo sguardo rivolto a lato, Jimmy andò a scontrarsi contro la schiena di lui.
< Ahi! >
Gridò Jimmy dal dolore.
Don House sbruffò silenziosamente roteando gli occhi per aria e si girò verso di lui. Portò l’indice della mano destra al proprio naso e gli fece segno di fare silenzio.
Il cugino alzò ambedue le mani in aria tenendo i palmi aperti facendo segno di scusarsi.
Greg si girò dandogli le spalle e puntò il dito verso il famoso castello.
Don Jimmy rimase terrorizzato, ma allo stesso tempo, incantato nel vederlo.
Il castello aveva una struttura al quanto complicata: la porzione che si affacciava sul campo aveva una forma ottagonale; le facciate erano tutte in precarie condizioni a causa dell’usuramento delle pietre dovuto agli agenti atmosferici e alla mancata manutenzione nel tempo.
In alcune parti si notava dei grossi ed enormi buchi di forma quasi rettangolare probabilmente appartenuti, un tempo, alle finestre.
Don House camminò sempre diritto e poi ad un tratto svoltò a destra.
Don Jimmy, in silenzio, lo seguiva come un’ombra, immaginando il cugino come guida turistica.
Entrambi si fermarono di fronte alla facciata principale del castello diroccato.
Jimmy deglutì alla vista di un enorme portone un po’ strano.
Forse era dovuto all’effetto della notte un po’ tetra oppure alla fantasia che la sua mente si era lasciata travolgere in quel contesto se vedeva una strana incisione: una donna urlatrice con i capelli a serpenti e i denti di un vampiro.
Sentiva le gambe tremare, aveva tanta voglia di scappare e di tornare a casa per buttarsi nelle braccia della moglie.
< Su, apriamo il portone! >
Sussurrò Greg avvicinandosi al cugino che era rimasto indietro a lui con gli occhi fissi su quell’immagine del portone e i denti che tamburellavano senza sosta.
< Do... do... dobbiamo pr... pr... proprio? >
Riusciva a stento a pronunciare qualche sillaba. Tanta era la paura di entrare. Se il castello gli incuteva terrore solo a vederlo all’esterno, figuriamoci come poteva essere all’interno.
Temeva che una volta entrato, non ne sarebbe mai più uscito vivo.
< Non è ora di fare il pappamolle! >
Disse annodando le redini di entrambi i cavalli su una lunga linea orizzontale di ferro, appeso al muro perimetrale, che probabilmente in passato doveva appartenere alla ringhiera di un terrazzo ormai demolito.
Cominciò a spingere il portone con molta forza.
Vedendolo un po’ in difficoltà, con un pizzico di coraggio, Jimmy lo aiutò ad aprire il portone.
Il portone si aprì lentamente e un terribile eco colpì violentemente le loro orecchie.
Don House ne rimase illeso, ma Jimmy rimase pietrificato con gli occhi spalancati e le mani incollate al portone.
Vedendolo che non muoveva un muscolo, Greg gli diede qualche schiaffetto sul viso per svegliarlo.
Don Jimmy si svegliò e, con denti serrati, proferì parola.
< Voglio mamma! >
Esclamò appoggiando le braccia su quelle di Greg.
< Non è ora di fare capricci! >
Lo rimproverò con tono serio e freddo.
< Una domanda: perché tu sei rimasto immune a quel terribile eco? >
Domandò tutto tremante con le orecchie ormai frastornate.
< Che stupida domanda! Ho messo del cotone nelle orecchie! >
Disse togliendo il cotone dalle orecchie e mostrandole a lui.
Nonostante tremasse di fifa, Jimmy aveva voglia di strangolarlo. Non gli aveva avvertito di questo terribile eco e né perlomeno offerto qualche pallina di cotone.
Senza perdere tempo, i due misero piede all’ingresso.
Jimmy si pentì subito poiché il portone si chiuse rumorosamente da solo alle sue spalle lasciando loro al buio pesto.
Don Wilson deglutì. Non gli era mai capitato di trovarsi in quella situazione. Sembrava di vivere in un castello stregato.
Improvvisamente vide una luce tenue e un’ombra gigantesca apparire lungo la parete del corridoio avvicinarsi a lui.
Sudava freddo per ogni passo che l’ombra compiva verso di lui.
Aveva una strana faccia! Sembrava Dracula in persona.
Appena quella figura gli si fermò di fronte, a Jimmy scappò un urlo.
< Hey, sono io! Mi hai dimenticato? >
Esclamò avvicinando le fiaccole al proprio volto per il riconoscimento.
Don Wilson sospirò nel vedere che era il cugino.
Greg roteò gli occhi per aria. Non credeva di avere un cugino tanto fifone.
Gli diede una delle due fiaccole che aveva acceso e s’incamminò in quel lungo corridoio senza luce.
Jimmy camminava a passi felpati muovendo lentamente la testa in ambedue i lati.
Vedeva degli strani quadri appesi alla parete lungo il corridoio. Erano ritratti di persone che avevano vissuto in questo castello e che probabilmente erano defunti.
Aveva l’impressione che i loro occhi si muovevano e che dalla loro bocca uscivano delle risate isteriche.
Stava per svenire. Anzi aveva voglia di svenire.
C’era troppa tensione in quel castello.
Persino il cuore faceva il matto. I polmoni ricevevano poca aria e il sangue scorreva lentamente nelle vene.
Sotto ai loro piedi c’era un tappeto lunghissimo, molto consumato e appiccicoso.
Sembrava di camminare sulla melma.
< Dio, Greg! Sai almeno dove trovarla? >
Ormai aveva perso la pazienza. Voleva ritirarsi dal gioco sporco di “Boing-Boing”.
< No! Contento? >
Rispose con tono seccato.
I due proseguirono il cammino entrando e uscendo dalle varie stanze.
Povero Jimmy! Ad ogni stanza ne usciva con i capelli ritti e gli occhi fuori dalle orbite a causa di vari imprevisti. Volata furiosa di pipistrelli addosso a loro, puzza di animali decomposti, enorme ragnatele che coprivano un’intera stanza.
Finalmente lasciarono il piano terra e salirono le scale che disegnavano una lieve curva conducendoli al piano superiore.
Alla loro destra c’era un arco che delineava l’ingresso a una stanza, probabilmente uno studio.
Incuriosito, don Wilson entrò in quella stanza, mentre don House entrò in un’altra stanza a lui familiare.
Jimmy non si accorse dell’assenza di Greg poiché fu attratto da uno strano oggetto che a prima vista sembrava un enorme tavolo da scrivano.
Ci soffiò sopra per spazzare via la polvere che si era accumulata col tempo e trovò dal ripiano alcuni quadri molto vecchi. Li prese uno a uno osservandoli col fare curioso.
Erano tutti dipinti originalissimi però, purtroppo, ripetitivi. Ogni dipinto avevo lo stesso oggetto: campi di girasoli, però diversi tra loro a seconda del tempo e delle giornate.
Annoiato, rimise i quadri al loro posto e cominciò a perlustrare lo studio. Notò l’enorme camino ormai in parte demolito e coperto di ragnatele, una piccola poltrona che molleggiava a causa di due piedi mancanti e un piccolo baule. Incuriosito, aprì quel baule. In quel momento sentì l’aria farsi sempre più pesante, più densa e per un attimo il respiro gli venne a mancare come se avvertisse una strana presenza sovrannaturale in quella stanza che gli opprimeva il torace.
In quell’istante la sua mente fu invasa da pensieri irrequieti.
Per distrarsi da quei pensieri, si concentrò a far uscire dal baule dei libri polverosi e stranamente ben conservati.
Improvvisamente il suo cuore cominciò ad accelerare poiché notava sulla parete di fronte un’ombra ingigantirsi sempre di più. Vedeva una strana figura con i capelli che sembrava strisciare come serpenti e subito si diede dei pizzicotti. Non poteva essere quella donna urlatrice che aveva visto inciso sul portone. Si girò e non fece in tempo a urlare e scappare che un oggetto contundente lo colpì in fronte facendolo svenire.
Nel frattempo, Greg stava perlustrando la stanza a lui molto familiare e vividi immagini gli si presentarono sotto forma di flashback.

“< Come lo chiamiamo questo posto? >
Domandò curioso il bambino con la testa appoggiata a quella della graziosa bambina dagli occhi grigi birichini.
< Meraviglia di Girasoli! >”


Immagini di loro due in quella stanza a fare pic-nic di fronte a quel panorama di girasoli.

“< Ecco a te la ciambella! >
Disse Lisa con tono dolce estraendo due ciambelle dal cestino e offrendone una a lui.
< Grazie, Raggio di Sole! >”


Altri ricordi di loro piccoli che pulivano quella stanza rendendola accogliente, i loro passatempi a realizzare e costruire un teatrino di legno per marionette divertendosi a imitare vari personaggi e, infine, il ricordo più doloroso, quello del loro addio.

“< Ti devo dire una cosa. >
Disse il bambino con voce seria e triste.
Fuori pioveva a dirotto con lampi e tuoni.
Un terribile tuono spaventò Lisa che si buttò tra le calde braccia di lui. Il suo abbraccio fece peggiorare le cose. Quell’abbraccio non ci voleva poiché gli metteva tristezza e nostalgia con quello che le doveva dire di urgente.
Seguì l’istinto di stringerla a sé ancora più forte.
Gli piaceva tanto abbracciarla poiché gli dava un senso di protezione e di amore.
Già, amore! Delle lacrime gli rigarono il volto andando a bagnare la clavicola di Lisa.
Lei se ne accorse e si distaccò leggermente da quell’abbraccio per guardarlo.
Si guardarono intensamente negli occhi. Solo un silenzio c’era tra loro poiché lasciarono che fossero gli occhi a parlare.
Parlavano così tanto da non accorgersi che i loro nasi si toccavano e le loro labbra si sfioravano. Un tenero contatto tra le loro labbra chiuse. Delicato e tenero. In quell’istante lampi e tuoni scomparvero lasciando il posto a un meraviglioso arcobaleno.
I due, dopo quel piccolo bacio, rimasero appoggiati fronte a fronte perdendosi negli occhi.
< Prometto che questo sarà un arrivederci! >
Cominciò a dire assumendo un tono tranquillo e sereno.
Nell’udire quelle parole, a Lisa scappò una lacrima.
< Lo prometti? Ti rivedrò? >
Lui le asciugò il viso e sul volto stampò un leggero sorriso. Un sorriso così luminoso e soave.
< Tornerò e ci incontreremo dove s’incontrano gli amanti! >
I due sorrisero e rimasero abbracciati per chissà quanto tempo.”


A quel ricordo, Don House gli venne uno strappo al cuore.
Non era vero che se ne era andato! Quel giorno gli morì il padre e di conseguenza doveva prendere il suo trono. Il trono del signore dei ricatti, della malvagità e del terrore. Purtroppo lui era troppo diverso dal padre e non riusciva ad essere come lui poiché l’incontro con quella fanciulla gli aveva cambiato sia esternamente che internamente.
Per tutto questo tempo, dopo il loro “arrivederci”, si era chiuso in se stesso diventando arrogante, cinico e solitario signorotto del paese.
Tutti avevano terrore di lui immaginandolo simile al padre che uccideva coloro che non saldavano i debiti entro i giorni stabiliti.
Però da quando Greg era al trono, non ci fu nessuna uccisione, ma più lavoro per tutti.
Raramente andava in paese e i pochi che avevano avuto occasione d’incontrarlo né uscirono arrabbiati per le sue battute sarcastiche o né uscirono felici per ogni offerta di lavoro. Le giornate le trascorreva nascondendosi nel bosco che circondava il lago ad osservare quella graziosa bambina diventare sempre più bella e affascinante con l’età.
Non aveva mai avuto occasione d’incontrarla e di abbracciarla temendo una reazione negativa di lei nello scoprire la sua vera identità.
Questo, col passare del tempo, lo faceva sempre soffrire ed era anche la causa dei suoi pessimi umori.
Appoggiò ambedue le mani al vetro della grande finestra, l’unica rimasta intatta nel tempo, con lo sguardo rivolto verso l’esterno.
Tra quel buio pesto, scorse due sagome ben illuminate dalle fiaccole e si accorse che uno di loro portava in groppo il cugino svenuto e legato come un salame.
< Hanno preso anche Jimmy! Stanno andando verso il mulino ad acqua! >
Si voltò di scatto, uscì dalla stanza e scese correndo per le scale.
D’improvviso si fermò: una scena alquanto disgustosa gli si presentò davanti barrando la strada con il braccio teso verso di lui puntando la spada.
Una risata malefica uscì dalla sua maligna bocca.
< A noi due, House! >


TO BE CONTINUED...

Siete tutte vive?
*me che apre l'ombrellone in attesa di ricevere qualsiasi ortaggio lanciato da voi"

  
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