Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: IsAnastaciaHuddy92    02/11/2009    2 recensioni
SONO DUE STORIE!!!
Dimenticare:
House ha subito l'elettroshock, non ricorda più nulla, solo le sue conoscenze mediche sono rimaste intatte.
Qualcuno però non riesce a dimenticare, e House cerca di rimettere insieme i pezzi... WH4E
Riviverti: (comincia esattamente al 13 capitolo)
L'occasione per House e Cuddy di ricominciare, ma purtroppo un terribile incidente, che ha coinvolto il marito della Cuddy, li costringe a mettersi ancora in gioco per salvargli la vita, e tentare di salvare la loro relazione.
TUTTO AMBIENTATO DOPO L'ARRIVO DI HOUSE AL MAYFIELD E SU QUELLO CHE SUCCEDE DOPO L'HO INVENTATO DA ME.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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House e Wilson erano di nuovo sdraiati su quel divano di pelle marrone, entrambi, di nuovo, avevano due bicchieri pieni di alto contenuto alcolico, e sembrava che di nuovo avessero trovato quella sintonia per cui Wilson aveva faticato tanto negli ultimi mesi.
-Sei di nuovo primario di diagnostica-
-Già... Foreman è tornato a lavorare nelle piantagioni, potere ai bianchi!- Wilson rise rumorosamente, mordendo la terza fetta di pizza.
-Prima o poi sarebbe successo, Cuddy lo aveva stabilito prima della tua partenza-
-Ma le amministratrici si vestono tutte come prostitute?-
-Sei tornato sul serio- House sorrise e riempì nuovamente il bicchiere dell’amico con del whisky.

Due semplici tocchi distrassero la concentrazione della dottoressa dalla sua personale telefonata, e i suoi occhi languidi intenti a guardare l’aiuola fuori della finestra s’impegnarono nello sguardo azzurro dell’uomo appena entrato, anche le sue orecchie furono disturbate dal battere di quel molesto bastone, le sue labbra poi si paralizzarono al muovere delle sue, tutto come prima, lei parla al telefono e lui rompe.
-Ti richiamo io-
-Ok, ciao, ti a...- aveva già riagganciato.
-Dottor House, come posso aiutarla?- ecco, diretta e professionale.
-La mia paziente ha bisogno di una puntura lombare- le porse la cartella, lei la lesse attentamente, in quel lasso di tempo lui la osservò, la studiava in realtà, la trovava artefatta alle volte quando si rivolgeva nei suoi confronti con quell’autorità così distaccata.
Cuddy sollevò lo sguardo, e lo vide intento ad osservarla, arrossì involontariamente e gli ridiede in mano la cartella –è...- riacquisì il proprio colorito originale, nonostante si sentisse ancora imbarazzata -…è troppo rischioso, soffre di crisi epilettiche-
-Quello è un sintomo, ha la sclerosi multipla- House guardò incuriosito l’ambiente circostante.
-Bè, allora cominci con la cura- Cuddy gli rispose ovvia.
-Senza una prova concreta?- i ruoli sembrarono invertiti. House aveva ottenuto il consenso per salvare il proprio paziente adesso doveva comprendere l’atteggiamento così poco conformista dell’amministratrice per cui lavorava.
Cuddy lo guardò sorpresa, ma chi era quell’uomo che le chiedeva di seguire le regole, lo stupido protocollo?
-Io facevo così e lei non mi ha mai licenziato...-  poi fece una pausa –ha mai avuto una relazione con un suo dipendente?- non sapeva perché glielo stavo chiedendo, se per sapere di poter avere qualche possibilità o per capire se era così che la convinceva con le sue diagnosi: ottime prestazioni sessuali, accennò un sorriso al pensiero.
Cuddy arrossì nuovamente, lo scrutò imbarazzata e sorpresa, era rimasto il solito spacciato, lei era ancora una sconosciuta per lui eppure lui non si era fatto scrupoli. Poteva anche rimproverarlo per una domanda così personale infondo lei era il suo capo, già una volta aveva risposto sgarbatamente ma con ragione a Vougler.
Si alzò, si diresse verso l’appendiabiti, indossò il camice bianco, si avvicinò a House, che si era appena alzato, gli sorrise divertita poi gli si fece più vicina e lo squadrò con malizia –Dottor House torni a lavoro- aprì la porta, mise appena un piede fuori e si voltò di nuovo verso di lui –ah, dimenticavo… deve riprendere a fare le sue ore di ambulatorio, quattro alla settimana. Comincia oggi- subdola vendetta.
House uscì dopo di lei sospettoso e divertito, quella non era una risposta.
Andò nel proprio ufficio, affacciò la testa dentro lo studio e si rivolse ai due medici
 -cominciate con i corticosteroidi-

Poi indossò il camice bianco e scese in ambulatorio, quando raggiunse il piano terra le infermiere, furono sorprese di vederlo in quelle vesti –le dona il bianco dottor House!- lo schernirono. House non sapeva se ignorare o rispondere, poi raccolse volentieri le provocazioni.
-Tu gallina numero uno, perché ti ostini a portare la fede? Tanto questa volta tuo marito non torna, si sa le hostesses oltre a conoscere tante lingue sanno fare bene tante altre cose...- le fece l’occhiolino- non pensi di aver fatto già pagare tanto all’ospedale quando hai finto il raffreddore? Dobbiamo pure allargarti le porte!?!- questa volta diretto ad un’altra infermiera con una ciambella ricoperta di cioccolato in mano. Le donne rimasero di sasso, House aprì le porte della clinica fieramente.
-Stanza 1, tenga la cartella- l’infermiera allo scuro dello show precedente lo inquadrò stranita, e House le rispose maturamente.
-Grrr... Bau bau!!!-“ non è poi così rinato”, pensò Wilson passando di lì in quel preciso istante.
-Buongiorno-
-Buongiorno- un uomo quasi del tutto calvo sulla cinquantina, vestito con una camicetta a quadretti rossi e bianchi si alzò insicuro e fece per stringergli la mano, ma House aprì la cartella e le occupò entrambi.
-Quindi?-
-È una cosa un po’ personale...-
-Ok…-
-Io non...- 
-Cosa?-
-Ecco... vede...-
House guardò l’orologio annoiato –Sono un medico non ridrò!-
-Il fatto é...- l’uomo abbassò la testa mortificato.
-Le prescrivo il viagra- prese velocemente la penna inserita nella tasca del camice e fu sul punto di scrivere.
-No... mio padre è morto usandolo-
-Già le case farmaceutiche sprecano il proprio tempo per sterminare la razza umana- disse ovvio.
-Non c’è qualcos’altro?-
-No...- sospirò, passandosi nervosamente una mano sulla fronte.
-Niente, niente???-
-Si faccia riattaccare i capelli, sua moglie si eccita e si sforzerà di far alzare le vele- si alzò dalla sedia e fu sul punto di andarsene.
-Dottore costa troppo il trapianto!- House era ormai fuori, affacciò la testa innervosito –Allora cambi moglie! Dev’essere un vizio di famiglia sposare cozze!-

House uscì dalla stanza e fu sul punto di scontrarsi con Cuddy proveniente dalla parte opposta.
-Dottoressa Cuddy... wow... che fortuna sua marito! Due compagnie grandi così...- House si concentrò a parlare con i seni della dottoressa –chissà i vicini se riescono a dormire la notte con tutte quelle urla!-
-Il suo prossimo paziente, stanza 3- Cuddy cercò di cambiare discorso e mutò il proprio sorriso divertito in uno di rimprovero quando lui finalmente sollevò lo sguardo.
House non ottenendo alcuna reazione continuò –Il mio paziente ha un problemi di sollevazione pesi… la sua presenza potrebbe rivelarsi molto utile!- si massaggiò con le dite della mano sinistra il mento pensieroso.
Cuddy gli poggiò una mano sulla spalla -Dottor House io sono un medico, non usi metafore per espormi i suoi problemi…- prendere in giro House in quel modo la divertiva troppo, ma cercò di mantenersi seria -le cause dell’impotenza possono essere tante…- Cuddy scoppiò a ridere, e si coprì la bocca, House si mostrò divertito almeno quanto lei.
-Quindi non le crea alcun problema quello che ho appena detto?-
-Vada alla stanza 3, la aspettano!!!- Cuddy indicò la porta sempre sorridente.
-No! No! Sono sprecato qui!- House prese una leccalecca dal contenitore sul bancone che gli era vicino, vi poggiò il camice frettolosamente e prima che Cuddy potesse replicare si dileguò.
Cuddy sorrise di nuovo, purtroppo non era cambiato per niente.

House entrò prorompente nell’ufficio dell’oncologo facendolo sussultare
–Sai in alcune culture si usa bussare prima di entrare in una stanza…- House lo ignorò sedendondosi.
-Il capo aveva una cotta per me, lo sapevi?- Wilson sollevò la cartella che teneva in mano e si coprì il volto in modo che House non potesse vedere la sua espressione in quel momento.
-Le piace quando commento il suo corpo, anzi penso che dovrei farlo con più frequenza, diciamo…- sventolò la leccalecca alla fragola con aria pensierosa –ogni ora…-
L’amico abbassò la cartella innervosito -È sposata-
-Sai distinguere i tempi verbali? Ho detto “aveva” non “ha”! Certo se fosse “ha” non sarei mica qui a parlare con te... sarei impegnato a sfiorare il paradiso...-
-Toglietela dalla testa!- House si alzò pensieroso dal divanetto dell’amico, sul quale si era comodamente lanciato pochi istanti prima, e gli si mise di fronte.
-Vuoi dirmi che non te la faresti? Sei per caso gay? Sai ci sono punti della nostra relazione che non ho ancora ben capito, tipo perché questa mattina mi sono svegliato con la tua testa sulla mia spalla e con il tuo braccio sul mio petto... o perché hai un cassetto tutto tuo nella mia camera da letto o perché mi cucini sempre la cena con il grembiule a cuoricini rossi... cose così...- poi rimise la leccalecca in bocca.
-La notte scorsa ci siamo addormentati ubriachi! Dormo spesso a casa tua, perciò ho un cassetto tutto mio e cucino io perché tu non ne sei capace!- Wilson si era alquanto imbarazzato, in fondo non aveva tutti i torti, si comportavano come una vera coppia.
-Ok...- si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania dell’oncologo.
-House devo lavorare!-
-Non ti disturbo, sto riflettendo… cerco una diagnosi al mio paziente, pianifico su come rubarti i prossimi cinquanta dollari e…  mi faccio Cuddy!-
-Sai cosa vuol dire sposata vero?-
-Omossesuale represso!- House si alzò e si richiuse la porta alla spalle.
-Smemo!- il diagnosta sentì l’amico urlargli da dentro la stanza, affacciò la testa nell’ufficio.
-Smemo è un insulto da checche!- e richiuse divertito.

 

 

Tornò esausta a casa, doveva essere davvero tardi perché la sua piccola Rachel non era all’ingresso con il solito orsacchiotto tra le braccia, a sporgere le piccole guancie alla ricerca di un bacio. Di solito l’aspettava lì seduta per terra, era John poi, che con la promessa di lasciarle mangiare un’intera vaschetta di gelato riusciva alle volte a convincerla ad andare a dormire.
-John? Sono tornata- si tolse la leggera giacca del tailleur, e l’appoggiò delicatamente sul divano, poi guardò l’uomo seduto su di esso che si alzò, lasciando le carte sul tavolino.
-Rachel ti ha aspettata, poi mezz’ora fa l’ho raccolta da terra e l’ho portata a letto- John Wild. Un avvocato di successo, un metro e ottanta d’intelligenza e fascino, due occhi neri, scuri come la notte, e capelli biondi che fortunatamente nascondevano bene quelli bianchi che cominciavano a farsi notare, segni chiari dei suoi appena compiuti quarantacinque anni.
-Mi dispiace, ho fatto il possibile per arrivare prima- l’uomo le cinse i fianchi e la baciò delicatamente sulle labbra.
-Sei stanca?-
-Molto...- Lisa indietreggiò lentamente liberandosi dalla sua presa e rivolse uno sguardo verso i documenti che il marito aveva poggiato istanti prima sul tavolino di fronte al divano.
-Com’è andata in tribunale oggi?-
John si chinò in direzione del tavolino, raccolse i documenti e li inserì nella valigetta di pelle accanto ad essi –Ho perso la causa...-  la sua espressione era rimasta seria, era un uomo dalla lettura semplice e Lisa sapeva che fallire nel suo lavoro feriva profondamente il suo orgoglio, così rimase in silenzio e lo osservò fare.
Poi lo sguardo del marito si posò sulla scollature della sua maglietta –hai avuto addosso questa tutta la giornata? Ci credo che non hai problemi con i dipendenti... sono tutti uomini!-
-Ci sono tante donne che lavorano per me! E mi rispettano anche se non sono interessate al mio decolleté...- Cuddy prese la giacca poggiata pochi istanti prima sul divano e l’appoggiò sul petto coprendo la scollatura generosa –e se non ti piacciono non le guardare… Le magliette!- risero divertiti entrambi, John le tolse la giacca dalle mani –Ti ho sposata per le tue magliette!- Cuddy ricambiò con un mezzo sorriso, lasciando la camera e urlandogli dal corridoio -vado a fare una doccia!-
Doveva realizzare perché aveva provato quella strana sensazione di nausea quando lui aveva detto quella frase. Era sposata… con John... dannazione! Questo stonava! Eppure quando aveva adottato Rachel era certa che non si sarebbe mai sposata, ormai l’aveva accettato, era sempre stata una sua paura rimanere sola, ma poi era arrivata quella splendida bambina a riempire le sue giornate e aveva pensato di non aver più bisogno di niente. E dopo conobbe John. E dire che doveva ringraziare House per il loro incontro, aveva come al solito insultato un paziente, gli aveva parlato del tradimento della moglie e quest’ultima aveva denunciato l’ospedale, e Cuddy aveva assunto John. Ironico come lei avesse trovato felicità.

Adesso in camera da letto, Cuddy si allontanava con la mente dalla sua vita perfetta, ancora una volta da quando House era rientrato nella sua vita, ripensava a tutti quei momenti in ospedale insieme a lui, la faceva esasperare, la prendeva in giro, era malizioso, e lei era il suo capo ma si lasciava fare la qualunque se era lui a farlo, scelte mediche che nessuno avrebbe mai approvato, lei semplicemente lo appoggiava e poi lo accompagnava in tribunale, pagava costosi avvocati, e poi sperava in silenzio... erano passati tre anni, si era sposata, aveva giurato che avrebbe amato quel solo uomo per tutta la vita, ma dentro se stessa lei era ancora sola, in quello studio vuoto, a fissare la sua poltrona, quella pallina poggiata sul tavolo che non aveva osato toccare, e lo aspettava, odiava farlo, ma sapeva che lo avrebbe fatto per tutta la vita.

-Ehy...- John era sdraiato accanto a lei e adesso le accarezzava il braccio destro con le dita cercando di attirare la sua attenzione, lei aveva lo sguardo insensatamente abbandonato sulle tendine della camera da letto, che si ritrovava sempre a fissare quando rifletteva.
-Ehy...- finalmente i suoi occhi cominciarono guardare quelli del suo uomo con sicurezza, fingi, fingi, fingi, fingi di amare solo lui, anzi fingi di amarlo ancora.
-Vieni qui..- l’aveva avvicinata a sé, prendendola per i fianchi, e adesso aveva cominciato a baciarle il collo, per poi raggiungere le sue labbra, impegnandole amorevolmente.
-No, amore... scusa, non ho voglia... sono stanca- gli aveva poggiato una mano sul petto e lo aveva allontanato cercando di essere il più gentile possibile. Non ti merito...
-Ok, buonanotte...- aveva finto anche lui, che la cosa non lo infastidisse affatto, sua moglie che si rifiutava di fare l’amore, che lo respingeva, poteva anche essere una cosa normale, certo lei non lo aveva mai fatto, ma c’é sempre la prima volta...

Sbadigliò e stirò le braccia quando si svegliò alle sei del mattino, aveva fatto un sogno, un bellissimo sogno, non ricordava in quell’istante cosa trattasse il sogno, sapeva soltanto di sentirsi felice, serena. Rimase ancora distesa sul letto cercando di mettere insieme i ricordi che le tornavano in mente, un corpo sudato muoversi su di lei, una mano che le accarezzava i seni scoperti, le sue unghia che rigavano con avidità la schiena di un uomo e poi ancora un letto disfatto, un appartamento illuminato dalle soli luci della strada, ma nessun ricordo della persona con cui aveva sognato di fare l’amore.

 

-Dottor House buongiorno...- si erano incontrati all’entrata dell’ospedale, e inaspettatamente House continuava ad essere in orario.
-Dottoressa Cuddy, bella collana...- puntò nuovamente uno sguardo malizioso sul seno dell’amministratrice, che anche quella mattina indossava un vestito azzurro chiaro con scollatura a “v”, la solita involontaria provocatrice.
Cuddy sorvolò, poi un altro flash del sogno della notte precedente House... lui le aveva messo le mani fra i capelli, le teneva fermo il viso baciandola passionevolmente.
Lo guardò un ultimo istante prima di sparire nel proprio ufficio imbarazzata, sorpresa
–Foreman ha già accettato un caso-  forse se lo aspettava.

Spero tanto che vi siano piaciuti questi primi due capitoli…
Un bacio a tutti gli Huddy fans, non molliamo raga! Sono stati creati per completarsi, quindi qualsiasi cosa succeda Sunshiner sempre e comunque!;) Baci… al prossimo chap
  
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