*Point of view* - Act 1 -
Erano
la mia famiglia, ormai.
Potevo
vederli, percepire il loro sentimenti.
Potevo
ridere con loro, di loro.
Potevo
piangere per loro, gioire per loro.
Il
mio cuore ormai si riempiva d’amore ogni volta che entravo nelle loro esistenze,
nella loro magia, in quel mondo assolutamente fantastico, così reale, così
vivido, così...mio. E così nostro.
Mi
scoprivo di giorno in giorno sempre più immerso in quello che erano,
rappresentavano.
E la mia passione mi spingeva ad analizzarli, scrutarli, nei più minimi
dettagli, a comprendere come pensavano, parlavano, agivano.
Cosa
li contraddistingueva, cosa li rendeva tanto unici, magnifici ai miei occhi,
irresistibili.
Sentivo
la loro mancanza, ormai, molto spesso. Capitava, ultimamente, di continuo. Gli
impegni mi costringevano a separarmi da loro, come era giusto fosse.
Ovviamente
non potevo vivere la vita in loro funzione.
Eppure,
era magnifico poterli incontrare ancora, ogni giorno una nuova sorpresa, un
nuovo sogno, il cuore che batteva, ed essere ancora circondato da
quell’atmosfera palpitante di fantasia, amicizia, amore, paure, lacrime,
azione, avventure.
Entrai
nella Sala Comune. Incredibile quanto ormai fosse famigliare, come il salotto
di casa. Avrei potuto percorrerla ad occhi chiusi e ricordare ogni singolo
particolare, tanto era scolpito nella mia mente.
Una
stanza calda, un po’ scura, ma confortevole. Un tavolo, sedie, un tappeto che
riprendeva i colori della casa, Grifondoro, le scale di pietra che conducevano
ai dormitori, e poi poltrone, un divano, il camino.
Il
fuoco, sempre scoppiettante, e il divano subito davanti, il luogo preferito
dell’ormai famoso trio di Hogwarts. Il fuoco accanto al quale studiavano anche
notti intere, il fuoco che fissavano con lo sguardo perso quando la tensione si
impadroniva di loro, di lui, e sentivano il bisogno di restare immobili, a
pensare, in silenzio, insieme...il fuoco attraverso il quale potè comunicare
con lui, chiedere consiglio a lui, l’unica persona che gli era rimasta, l’unico
punto di riferimento e legame che ancora gli dava l’illusione di avere una
famiglia...lui che ora non c’era più...
Ron
sarebbe sempre stato seduto al tavolo, a giocare a scacchi, o parlare
rumorosamente con Seamus o Dean, ridendo, lamentandosi, o occupato nel suo
sport preferito, litigare con Hermione. Oppure l’avrei trovato a russare sul
saggio di Pozioni del quale non aveva scritto neppure una riga, a fissare con
occhi vacui e sguardo ebete il libro di Trasfigurazione, e poi all’improvviso
si sarebbe svegliato, avrebbe sbuffato, avrebbe imprecato contro Piton e
avrebbe gridato ad Hermione di lasciarlo in pace, perchè se non voleva studiare
non sarebbe stata lei ad impedirglielo. Era così Ron, sempre attivo, sempre a
scherzare, sempre ad estremizzare i suoi stati d’animo, sempre buffo,
impulsivo, a volte un po’ tonto ed ottuso, ma in realtà dolce, tenero, un amico
come pochi ne esistono, ed irresistibile. Senza lui e la sua capacità di
sdrammatizzare, di uscirsene con le frasi più assurde e fuori dal mondo, non so
come avrei, come avrebbero fatto. Pensavo a lui, lo sentivo parlare, anche solo
borbottare di essere affamato, e il sorriso tornava sulle mie labbra.
Ed
Hermione, con il naso immerso non in uno, ma almeno cinque libri diversi, che
consulta freneticamente come se non fosse mai convinta di aver letto le parole
in modo giusto...è sul divano, i libri appoggiati in grembo, ogni tanto
distrattamente accarezza Grattastinchi che dorme acciambellato accanto a
lei...i capelli sono illuminati da riflessi ambrati, complice la calda luce che
proviene dal camino, ed è graziosa, dolce con quell’espressione concentrata e
leggermente ansiosa dipinta sul viso. Hermione...la più brillante strega della
sua età e dell’intera scuola...un esempio per tutti...a volte vorrei davvero
poter essere come lei...nel frattempo mi accontento di ammirarla, so che se
avessi bisogno di qualsiasi cosa lei sarebbe pronta ad aiutarmi.
Basta
guardarla...tra una pagina e l’altra alza lo sguardo per controllare i suoi
amici, per assicurarsi che compiano il loro dovere, ed è pronta a rimproverarli
o a correggere i loro errori...anche quando è totalmente assorta nei suoi
studi, non riesce a trattenersi dal pensare agli altri...alle due persone che
più le stanno a cuore...e non solo quando si tratta di compiti.
Hermione
è l’amica che tutti vorrebbero avere, è sveglia, intelligente ed
attenta...Hermione è la ragazza che passa le notti in bianco per dare una mano
alla persona a cui è più affezionata, Hermione si butterebbe nel fuoco per i
suoi amici, darebbe la sua stessa vita in cambio della loro...Hermione che
sceglie addirittura di infrangere le regole, per i suoi amici...a volte può
sembrare insopportabile, e i suoi stessi amici non riescono a tollerare di
averla sempre alle calcagna, pronta a rimproverarli ad ogni passo falso e a
correggerli...ma Hermione è molto di più, è semplicemente indispensabile, e in
un modo o nell’altro, Hermione non sbaglia mai...è una costante, senza di lei
qualcuno sarebbe davvero perso.
Soprattutto
Lui, Lui che non potrebbe vivere senza di lei e il suo costante appoggio...c’è
anche Ron, è vero, il rapporto tra due amici è quasi fraterno e dunque
inscindibile...ma Ron è leggermente più instabile, Ron si lascia prendere
troppo spesso dall’orgoglio e dall’invidia...
Non
Hermione. Hermione per Lui c’è sempre, e riesce a comprenderlo con un solo
sguardo e a donargli quella calma e razionalità che a volte gli mancano, quella
prudenza e serenità di cui Lui ha un bisogno estremo.
E’
lì, proprio seduto accanto a lei, che tenta di compiacerla studiando.
Ultimamente è diventato più diligente, me ne sono accorto facilmente anch’io.
Dopo tutto quello che ha dovuto passare, dopo alcuni errori che Lui è ancora
convinto gli siano costati la morte di Sirius, ha deciso di studiare seriamente
ed impegnarsi in ogni cosa che fa. Ron lo guarda come fosse un alieno, e credo
si chieda spesso se Hermione non gli abbia lanciato una maledizione Imperius e
lo stia usando come un burattino.
A
volte però anche Lui perde la concentrazione, non può farne a meno, e i suoi
occhi verde smeraldo si velano improvvisamente di tristezza ricadendo in
pensieri dei quali ancora non riesce a liberarsi. Si passa una mano tra i
capelli già scompigliati e sospira rumorosamente. Questo attira l’attenzione
della sua compagna, che si volta verso di Lui con un’espressione preoccupata
sul viso. A quel punto Lui accenna un sorriso, come per rassicurarla, e lei gli
sorride di rimando. Un tacito “Non preoccuparti, sto bene”. Sorrido tra me e
me, guardandoli.
E
il ragazzo scaccia via dalla mente quell’ombra viscida che lo tormenta, il peso
che ormai da anni gli è stato caricato sulle spalle dal destino.
Lui,
l’eroe. Il nostro, il mio eroe.
E
non solo perchè si chiama Harry Potter.
E’
un eroe per quello che rappresenta, per come incarna ciò che è diventato, o è
stato costretto a diventare.
Harry,
il ragazzo uguale a James con gli occhi di Lily, il ragazzo che riesce sempre a trovarsi nei guai anche se
sostiene che sono i guai a trovare lui.
Harry,
UN ragazzo, un ragazzo qualsiasi, un ragazzo pieno di debolezze e dal passato
triste, terribile. Un ragazzo marchiato dal suo passato. Marchiato a vita dal
suo carnefice, dal suo alter ego, da Colui Che Non Deve Essere Nominato e Con
Cui Non Può Convivere.
Harry
destinato ad una scelta imposta. Harry che dovrà uccidere o essere ucciso,
Harry incatenato ad una Profezia.
Harry
che da quando è nato ha solo doveri, solo responsabilità.
Harry
che non è sicuro di farcela, che sbanda, che si accascia, e piange, e ha paura.
Perchè
è solo un ragazzo, e vorrebbe poterlo essere interamente.
Perchè
Harry ride, gioca a Quidditch, si affeziona, studia, si innamora della ragazza
sbagliata, è imbranato e privo di tatto, come tanti.
Questo
è il suo sogno, il sogno più grande, il sogno di un eroe. Deve tenerlo per sè,
adesso, deve custodirlo gelosamente, deve fare in modo che gli dia la forza di
lottare, di vincere. Assolvere al suo compito per poter essere una persona
qualunque, normale.
E
lui ce la farà, ne sono sicuro, tutti ne sono sicuri, a partire da chi lo circonda
e lo vede ogni giorno a chi lo conosce solo superficialmente.
Lui
ha la possibilità di scegliere, lui non ha come unico obiettivo il Male e la
distruzione. Lui ha un cuore ed ha amici, ed è circondato dalla più grande
forza in assoluto, dall’arma più distruttiva.
Harry ha l’amore.
Ha
l’amore di chi crede disperatamente in lui, Ron ed Hermione, ha l’amore di chi
è diventato la sua famiglia, come ogni membro dell’Ordine e i Weasley, ha
l’amore di coloro che l’hanno seguito con fiducia nell’ ES, ha l’amore della
speranza nutrita da un intero mondo, il mondo della magia, ha l’amore di lui,
l’unica persona che Voldemort teme, l’uomo dagli occhi blu e dalla saggezza
infinita, Albus Silente.
E
ha l’amore, quello inestinguibile e fattosi una sola cosa con il suo corpo, di
chi non c’è più.
L’amore
di James e Lily, che per conseguenza di quello stesso amore non possono
essergli accanto, e di Sirius, che è perso in un luogo ignoto ed indefinito,
Sirius che non può essere morto.
Indugio
ancora, a qualche passo dal ritratto, mantendomi a distanza, mentre il calore
inizia ad avvolgermi e mi sento sempre più accolto e a mio agio, in
quell’atmosfera.
Sì.
E’ proprio come essere a casa.
Mentre
vago ancora nei pensieri più disparati, mi accorgo di essere osservato.
I
suoi occhi mi scrutano, con interesse e curiosità.
Quegli
occhi verdi, penetranti, che mi riconoscono e mi sorridono, e mi invitano ad
entrare, avvicinarmi.
La
sensazione di disagio scompare, quei sentimenti strani di non-appartenenza mi
abbandonano e scivolano via quando quel ragazzo sorride proprio a me. E’ uno
sguardo che mi dice di non aver paura, che cancella ogni mio timore e indugio.
E’
come se mi dicesse ‘Questa è davvero casa tua’.
Non
mi accorgo di Hermione, che è ormai a pochi passi da me, e sorride anche lei, e
mi prende per mano. Quasi avesse intuito i miei dubbi, si avvicina ancora e mi
abbraccia, e mi dona la tranquillità di cui avevo bisogno. Un piccolo gesto di
affetto per dimostrarmi accoglienza e gratitudine.
E’
poi Ron ad avvicinarsi. Con un sorriso leggermente imbarazzato ma sincero mi
offre una cioccorana. Tipico di Ron.
All’improvviso
avverto qualcuno entrare attraverso il ritratto, dietro di me. Noto di sfuggita
Harry, Ron ed Hermione scambiarsi sguardi complici e poi mi ritrovo direttamente
al cospetto di Minerva McGrannitt. Nonostante il suo portamento severo e
impettito, il suo volto assume un sorriso benevolo, non appena si accorge di
me. Mi osserva per qualche minuto, poi annuisce in direzione dei tre amici che
continuano ad avere un’espressione illeggibile e misteriosa sul volto.
Si
rivolge direttamente a me:
“Ero
stata informata del suo arrivo dal nostro preside, naturalmente. Per esprimerle
il nostro benvenuto, sono stata incaricata di invitarla – abbassò
leggermente la voce- alla festa di Natale che si svolgerà nel luogo e con
le persone che voi ben sapete –ammiccò verso Harry- I suoi amici la
informeranno e ragguaglieranno per ulteriori particolari. Arrivederci.”
Sorride
ancora una volta e poi esce dalla Sala Comune.