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Autore: moon89    03/11/2009    3 recensioni
"Konzen giaceva scompostamente sul pavimento, la testa sollevata con una mano. L’altra sorreggeva un foglio pieno di scritte, ennesimo documento delle ennesime scartoffie del Regno Celeste. Il Dio tentava di osservarlo… ma non ne era capace. Il suo guardo correva sempre poco più oltre, poco più avanti. Goku dormiva sdraiato a pochi passi, semi rannicchiato su se stesso, i capelli sparsi tutt’attorno e le labbra un po’ dischiuse".
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Konzen giaceva scompostamente sul pavimento, tenendo la testa sollevata con una mano

Disegno a colori

di Moon89.

 

 

Konzen giaceva scompostamente sul pavimento, la testa sollevata con una mano. L’altra sorreggeva un foglio pieno di scritte, ennesimo documento delle ennesime scartoffie del Regno Celeste.

Il Dio tentava di osservarlo… ma non ne era capace. Il suo guardo correva sempre poco più oltre, poco più avanti.

 

Goku dormiva sdraiato a pochi passi, semi rannicchiato su se stesso, i capelli sparsi tutt’attorno e le labbra un po’ dischiuse. Aveva sparpagliato disegni per tutta la stanza, seminando un caos inimmaginabile e addormentandosi nel bel mezzo di esso.

 

E Konzen sorrideva.

Goku aveva disegnato la sua faccia e quella di Kenren e Tempou, tutte rigorosamente stampate sopra ai suoi preziosissimi documenti. Aveva lanciato matite dappertutto, stressandolo tutto il pomeriggio sui soggetti da riprodurre, sui colori da usare, chiedendogli ogni cinque minuti se i personaggi ritratti assomigliassero agli originali.

Ovviamente, Konzen lo aveva minacciato innumerevoli volte nel corso della giornata. Le minacce erano state delle più varie e fantasiose, su tutti i modi possibili di ucciderlo con mezzi sinceramente ridicoli, che fanno però pressione sulla mente vivace di un bambino… ma nulla. Goku aveva deciso che voleva fare un disegno della sua “famiglia”, così li aveva chiamati.

 

E gli aveva mostrato un disegno in particolare. C’erano tutti e quattro, lui più la scimmia e i due decerebrati. Konzen aveva commentato acidamente, come suo solito, annunciando che le persone raffigurate in quell’opera infantile assomigliavano tanto agli originali quanto un cigno assomigli ad un maiale.

Ma Goku non se l’era presa… e aveva preteso che Konzen attaccasse quel disegno sopra il suo letto, per “ricordarsi che loro erano una famiglia”, così aveva gridato. Poi aveva insistito per riprodurre un centinaio di volte quell’immagine, così… si era addormentato nel bel mezzo dell’opera.

 

Konzen era rimasto a osservarlo con la coda dell’occhio per un po’, in quella posizione scomoda e ambigua, per non permettere al mondo di constatare quanto le frasi di Goku lo avessero colpito. E ora che scendeva la sera, ora che si avvicinava il tempo della calma, della tranquillità e della quiete… Konzen si sentiva in pace. Quella stanza appariva come un’isola ovattata di felicità, di pacata consapevolezza che lui, in realtà, a Goku teneva oltre l’immaginabile.

 

Senza fare il minimo rumore, Konzen si sollevò da terra, avvicinandosi al corpo dormiente di Goku. Si abbassò alla sua altezza, scostando un po’ tutti i disegni che lo attorniavano, osservandolo di nuovo. Rimase così molto a lungo… tanto da dimenticare lo scorrere del tempo, cristallizzandolo in un solo, singolo istante. Poi alzò una mano, scostando gentilmente i capelli dalla fronte rilassata del ragazzo dalle iridi dorate, soffermandosi in quel contatto fisico senza tempo. Konzen parve riflettere un momento, poi si abbassò veloce e posò le proprie labbra su quelle dell’altro, in un tocco fugace ed impercettibile, solo un soffio di vita spento in una frazione infinitesimale del tempo.

 

Come se niente fosse il Dio si sollevò un poco, per agire più agevolmente e prendere Goku in braccio, portandolo a letto. Scostò le coperte e lo posò delicatamente, più delicatamente di qualunque altra volta precedente. Spense la luce e chiuse la finestra, creando penombra nella stanza, dopodiché uscì dalla stanza. Si fermò un solo, breve momento sulla soglia, voltandosi a guardare quel ragazzino non ancora uomo, quella vita vivace e sconvolgente entrata prepotentemente nella sua vita. Sussurrò alla sera parole non udibili da Goku, che nel sonno non si accorse del desiderio espresso da Konzen, prima che questi se ne andasse.

 

- Diventa presto un uomo… -.

 

********

 

Sanzo si svegliò di soprassalto, sussultando appena nell’ampio letto della locanda. Ci mise qualche istante a realizzare dove si trovasse, cosa stesse facendo e perché fosse così allarmato.

Un sogno… che strano sogno aveva fatto. C’erano lui, Goku… i disegni, tanto tempo fa.

Al pensiero di Goku il bonzo si rilassò impercettibilmente, realizzando solo in quel momento di avere proprio Goku tra le braccia, accanto a sé nel letto, in quel preciso istante. Senza accorgersi strinse di più a sé quella creatura eterea e incoscientemente persa nel mondo di Morfeo, sua e di nessun altro.

 

Era la su anima, la sua vita, il suo amore.

Non lo dimostrava mai, questo. Lui era Genjo Sanzo Hoshi, il monaco venerabile e impenetrabile, senza sentimenti e senza amore, egoista e sfacciato all’inverosimile. Eppure, nelle notti costellate di sogni, il biondo ragazzo si soffermava a osservare Goku che dormiva, totalmente abbandonato e fiducioso accanto a lui, vicino a lui, con lui. Sanzo lo osservava… e sorrideva. Sorrideva con la stessa espressione del suo sogno, sorrideva di pace e tranquillità, come chi osserva di soppiatto la fonte stessa della vita, ma non vuole che lei acquisti la consapevolezza di esserlo.

 

Quando Sanzo osserva così Goku, sente l’eco di ricordi lontani, ricordi di un tempo in cui lui era il padre e Goku era il bambino, troppo piccolo per capire l’amore di quello che doveva comportarsi da genitore, ma che desiderava solamente che lui crescesse, per comportarsi da amante.

E una sensazione strana si fece largo nel suo cuore, quella sera. Il biondo, con ancora stampato nella memoria il sogno strano e realistico di quella notte, si strinse contro il corpo caldo del giovane demone, facendo aderire perfettamente la sua schiena al suo petto più ampio, affondando il volto nei capelli scuri dell’altro. E fra di essi, con la stessa delicatezza di una farfalla che si posa su un fiore, sussurrò a Goku quel “grazie” che non sapeva di dover pronunciare, per quel desiderio che non ricordava di avere espresso in un’altra vita, in un altro luogo e in un altro mondo.

 

- Grazie per essere diventato un uomo… -.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice. Questa storia è venuta fuori così, di getto. Trae ispirazione da un’immagine del nuovo art-book di Saiyuki, “Salty-dog VI”, che ho comprato al Lucca Comics giusto due giorni fa. L’immagine di cui parlo ritrae Konzen e Goku sdraiati sul pavimento, Konzen con in mano un foglio e Goku addormentato circondato dai suoi disegni. Lo sguardo di Konzen sembra fisso sul foglio, ma sembra anche andare nella direzione di Goku, mentre il suo volto ha un’espressione pacifica e quasi sorridente.

Questa immagine mi ha colpita più di tutte le altre, mi ha fatto restare un’ora a fissarla intensamente, poi la mia mente è stata colpita da questo. Konzen che trova la sua pace in Goku, che è ancora un bambino e non può capire… e Sanzo che trova la stessa pace nel Goku di qualche anno dopo, che finalmente è cresciuto e da uomo è più consapevole dei sentimenti del biondo, che non deve più reprimerli dietro la facciata del genitore che non sa essere. Spero che questa storia non sminuisca la bellezza di quell’immagine, che mi ha dato un senso di pace e bellezza profondi, quasi eterni, immobili. Spero che tutti abbiate prima o poi la possibilità di guardare questo art-book, perché è semplicemente meraviglioso, in tutte le sue parti.

Ringrazio in anticipo tutti coloro che lasceranno un commento.

  
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