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Autore: AtenaPallade    02/11/2009    1 recensioni
Jo e Laurie. Dovete aver letto piccole donne crescono fino al capitolo 18 e poi continuare con il mio 19! Buona lettura
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La lettera che avvertiva che Jo e la zia sarebbero tornate a Concord raggiunse la signora March quando le due erano già rientrate. Accorsero tutti alla finestra quando sentirono il rumore di una carrozza fermarsi davanti casa; videro scendere una signora bassa e abbondante e riconobbero subito in lei la zia March. Rose era lì con loro, ma avrebbe dovuto viaggiare ancora per un'ora prima di arrivare a casa. Poco dopo videro una dama salutare un'altra dama e quindi scendere graziosamente. Era Jo.

Lo stupore negli occhi di tutti e i gridolini di allegria quando Jo smontò dalla carrozza davanti casa vestita di tutto punto e con fare quasi elegante, la fecero sentire importante; si rendeva conto solamente ora che il suo cambiamento, per quanto forzato e lontano dalla sua definizione di comportamento, le aveva giovato.

Il suo viso era fresco e rilassato, la fredda brezza invernale le aveva appena accennato un leggero rossore alle guance; gli occhi grigi erano profondi e dolci mentre il viso aveva assunto un'espressione più consapevole del suo esser donna; l'abito color ambra si intonava perfettamente con quello dei suoi capelli e l'acconciatura che le aveva fatto Rose prima di partire era elaborata al punto giusto ed impreziosita da uno dei cappellini che la zia le aveva comprato.

Jo prese sottobraccio la zia e le due si incamminarono per il vialetto che porta a Orchard House, girandosi di tanto in tanto verso la carrozza che era ripartita, per salutare Rose che si sbracciava dal finestrino.

Quando raggiunse la porta e trovò tutti lì ad attenderla, lasciò cadere i bagagli che aveva in mano e si gettò fra le braccia della signora March.

“Tesoro mio! Mia cara Jo! Come sei cambiata! Come sei bella!” le disse con lacrime di felicità agli occhi e tenendole il viso fra le mani; poi la strinse nuovamente al petto.

“Eh già, neanche io volevo crederci. Questa è Josephine March, la ragazza che saltava i cancelli e camminava con le mani dietro la schiena!” aggiunse la zia March giusto per ricordare a tutti quanto era scapestrata Jo.

“Non è mai detta l’ultima parola, zia, potrei ricominciare a saltare i cancelli ed a camminare con le mani dietro la schiena! Il lupo perde il pelo ma non il vizio!”

Jo abbracciò mister March e Meg, che era passata con i bambini a trovare la mamma ed il papà; strinse forte a se anche Demi e Daisy e quando non ne potè più di essere strapazzata dalle due pesti, li mise a terra e andò ad abbracciare Amy. Sorprese sé stessa quando riuscì ad abbracciare anche Laurie senza tradire il minimo sentimento.

Laurie dal canto suo era profondamente sorpreso di come trovava Jo; che le fosse sempre piaciuta, questo era un dato di fatto ed era noto a tutti, ma quanto le piaceva ora che era diventata, almeno esteriormente, una donna composta ma sempre con un pizzico di pazzia, nessuno lo poteva immaginare. Rimase tutto il tempo a fissarla con espressione inebetita e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

Jo raccontò del suo viaggio a New York con Rose, di come la trascinava a feste e divertimenti e del suo incontro con Fred Vaughn ad un ballo.

“Anche io ho incontrato Fred in Europa, prima che Laurie mi raggiungesse. È un ragazzo che viaggia molto.” disse Amy con viso amareggiato dato tutta l'importanza riservata in quel momento a Jo. Era sì sua sorella, e le voleva assai bene, anche se spesso litigavano, ma vedere che non era più lei al centro dell’attenzione, la faceva sentire terribilmente irritata.

“Mi ha raccontato del vostro incontro in Europa e che poi è dovuto tornare a casa per problemi famigliari. Mi ha anche detto però che tutto si è sistemato e che era felice di tornare a girare il mondo. Sì, quel ragazzo viaggia decisamente tanto!” aggiunse Jo guardando Amy.

Seduto in parte alla sorella c'era Laurie, che ancora non aveva aperto bocca, un po' per la sorpresa della nuova Jo, un po' per l'imbarazzo che provava nei suoi confronti.

“Allora, parlatemi di voi, ho saputo del vostro fidanzamento!” disse Jo rivolgendosi ad Amy e Laurie ma, di fatto, guardando solo la sorella. Non aveva ancora avuto il coraggio di incrociare lo sguardo con quello del suo amico; era riuscita a non farlo anche quando, poco prima, l'aveva abbracciato, scusandosi con il fatto che Daisy le tirava il vestito come cenno di approvazione alla bellezza dell'abito.

“Sì, siamo fidanzati, per ora. Non abbiamo ancora parlato di matrimonio, è troppo presto. Vorrei essere sicura delle mie azioni perché contrarre matrimonio non è una cosa da prendere alla leggera.” disse Amy mettendo una mano sul ginocchio di Laurie e finendo la frase guardandolo negli occhi con aria di ammonimento. Laurie restituì lo sguardo, ma non capì perché lo stesse guardando in quel modo.

Amy era una ragazza giovane ed alle prime armi in amore; Laurie le aveva proposto di condividere la vita per sempre durante una meravigliosa gita sul lago e lei all'epoca non aveva dubbi sulla cosa: rivedere però la sorella e soprattutto l'atteggiamento di totale estasi da parte di Laurie alla vista di Jo, le aveva fatto insinuare nella mente che il ragazzo forse non era del tutto convinto di aver scelto la March giusta. Amy, stranamente, non sembrava arrabbiata della cosa: semplicemente voleva chiarezza e sincerità. Sarebbe stato peggio scoprire, magari dopo il matrimonio, che Laurie amava ancora Jo e la loro vita sarebbe stato un inferno. Essa stessa sapeva che Jo era stata parte integrante nella vita del suo ragazzo e che non sarebbe stato semplice scacciare i ricordi di lei dalla mente di lui, non dopo un amore così turbolento.

Arrivò presto sera e la zia March decise di tornare al suo palazzo. Jo l'abbracciò forte a sé ringraziandola per quello che aveva fatto per lei; la zia rimase deliziosamente incantata da cotanto slancio di affetto.

Aveva imparato ad amare Jo come Amy, anche se la prima le piaceva di più; zia March era stata anche lei da giovane una scavezzacollo e poteva comprendere a pieno i modi di fare di Jo. Vederla però ridimensionata nel carattere le fece piacere più di quanto avrebbe potuto fare Amy con il pianoforte o con una piacevole chiacchierata.

Quando la casa dei March si svuotò, la malinconia si impossessò di Jo: era stato facile per lei non pensare ai problemi della vita quotidiana vivendo praticamente in vacanza continua. Ora che però tutto era tornato alla normalità, ora che le danze si erano chiuse, l'orchestra aveva smesso di suonare e le feste erano finite, doveva fare i conti con la cruda realtà della sofferenza.

Era notte e non riusciva ad addormentarsi, il pensiero di Beth, che lei era convinta di esser riuscita a dominare, si faceva ora più vivido in lei che mai. Camminava nervosamente su e giù per la stanza, come era solito fare quando qualcosa non riusciva a darle tregua, mentre due occhi neri la osservavano di nascosto dalla finestra. Jo si sentì sopraffatta dalla tristezza. Indossò stivali e cappotto e si diresse lentamente senza far rumore verso la porta di casa. La aprì trattenendo il respiro, ed uscì pian piano. Se l'avesse vista qualcuno avrebbe pensato che fosse una pazza: uscire all'una di notte praticamente in vestaglia era certamente da persona poco sana di mente.

Qualcuno che la stava osservando c'era eccome. Erano due occhi neri di una bellezza unica per un uomo, che non riuscivano a chiudersi in sonno quella notte, ancora agitati per le sorprese che erano arrivate quel giorno. Laurie stava guardando ogni movimento di Jo: la vide uscire dalla porta e incamminarsi nel freddo della notte verso la strada. Curioso di scoprire dove la ragazza stesse andando, si vestì velocemente e lasciò casa sua per inseguirla senza farsi vedere.

Jo camminava spedita e solo dopo circa dieci minuti di strada, Laurie, che la seguiva a debita distanza, capì dove l'amica stesse andando: si stava recando da Beth. Al pensiero di attraversare un cimitero in una piena notte invernale lo fece rabbrividire più di quanto potesse fare la temperatura esterna, ma col groppo in gola, continuò a seguire Jo.

Jo era caduta praticamente in una specie di trance: se la sua mente non fosse stata offuscata dalla tristezza e dalla depressione che provava in quel momento, probabilmente neanche lei si sarebbe inoltrata verso la tomba della sorella. Ma le sue gambe camminavano da sole e la sua mente era rapita da chissà quale pensiero per Beth; mentre macinava strada lei guardava di tanto in tanto il cielo, terribilmente coperto da nubi, e poi ritornava a guardare dritto.

Mancavano pochi metri alla tomba della sorella e Jo cominciò a camminare sempre più lentamente ed a singhiozzare sempre più forte; le gambe le cedettero quando vide il nome della sorella scolpito nella pietra e si accasciò a terra piangendo. La terra fredda e umida le aveva sporcato viso e mani, per non parlare della vestaglia da notte e del cappotto.

“Mia cara Beth, mia cara Beth! Perché, Signore, me l'hai portata via? Perché?” si domandava Jo piangendo amare lacrime.

Laurie la stava guardando da poco distante e si sentiva impotente davanti a quella scena; solo qualche goccia di pioggia lo riportò in sé e lo fece avvicinare a Jo. Si accucciò vicino a lei e cercò di tirarla su. Jo lo lasciò fare finché non si rese conto della cosa e gli disse “Cosa ci fai, tu, qui!” come se invece la sua presenza lì fosse più che giustificata e guardandolo con il viso sporco di terra e umido di lacrime. Si levò dalla stretta di lui, ma Laurie la riprese per un braccio e la rimise in piedi “Cosa ci fai tu qui a quest'ora della notte! Jo, non mi pare il caso di girare per cimiteri!” le disse con tono deciso.

Jo lo guardò negli occhi incredula; poi si guardò intorno e si rese davvero conto di essere nel cimitero vicino casa. A quel punto, ritornata in sé, disse “Oh Signore, cosa ci faccio qui nel bel mezzo della notte? Ti prego Laurie, portami a casa.”

Laurie, dovendo fare l'uomo temerario della situazione, le mise un braccio intorno alle spalle e la condusse fuori dal camposanto non senza timori di fare chissà quale tipo di incontri.

Mentre camminavano, le poche gocce di pioggia cadute poco prima divennero un acquazzone e i due arrivarono a casa completamente fradici.

“Vieni da me, il caminetto è sempre acceso e ti asciugherai un attimo prima di tornare da te.” disse Laurie a Jo.

Nello stato d'animo in cui si trovava ora Jo, avrebbe potuto accettare qualsiasi cosa le fosse proposta.

L'inserviente dei Laurence aprì loro la porta e li aiutò a liberarsi degli abiti fradici. A Jo venne dato un pigiama di Laurie ed una coperta; la cameriera la aiutò a lavarsi dalla terra rimastale addosso, a pettinarle i capelli ed a indossare il vestiario fornitole. Poi la portò vicino al fuoco del caminetto nella stanza di Laurie. Lui l'aspettava completamente cambiato ed era seduto sul divano di fronte al fuoco.

Jo era accoccolata vicino al caminetto ed il calore delle fiamme le sembrava lenire quel mal di cuore che si portava dentro. Dava le spalle a Laurie e si dondolava di tanto in tanto quasi come si cullano i bambini per farli tranquillizzare. Poi si fermò e poggiò la testa sulle ginocchia rannicchiate e pianse silenziosamente per non farsi sentire dall'amico.

“Jo” disse Laurie “mi dispiace averti lasciato sola quando tu avevi più bisogno di me. Sono il tuo migliore amico, avrei dovuto essere al tuo fianco per consolarti quando Beth...beh, ed invece ero in Europa a divertirmi con tua sorella.” dicendo ciò si alzò dal divano e si avvicinò a Jo che continuava a piangere sulla coperta “Che egoista sono stato, Jo!” continuò sedendosi a terra al suo fianco e carezzandole i capelli umidi.

Poi, abbracciandola, la portò verso di sé e la strinse al suo petto: Jo poteva sentire il cuore di Laurie battere velocemente sotto la sua guancia; alzò lo sguardo fino ad incrociare gli occhi neri di Laurie e, pur sapendo quanto era sbagliato ciò che avrebbe fatto di lì a poco, Jo sfiorò con un bacio leggero le labbra dell’amico, che non accennò a spostarsi.
  
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