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Autore: Darik    02/11/2009    2 recensioni
Tutto era cominciato come una tranquilla serata in compagnia...
Genere: Sovrannaturale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Days of Japanese Legends'
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4° CAPITOLO

“Vai, ancora uno! Ancora uno!”

“Scordatelo! Dì pure addio al tuo record personale! Ti pentirai di avermi invitato questa sera!”

Alla fine venne scoccato il colpo decisivo.

E apparve la scritta Game Over.

“Yeah! Ce l’ho fatta!!”, esultò un ragazzo con gli occhiali.

“Non devi montarti troppo la testa, mio caro Kensuke. Ti ricordo che anche io avrei potuto abbatterti con solo un altro colpo”, replicò un secondo ragazzo con una tuta nera.

“Sia come sia, ho vinto io, Toji! E adesso il tuo record di imbattibilità a Street Fighter è finito! Ora comincia una nuova leggenda! La mia!”

Kensuke scoppiò in una risata nevrastenica, quasi da cattivo dei cartoni animati, e si mise in piedi con una posa trionfale.

“Ti voglio proprio vedere a replicare il mio record, pazzoide. Sappi d’altronde che domani vorrò la rivincita!”, annunciò Toji alzandosi per andare in cucina.

“Cosa vuoi da bere?”, chiese al suo amico.

“Una coca”, rispose Kensuke mettendo da parte la play station.

Toji aprì il frigorifero, facendosi spazio tra le cibarie per raggiungere le bottiglie.

Era passata un’ora da quando lui e il suo amico erano rientrati da quel cinema.

Una serata divertente e rilassante, persino la compagnia di quella scocciatrice di Asuka era risultata accettabile.

E chissà perché la capoclasse gli aveva chiesto con una strana vocina se lui era disponibile ad uscire ancora con lei. Magari con lei soltanto.

Senza contare che il volto della capoclasse si era stranamente illuminato alla sua risposta affermativa.

“Bah, valle a capire le femmine”, concluse Toji.

Il ragazzo tornò in soggiorno con le bibite in mano, mentre Kensuke aveva acceso la televisione normale e stava guardando il telegiornale.

Si sedette scompostamente affianco all’amico e gli passò da bere.

“Ci sono novità?”, domandò Toji mentre iniziava a bere.

“Sembra che ci sia stato un brutto omicidio. Una donna”, rispose Kensuke.

“Orribile. Ma come tutti gli omicidi, farà parlare per un po’ e poi cadrà nel dimenticatoio. Succede sempre così. Alla fine la vita è un flusso continuo che travolge tutto, anche la morte”.

“Pensavo di essere io quello portato per la retorica”.

Toji sorrise. “Forse voglio vendicarmi della tua vittoria”

I due ripresero a bere, mentre le notizie scorrevano sullo schermo.

Kensuke fissò un attimo il suo amico, e si fece molto serio. “Senti Toji, c’è una cosa che voglio chiederti”.

“Ovvero?”

“Riguarda quello che è successo a Shinji”.

Toji smise di bere e deglutì pesantemente.

Abbassò lo sguardo sulla bottiglia. “Che cosa vorresti sapere? C’eri anche tu. Non abbiamo visto niente in quel bagno”.

Kensuke tirò fuori il suo temibile sguardo indagatore. “Io e la signorina Misato non abbiamo visto niente. Ma noi non siamo entrati nel bagno, al contrario di te. E tu qualcosa devi averla vista. L’ho notato”.

“Cosa hai notato?”

“Il tremore alla mano sinistra. Il tuo volto era impassibile. Hai detto che non avevi trovato nulla. Ma stando dietro di te ho visto che tenevi nascosta la sinistra. E che ti tremava. Ha continuato a tremarti fino a quando non siamo usciti dal cinema. Perché?”

“Non ti si può proprio nascondere nulla, vero?”

“Esatto”.

Toji sospirò. “Non si è trattato di vedere. Ma di sentire”.

“Eh?”

“Quando sono entrato nel bagno, ho cominciato ad aprire le porte dei wc. Ed erano tutti vuoti. Però in uno ho…”

Toji si bloccò, deglutendo.

“Cosa ti è successo?”, insisté Kensuke.

“…ho sentito che c’era qualcosa. Non so spiegarti di cosa si trattava. So solo che c’era qualcosa. Qualcosa di orribile, di freddo… Mortale!”

Kensuke si accorse che la mano sinistra del suo amico aveva ripreso a tremare.

Eppure insistette. “E perché non ce l’hai detto?”

“Cosa avrei dovuto dirvi?!”, esclamò Toji voltandosi quasi furente verso Kensuke. “Non avevo visto nulla! Solo sentito qualcosa! Magari se ve lo dicevo, voi sareste venuti ma non avreste sentito nulla! E io ci avrei fatto la figura del pazzo!!”

Kensuke osservò Toji: aveva cominciato a sudare, gli era venuto il fiatone e anche uno sguardo con un che di spiritato.

Il giovane occhialuto capì che era meglio smetterla lì.

“Va bene”, gli disse Kensuke mettendo le mani avanti e tirando fuori un sorriso il più possibile rassicurante. “Adesso calmati. E’ tutto finito e non ne parliamo più”.

Toji non disse nulla, si alzò reggendosi la mano tremante con l’altra mano e andò nel bagno, sicuramente per darsi una rinfrescata.

Rimasto solo, Kensuke provò a pensare che razza di sensazione poteva aver ridotto in quel modo uno come Toji.

Non arrivò a nulla: gli indizi erano troppo pochi e anche troppo inquietanti.

Meglio non pensarci.

Fu allora che un grido agghiacciante lo fece trasalire.

“Toji!!”, gridò Kensuke alzandosi e precipitandosi nel bagno con la velocità di un fulmine.

Prima che potesse arrivare alla porta del bagno, si scontrò con Toji.

Quest’ultimo si agitava e sragionava, pallido e madido di sudore.

“E’ QUI!!!! E’ QUI!!! E’ VENUTO A PRENDERCI!!!! SHINJI!!! SHINJI!!!!”, strillava Toji a perdifiato.

“Ma che dici?! Che ti prende?!”, gli gridò Kensuke cercando di tenerlo fermo.

Poi anche lui guardò in direzione del bagno, e impallidì.

“Oh… oh mio Dio… Shinji… No… Tu non sei Shinji!! Scappiamo!!”

Kensuke prese Toji per una mano e lo trascinò fino alla porta, l’aprì e scapparono.

La casa di Toji era un appartamento al secondo piano di un condominio.

Per salire di solito usavano l’ascensore, ma stavolta erano talmente spaventati che presero le scale.

Le scale avevano una luce fioca,che in pratica ad ogni piano illuminava solo i gradini più vicini.

Toji e Kensuke come forsennati scesero varie rampe di scale, senza mai guardarsi intorno o indietro.

Finché ad un certo punto Kensuke si accorse di qualcosa di strano.

Si fermò, mentre Toji continuò a scendere correndo.

“Toji! Toji fermati! C’è qualcosa che non va!”, gli gridò da dietro

Inutilmente, Toji continuò a scendere senza voltarsi, scomparve nel buio della rampe di scale sottostanti, facendo sentire il rumore dei suoi passi che si allontanavano sempre più, finché questo rumore cessò quasi di botto.

Kensuke cercò di razionalizzare, tuttavia l’unica cosa che capì era che dovevano aver sceso almeno otto rampe di scale!

Mentre l’appartamento di Toji era solo al secondo piano!

Provò allora a scrutare l’esterno dagli spiragli tra le rampe di scale.

Solo buio.

Troppo buio.

Il ragazzo si sentì improvvisamente svuotato di ogni forza.

Si accasciò al suolo rannicchiandosi su se stesso.

Poi le luci delle scale si spensero.

E tutto fu buio.

Un buio nel quale risuonò inaspettatamente un forte rumore simile ad un battere di mani.

 

  
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